di Romano Maria Levante
Siamo tornati alla galleria “RvB Arts” in via delle Zoccolette 28 a Roma, con l’“Antiquariato valligiano” in via Giulia 193, per una nuova mostra dell’“Accessible Art” dopo le due di maggio e novembre 2012 di cui abbiamo dato conto di recente: “Christmas Collection” si intitola la mostra natalizia aperta dal 6 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013. Può risultare una tappa interessante per tutti negli itinerari delle festività che vanno dallo shopping ai presepi alle mostre d’arte; questa è una mostra speciale che può fornire idee e soluzioni inattese per fare regali artistici a complemento dell’arredamento a se stessi o ad altri, comunque è piacevole visitarla per la sua qualità intrinseca.
Janice James, “Tribal Head: Surma”
Anche questa volta l’impegno appassionato e la competenza diMichele von Burenhanno colto nel segno, anzi possiamo dire che ci sono stati notevoli passi avanti. Innanzitutto da 3 artisti per mostra si è passati a una collettiva di 13 espositori; inoltre, aspetto di particolare interesse, vi è un notevole assortimento di tecniche e materiali utilizzati, sempre nell’ottica speciale dell’“Accessible Art” intesa nei due sensi: la possibilità di inserire le opere in una normale abitazione e la sostenibilità economica della spesa.
Le opere esposte sono tutte corredate dal prezzo e, tranne che per due o tre, si sta entro i 700 euro, con occasioni speciali sotto i 100 euro: quotazioni accessibili anche in periodo di crisi tenendo conto del livello artistico, della versatilità tecnica e del fatto che possono validamente coniugarsi a scelte di arredamento nella stessa galleria. Le opere sono inserite nell’ambiente come possibile complemento a pezzi di antiquariato anch’essi accessibili, cosa che differenzia la mostra dalle esposizioni d’arte estranee alla dimensione domestica qui molto curata.
Abbiamo avuto la sorpresa di sapere che è stata venduta la grande scultura di Deli con la quale abbiamo aperto il servizio sulla mostra precedente, e di conoscere l’acquirente: l'”Accessible Art” ha superato dunque la dura prova delle difficoltà del mercato anche con un’opera così impegnativa.
I tre espositori delle mostre precedenti
Alessio Deli espone questa volta piccole sculture molto curate, sempre con materiali poveri di risulta che riesce a nobilitare con il tocco dell’arte:vediamo due piccole teste, “Mask I” e “Mask II”, di gesso, ferro e simili e “Warrior”, grande testa in ossido di rame, cemento e legno, la quotazione ovviamente sale; fino al “Bozzetto di ‘Summer'” in terracotta, bronzo e legno e “Robin”, piccola deliziosa composizione che suscita tenerezza, con l’uccellino appollaiato sopra un contenitore di ferro aperto sul davanti dove ha posto il nido: l’artista ci dice che è una cassetta per le munizioni acquistata al mercatino romano di Porta Portese, lo colleghiamo ai mitra della precedente esposizione fatti di materiali poveri come i malcapitati soldati che li impugnavano per una guerra non loro, questa volta il nido dell’uccellino fa nascere la vita dove si annida la morte, una variante artistica del “mettete i fiori nei vostri cannoni” di grande valore simbolico. Chiude la piccola “personale” il “Gabbiano”, appollaiato sopra un alto mobile di antiquariato. Michele ci dice che farà un’iniziativa con diecine di queste sculture, ormai un sigillo dell’artista; ripensiamo ai gabbiani della terrazza del Vittoriano con il Colosseo sullo sfondo e cerchiamo di immaginare l’incontro con i volatili veri, chissà se questi avrebbero verso i loro cloni artistici creati da Deli la stessa confidenza che mostrano con i visitatori nella balconata dalla vista mozzafiato su Roma!
Oltre a Deli ritroviamo, della prima mostra, Christina Thwaites, con la grande tela 165×220 cm “Mixed Hockey Team”, 11 componenti la squadra, uomini e donne in piedi e accosciati, solo i visi e le braccia e gambe della prima fila immersi nel bianco. Poi le figure, in inchiostro e acrilico su tela, di “Colette III” e “On a swing”, con la bambina sull’altalena: chiari e scuri su immagini diafane o marcate con alcuni tratti tra l’assorto e l’inquietante. La ritroviamo nell’altra sala con “Funny faces”, 16 ritratti in tecnica mista addirittura su carta vetrata, che conferisce una ruvidezza molto espressiva ai visi forti e intensi; e nel vicino “Antiquariato Valligiano” di via Giulia, collegato con la galleria “RvB Arts”, con un dipinto spettacolare di grandi dimensioni, 8 “Postmen” americani nella divisa a righe quasi da carcerati con le cartelle della posta a tracolla. Ricordiamo che l’artista si ispira agli album di famiglia, ma la sua biografia è tutt’altro che casalinga: nata a Sheffield, dopo gli studi ad Edimburgo si è perfezionata in Italia, è stata residente al Kanal 10 Guest Studio di Amsterdam dove ha esposto alla Dokhuis Galerie ed ha partecipato a un workshop internazionale in Palestina; a Roma prima di “RvB Arts” una collettiva al Palazzo Esposizioni e una mostra al Macro.
L’altra conoscenza, dalla mostra precedente, è Luca Zarattini, che proviene dall’Accademia delle Belle Arti di Bologna. Questa volta espone un’opera in tecnica mista su tavola, tre esemplari diversi sotto il titolo “# 1”, una tappa della sua sperimentazione su materiali moderni con i quali realizza composizioni classiche, alla ricerca di un ponte tra presente e passato. Sono volti sbozzati come bassorilievi lignei, espressivi pur senza occhi e fattezze, e portano a interrogarsi sui significati e sui sentimenti che possono celarsi nell’assenza di lineamenti dietro la quale si avverte però la persona.
Roberto Fantini, dall’alto “Tornare a sognare” e “Cadeaux”, “Robe Orange” e “Silenzio”, “Due bambine”
Le due artiste straniere
Il respiro internazionale della mostra, oltre che dal raggio d’attività di alcuni degli altri artisti espositori, è assicurato da due presenze prestigiose che operano con forme e contenuti diversissimi.
La gallese Janice James con la scultura “Tribal Head: Surma” declina un tema arcaico in una preziosa ceramica Raku di 46 cm, artisticamente screpolata. E’ un evento perché viene presentata per la prima volta in Italia in esclusiva da “RvB Arts”: l’artista nell’ultimo decennio ha partecipato a una trentina di mostre in Inghilterra e nel Galles, nel 2012 a Milano e Roma con “RvB Arts”. Il ciclo delle “Tribal Heads” completa la sua ricerca di fondere il disegno con la forma scultorea, e non è poco considerando che si ispira alla scultura classica, in particolare a quella in pietra, e anche alle opere essenziali di Modigliani e a quelle molto decorative di Klimt.
C’è anche la sudcoreana Hyun Sook Lee: studi nel suo paese e formazione artistica in Italia dove ha esposto fin dal 1994, tra le altre mostre cui ha partecipato la “Biennale di Arte Internazionale di Roma” nel 2006; l’anno successivo ha realizzato una scenografia teatrale per Zeffirelli. L’apporto di una diversa cultura emerge dalle sue opere in tecnica mista su tessuto antico, come la tradizione che le ispira: taglia la tela e la ricuce con fili colorati che compongono forme arcaiche ma allusive a sensazioni e pulsioni quanto mai attuali. Ne sono esposte 3, intitolate “Wave”, un’onda cromatica con intarsi di pezzi di tessuto dai forti contrasti, nero e rosso, verde e grigio, le cuciture bene in evidenza. Per meglio apprezzarle vanno considerate nell’ambito del vasto ciclo di opere con gli stessi mezzi espressivi, denominate “Cicatrici”, identificate soltanto da un numero romano, in cui il titolo esprime il contenuto: sono le ferite che si ricompongono in un unico percorso in “L’albero della vita”, una successione di lacerazioni rimarginate nel lungo cammino nel magma esistenziale. Le cicatrici diventano forme di vita elementari in “La Genesi”, una predestinazione al dolore, mentre nell’“Origine della vita” hanno una forma inequivocabile, la porta dell’esistenza da cui tutti passano per venire alla luce e per l’atto del concepimento. Nell’interpretare le tre piccole tele intessute esposte in mostra va tenuto conto di questo più ampio contesto di stile e di contenuti.
Gli altri otto italiani, cinque artisti e tre artiste
Ci attirano le figurette alla parete di Roberto Fantini, tecnica mista su tela, con titoli accattivanti: “Tornare a sognare” e “Cadeaux”, “Robe Orange” e “Silenzio”, “Due bambine” e “Ho sonno”. Le sagome delle bambine con la gonnellina a campana in un cromatismo semplice ed essenziale come la forma, ci hanno fatto pensare a un “naif” adulto: lo abbiamo detto allo stesso autore che ci ha indicato le “screpolature” sul fondo di tutti i dipinti da considerare come suo sigillo, e ci ha rivelato di essersi ispirato a fotografie molto particolari di tempi passati e di paesi lontani. Cerchiamo di capirne di più dalla sua biografia di artista molto eclettico, è stato anche ballerino professionista e attore, oltre che pittore e scultore; e veniamo a sapere che ha viaggiato per 14 anni lontano dall’Italia soggiornando a lungo in Asia e in particolare nel Tibet, entrando in contatto con forme di arte primitive. Più che nelle suggestioni dell’infanzia il suo “naif” adulto ha le radici nei richiami primordiali, che lo portano all’essenza nella forma e nel contenuto. Che le “screpolature” siano i segni del tempo come sfondo ammonitore ad immagini spensierate e leggiadre?
Dipinti anch’essi dal cromatismo semplice ed essenziale, pur se molto diversi, quelli di Lorenzo Gasperini, tempera e acrilico su carta nelle 4“Figure in piedi su fondo verde”, la quinta è una “Figura che si piega”, sembrano evanescenti nel bianco latte con ombre grigie ma sono contornate e spiccano sul verde. Su un tavolino, davanti ai dipinti, tre piccole teste scolpite in gesso, “Frammenti” I-II-III, che sembrano l’espressione scultorea dei loro volti; più avanti sculture in resina acrilica e polvere di bronzo “Piccolo Zeus”, 30 cm di forma arcaica verticale alla Giacometti, e “Uomo piegato”, una posizione di equilibrio agile e forte insieme, due opere rimarchevoli. L’autore di queste molteplici espressioni di un’umanità vista da vicino è un artista eclettico, si è specializzato in scultura all’Accademia delle Belle Arti di Roma con il massimo dei voti, sin dal 1994 ha esposto all’estero, all’Emerson College dell’East Sussex in Inghilterra; dal 2001 le sue opere hanno fatto parte dello esposizione permanente dell’Opera Gallery di New York. Delle collettive in Italia citiamo la prima del 1996 all’Ambasciata d’Egitto per la “Rassegna internazionale di arte contemporanea”, l’ultima del 2012 a Roma al Museo Venanzo Crocetti, lo scultore abruzzese autore della porta di San Pietro e del “Giovane Cavaliere della Pace”. Il suo eclettismo non si ferma alle espressioni ora citate, è esposta anche la sua “Sequenza polifonica”, microfusioni con figurine in miniatura in bronzo nel plexiglass, ne vediamo 3 con 6 figure ognuna.
Gianlorenzo Gasperini, 3 sculture “Frammenti I-II-III” sul tavolino, e “Figura che si piega” alla parete
In un’ottica internazionale si pone anche Alvaro Petritoli, laureato al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra, che vive e lavora ad Hastings, ed è impegnato in una continua sperimentazione con materiali tradizionali e tecniche nuove, come i “processi fotografici vittoriani”. Le 6 opere esposte sono in tecnica mista su carta fotografica, le visioni possono sembrare cosmiche o microscopiche, l’infinitamente grande spesso non si distingue dall’infinitamente piccolo, li accomunano le leggi e l’armonia della natura. Per l’artista, comunque, non sono aspetti naturalistici, ma è una “rappresentazione di paesaggi interiori. Chi guarda – sono sue parole – è invitato a trovare un percorso all’interno dell’immagine, attraverso la propria intelligenza e la propria sensibilità”. I titoli sono invitanti: “Dandalion” e “Butterfly”, “Birch Trees” e “Light Bulb and Moths”.
In stampa digitale si cimenta Chiara Caselli, con 3 opere “Senza Titolo”: in due di esse le piante formano un ingresso promettente o, se viste dal basso, uno schermo protettivo con l’idea di apertura, il tutto in forme nette e incisive; nella terza immagine, la pianta isolata si rivela in tutta la sua bellezza con un delicatezza e precisione calligrafica, di tipo giapponese.
Anche Barbara Duran va sul digitale, con elaborazioni di fotogrammi estratte dal film: 25 “Waterframes”, dal cromatismo chiaroscurale quasi marmorizzato. Proviene dall’Accademia delle Belle Arti, con studi anche di tecniche pittoriche alla Scuola d’Arte ornamentali, specializzata in tecniche di animazione per il cinema, ha realizzato dei cortometraggi e ha lavorato nella scenografia del Teatro dell’Opera di Roma. Contribuisce alla proiezione internazionale della mostra il fatto che le sue opere sono nelle collezioni permanenti di due musei in Paraguay, oltre che della Galleria d’Arte Moderna Bellomo a Siracusa.
Si torna agli inchiostri su carta, calligrafici e dalle forme molto particolari, con Lorenzo Bruschini, le cui linee curve come vortici rendono i contenuti forti enunciati nei titoli, che portano ad associazioni di idee immediate: basta dire che nei cartellini delle opere è scritto “Caronte”, “Minotauro”, “Sua cuique persona”, le immagini sono di contorsioni oniriche, e la mente insegue i ricordi. Epoche ben più remote della classicità italica e latina e dei miti sono evocate dalla scultura di Xeno, “Yoni” , due semi ellissi in travertino con una fenditura in un insieme arcaico di tipo totemico, si inserisce perfettamente nella cassapanca su cui è poggiata.
Concludiamo la rapida rassegna con la giovanissima Annalisa Fulvi,che ha bruciato le tappe, laureata all’Accademia Belle Arti di era nel 2011 specializzandosi in pittura, ha vinto subito il premio Arte Giovani di Varese e in successione in questo 2012 è stata invitata come artist-in-residence a Bodrum in Turchia. Delle opere esposte, in tecnica mista su tela, 8 hanno titoli quali “Passaggio” e “Studio”, “Composizione” ed “Etude de la Ville”, le altre 2 “Intersezioni”: questa denominazione esprime appieno la struttura compositiva dominata da linee che si intersecano e si fronteggiano. Su dominanti rosse o viola oppure verdi e celesti con diversi grigi e ocra, queste linee di forza si impongono come intelaiature che reggono la composizione in una solida architettura.
Buon Natale con la “Christmas Collection”
Il commiato da Michele von Buren e dagli autori con cui abbiamo parlato, Deli e Fantini, ci riporta alla realtà della galleria “RvB Arts” impegnata per la passione della titolare in una meritoria quanto difficile battaglia per valorizzare l’arte contemporanea e gli artisti, soprattutto giovani, avvicinando ad essa la sensibilità della gente comune, e soprattutto facendola entrare nelle case di tutti. Con una selezione attenta che la rende “accessibile”, come abbiamo detto, nel costo e nell’adattamento agli ambienti domestici. Il numero di artisti e di opere esposte cresce di mostra in mostra, e anche opere impegnative come la grande scultura di Deli che abbiamo ricordato all’inizio, hanno trovato un estimatore che l’ha accolta nella propria casa facendosi un grande regalo a dispetto della crisi.
Ci auguriamo che tanti si facciano il regalo di Natale di visitare la “Christmas Collection” alla “RvB Arts”, e nella varietà e – torniamo a sottolineare – accessibilità, dell’offerta espositiva possano trovare pure l’occasione e la spinta per farsi o fare per regalo di Natale un’opera d’arte.
Buon Natale, dunque, con la “Christmas Collection” di Michele von Buren.
Info
“RvB Arts”, Roma, via delle Zoccolette 28, presso Ponte Garibaldi, e “Antiquariato Valligiano”, via Giulia 193, dal martedì al sabato, orario negozio; domenica e lunedì chiuso. Aperture speciali nelle festività. Ingresso gratuito. Tel. 06.6869505, cell. 335.1633518; http://www.rvbarts,com/, info@rvbarts.it L’articolo precedente “Accessible Art, un programma innovativo, due mostre per sei artisti”, è stato pubblicato il 21 novembre 2012 con immagini di opere di Deli e Zarattini, Thwaites e Tindàr.
Foto
Le immagini delle opere anche nel loro inserimento ambientale sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra, si ringrazia l’organizzazione, in particolare Michele von Buren, con gli artisti titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, Janice James, “Tribal Head: Surma”; seguono.Roberto Fantini, dall’alto “Tornare a sognare” e “Cadeaux”, “Robe Orange” e “Silenzio”, “Due bambine”, poi Gianlorenzo Gasperini, 3 sculture “Frammenti I-II-III” sul tavolino, e “Figura che si piega” alla parete; in chiusura, Hyun Sook Lee, “Wave”.
Hyun Sook Lee, “Wave”