di Romano Maria Levante
Governo e maggioranza tagliano con la Finanziaria 2010 i dissennati contributi a giornali in apparenza di partito e a cooperative di comodo arrestando lo sperpero di risorse che dovrebbero essere concentrate sulla promozione della cultura. La nostra forte denuncia e l’esplicita richiesta del 4 novembre 2009 hanno colto nel segno. Anche se “post hoc” e non “propter hoc” cantiamo vittoria.
Lo confessiamo, chiedemmo alla direzione della rivista di far uscire il 4 novembre il nostro servizio “Contributi all’editoria, alla radio e alla Tv” confidando nell’effetto scaramantico del giorno della vittoria. Incredibile ma vero, a distanza di poco più di un mese una prima vittoria c’è stata, lo leggiamo nel giorno dell’Immacolata, verrà ricordato per la cancellazione di una grave macchia.
Il “colpo di mano” di “governo e maggioranza” secondo la Fnsi
“Arriva con la Finanziaria un tetto all’erogazione dei contributi per l’Editoria che, denuncia il sindacato dei giornalisti, penalizza le testate di partito”: questo l’incipit del “Corriere della Sera”, il cui resoconto mostra una malcelata preoccupazione forse dovuta al fatto che la “RCS Corriere della Sera”, a stare a quanto si legge nel sito di Radio Radicale, “sommando le voci tra quotidiani e periodici riceve nel 2004 25 milioni di euro”; si comincia dalle “testate di partito”, si potrebbe proseguire con gli altri contributi all’editoria e forse per questo il giornale si attiva. Anche perché lo spreco di risorse non è trascurabile, se si considera che non vengono elargiti solo questi 25 milioni di euro, nelle vecchie lire quasi 50 miliardi; ma anche i 18 milioni di euro che vanno a “Il Sole 24 Ore”, i 12 milioni a “La Repubblica Espresso”, fino ai 30 milioni di euro alla “Mondadori”; cui si aggiungono le agevolazioni fiscali e tariffarie per poco meno di 1 miliardo di euro in totale.
Se non vi fosse questa preoccupazione il giornale forse non userebbe toni così patetici: “Una misura che riguarderebbe quotidiani di lungo corso come ‘Avvenire’, ‘Il Secolo d’Italia’, ‘l’Unità’ e ‘Il Manifesto’; e testate più giovani come ‘Europa’ e ‘La Padania’, e anche decine di piccole tv, cooperative espressioni del terzo settore”. Sembra quasi il resoconto della strage degli innocenti.
Ma non basta, senza commento si riporta un altrettanto allarmato comunicato della Federazione Nazionale Stampa Italiana, rispetto al quale vogliamo esprimere con forza il nostro totale dissenso, e dispiace dirlo essendo l’organizzazione non dei giornali e giornalisti “di partito” ma dell’intera categoria alla quale apparteniamo da oltre quarantatre anni: “Con un colpo di mano – afferma la nota della Fnsi – il governo e la maggioranza hanno improvvisamente cancellato il ‘diritto soggettivo’ dei giornali di idee, di cooperative e di partito a percepire dal 2010 i contributi ‘diretti’ previsti dallo Stato contraddicendo impegni assunti dal Parlamento e dallo stesso Governo”.
L’onestà fa parlare di contributi “diretti”, quelli indiretti restano tutti. Ma la ragione è offuscata dalla sorpresa – tanto che si parla di “colpo di mano” – se si qualifica “diritto soggettivo” un privilegio paradossale senza alcuna base logica ma solo di matrice consociativa e clientelare. E va il nostro plauso se “il governo e la maggioranza” sono stati folgorati sulla via di Damasco che noi modestamente abbiamo additato con forza ma senza molte speranze se non nella scaramanzia del 4 novembre; e questo nonostante ci siano due giornali “di partito” della maggioranza, Il Secolo” e “La Padania”, ed altri più che vicini all’area governativa quali “Libero” e “Il Foglio”. Onore al merito!
Ma andiamo avanti nel puntuale resoconto del “Corriere”: “Si tratta di una scelta molto grave – ha accusato il sindacato dei giornalisti [di “quei” giornalisti, non di “noi” giornalisti] – che mette a repentaglio la possibilità stessa per un centinaio di testate dei più diversi orientamenti politici e culturali di continuare a offrire informazione e dibattito di idee”. Ma non finisce qui, il “pathos” cresce fino al diapason: “Così molti posti di lavoro saranno a rischio e le aziende avranno la reale difficoltà ad approvare i bilanci per il prossimo anno”; poi la patetica precisazione del “Corriere”: “Con il pericolo di perdere circa 2 mila posti di lavoro giornalistico e di altrettanti poligrafici”.
Il vecchio “colpo di coda” della partitocrazia nella legge sull’editoria
Perché si possa valutare quella che il “Corriere” chiama “la protesta della Fnsi” cui dà risonanza con l’autorevole articolo in seconda pagina dal titolo “Tagli all’editoria, a rischio molte testate”, riteniamo si debbano ricordare quegli elementi che il giornale milanese purtroppo omette di fornire, limitandosi a citare “quotidiani di lungo corso” oppure “testate più giovani”, e perfino “cooperative espressioni del terzo settore”: sembra un attentato alla libertà d’informazione e alla solidarietà.
Modestamente ci permettiamo di ricordarli, e usiamo questo termine invece di “fornirli” perché li abbiamo pubblicati nel servizio del 4 novembre sopra citato, e ci scusiamo dell’autocitazione che non è proprio tale: indicavamo in tutta evidenza la fonte, il sito di Radio Radicale. Per chi non li ricorda oppure non ha la pazienza di cercare l’articolo suddetto, riportiamo intanto i dati essenziali.
Cominciamo col ribadire che non scandalizzano i 200 milioni e 776 mila euro di contributi all’editoria nel 2008; anzi sarebbero benemeriti se fossero destinati alle espressioni vitali per la crescita civile che non avessero altre possibilità di manifestarsi e vivere autonomamente.
Parliamo ancora della cultura la cui importanza anche ai fini dello sviluppo economico viene di continuo riaffermata dal Ministero per i beni e le attività culturali, citando dati precisi che la legano al turismo, dato che il 50% delle motivazioni turistiche sono culturali; e proprio per questo il presidente del Consiglio Berlusconi nell’insediare il direttore generale Resca ha posto al Ministero l’obiettivo del raddoppio dell’incidenza della quota del turismo sul prodotto interno lordo.
Lo stesso Resca molto di recente ha affermato, lo abbiamo riportato ieri con il rilievo dovuto, lo ribadiamo oggi, “repetita iuvant”: “Il successo di una mostra seppur prestigiosa dipende anche da una campagna di comunicazione adeguata… una programmazione di qualità associata ad una buona comunicazione va incontro alla crescente domanda di cultura del pubblico italiano e straniero”. Per concludere: “Tra i principali obiettivi della mia Direzione per il 2010 c’è sicuramente quello di riservare più risorse alle attività di comunicazione utilizzando anche i moderni canali che la tecnologia ci offre quali youtube, facebook e twitter, strumenti che pur a basso costo permettono di raggiungere vaste fasce di potenziali fruitori di cultura soprattutto giovani”; come può fare una rivista culturale la cui comunicazione va su “Google News”.
Pertanto nessun problema ci sarebbe, tutt’altro, se i contributi andassero alla comunicazione culturale, di cui Resca ha sottolineato il ruolo; e abbiamo chiesto espressamente che venisse fatta una “radicale” inversione di rotta in questa direzione. Tema ovviamente da approfondire per discriminare le informazioni ripetitive – cioè la proliferazione degli stessi comunicati stampa dai megafoni più disparati – dagli approfondimenti culturali e dalle informazioni costitutive di un affresco di tradizioni e umanità, di arte e letteratura, cioè di vera cultura. “Perché non fare un intervento organico a favore della cultura per l’editoria a stampa e in Internet, radio e Tv.? Cosa ne pensano i Direttori generali competenti del Ministero per i beni e le attività culturali? Come promuovere queste attività se le risorse vengono dirottate altrove?” Lo scrivevamo il 4 novembre.
Torniamo ad esplorare questo “altrove”, ripercorriamo la pista messa allo scoperto nel sito di Radio Radicale, questa volta non più nell’isolamento e nello sconforto, ma con il serto della vittoria. E chiunque ci seguirà nell’esplorazione potrà constatare come si possa parlare dell’antico “colpo di coda” della partitocrazia nella legge sull’editoria, frutto di consociativismo misto a clientelismo.
Cerchiamo innanzitutto le “colonne infami” dell’irragionevolezza; se la notizia avrà il seguito sperato saranno sradicate liberando le relative risorse per impieghi degni e condivisibili non solo a livello politico, visti i guasti del consociativismo e del clientelismo, quanto umano e civile.
Verranno spezzati tanti innaturali connubi: il “compromesso storico” dei contributi statali che ha visto nel 2008 “Libero” ricevere 8 milioni di euro e “L’Unità” quasi 6,5 milioni; l’”accoppiata ideologica” tra “Avvenire” con 6,2 milioni e “Il Manifesto” con 4,4 milioni; gli “opposti estremismi” riuniti di “La Padania” e “Liberazione” con 8 milioni di euro equamente ripartiti; la “strana coppia” tra “Il Foglio” e “Cronaca Qui.it” unita dai 3,7 milioni di euro cadauno quanto divisa dalla notorietà, massima nel primo, alzi una mano chi conosce il secondo.
Finiranno i contributi a “Italia oggi”, pur apprezzato giornale per professionisti con 5,3 milioni di euro e a “Radio Radicale” che ha la via maestra della “Convenzione” con 4,2 milioni; e anche quelli a “Europa”, ideologico ma non troppo, con 3.6 milioni e al “Corriere canadese” con 2,8 milioni.
Una rivista culturale come la nostra che parla molto di teatro dovrebbe essere adusa al termine “bene gli altri”; trattandosi di “teatrino della politica” il termine è appropriato se si riferisce al taglio, se lo riferiamo ai contributi diremmo “male gli altri”. E quali sono? Ad altre quattordici testate sono andati 2,5 milioni di euro ciascuna di contributi per complessivi euro 2.530.638. Se aggiungiamo l’aggettivo “cattolico” troviamo ottantacinque testate diocesane che, con “Avvenire”, totalizzano 8.800.000 euro, poco più del solo “Libero”, che non sono pochi anche se divisi in 85.
Ma non siamo anticlericali, citata la stampa diocesana non possiamo tacere i quattordici “organi di partito”, alcuni già indicati: tra gli altri “Notizie verdi” ricevono 2,5 milioni di euro, il “Socialismo lab” 472 mila euro, mentre “Democrazia cristiana” è al di sotto di 300 mila euro.
Sorprese non minori si ricavano dalle “12 imprese editoriali che hanno ricevuto contributi in quanto organi di partito trasformati in cooperative”, quelle che il “Corriere” indicava con toni pietistici. Citiamo qualche nome, tutti devono poter giudicare: “Il Denaro” riceve contributi per circa 2,5 milioni di euro e “Metropoly day” con “Opinione delle libertà” 2 milioni di euro ciascuna; la gloriosa “Voce Repubblicana” 624 mila euro, i carneadi “Area” e “Milano metropoli” 300 mila circa ognuno, “Aprile” e “Il Duemila”, certo non più famosi, 200 mila euro ognuno.
Aver ricordato queste cifre crediamo sia più eloquente di ogni commento, lo abbiamo fatto perché sono tornate d’attualità e i lettori hanno il diritto di riceverle come cronaca viva. Vogliamo aggiungere solo qual è – speriamo presto di poterlo dire al passato con certezza – il motivo dell’elargizione dei contributi: “Un paradosso, la titolarità fittizia, movimenti politici fantasma per due parlamentari autocertificatisi in partito; manca il ‘partito della bistecca’, o forse no, messi così sono tutti partiti della bistecca…”; per le cooperative, impresentabile acrobazia burocratico-formale.
Quale potrebbe essere un nuovo valido riferimento è accennato sopra, a suo tempo ne abbiamo già parlato diffusamente: “Non può essere l’informazione generica, che trova espressione nel giornalismo ‘tout court’. Deve essere un’informazione qualificata nei temi e nei modi, quella culturale, con l’approfondimento che porta alla riflessione e non al consumismo da ‘fast food’ giornalistico indotto a scimmiottare quello mediatico della Tv; anzi della sola Tv generalista, Rai e Mediaset in testa, perché sui canali culturali della Tv tematica l’approfondimento e la documentazione ampia sono la regola, non la rara avis”. Né serve ripetere in questa conclusione il valore economico della cultura, riaffermato ad ogni passo.
“Hic Rhodus, hic salta”, dunque, è l’invito a governo e maggioranza dopo il loro gesto di portata storica, che scongiura speriamo in via definitiva l’ineluttabilità di consociativismi e scelte clientelari almeno in questo campo e lascia ben sperare per gli altri, tanti, troppi campi dove occorrono interventi moralizzatori; per i quali ci piace utilizzare ancora l’aggettivo “radicali”, anche per chiamare a raccolta, o risvegliare se si è assopito, lo spirito combattivo di tale movimento.
Un “memento” per tutti
Ma torniamo alla notizia data dal “Corriere”. Finora abbiamo riportato la reazione della Fnsi, ci sono anche gli intendimenti della Federazione e gli interessi colpiti che non si sono rassegnati: “Dalla Fnsi e dal coordinamento dei comitati di redazione delle testate coinvolte è quindi arrivato ‘un appello al Parlamento perché intervenga – sono parole testuali del comunicato – per bloccare questa operazione che mette a rischio il pluralismo dell’informazione nel nostro paese’ ”.
Un’altra “perla” che la Federazione si poteva risparmiare se vuole rappresentare tutti e anche noi della rivista e chi scrive in particolare; noi che concorriamo all’informazione pluralistica del paese senza contributi finanziari di alcun tipo nonostante l’insostituibile apporto culturale che forniamo.
Ultima “perla” la conclusione del servizio del “Corriere”: “Con la Federazione e i Comitati di redazione anche l’Associazione Articolo 21 guidata da Giuseppe Giulietti e Vincenzo Vita, senatore del Pd”. Particolarmente attivi nel denunciare il “conflitto di interessi” e le “leggi ad personam”, ora intraprendono una battaglia che si rimangia tutti i presupposti legalitari se non morali: “Medice cura te ipsum” diremo alla loro prossima sortita. Gli interessi che si preparano a difendere sono indifendibili, e lo dimostriamo “coram populo” ripubblicando nel suo contenuto integrale la lista delle elargizioni tagliate meritoriamente, e speriamo definitivamente, con la Finanziaria 2010.
La fonte è sempre il sito di Radio Radicale. Lo sconcerto nello scorrerne testate e contributi resta lo stesso. Ma questa volta invece dell’umiliazione e della frustrazione proviamo un senso di sollievo. E rivolgendoci al “governo e alla maggioranza” diciamo, per riportare il termine usato dalla Fnsi: ce ne fossero di questi “colpi di mano”, anche in Italia si potrebbe dire finalmente: “Yes, we can!”.
I contributi per il 2008 ad “organi di partito” e “imprese editrici” più o meno fantasma
“Sono 32 le testate che hanno ricevuto contributi per più di 2 milioni e mezzo di euro:
TESTATE E CONTRIBUTI 2008 in euro
Libero quotidiano 7.794.367,53
L’Unità 6.377.209,80
Avvenire 6.174.758
Italia Oggi 5.263.728
Il Manifesto 4.352.698
Radio Radicale 4.153.452
La Padania 4.028.363
Liberazione 3.947.796
Il Foglio 3.745.345
Cronaca Qui.it 3.732.669
Europa 3.599.203
Nessuno Tv 3.594.846
Ecoradio 3.354.296
Conquiste del lavoro 3.346.992
Secolo d’Italia 2.959.948
Giornale nuovo di Toscana 2.530.638”
Sportsman – Cavalli e corse 2.530.638
La discussione 2.530.638
Il Nuovo Riformista 2.530.638
Roma 2.530.638
Provincia quotidiano 2.530.638
Corriere di Forlì 2.530.638
Il Corriere mercantile 2.530.638
Voce di Romagna 2.530.638
Linea 2.530.638
Il cittadino 2.530.638
America oggi 2.530.638
Rinascita 2.530.638
“Sono 14 le testate che hanno ricevuto contributi in quanto organi di partito”. Oltre a L’Unità, La Padania, Liberazione, Europa e Secolo d’Italia abbiamo le testate seguenti:
TESTATE CONTRIBUTO 2008
Notizie verdi 2.510.957
Italia democratica 1.476.783
Liberal 1.200.342
Il Campanile nuovo 1.150.919
La rinascita d. sinistra 934.821
Il socialista lab 472.036
Zukunft in Sudtirol 650.081
Le peuple Valdotain 301.325
Democrazia cristiana 298.136”
“Sono 12 le imprese editrici che hanno ricevuto contributi in quanto organi di partito trasformatisi in cooperativa”. Abbiamo già riportato Il Foglio, il Nuovo Riformista, Roma e Zukunft in Sudtirol. In aggiunta ci sono le seguenti:
TESTATE CONTRIBUTO 2008
Il Denaro 2.459.799
Metropoli Day 2.024.511
Opinione 1.976.359
Voce repubblicana 624.111 Area 343.004
Milano Metropoli 288.432
Aprile 206.317
Il Duemila 178.007
Cristiano sociali news 57.717
Sono 2 le Tv satellitari che hanno ricevuto contributi in quanto organi di partito [2008]:
Nessuno Tv 3.594.846
Informazione libera 2.133.874”
La nostra fonte Radio Radicale non specifica le “85 testate chiaramente di proprietà di soggetti legati alla Chiesa Cattolica” che con “Avvenire” ricevono “almeno 9 milioni 800 mila euro”.
Ultima utile “istruzione per l’uso”: per riportare alle lire le cifre dei contributi pubblici alle singole testate basta trasformare i milioni in miliardi raddoppiandoli. Se si compie questa trasposizione per apprezzare meglio l’ordine di grandezza le cifre fanno tutto un altro effetto. Provare per credere!
1 Commento
- Paolo Andreocci
Postato dicembre 12, 2009 alle 7:30 PM
D’accordo sul taglio in generale a queste sovvenzioni che finiscono spesso in pseudo giornali pseudo politici senza rilevanza culturale. Mi auguro che il risparmio sia investito in teatro, arte e cultura. Però, mi chiedo: in un paese in cui i media sono concentrati in pochissime mani di persone impegnate in politica, in un paese in cui si legge molto poco (ahimé!) e quindi i giornali, anche prestigiosi non sopravviverebbero con la vendita delle copie, in un paese in cui la pubblicità è di fatto orientata da norme (limiti per Rai) o convenienze economiche degli inserzionisti, a favorire la tv privata… non sarebbe utile per il diritto all’informazione un “aiutino” a giornali veri (e non posticci)?