di Romano Maria Levante
Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma “Omaggio a Bruno Zevi anticlassico. 50 bassorilievi di Gaetano Pesce” in resina flessibile colorata della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo, in mostra dal 24 ottobre 2012 al 27 gennaio 2013. Viene celebrato il decennale della Fondazione Bruno Zevi anchecon una conferenza di Pesce, scultore, designer e architetto.
Ci sono modi diversi di rendere omaggio a una grande personalità dopo la sua scomparsa: farne una celebrazione agiografica oppure, in sintonia con la sua incessante attività creativa, procedere nel cammino sulla strada tracciata in modo da perpetuarne l’insegnamento. Questa seconda via è seguita dalla Fondazione Bruno Zevi per continuare l’opera del maestro con una serie di iniziative che lasciano il segno, in occasione del decennale della Fondazione meritevole di essere celebrato..
A dodici anni dalla scomparsa di Bruno Zevi alle iniziative della Fondazione si è aggiunta questa mostra molto particolare, “Omaggio a Bruno Zevi anticlassico. 50 bassorilievi di Gaetano Pesce” in resina flessibile colorata della Biblioteca Laurenziana di Michelangelo.
La mostra e la conferenza di Gaetano Pesce
I bassorilievi fortemente colorati dei quadretti trasmettono calore e vivacità, nello spirito dell’autore che ne parla così: “Negli ultimi 30 anni ho cercato di restituire al’architettura la sua capacità di essere ‘utile’, citando immagini figurative riconoscibili, comunemente associate alla vita di strada e alla cultura popolare, e creando nuove tipologie”. Questo nasce dalla denuncia del decadimento sotto gli occhi di tutti nell’abitato soprattutto di periferia: “L’architettura del passato recente ha prodotto prevalentemente risultati freddi, anonimi, monolitici, asettici, standardizzati, incapaci di ispirare”. La sua reazione: “Io ho cercato di comunicare sensazioni di sorpresa, scoperta, ottimismo, stimolo, sensualità, gioia e femminilità”. Ci sembra ci sia tutto, non mancano gli strumenti con cui cerca di realizzare questo ambizioso programma: “Mi sforzo di trovare nuovi materiali che si adattino alla logica del costruire, fornendo al contempo prestazioni che rispondano ai bisogni reali”.
In questo spirito la mostra alla Galleria Nazionale è stata preceduta da una conferenza dello stesso Gaetano Pesce alla Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza” su“L’architettura è noiosa”, seguita dal video “La Fondazione Bruno Zevi 2002-2012” di Emiliano Auriemma e dall’annuncio del vincitore della 6^ Edizione del Premio Bruno Zevi per un saggio storico-critico.
La figura di Bruno Zevi
E’ un insolito omaggio alla figura di Bruno Zevi, all’elevata caratura professionale e culturale in una vita movimentata che lo ha visto molto impegnato anche a livello politico. A 20 anni, nel 1938, dopo le leggi razziali parte dall’Italia per gli Stati Uniti dove nel 1942 si laurea in architettura alla Harvard University, nella “Graduate School of Design”, diretta da Walter Gropius; due anni prima si era sposato con Tullia Zevi, che avrà un ruolo preminente nella Comunità ebraica italiana.
Il richiamo dell’Europa e della sua terra è prepotente, nel 1943 torna a Londra, dove aveva fatto tappa nel trasferimento negli Stati Uniti, e nel 1944 rientra in Italia dove fonda l’Associazione per l’architettura organica e l’anno dopo la rivista “Metron”. Inizia la sua vita accademica a Venezia nel 1948 come docente di Storia dell’architettura nell’Istituto universitario di architettura, nel 1964 è professore ordinario alla Facoltà di Architettura alla “Sapienza” di Roma,
La critica lo vede presto impegnato sul piano giornalistico, dal 1954 al 2000 scrive ogni settimana su temi di architettura nella rivista “Cronache”” e quindi “L’Espresso”; fonda il mensile specializzato “L’architettura. Cronache e storia” nel 1955. Una concezione di sincretismo culturale la sua, si batte per superare la cesura tra storia dell’arte e storia dell’architettura con critici cui fu legato come Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi e Carlo Ludovico Ragghianti. Fu tra i fondatori dell’Istituto Nazionale di Architettura, con cui collaborò negli anni ’70, e al vertice di organismi quali l’Istituto nazionale di urbanistica e il Comitato internazionale dei critici di architettura.
Deluso dal degrado dell’Università in assenza della riforma sempre rinviata, nel 1979 lascia gli incarichi accademici. La sua acuta sensibilità politica lo aveva visto sotto il fascismo aderire al movimento clandestino “Giustizia e libertà”, e raccogliere fondi per sostenere il fronte democratico nella guerra di Spagna; divenne anticomunista dopo l’assassinio a Barcellona di un anarchico. Negli anni di studio universitario in America si impegnò nell’antifascismo con Lionello Venturi e Modigliani, Garosci e Salvemini; tornato in Italia entrò nel Partito d’Azione, poi in Unità Popolare, fino alla milizia nel Partito Radicale di cui fu anche deputato e presidente dal 1988 al 1999, quando ne uscì per protesta verso l’adesione al gruppo europeo con la destra di Le Pen. Morì nel 2000.
L’elenco di pubblicazioni è vastissimo, ne ricordiamo solo alcune dai titoli particolarmente espressivi: già nel 1945 “Verso un’architettura organica” e nel 1948 “Saper vedere l’architettura”, nel 1950 “Storia dell’architettura moderna” e “Architettura e storiografia”, nel 1973 “Il linguaggio moderno dell’architettura” fino a “Linguaggi dell’architettura contemporanea” nel 1993 e “Storia e contro storia dell’architettura italiana nel 1997 e 1998.
Ultimo suo libro è “Capolavori del XX secolo” nell’anno della scomparsa, ma ci piace citare in conclusione un’espressione da “Architettura come profezia”, del 1993: “No all’architettura della repressione, classicista barocca dialettale. Si all’architettura della libertà, rischiosa antidolatrica creativa”. Ci sembra ne esprima la battaglia ideale e insieme la vis polemica e la indomita vitalità.
La Fondazione Bruno Zevi, dall’archivio ai premi, convegni e libri
Continuarne l’opera, o meglio promuovere che questo avvenga, è il cuore della missione della Fondazione, nello spirito della sua inesauribile energia e volontà di ricerca e come seguito alle parole dette da lui a Modena nel 1997 che ne sono il sigillo: “… Io sono felice perché so che, in qualsiasi momento, sentendomi mancare, posso rivolgermi a voi, dicendo: continua tu, tu, tu, tu”.
La Fondazione persegue la sua missione incoraggiando le attività di coloro che sono appassionati di architettura e soprattutto dei giovani dei quali viene favorita la conoscenza del patrimonio architettonico nei suoi indissolubili legami con quello letterario e scientifico secondo il sincretismo culturale che era in cima ai pensieri di Zevi, in un’accezione umana del tutto antiaccademica.
Questa finalità ha alimentato un’azione in diverse direzioni convergenti verso l’obiettivo prefisso.
Innanzitutto è stata aperta agli studiosi e al pubblico la vasta raccolta di libri e documenti accumulata in decenni di intensa attività culturale di Zevi: la biblioteca e l’archivio. Oltre ai libri e a documenti di varia natura si accede anche all’archivio epistolare che raccoglie la fitta corrispondenza con architetti e urbanisti, storici dell’arte e studenti, professori e amici.
Tra i libri si va dai testi più noti di Croce e Venturi, Ragghianti e Argan ai meno conosciuti, dai temi generali a quelli specialistici, sono 4.000 volumi che ne mostrano il percorso intellettuale.
L’archivio copre quasi un settantennio, dal 1933 al 2001, è stato ordinato da Vincenzo De Meo e comprende un materiale vasto quanto eterogeneo nei molteplici campi di interesse di Zevi. La consultazione è agevole essendo stato ordinato in sezioni per le diverse fasi della sua attività, e personalizzato rispetto alle vicende biografiche e professionali: citiamo, tra le altre, le sezioni sull’attività didattica e universitaria, professionale ed editoriale, fino all’attività politica.
A questo si unisce la promozione di borse di studio e corsi per la formazione, aggiornamento e qualificazione professionale nei campi di interesse e il Premio internazionale di architettura, urbanistica e paesaggistica per individuare soggetti non ancora affermati che – si legge nel programma – “a partire dalle matrici organiche, espressioniste, informali e decostruttiviste, rifiuti canoni e teorie che non siano quelle del vissuto esistenziale e del diritto alla città”. Una formula che ai non addetti ai lavori può sembrare astrusa, ma bastano i temi dei premiati per apprezzarne il valore. Citiamo quelli delle ultime due edizioni, tra le cinque intercorse dalla sua istituzione.
Sono saggi storico-critici sull’architettura, il premio 2010 a Paola Ardizzola, per il saggio “La linea eterodossa di Bruno Taut in Turchia” che dietro il titolo criptico tratta del rapporto tra tradizione locale e architettura moderna , e in particolare dell’evoluzione dei principi sociali, tecnici, spaziali in una realtà diversa da quella delle grandi capitali europee, “dimostrando come esso si adatti al linguaggio e alla tradizione locali, rispettandone la specifica cultura dello spazio”.
Il premio 2011, conferito il 17 maggio 2012, a Maria Clara Ghia per il saggio “Basta esistere. Leonardo Ricci: il pensiero e i progetti per la comunità”, dove la progettazione è vista come impegno comunitario, organico e integrato alla terra come una pratica che non contrasta con la tecnica soltanto se questa è padroneggiata dall’architetto e non porta alla prevaricazione; al contrario deve poter trasferire l’immaginario in un a realtà nuova, responsabile e fonte di felicità.
Sono iniziative contigue all’organizzazione di convegni, conferenze e seminari e altre manifestazioni culturali. Citiamo i due convegni internazionali del 2010, nella “Città dell’altra economia” il 21 gennaio e all’Auditorium del Maxxi il 28 settembre, perché molto significativi.
Il primo sul tema “Per un’architettura frugale”, che associamo, sia pure in un diverso contesto, all’impostazione di Gaetano Pesce di cui abbiamo detto all’inizio. L’architettura frugale si pone in contrapposizione all’architettura moderna, anonima e comunque avulsa dall’ambiente nei materiali e nei sistemi costruttivi; è frugale perché impiega e ricicla materiali locali, internazionale ma non globalizzata in quanto su misura delle identità locali; non è utopistica, in un workshop di due giorni dopo il convegno si è progettato uno spazio abitativo secondo i canoni dell’architettura frugale
L’altro convegno del 2010 che vogliamo ricordare è “Progettare per non essere progettati: Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e l’architettura” che ha celebrato il centenario della nascita di Argan e il decennale della scomparsa di Zevi, uniti da una profonda amicizia basata su comuni ideali etici e politici. Un sodalizio fatto di collaborazioni e di dissensi ma senza mai rinunciare a battersi per il rinnovamento dell’architettura moderna . E’ stato analizzato l’intreccio della loro azione e sono stati seguiti i singoli percorsi, fino agli aspetti attuali del concetto di progettazione lasciato in eredità.
La ricerca,, dunque, continua. Oltre i convegni le mostre:da “L’architettura in copertina ” del 2003 a “Eur: se Terragni avesse vinto…” del 2006, quest’ultimo ci consente di passare ai libri pubblicati tra i quali ci limitiamo a citareproprio “Una guida all’architettura moderna all’Eur”, presentata il 25 ottobre 2010 a New York, che documenta quanto visualizzato in mostra descritto con queste parole invitanti: “Un itinerario che si aggira fra edifici reali, progetti e immagini virtuali, che sovrappongono al progetto originario degli anni Trenta ciò che è stato costruito nei decenni a seguire, fino ad oggi”. Sono 36 progetti bocciati nei concorsi del 1937-38, tra i nomi dei candidati quelli di Lucio Fontana e del sopra citato Giuseppe Terragni, con gli interventi successivi, da Luigi Moretti fino a Massimiliano Fuksas. “I progetti per l’Eur irrealizzati, si aggiunge, indicano ciò che sarebbe potuto essere uno dei piani urbanistici più moderni e coraggiosi d’Europa”.
Fa parte delle pubblicazioni della Fondazione anche il saggio “Una guida all’architettura frugale”, di cui abbiamo citato il convegno del 2010 e i testi sugli altri convegni, oltre ai saggi dei vincitori del Premio internazionale. Tra questi ricordiamo il testo di Zeuler Lima, “Verso un’architettura semplice”, che riconduce all’architettura frugale e quindi ad un’architettura a misura d’uomo.
Se questo tema resta vivo e vitale è merito dell’opera di Bruno Zevi e della Fondazione che ne porta avanti il messaggio. E bene ha fatto la Galleria Nazionale di Arte Moderna a fornire a questa missione uno spazio autorevole, nella sua sensibilità a tutti i temi legati all’arte e insieme alla vita.
Info
Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Viale delle Belle Arti 138, Roma. Martedì-domenica ore 10,30-19,30 (la biglietteria chiude alle 18,45); lunedì chiuso. Ingresso: intero euro 12,00, ridotto 9.50 (18-25 anni e insegnanti di arte UE) , con accesso anche all’esposizione permanente del Museo e alle altre mostre temporanee come quella in corso su Paul Klee; gratuito per minori di 18 anni e maggiori di 65 limitato a questa mostra e al Museo.
Foto
Le immagini dei bassorilievi colorati di Gaetano Pesce sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione alla Gnam, si ringrazia la Galleria con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta.