di Romano Maria Levante
Nel giorno di chiusura a Roma del “Festival internazionale del film”, 17 novembre, descriviamo la carrellata dei bozzetti originali creati dai pittori cartellonisti per i manifesti cinematografici, esposti nella mostra permanente di Montecosaro, Macerata, “Cinema a Pennello”: sono più di 100 per un elevato numero di film, ambientati nello spazio espositivo d’eccezione costituito dalle sale su due piani di Palazzo Marinozzi. Il padrone di casa è il collezionista appassionato che li ha raccolti riproducendoli anche in uno splendido Catalogo edito dal “Centro del Collezionismo” dove racconta la sua accanita “caccia al bozzetto d’autore”. Ce ne ha parlato nella visita alla mostra.
Angelo Cesselon con Gina Lullobrigida in “La donna più bella del mondo”, regia Leonard e Pierotti, 1955
Abbiamo già dato conto di questa “caccia” a cui va riconosciuto il merito di aver messo al sicuro un patrimonio d’arte e di costume che rischiava di andare disperso. Ma ora, come raccontare un set così vario e articolato, 100 opere di oltre sessanta artisti, alcuni presenti con parecchi bozzetti ?
Ne indichiamo un nucleo che riteniamo rappresentativo del quale citiamo gli autori, nella gran parte noti solo agli addetti ai lavori, con qualche cenno biografico tratto dal ricco Catalogo di Paolo Marinozzi; e i titoli dei film che sono entrati nella memoria collettiva. In alcuni casi descriviamo le opere come avviene nel raccontare le mostre d’arte, ma per lo più dobbiamo limitarci ai titoli con qualche riferimento agli attori raffigurati. Crediamo sia sufficiente per farsi un’idea dei bozzetti.
Lasciamo così al lettore l’esercizio di richiamare alla mente i manifesti dei film di allora fino a quando potrà recarsi a visitare la mostra di persona, cosa che consigliamo caldamente; è una gita piacevole nel ridente paesino delle Marche con il Palazzo Marinozzi che svetta sulla collina. Con le illustrazioni di questo e degli altri due articoli sulla mostra diamo un quadro di “come eravamo”.
Nella scelta dei protagonisti facciamo riferimento soprattutto ai nomi citati da Paolo Marinozzi nel racconto sulla genesi della sua preziosa collezione, ricordando alcuni “mostri sacri” del cartellonismo cinematografico alla base del quale, non va dimenticato, c’è anche la vera pittura.
Cesselon e Ballester, Iaia e Putzu, Maro e Brini
Cominciamo con Angelo Cesselon, che invece di cercare sintesi narrative preferisce l’espressione dei volti, concentrandosi su occhi e bocca. Per Marinozzi “nell’esecuzione pittorica dei volti la sua perfezione stilistica è semplicemente insuperabile”. I colori sono brillanti, nel 1955 fu premiato come migliore artista dell’anno, nel 1958 come miglior ritrattista internazionale. Dopo questa presentazione quello che ci interessa è il set dei suoi bozzetti nella saletta a lui dedicata: c’è la storia del cinema italiano e di quello americano, lo si vede subito dai titoli.
Per Cinecittà “Ladri di biciclette e “Umberto D”, “Due soldi di speranza” e “Don Camillo”, “Sette uomini d’oro” e “L’armata Brancaleone” ; per Hollywood “Il grande campione” e “I marciapiedi di New York”, “L’uomo di Laramie” e ” Il Gigante”, “I due volti della vendetta” e “Il ritratto di Jennie”, quest’ultimo manifesto è riportato nella copertina del Catalogo, con il tenero bacio di Joseph Cotten sulla guancia di Jennifer Jones, per l’occasione evanescente rispetto alla sensualità prorompente di “Duello al sole” e “Ruby fiore selvaggio”. Restano impressi il viso incantevole e il florido busto di una splendida Gina Lollobrigida in “La donna più bella del mondo” e la figura imponente di un fiero Victor Mature in “Zarah Khan”.
Da Cesselon ad Anselmo Ballester, vero “mostro sacro”: inizia a dipingere bozzetti per il cinema appena diciassettenne, continua per 50 anni divenendo, sono sempre parole di Marinozzi, “l’esempio artistico più alto per tutti gli altri cartellonisti”, siamo al vertice universalmente riconosciuto. Punta sull’espressione dei personaggi come riflesso dei sentimenti mossi dalla trama, usa colori forti associati a tinte scure a sottolineare la drammaticità della vicenda soprattutto per il cinema americano.
Ritroviamo l’atmosfera infuocata di “Ombre rosse” e “Fronte del porto”, il vortice nero di “Io ti salverò” e il forte abbraccio di “Tom Dooley”. Nel cinema italiano i suoi bozzetti ci riportano ai film popolari strappalacrime, come “La sepolta viva” e “La cieca di Sorrento”, “La nemica” e “Il padrone delle ferriere”. Il volto drammatico di Anna Magnani di “Roma città aperta” e la figura delicata di Michele Morgan di “Senza domani” concludono la sua galleria di figure intense.
Il rosso colpisce in alcuni bozzetti di Ermanno (Piero) Iaia, vincitore nel 1956 di un premio internazionale della Metro Goldwin Mayer, illustratore di libri e riviste, copertine di dischi e figurine. Vediamo questo colore brillante nel mantello del maestoso Charlton Heston sul terreno roccioso di “I dieci Comandamenti” e nello sfondo corrusco di “I compagni”; che diventa infuocato in “Giù la testa” e chiude come in una gogna la testa di Burt Lancaster in “Novecento”.
Sfuma nell’arancio lo sfondo di “Sedotta e abbandonata” con un affollarsi di teste angoscianti dietro la morbida figura della Sandrelli. Ma ci sono anche i verdi di “La Grande guerra” e “La parmigiana”, “La voglia matta” e “Una breve vacanza”, e poi l’immagine cult di “Il Padrino”. Suo il ragazzo in corsa la cui figura viene moltiplicata come nel celebre dipinto di Balla “Bambina che corre sul balcone”, ma qui le repliche dei fotogrammi più che dinamismo esprimono dissolvenza, via via più sbiadite fino a sfumare nel nulla, è il film “Il sole anche di notte” dei fratelli Taviani.
Arnaldo Putzu con Ugo Tognazzi in “La vita agra”, regia Carlo Lizzani, 1964
Arnaldo Putzu è passato al cartellonismo cinematografico come grande ritrattista, furono inizialmente le tipografie che frequentava a promuoverlo presso i produttori. Punta sulle scenette piuttosto che sui singoli anche se poi richiama l’attenzione sui protagonisti: lo vediamo nel bacio in primo piano di “Addio alle armi” e nella “passeggiata” di Marisa Allasio di “Poveri ma belli”, che ricorda quella famosa di Marilyn Monroe in “Niagara” tre anni prima; ritroviamo la Allasio in primo piano su un fondale di scenette esotiche in “Maruzzella”. Spiccano la prorompente Sophia Loren di “Ieri, oggi, domani” e il volto dall’espressione disincantata di Ugo Tognazzi in “La vita agra”.
Il cinema americano è ben rappresentato dalla figura di Yul Brynner che spicca su un fondale arancio di teste e di girasoli in “Il romanzo di un ladro di cavalli”, e dalla grande testa nera su un fondo più intenso del precedente in “Io sono il più grande”.
Di Otello Mauro Innocenti (Maro) va ricordato che fu disegnatore ufficiale della Titanus per film dalla “Ciociara” a “Rocco e i suoi fratelli”, da “Il sorpasso” a “Il giardino dei Finzi Contini”. Vediamo esposto lo splendido bozzetto di “La prima notte di quiete”, su fondo nero la figura del protagonista Alain Delon diventa un cielo azzurro, immagine di intensità straordinaria; in “I nuovi mostri” lo sfondo è bianco, nera è la figura di Alberto Sordi irridente con quattro gambe, intorno le teste dei coprotagonisti.
E’ anche il cartellonista dei film “musicarelli” e di quelli di Franchi e Ingrassia, di “I vichinghi” e “Detenuto in attesa di giudizio”, “L’armata Brancaleone” e “I magliari”, tante sono le corde del suo arco.
Una tecnica fortemente espressiva quella di Ercole Brini, che nel 1953 riceve il premio di miglior pittore cinematografico dell’anno. Comincia con il cinema neorealista ma sarà molto attivo anche nel cinema americano. Grande capacità di sintesi, esemplare l’immagine di “Bellissima” che riassume l’intera vicenda negli occhi della Magnani mentre stringe a sé la sua bambina.
Uso dell’arancione in “Ben Hur” del quale è divenuta una pietra miliare l’immagine scolpita del titolo, e in “La collina del disonore”, mentre con “Una rosa per tutti” sceglie la seducente figura femminile in primo piano. E che dire di “La caccia” e “Quel treno per Yuma”, “La collina del disonore” e “La notte”?
Otello Mauro Innocenti (Maro) con Alain Delon in “La prima notte di quiete”, regia Valerio Zurlini, 1972
De Seta e Simeoni, Giuliano e Lorenzo Nistri, Mos e Picchioni
Enrico De Seta è stato innanzitutto illustratore satirico, ha fatto parte della redazione di “Marc’Aurelio” e di “Il Travaso delle Idee”; per questo abbondano le immagini umoristiche, da “Gli zitelloni” a “La congiuntura” di Ettore Scola. Il suo campo d’azione spazia poi dalle figure serene di “I vitelloni” e “Fortunella” a quelle altamente drammatiche di “Uragano sul Po” e “Il brigante Musolino”.
Il cinema americano è presente con un cartellone nel cartellone, l’immagine di Spencer Tracy in “L’ultimo hurrà”. Un presidente anche nei bozzetti del figlio Bob, “Quei quattro giorni di novembre”, con John Kennedy dietro la bandiera americana macchiata del suo sangue.
Particolarmente ricca l’iconografia bozzettistica di Alessandro Simeoni, sia nella scala cromatica sia nella cifra stilistica, dal figurativo all’astrattismo e alla pop art. Le sue scenette sono popolate e movimentate, fondi scuri da cui spiccano le immagini. Così “La dolce vita”, il monumentale manifesto divenuto prezioso, e “La notte brava”, i due bozzetti di “Accattone” insieme a “Il bell’Antonio” per l’Italia; “Splendore nell’erba” e “I tre volti della paura” per il cinema americano.
Tra gli italiani anche le serie sulla violenza urbana come “Roma a mano armata”e “Squadra volante” e i delicati “I girasoli” con i protagonisti distesi nel mare di fiori e “Per grazia ricevuta” come un collage di immagini votive, mentre “La morte cammina coi tacchi alti” ha una sequenza di immagini surreali dall’espressione allucinata alla “Munch”che via via si schiacciano al suolo.
Giuliano Nistri, grande illustratore e disegnatore anche satirico, dalla “Tribuna illustrata” al “Travaso delle Idee”,collabora con la Rko e la Lux. Rende l’atmosfera del film fissando un’emozione: così “I vitelloni” in due bozzetti molto diversi, uno il pontile con le piccole sagome nere sul fondale della gigantesca testa rossa di Sordi, l’altro con gli sfaccendati al caffè immersi in un’atmosfera resa crepuscolare dal celeste dello sfondo e del pavimento.
In “La strada” una scena violenta in primo piano contrasta con il grande viso della Masina clown sullo sfondo; così in “Zorba il greco” dove dietro i due che lottano c’è la grande testa di Antony Quinn. E’ in primo piano invece l’intenso abbraccio di”Gli indifferenti”, intrigante ossimoro con il titolo, mentre lo slancio interiore in “Summit” è nelle due figure accostate prima dell’abbraccio.
Lorenzo (Enzo) Nistri, un autodidatta che si ispira prima a Ballester, Martinati e Capitani, poi è attirato dalla modernità di Brini, collabora con alcuni dei maggiori registi, Germi, Rosi e Visconti. Lavora anche nella grafica pubblicitaria e nell’editoria come autore di copertine di libri.
Usa tinte forti per film intensi del cinema americano, da “Notorius” a “Lo spaccone”, “La donna che visse due volte” e “Intrigo internazionale”. Colpisce il bozzetto di “La dolce ala della giovinezza” – dove ritroviamo in primo piano Paul Newman già visto nel bozzetto di “Lo spaccone” – per l’intensità dell’abbraccio, e quello di “Va e uccidi” per il contrasto delle tre figure, la ragazza allucinata in primo piano, l’uomo in piedi con la pistola e il grande viso rosso fuoco che occupa l’intero fondale. Tutt’altro clima, naturalmente, in “Pane, amore e…” e “Colazione da Tiffany”, chiari e sereni. C’è poi la galleria di ritratti inediti di grandi dive: Audrey Hepburn in due versioni, una sofisticata l’altra sportiva, Marilyn Monroe, Claudia Cardinale e Sophia Loren.
Di Mario De Berardinis (Mos) va ricordata la naturale propensione per l’illustrazione e la passione per il cinema: scattata la scintilla tra i due poli eccolo a Roma ispirarsi a Ciriello e a Gasparri, di quest’ultimo frequenta lo studio grafico. E’ stato un protagonista della cartellonistica italiana e internazionale, con diverse firme, dal nome intero alle iniziali fino a Mos e Almos.
Nei suoi bozzetti emergono tratti calligrafici con tinte e sfondi chiari come in “Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica” e “Roma bene”; e toni intensi in “Il giorno della civetta” e “La stanza del vescovo”, con il rosso e il nero a marcarne l’atmosfera.
Sfondi chiari e anche intensi in Franco Picchioni (P. Franco),, grafico pubblicitario attivo nel mondo editoriale come illustratore fino ad entrare nello Studio Paradiso e quindi nel mondo del cinema dove incontra Casaro cartellonista in ascesa. Unisce l’abilità ritrattistica negli intensi primi piani alla cura dell’ambientazione documentandosi con metodo e rigore.
I bozzetti in mostra vanno da un forte primo piano di Clark Gable in “Mogambo”, con a lato il bel viso di Ava Gardner, all’inusuale panoramica della partita di calcio in “Il profeta del goal”, passando per le immagini vigorose di “Gi invasori” e “Perseo l’invincibile”.
Una latitudine espressiva e compositiva quanto mai vasta, in questo come nella gran parte dei pittori cartellonisti. Diventa sconfinata nella galleria che presenta le loro opere: non è terminata, continua prossimamente per dare nuovi e sempre emozionanti stimoli alla nostra memoria.
Info
Montecosaro (Macerata), Palazzo Marinozzi a Porta San Lorenzo, visite guidate su Appuntamento. Infoline 0733.229164. museo@ cinemaapennello.it; www. cinemaapennello.it. Catalogo “Cinema a Pennello. Un bozzetto di storia”, di Paolo Marinozzi, edito dal “Centro del Collezionismo”, Montecosaro, giugno 2011, formato 24×28 cm, pp. 304 su carta patinata a colori; dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo. Il primo articolo sull’impostazione della mostra e la sua genesi è uscito in questo sito il 15 novembre 2012, con i bozzetti di 4 artisti che fanno parte dell’odierno excursus: Casaro e Ballester, Brini ed Ermanno (Piero) Iaia, per i film “Nell’anno del Signore” e “Fronte del porto”, “Bellissima” e “I dieci Comandamenti”, con protagonisti rispettivamente Claudia Cardinale e Marlon Brando, Anna Magnani e Charlton Heston. Il 19 novembre uscirà l’articolo conclusivo con altre 4 immagini: in apertura, il bozzetto di Ciriello per “Sentieri selvaggi” con John Wayne e una straordinaria carica di indiani. poi bozzetti di Campeggi con Doris Day, Manfredo con Laurence Olivier e Gasparri con Gian Maria Volontè.
Foto
Le immagini sono tratte dal Catalogo, si ringrazia l’autore Marinozzi con l’Editore e i titolari dei diritti per l’opportunità offerta. In apertura, Angelo Cesselon con Gina Lollobrigida in “La donna più bella del mondo”, regia Leonard e Pierotti, 1955; seguono Arnaldo Putzu con Ugo Tognazzi in “La vita agra”, regia Carlo Lizzani, 1964, e Otello Mauro Innocenti (Maro) con Alain Delon in “La prima notte di quiete”, regia Valerio Zurlini, 1972; in chiusura, Alessandro Simeoni con Franco Citti in “Accattone”, regia Pier Paolo Pasolini, 1961. Abbiamo scelto quest’immagine conclusiva in omaggio al poeta, scrittore e grande regista di film coraggiosi e innovativi scomparso tragicamente nel 1975 sul quale è in corso a Roma, al Palazzo Incontro, una mostra celebrativa attraverso le interpretazioni date da 22 artisti contemporanei ad 11 sue poesie selezionate, di forte impegno civile. La mostra dal titolo “PPP: Una polemica inversa. Omaggio a Pier Paolo Pasolini” sarà aperta fino al 23 dicembre 2012, ne raccontiamo la visita in due articoli usciti su questo sito l’11 e 16 novembre 2012.
Alessandro Simeoni con Franco Citti in “Accattone”, regia Pier Paolo Pasolini, 1961