di Romano Maria Levante
E’ stata un evento la prima mostra monografica “Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma”, nei nuovi spazi espositivi di Palazzo Barberini. Nello storico edificio di Roma dal 16 dicembre 2011 al 29 aprile 2012 sono state esposte 40 opere dell’artista, al secolo Francesco Barbieri, metà delle quali provenienti daCento, la città natale che è una mostra permanente dei suoi dipinti nelle chiese e nel museo; da giovane addirittura vi affrescava i muri delle abitazioni
Guercino, “Ritratto del cardinale Bernardino Spada”, 1631
Ma prima di parlare della mostra non possiamo ignorare la straordinaria collocazione, al piano terra del grande palazzo nobiliare che nei due piani superiori ospita il “Museo nazionale d’arte antica”, in ben 34 sale che nelle pareti recano opere di alto livello fino al culmine della “Fornarina” di Raffaello, di fronte alla quale è stata esposta, sia pure temporaneamente, un’“Immagine di Ragazzo” del periodo giovanile con un incrocio di sguardi suggestivo dal quale era difficile liberarsi fino a quando “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio rompeva l’incantesimo con la sua drammaticità, temperata dal vicino “Narciso”, dello stesso “pittore maledetto”.
I dipinti di Giovanni Baglione, il biografo-rivale, ci hanno riportato a quel periodo ma poi siamo stati presi dalle visoni paesistiche, dalla Venezia del Canaletto alla provincia romana cara a Van Wittel; le visioni religiose sono una costante dell’arte antica, e nelle sale ce n’è un’overdose da “sindrome di Stendhal”. Aiuta a superarla l’enorme “Sala Pietro da Cortona”,con il gigantesco affresco della volta il cui autore le ha dato il nome. Ma il motivo della visita è stata la mostra del Guercino, del quale si sono altri quadri nel Museo, quindi siamo scesi alla “Sala dei marmi” per la presentazione percorrendo la scalinata del Borromini; eravamo saliti dalla scalinata del Bernini, una “ronde” da capogiro sui gradini di questi grandi maestri.
La presentazione del Guercino
Nella “Sala dei marmi” impreziosita da 16 grandi dipinti di soggetto religioso, l’ideatrice e curatrice della mostra, Rossella Vodret, soprintendente museale e non solo, di Roma, ha sottolineato come questa fosse la prima di una serie di mostre temporanee monografiche nella sede del Museo permanente dell’arte antica. E’ stata dedicata a Denis Mahon, che ha studiato il Guercino nella sua vita terminata di recente dopo il compimento dei 100 anni.
Alla mostra sono state associate visite guidate a un palazzo romano con dipinti del Guercino, altrimenti non aperto al pubblico, oltre che alla Pinacoteca Capitolina dov’è stabilmente una sala con i suoi dipinti dominati dalla gigantesca pala della “Sepoltura di santa Petronilla”, della quale è stato esposto un bozzetto. Il soprannome dell’artista viene dall’affezione a un occhio derivata da uno spavento avuto da piccolo, e la Vodret ha invitato ad indagare su tracce della visione “monoculare” nelle prospettive dei dipinti, “chissà se il fascino della sua pittura non dipenda da questo!” Una battuta più che un vero dilemma.
Il sindaco di Cento, la città del Guercino fornitrice di metà delle opere esposte, ha portato la voce dell’istituzione cittadina: “Per noi il Guercino è un ambasciatore nel mondo di una piccola città di 37 mila abitanti che è permeata dalle sue opere e mantiene viva la memoria del concittadino illustre che la lasciò solo per brevi periodi”. Ruberti di Civita, ha sottolineato la collaborazione tra istituzioni, il sindaco di Cento e la soprintendenza museale romana, “una strada che va percorsa con sempre maggiore impegno e convinzione”.
La Direttrice della Galleria nazionale d’arte antica Lo Bianco, ha parlato del nuovo spazio per le mostre temporanee: “Così si conclude un recupero che sembrava impossibile, anche per merito della stampa e dell’opinione pubblica, per avere qui un museo per la città”, e ha citato i nomi di Settis e Gianni Letta. “E’ una Galleria monumentale con 34 sale, all’offerta così vasta si aggiungono ora i capolavori del Guercino”.
Il curatore, con la Vodret, della mostra, Bruno Gozzi, ha parlato a lungo del protagonista, il Guercino. Ha ricordato l’origine del soprannome divenuto molto più noto del nome Francesco Barbieri. Sin dai 13-14 anni si cimentò negli affreschi sui muri delle case centesi. La sua qualità artistica fu riconosciuta anche da maestri come Ludovico Carracci, che nel 1617 in una lettera scrisse di lui “che dipinge con tanta felicità di invenzione, è gran disegnatore e felicissimo coloritore, e mostro di natura e miracolo da far stupire…”. Insieme a Carracci, Caravaggio e Guido Reni, il Guercino è ritenuto uno dei giganti del barocco europeo.
Talento innato, assorbì l’influenza della scuola ferrarese fino a quella della classicità romana; a Roma medita di cambiare stile preso dal fascino dell’antico. Visse 75 anni, fu pittore molto prolifico e lasciò un’accurata documentazione della sua vita quotidiana e del lavoro di artista nel “libro dei conti” con registrati i ricavi, le spese e in particolare le commissioni per i quadri con indicati caparra e saldo. Riguardavano 12-13 quadri per volta, si faceva pagare 100 ducatoni per la figura intera, 50 per la mezza figura e 25 per altre scene. I nipoti eredi delle case di Cento e Bologna con 5000 disegni e 200 quadri non li vendettero, lo fece il figlio di Cesare.
La mostra ha rievocato questi aspetti ma soprattutto ne ha rivelato l’arte: piaceva ai romani per il linguaggio con un chiaroscuro che sfumava i toni: recepiva le caratteristiche tonali del classicismo romano e dei Carracci in un stile che è molto personale. Il soggiorno a Roma fu un periodo magico per lui e per la sua arte.
Guercino, “Madonna con il Bambino benedicente”, 1629
I dipinti esposti
Arriva il momento della visita, i dipinti si succedono nelle sale in una sequenza cronologica che isola i due momenti fondamentali, Cento e Roma. Ne diamo conto con l’immediatezza con cui abbiamo scritto il resoconto subito dopo.
Si inizia con opere di Cento, in primis il suo Ritratto di Benedetto Gennari che lo raffigura a lato di un dipinto, poi gli affreschi staccati con “Il Padre Eterno” e “L’Annunciazione”, del 1613-14, come i due su “San Carlo Borromeo”, il santo che ritroviamo nelle “Nozze mistiche di santa Caterina”, del 1614-15; degli stessi anni, fino al 1614-16, due dipinti religiosi sui “Misteri del Rosario” e la “Madonna col Bambino” e uno mitologico con “Prometeo”.
Del 1518 sono esposte 5 opere di soggetto religioso, due “Madonne con Bambino” e tre santi, “San Bernardino da Siena”, “San Pietro” e “San Girolamo” in due versioni molto simili. Poi, fino al 1622, l’anno dell’andata a Roma, “Erminia e Tancredi” e “Sibilla”, “Et in Arcadia Ego”una “memento mori”, fino a “San Luca” e “San Matteo e l’Angelo” dipinti con altri.
Il Guercino a Roma si presenta con il bozzetto o copia della grande pala della “Sepoltura di Santa Petronilla,dipinta nel 1622-23 per la basilica di San Pietro da cui fu rimossa nel 1730. cui si è accennato.
Negli anni successivi temi come “Sansone porta il favo di miele” e “Il ritorno del figliol prodigo” si alternano ai temi religiosi di “Cristo risorto” e “Madonna con il Bambino benedicente”. Per gli anni ’30 del XVII secolo sono esposti “Ritratto del cardinale Spada” e “Allegoria di Pittura e Scultura”, “Santissima Trinità” e “San Pietro piangente”. Gli anni ’40 iniziano con il sensuale “Cleopatra davanti a Ottaviano”, seguito dai mistici “Estasi di san Filippo Neri” ed “Ecce Homo”, patetico e idealizzato secondo lo stile di Guido Reni che Guercino assorbiva trovandosi a Bologna, ma con una vibrante umanità.
L’alternanza di temi religiosi e profani continua con “Santa Margherita di Antochia” ancora a Bologna, e “Saul contro David”, la languida “Sibilla Persica” e lo statuario “San Giovanni Battista nel deserto”, siamo nel 1650, artista è a Cento. Siamo giunti alle ultime due opere esposte che si trovano entrambe a Roma: “Flagellazione”, due figure statuarie e nel contempo vibranti, e “Diana cacciatrice”, un’immagine arcadica dalle delicate tinte pastello.
Siamo nel 1658, morirà dopo otto anni, nel 1666, era nato nel 1591. Il Catalogo del’editore Giunti curato da Rossella Vodret e Fausto Gozzi oltre ai 40 dipinti in mostra contiene la riproduzione e il commento di ulteriori 30 sue opere visibili a Roma e a Cento.
Alimentare un turismo dell’arte seguendo i percorsi delle opere dei grandi artisti è quanto di più meritevole. Rossella Vodret si sta adoperando in questo senso anche con Guercino, dopo averlo fatto con Caravaggio, mediante visite guidate. Confidiamo che abbia un seguito anche per altre mostre l’iniziativa che alla selezione esposta in mostra unisce, quando ciò è possibile, la visita “in loco” alle opere nel loro habitat in cui esprimono tutta la vitalità e la suggestione originaria.
Info
Palazzo Barberini,via Quattro Fontane, 13, Roma. Da martedì a domenica ore 9,00-19,00, la bilglietteria chiude un’ora prima, lunedì chiuso. Ingresso: intero euro 10, ridotto 8, scuole 4. Tel. 06.32810. Catalogo: “Guercino 1591-1666. Capolavori da Cento e da Roma”, a cura di Rossella Vodret e di Fausto Gozzi, Giunti Editore, dicembre 2011, pp. 192, formato 26 x 28,5, euro 35,00; dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo.
Foto
Le immagini delle opere del Guercino sono state riprese da Romano Maria Levante il giorno della presentazione della mostra a Palazzo Barberini, si ringraziano gli organizzatori con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta. In apertura, “Ritratto del cardinale Bernardino Spada”, 1631; segue, “Madonna con il Bambino benedicente”, 1629; in chiusura, “Sibilla Persica”, 1647.
Guercino, “Sibilla Persica”, 1647