di Romano Maria Levante
La mostra romana del pittore napoletano Antonio Sannino al Vittoriano dal 15 novembre al 9 dicembre 2012 presenta 20 grandi quadri con il titolo intrigante “Undressed”, città e natura spogliate della presenza umana e riportate alla loro essenza archetipa per rivelarne il fascino nascosto dal movimento e dal rumore. E’ stata realizzata da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, e curata da Maria Cristina Bettini, Il Catalogo è di Gangemi Editore.
“Undressed I (Roma)”
“Paesaggi dell’anima” li definisce Alessandro Nicosia, perché “nulla è contaminato dalla piccolezza del quotidiano, tutto è sublimato in un flusso costante e diretto tra l’anima e la tela”. E nell’aspetto visivo “un’esplosione cromatica, un senso della natura vibrante dalla risonanza antica ma, allo stesso tempo, dalla valenza modernissima”. Vittorio Sgarbi ne parla così: “Un colore puro, caldo, senza il tormento del dubbio. Estasi cromatiche, immersioni nel paesaggio sembrano essere una prerogativa di una ricerca non compromessa, guidata dall’istinto della pittura… E’ un’euforia di testa, razionale, che tiene lontano l’istinto”. Istinto della pittura sì, istinto nell’ispirazione no, trattandosi di euforia razionale?
Al dilemma delle parole di Sgarbi sembrano rispondere quelle che lo stesso artista pone a sigillo della mostra: “Parto da una visione onirica dell’elemento della natura che vorrei rappresentare, il colore mi è suggerito da un’emozione visiva. Il tratto quasi sempre da un atto istintivo”. Sogno più che istinto nell’ispirazione, emozione nella scelta cromatica, istinto nel tratto pittorico. Il risultato? “Felice il segno, felice il colore”, conclude Sgarbi con un ossimoro parlando di “libertà e ordine nella visione”: in realtà i due elementi apparentemente contraddittori come l’istinto e la razionalità trovano la loro sintesi nell’origine onirica ed emozionale.
L’energia e gli elementi primordiali fino all’atmosfera metafisica
L’artista li riassume in un fattore che li ricomprende tutti, l’energia. Ce ne ha parlato lui stesso alla presentazione: “La capto nei miei viaggi, la accumulo e torno carico e pronto a riversarla nella pittura”. E’ un napoletano che ha girato il mondo, è vissuto a lungo in Gran Bretagna e ha visitato le grandi città da New York a Tokio, da Parigi a Madrid sempre alla ricerca dell’ispirazione che per lui consiste nell’immagazzinare energia.
Nel trasferire sulla tela le sue emozioni ricorre agli elementi primordiali perché la tecnica sia coerente con l’ispirazione.
Il primo problema, quello di “rendere la natura la più dinamica possibile”, lo affronta predisponendo un supporto a base di gesso sul quale con un pennello grande crea forme geometriche, come cerchi e sinusoidi, che si intersecano con giochi di colore che, nel dipingere la natura, richiamano il sole. “Questi raggi di sole vicini al ‘fuoco’ hanno da sempre catturato la mia attenzione”, rivela.
E poi l'”acqua”: la trasparenza e il colore “donano all’opera una percezione di purezza estremamente vitale, lasciando negli occhi dello spettatore uno specchio di vita incontaminata”.
Sugli altri due elementi primordiali ecco cosa scrive. La “terra”: “Vivo sulla terra e dipingo ciò che vive su di essa”. L'”aria”: “Io dipingo ciò che respiro”.
Sono altrettanti sigilli alla sua arte che si riferiscono innanzitutto alla natura, alla quale ha dedicato i 30 dipinti di “Naturae Res” esposti nella personale del 2010 al Museo Castel Nuovo di Napoli. La natura è presente anche nell’attuale mostra in inquadrature insolite che ne scavano l’essenza: il mare attraverso la trasparenza con i raggi che penetrano scoprendo i fondali, gli alberi nel loro intrico vitale. La luce, il colore e i riflessi del cielo sottolineano gli elementi essenziali, il paesaggio è “undressed”, svestito dalle aggiunte che potrebbero distrarre.
Concetto fondante, questo, della sua visione artistica, ancora più evidente nei dipinti sulle città, che rappresentano la novità di questa mostra con circa 20 grandi tele. Le città sono soffocate dal traffico e da tante altre presenze invasive, comprese quelle umane, che impediscono di coglierne l’essenza, spesso di riconoscerne l’identità sommersa dall’omologazione; vederle “undressed”, spogliate di tutto questo, è come tornare alle origini negli elementi costitutivi. E’ un’operazione più complessa di quella operata con il paesaggio perché le immissioni e sovrapposizioni di elementi estranei, dai veicoli alla gente, sono connaturate con l’abitato e la vita cittadina da sembrare inscindibili.
Sannino riesce a scinderle raggiungendo un risultato che definiremmo “metafisico” anche se la sua è una rappresentazione urbana lontanissima dalle piazze di de Chirico. Aleggia, però, un’atmosfera simile, “avere l’illusione di lasciare tutto così com’è; di fermare il tempo ed aspettare”, in modo da “temporeggiare e riappropriarsi”, ce lo dice lui stesso, di quanto sentiamo estraneo per le adulterazioni che ha subito e alle quali l’artista non si rassegna. L’opposto della “Pop Art” che si arrendeva al consumismo e alle sue degenerazioni celebrandole, non solo nella forma ma anche nei contenuti. C’è una forte base culturale di chi risale alla storia degli insediamenti per rappresentarla incorporata nelle pietre dei muri e nel selciato delle strade, nelle strutture dei ponti e delle stazioni.
“Undressed 5 (Napoli Via Nilo)”
Le tre città “undressed” come metafora dell’esistenza
Le città che ci presenta sono tre, che lo hanno colpito per motivi diversi. Roma, New York e Napoli. Ce ne parla direttamente accennando anche a Tokyo, “dove c’è molto rispetto per l’artista, ma è una città in un paese stressato”, e cita come esempio i centri commerciali fantasmagorici e alienanti.
Invece Roma “è terapeutica, si avverte l’energia nelle sue pietre, è una città ricca di storia e intrisa d’energia”, cita Trastevere e Campo de’ Fiori come esempio positivo dopo la citazione negativa dei “megastore” giapponesi. E chi può apprezzarla meglio di lui che viaggia per immagazzinare l’energia da tradurre sulla tela? Scrive che a Roma “un giorno non è mai uguale all’altro, richiami sacri e profani echeggiano nell’aria e ti attraversano come dolci melodie”. Si badi bene, “ti attraversano”, come le onde invisibili emanate da un campo magnetico, penetrano corpo e anima.
Napoli “è una miscellanea di suoni e di colori”, altro campo magnetico di energia pura per l’udito e la vista, ma non solo; è “misteriosa, esoterica”, sede di popolazioni diverse ha accumulato strati multiculturali e multietnici che le danno una storia e una vitalità ricca e speciale. Ad essa dedica parole da innamorato, forse tradito, di qui qualche amarezza: “La mia città, intrigante, martoriata, scucita e ricucita, fatta di miele e sale, nutrice di poteri occulti, bella da suscitare l’interesse di Re e Imperatori, madre generosa di artisti di ogni genere, ma avara con i suoi stessi figli”.
Mentre New York è una metropoli senza storia, ma non è povera di sensazioni, tutt’altro: emana energia il suo “mondo frenetico e del tutto nuovo” che ha un impatto molto forte sul visitatore. Ci racconta la sua emozione dinanzi ai grattacieli di Manhattan, “vorresti volare per toccare con mano quei giganti, non si godono dal basso ma occorre dominarli dal grattacielo più elevato con una vista mozzafiato”. Ricordiamo la nostra emozione la prima volta, calamitati come eravamo dal basso a guardare con il naso all’insu le cime che si inseguivano vertiginose nel cielo in una sorta di gara.
Quale significato comune si può ricavare dalla rappresentazione di queste tre città così diverse alla ricerca degli elementi primordiali, da quelli naturali fuoco e terra, acqua e aria, a quelli più direttamente inerenti ai singoli soggetti? Nicosia vi vede “metafore dell’esistenza in cui ognuno di noi è calato quasi senza rendersene conto”. I dipinti dell’artista “costruiscono paesaggi urbani privi della presenza dell’uomo, ‘undressed’, appunto, denudati, nella loro universale quotidianità, spogliati dell’esistenza di macchine, pedoni, oggetti, autobus, per assurgere ad una dimensione assoluta, globale, nella quale la struttura del quadro è scarnificata e diviene ‘essenziale'”.
Di “metafore esistenziali” parla anche Angelo Calabrese, le vede “dipinte come visioni di impatto ed ebbrezze sospese, fervori sentimentali, ansie di quiete”. E descrive così l’impatto su ognuno di noi cui si riferisce Nicosia: “Sa cogliere passioni raggianti e respiri desiderati per sempre o per un attimo. Ci dona visioni che sono nostre, per appartenenza, nei momenti di associazioni di idee”.
Non resta che passare alla visita alla mostra per verificare come questo emerga dai dipinti esposti.
“Undressed 8 (Manhattan evening)”
I venti grandi dipinti “undressed” e la sinfonia della natura
La metafora esistenziale calza in modo speciale nei dipinti sulle tre città, viste in scorci insoliti e con un impasto materico nello stesso tempo corposo e trasparente; le sue pennellate sembrano grevi ma rivelano una sorta di luce interna che le fa divenire impalpabili alla vista. C’è la luminosità data dalla trasparenza e insieme l’ombrosità data dalla pesantezza materica, un magico ossimoro visivo.
Di Roma due immagini molto diverse, Undressed I (Roma) una visione dall’alto dei tetti della città con le sue presenze monumentali e Undressed 5 (Roma Termini) dal basso con la fuga di binari della Stazione Termini.
Su Napoli visioni più ravvicinate delle pietre considerate quali accumulatori di energia dall’artista: Da “Undressed 14 (Napoli Palazzo Carafa)” con un primissimo piano dell’angolo smussato con rinforzi di ferro a “Undressed 15 (Napoli Via Nilo)”la parete di pietre in una suggestiva fuga prospettica. Il primo piano al selciato in “Undressed 16 (Napoli Porto San Giovanni)” con sullo sfondo le strutture portuali, e in “Undressed 17 (Napoli street seen)”, una strada con alti palazzi ai lati che quasi convergono nella prospettiva.
Una inquadratura che richiama quella dell’ultimo dipinto apre la carrellata su New York, “Undressed 6 (Manhattan)” i grandi edifici ai lati sono maggiormente delineati nella loro consistenza, mentre in “Undressed 10 (Harlem) , “Undressed 13 (Soho)” e “Undressed 11 (Rainy Day)““in primo piano torna il selciato con i muri ai alti più o meno delineati e sfumati; anche qui una composizione con delle strutture ma ravvicinate,“Undressed 9 (Towards Brooklyn)”). Con Undressed 7 (N.Y.C.) l’artista presenta un panorama newyorkese dall’alto a somiglianza di quello romano, in entrambi un’arteria centrale taglia come una fenditura l’agglomerato, in quello americano si intravedono dei grandi edifici, ma non i grattacieli. Che sono in evidenza in “Undressed 8 (Manhattan evening)”, sono in primo piano sulla sinistra nella baia in cui si intravede Ellis Island con la Statua della Libertà, è una visione dall’alto, come dall’ Empire State Building. Infine “Undressed 12 (Sunset)” e “Undressed 18 (Early morning)” ci riportano alla natura che però non sfugge al grigiore materico che dà alle visioni cittadine l’atmosfera di sospensione e di attesa.
La natura esplode nella sua trasparenza cristallina e nei suoi colori in “Undressed 3 (Capri)”, e in “Undressed 4 (Positano)”, un risarcimento per la terra di Napoli del grigiore nelle immagini cittadine: dal colore dorato dei riflessi del sole (il “fuoco” di cui si è detto), al verde e blu traslucido dell'”acqua”, fino al gioco di luce e di viluppi dell’albero trafitto dai raggi del sole nelle foglie e negli arbusti, la “terra” con l'”aria” che si sente circolare come una brezza. Poi un’escursione con “Undressed 2 (Isola di Malta)” nella simbiosi tra acqua, rocce e vegetazione marina.
Nell’altra serie “Wet” non presente in mostra ma ben rappresentata nel bel Catalogo della Gangemi, l’esplorazione nelle acque del mare delle simbiosi naturali è resa da 17 dipinti dal cromatismo delicato e insieme intenso che riesce ad esprimere colori decisi e trasparenze impalpabili con una ispirazione profonda unita a una tecnica sopraffina utilizzata con maestria. Sono immagini che assumono un valore liberatorio tanto più dopo il grigiore sospeso della metafisica cittadina. Di questa serie “bagnata” dall’acqua, vogliamo sottolineare l’ultimo, il “Wet 17” per il tocco impressionistico che riporta alla ninfee di Monet.
La natura è fata anche di piante, il catalogo ne dà conto nella serie “Shot”, 14 opere, il “colpo” dopo il “bagnato” è forte, soprattutto nei colori che diventano decisi: i gialli squillanti e i rossi brillanti, i verdi e i viola di foglie nelle diverse stagioni e di arbusti, tronchi e sottobosco in una visione d’insieme fantasmagorica, una vera e propria “sinfonia della natura”. Era questo il titolo della mostra dedicata al tema per gli impressionisti nello stesso Vittoriano, che ha riferito alla natura anche la mostra su van Gogh; al Palazzo Esposizioni lo si è fatto per de Chirico. Il tutto è avvenuto nel 2010. Con i suoi dipinti intensi e spettacolari Sannino si iscrive con merito a questo club prestigioso.
Una conclusione si può trarre considerando anche le opere sulla natura non presenti in mostra, a parte quelle su Capri, Positano e Malta. L’effetto liberatorio c’è anche nell’artista, l’energia delle pietre captata nelle città la ritrasmette con l’impasto materico e cromatico loro proprio, che mantiene una certa pesantezza pur alleggerita dal tratto e da una certa trasparenza. Mentre l’energia della natura esplode nei colori e anche nelle forme in una vera sinfonia che ne esprime l’anima.
Perciò concordiamo con Barbara Genio che scrive: “Nella trama pittorica di Sannino c’è la magia del tempo che attraversa l’arte. L’arte sa dove vuole andare, ma se ne sente sempre la sua anima”.
Info
Complesso del Vittoriano, Sala Giubileo, lato Fori Imperiali, Via S. Pietro in Carcere – Roma. Tutti i giorni, compresi domenica e lunedì, ore 9,30-19,30. Ingresso gratuito. Tel. 06.6780664. http://www.antoniosannino.it/ Catalogo della mostra: “Antonio Sannino. Undressed”, Gangemi Editore, luglio 2012, pp.160, formato 24×30 cm.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante al Vittoriano, alla presentazione della mostra, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Un ringraziamento particolare all’artista Antonio Sannino che ha accettato di posare per noi davanti a un suo dipinto. In apertura “Undressed I (Roma)”, 200×250 cm; seguono “Undressed 5 (Napoli Via Nilo)”, 90×150 cm e “Undressed 8 (Manhattan evening)”, 150×180 cm; in chiusura “Undressed 4 (Positano), 200×450 cm, con al lato l’artista.
“Undressed 4 (Positano), a sin. l’artista