di Romano Maria Levante
Si è presentato da subito come un evento del tutto particolare l’importante Convegno “Dalla paura alla speranza” tenuto nell’ambito della “Vetrina del Parco” a Montorio al Vomano (Teramo) la sera del 5 settembre 2009.
Innanzitutto la sala, adiacente alla chiesa parrocchiale con sulle pareti le immagini in bianco e nero della mostra fotografica “Montorio ieri e oggi”, un “come eravamo” e “come siamo” attraverso gli scatti paralleli; a destra del palco una gigantografia a colori del Calderone, il ghiacciaio più meridionale d’Europa, anche se oggi il ghiaccio è poco visibile in superficie sommerso dalla pietraia, “cova” all’interno, è un ghiacciaio “attivo”, se si può usare il termine coniato per i vulcani.
La sala è affollata, non ci sono i preannunciati Gianni Chiodi e Guido Bertolaso, trattenuti a L’Aquila dall’arrivo del presidente Giorgio Napolitano e dalle incombenze per il concerto di Riccardo Muti, ma interlocutori comunque di prestigio di Arturo Diaconale, nella doppia veste di giornalista moderatore del dibattito e di Commissario al Parco, quindi protagonista: il direttore dei laboratori del Gran Sasso Eugenio Coccia, il presidente dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca, e soprattutto il sindaco di L’Aquila Massimo Cialente, ospite quanto mai autorevole, insperato… soccorso alpino al suo collega di Montorio Alessandro Di Giambattista oltre che al Commissario; e poi il caporedattore Domenico Logozzo della locale sede Rai.
Non si tratta di sostituti dei grandi assenti, ma di validi protagonisti in una tavola rotonda che ha esplorato i due versanti a cui Diaconale è sembrato tenere in modo particolare: il versante delle proposte di rilancio, mirate all’eccellenza per andare “più alto e più oltre” di prima, e ci si perdoni il motto dannunziano; il versante della comunicazione, anch’esso di importanza basilare per mantenere desta l’attenzione, far sì che i riflettori restino puntati su L’Aquila e sull’Abruzzo.
Trarre da un così grave evento negativo qualcosa di positivo è l’imperativo categorico declinato da Diaconale, del resto è l’insegnamento delle scuole di “management”, “trasformare le minacce in opportunità”. Qui si deve andare oltre, come non si è trattato di una minaccia ma di un cataclisma biblico così non ci si può fermare alle opportunità ma bisogna puntare all’eccellenza.
E in tutto questo, lo ha detto chiaramente Diaconale, non c’è spazio per un “Abruzzo petrolifero e petrolchimico”. La minaccia che la “regione verde d’Europa” possa diventare “regione nera” è stata evocata dal “Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni” che ha distribuito un volantino e una lettera del 15 giugno con la richiesta di incontro al presidente della Regione per scongiurare un pericolo incombente: con il 1° gennaio 2010 scadrà la moratoria in atto e potranno avere via libera le attività estrattive all’interno e sul mare “nel 50% del territorio abruzzese, coperto da concessioni petrolifere, in particolare della provincia di Teramo, di cui si vociferano già possibili locazioni di raffinerie di petrolio”; la situazione è aggravata dal fatto che “il petrolio abruzzese è un petrolio ‘amaro’, cioè estremamente inquinante e l’estrazione e la sua depurazione, sia in terra che in mare, comporta certezza di inquinamento dell’ambiente circostante e delle falde acquifere”. Non si tratta della rituale denuncia di anime belle fondamentaliste della tutela ambientale. Firmatari della richiesta di incontro che paventa queste conseguenze, espresse nel volantino in termini ben più crudi – “condanna a morte l’agricoltura, l’economia eno-gastronomica e lo sviluppo turistico dell’Abruzzo” – sono i presidenti delle maggiori associazioni produttive, ad eccezione degli industriali, e il motivo della loro assenza è evidente. Troviamo Confcommercio e Federalberghi, Confagricoltura e Coldiretti, Confederazione agricoltori e Federpesca, Assoturismo e Confederazione artigianato, Consorzio colline e Unione comuni Val Vibrata, fino all’associazione Camping e al sindacato. Confidiamo che il presidente Chiodi ascolti le loro ragioni. E se le premesse sono quelle indicate, sono le ragioni di tutti, del Parco e dei settori produttivi più legati al modello di “sviluppo sostenibile” che è una risorsa preziosa per uno sviluppo basato sulla natura e sull’ambiente, sulla storia e sulla cultura, insomma sulle identità forti della terra d’Abruzzo.
Il progetto di eccellenza “Gran Sasso Institute”
Un intervento non rituale è stato quello del direttore dei Laboratori dell’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso – posti nelle grandi caverne adiacenti al traforo con le loro attrezzature d’avanguardia schermate dai raggi cosmici da oltre duemila cinquecento metri di spessore della roccia, meta degli scienziati di tutto il mondo – che hanno fatto entrare la zona tra i territori di eccellenza sul piano scientifico e tecnologico classificati dal Censis. Il prof. Coccia descrive il progetto già ventilato con Diaconale e con Cialente prima del terremoto. Si tratta del “Gran Sasso Institute”, un centro di formazione scientifica di eccellenza di alto livello sul piano internazionale da realizzare in superficie, collegato ovviamente al centro sotterraneo che ha già un elevatissimo “standing” a livello mondiale ma non può espandersi oltre la dimensione attuale. Però, con il richiamo che rappresenta, potrà aiutare a decollare il centro di superficie previsto ad Assergi, per il quale è stata già individuata l’area in passato occupata dal cantiere della Cogefar. Ben collegato con l’autostrada in loco e con il vicino nuovo aeroporto di Preturo utilizzato per il G8, rimasto come preziosa infrastruttura per L’Aquila, potrà dar luogo a un polo scientifico di forte attrattiva internazionale nelle articolazioni sotterranea e di superficie con potenti sinergie e complementarità a livello di infrastrutture, attrezzature e ricercatori.
Il prof. Coccia ha chiarito che è una cosa ben diversa dal laboratorio sotterraneo dove si fa ricerca tematica, il nuovo progetto è rivolto ai giovani ai quale si vuol dare una scuola di alta formazione e specializzazione d’eccellenza per dottorati di ricerca particolarmente avanzati. Si potrà considerare anche la possibilità di far frequentare corsi speciali agli iscritti all’Università a L’Aquila, in modo da creare un motivo in più perché non si abbassi il gradimento per la città nonostante le ferite materiali che il terremoto ha lasciato nel corpo urbano, e le ferite morali al cuore e all’anima di tutti anche per le tante vittime tra i giovani universitari nella Casa dello studente.
I docenti dovranno essere del massimo livello internazionale così da richiamare i migliori studenti da tutto il mondo. E’ questa un’esigenza già sentita prima, con il terremoto diventa primaria e urgente per evitare la disaffezione verso l’università duramente colpita dal terremoto; non basterà tornare come prima, o almeno per farlo occorrerà puntare più in alto, rilanciando al massimo livello.
“L’Aquila città della scienza” dovrà essere non un semplice slogan ma una constatazione una volta realizzato questo progetto. Già l’Ocse, l’organizzazione dei paesi più industrializzati cui è stata sottoposta l’idea centrale da trasformare in progetto è stata favorevole, come lo è il presidente regionale Chiodi e, lo abbiamo detto, il Commissario al Parco Diaconale, tra gli ideatori. E il sindaco di L’Aquila cosa ne pensa? Diaconale lo anticipa, comunica già il suo accordo, ancor prima del sisma, e dà il giusto riconoscimento di come ha saputo esprimere e trasmettere, con il suo impegno incessante e il comportamento dignitoso e determinato, i valori più sentiti dai cittadini aquilani.
L’appassionata testimonianza del sindaco dell’Aquila
Ed eccolo il sindaco Cialente, il suo abito blu sempre in ordine è diventato quasi una divisa, quella di un’autorità istituzionale calata nei panni del cittadino, sa che non può mollare e deve tenere alto il livello della propria presenza e della propria azione in ogni ora, in ogni momento. Così sembra appena uscito da una riunione, da un briefing, da un intervento d’emergenza, e nello stesso tempo uscito da casa, dopo aver dato un bacio ai familiari prima di iniziare una giornata di routine.
Inizia con una rievocazione da brivido: “Il terremoto ha distrutto in modo selettivo, chirurgico, una città, unico precedente assimilabile il tremendo terremoto di Messina”. Poi la difficoltà di governare dal centro con decreti, ordinanze, che devono essere rivisti quando emergono dissonanze rispetto alle esigenze spesso molto particolari delle zone interessate. L’impostazione iniziale deve essere modificata, per realizzare gli insediamenti abitativi nelle singole località e frazioni più colpite in modo da mantenere l’identità territoriale; esigenza che come tante altre non è facile far capire al centro. Però nega contrasti con la Protezione civile con la quale ci si confronta in piena armonia, con Bertolaso addirittura c’è .il comune linguaggio dato dalla medesima professione di entrambi.
Si preannunciano momenti difficili, le tensioni sono destinate crescere. Di qui un appello: “Chi ha un ruolo politico, istituzionale, deve adoperarsi per far allentare le tensioni e creare un clima più sereno e costruttivo, per poter operare positivamente”.
Il terremoto ha sconvolto anche l’azione amministrativa, non soltanto perché le sedi sono divenute inagibili e l’intera macchina si è arrestata; ma anche perché quando si è riavviata è stata completamente assorbita dall’emergenza. E qui il Sindaco ha fornito una notizia molto interessante, L’Aquila stava predisponendo il Piano strategico prima del terremoto, sarebbe stato portato presto in Consiglio comunale in modo da essere approvato entro il mese di aprile, iniziato purtroppo nel modo tragico che tutti conoscono.
Veniva ridisegnato il futuro definendo la sua missione sia di capoluogo di regione, sia di città alle prese con la crisi in uno dei settori portanti, quello dell’elettronica. Un futuro ancorato ad alcune idee forti su cui imperniare la “mission” cittadina.
La prima è di porre la montagna, il Gran Sasso, al centro del progetto di rilancio del sistema città-territorio con uno sviluppo eco-compatibile dando impulso a un turismo di tipo più avanzato. La seconda di farne una città della cultura e della qualità della vita. La terza di valorizzarne il grande patrimonio di centri storici, considerando che il solo capoluogo è una delle città italiane con il maggior numero di edifici vincolati per i pregi storico-artistici. La quarta idea è rilanciare l’Università, i centri di ricerca e l’industria “high tec”, aero-spaziale e farmaceutica.
E qui ha espresso il suo forte sostegno al progetto del “Gran Sasso Institute” enunciato da Coccia dei Laboratori e dal Commissario del Parco Diaconale, aggiungendo che lo stesso ministro Tremonti lo ha sfidato a presentare progetti concreti assicurandone l’approvazione; l’Ocse dopo l’assenso di massima all’idea dell’Istituto di studi superiori attende il progetto. E’ necessario il salto di qualità per impedire che l’Università, la quarta in Italia, possa avere contraccolpi negativi dalla tragedia che l’ha colpita. L’Ateneo è fondamentale anche nella vita economica cittadina, per gli effetti diretti nell’abitativo e nella ristorazione come nelle altre attività interessate dall’indotto. Un segnale positivo c’è stato e il Sindaco lo ha comunicato con malcelata soddisfazione: “Già 4.000 studenti fuorisede hanno chiesto di tornare, ci saranno case mobili, l’Università riparte”.
Nell’immediato due sono i grandi progetti di rilancio di respiro internazionale: l’Università portata a livello di eccellenza; un grande polo pubblico-privato delle telecomunicazioni. E’ stata individuata in un tempo record un’area di centomila metri quadri sulla quale realizzare lo stabilimento di quarantamila metri quadri coperti per un’industria di tecnologia molto avanzata.
Anche la ricostruzione del centro storico avverrà introducendo processi fortemente innovativi, fare realizzazioni d’avanguardia non è una novità per L’Aquila, se nel 1933-36 Campo Imperatore era la località sciistica più moderna d’Europa e si raggiungeva in sole tre ore e mezza dal centro di Roma. Dovrà essere portata questa stazione sciistica a livelli di avanguardia comparabili a quelli del passato in un’azione combinata enti locali-regione-Parco, per farne un vero motore di sviluppo, essendo la montagna una autentica fonte di ricchezza da valorizzare in una visione moderna. In questa prospettiva si colloca la privatizzazione della stazione sciistica, già decisa e avviata, e anche il recupero dei borghi. Con una nuova residenzialità che ne sfrutti tutte le potenzialità.
L’aeroporto di Preturo realizzato per il G8 deve diventare l’indispensabile canale dei flussi turistici nazionali ed internazionali, senza dualismi e competizioni controproducenti con l’aeroporto di Pescara, ma in stretto coordinamento e sinergia per accrescere l’efficacia dei collegamenti abruzzesi. “Ci vorrà qualche anno per fare tutto, ha concluso il sindaco Cialente, ma dovremo da subito disegnare un pezzo di Abruzzo nella prospettiva 2050, diverso e più avanzato da quello che portavamo avanti a fatica prima del terremoto”. Un messaggio volitivo corredato di progetti in fieri, e non solo una lettera di intenti.
Il ruolo della comunicazione
L’intervento appassionato e denso di contenuti di Cialente ha segnato il passaggio alla seconda parte del Convegno, quella destinata alla comunicazione, alla quale si è capito tenere molto Diaconale, fino a farne una sorta di “missione” dell’Ente Parco, tenere desta l’attenzione su L’Aquila e l’Abruzzo ed evitare che torni il cono d’ombra dopo i fasti del G8 e i riflessi successivi. La forza delle cose ha fatto sì che l’informazione abbia dovuto continuare a occuparsene nonostante la dignità e la correttezza degli abruzzesi abbia spuntato le due armi utilizzate in genere in queste circostanze: il pietismo e lo scandalismo. Ed è venuta fuori la forza dell’informazione autentica.
S è rivelata nella circostanza l’importanza dell’informazione locale, di cui ha parlato Logozzo, il caporedattore della Rai che ha coperto egregiamente il tragico evento sin dai minuti successivi con inviati locali che non si sono risparmiati nella situazione difficile e pericolosa dei primi momenti.
A Del Boca, Presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Diaconale chiede una valutazione sulla situazione dell’informazione e assicurazioni affinché l’attenzione non venga meno. E’ necessario mantenere .il senso dell’eccezionalità e dell’emergenza perché soltanto in queste condizioni l’italiano mobilita le energie e le istituzioni rispondono, cosa che non avviene nelle situazioni di normalità. L’attenzione continua serve anche a trasformare l’emergenza in occasione di sviluppo a un livello più elevato del precedente. Intanto Diaconale lancia l’idea di una premiazione dei giornalisti che si sono distinti nel documentare la tragedia del terremoto in una cerimonia da tenersi solennemente a Roma.
Del Boca ha dato il suo autorevole riconoscimento al prezioso lavoro svolto dall’informazione locale, intervenuta ben prima che avessero accesso alle zone colpite gli inviati venuti da fuori. Ed ha assicurato il proprio contributo a mantenere desta l’attenzione, nonché l’appoggio con la propria partecipazione all’iniziativa del premio proposto da Diaconale.
Con il ricordo commosso dei tre giovani di Montorio tra le trecento vittime del sisma si è concluso il Convegno.
Il seguito del Convegno
Il seguito c’è stato nello spazio stampa nel quale anche il sindaco Cialente ha potuto prendersi un po’ di relax dopo tanta tensione. Lo abbiamo rispettato, gli abbiamo chiesto solo se è della stessa idea che aveva a Roma quando lo interpellammo alla manifestazione “Culture a confronto” organizzata dal teramano consigliere comunale nella capitale Pasquale De Luca: cioè che occorre una “tassa di scopo” per finanziare la ricostruzione. Non si è tirato indietro, l’ha ribadito dato che le risorse non sembrano sufficienti per il grave problema del restauro dei monumenti, un’opera immane e molto costosa: “La ‘lista di nozze’ su cui si faceva affidamento, diffusa in tutto il mondo attraverso i grandi del G8 divenuto G12 e oltre, finora non ha funzionato. Del resto anche nella lista per gli sposalizi quelli che vanno via subito sono… i portacenere, poi la raccolta si ferma”.
Anche questa è stata una notizia, un piccolo “scoop” del sindaco Cialente, che ringraziamo pubblicamente anche a nome dei nostri lettori per l’amichevole disponibilità dimostrataci. E’ una dote rara in circostanze così difficili che non rendono certo agevole il lavoro dell’informazione.
Così si è concluso il Convegno della speranza. Ricco di propositi e anche di progetti concreti. Ne seguiremo l’iter fino alla realizzazione, intanto ne salutiamo l’annuncio con un apprezzamento particolare: perché in prospettiva andranno a inserirsi in un piano strategico che ridisegnerà la “mission” di L’Aquila in termini nuovi e più avanzati come capoluogo di regione e come “Città della scienza”, valorizzando la montagna in termini ambientali e come fattore di sviluppo.
In questo modo dalla minaccia si sarà tratta un’opportunità, dalla tragedia e dal sacrificio potrà nascere una nuova consapevolezza, una rinsaldata coscienza civile, un rinnovato patto di cittadinanza verso un futuro di innovazione e di progresso. La città lo merita e lo realizzerà.
1 Commento
- Giosuè
Postato settembre 17, 2009 alle 7:23 PM
Romano Maria Levante GRAZIE!!!