di Romano Maria Levante
Ai Mercati Traianei c’è stata due anni fa la mostra “Il sogno fotografico di Franco Angeli”, dal 27 maggio al 4 settembre 2011. Ci è sembrato il seguito ideale della carrellata fotografica degli “irripetibili anni ‘60”, perché vi abbiamo trovato il clima e personaggi come Schifano, Castellano e Rotella; e insieme il riflesso della galleria di immagini di Tamara de Lempicka, al posto di Tamara c’eraMarina, anche lei protagonista di un certo mondo da “belle epoque” e icona della moda femminile, con momenti di impegno solidale e ricorrenti stravaganze. La mostra faceva immergere in mondi che si vedevano solo da lontano attraverso la lente mediatica e lì venivano portati in primo piano. Per questo vogliamo ricordarla descrivendo la visita che facemmo allora.
“Ben celata nel lavoro di Franco Angeli si nasconde una macchina del tempo. Solo così si può spiegare il miracolo della immutata freschezza delle sue fantasie colorate. La sua ancora poetica è un’infanzia che non morì mai, di cui Franco Angeli ci ha lasciato in regalo i giocattoli adulti”. Sono parole di Bernardo Bertolucci che ci danno una particolare chiave di lettura della mostra.
E’ significativo che il grande regista cinematografico parli di “fantasie colorate” per immagini in bianco e nero, e di “immutata freschezza” dopo quarant’anni. Il colore si sente nell’atmosfera, e il bianco e nero più che la patina di antico ha le stimmate della foto d’arte, anche se l’arte fotografica oggi si esprime altrettanto nel colore, e lo fa sempre più, tanto che nella mostra “I colori del mondo” al Palazzo Esposizioni veniva rivendicata questa pari dignità. L'”immutata freschezza” era evidente, accentuata dalla prestigiosa “location” della mostra: gli antichi Mercati Traianei dove l’attualità è resa viva dal contrasto con l’ambiente romano antico costellato di reperti storici.
Si tratta di uno spazio espositivo molto particolare, dove le mostre temporanee convivono con la mostra permanente dei reperti della romanità: dalla grande aula a pianoterra, in cui si entra “scortati” da due file di grosse statue acefale ben inserite nel coevo ambiente monumentale, al piano superiore, dove si è accolti da un secondo ordine di arcate e loggiati con tanti ambienti nei quali gli antichi reperti fanno bella mostra di sé. Le fotografie erano raggruppate in blocchi compatti, collocati in sei delle tante sale e salette in un allestimento agile che le inseriva nell’ambiente nel quale erano esposti anche veri abiti “anni ‘60” su manichini, gli stessi di alcune fotografie, spiccava un vestito verde che faceva “pendant” con l’unica fotografia a colori.
Detto questo sull’ambiente, passiamo subito al contenuto: la mostra era praticamente monotematica, e il sogno fotografico di Franco Angeli si può definire un sogno d’amore vissuto in otto anni ruggenti, dal 1967 al 1975, con la sua musa, Marina; e non solo, perché all’intimità sentimentale di tante immagini si univa il carattere cameratesco di altre, dove apparivano gli amici, personaggi che riportavano all’ambiente artistico degli anni ’60 e ‘70. Sì, proprio gli “irripetibili anni ‘60” che abbiamo rievocato con le fotografie esposte nell’omonima mostra pittorica della Fondazione Roma Museo. Di nuovo Rotella e Castellano, Tano Festa e soprattutto Mario Schifano, con loro Franco Angeli condivideva l’amore per la pittura, la fotografia era un hobby.
Alcune immagini nel proprio studio in via dei Prefetti nel cuore di Roma. Per questo è sembrato un seguito della precedente rievocazione, diremmo un blow up, un ingrandimento: è come se dal campo lungo delle riprese da lontano nelle mostre di allora e negli atelier si fosse passati al primo piano della vita personale, con le figure e i volti, più che gli ambienti e le situazioni.
Gli ambienti erano vari, onnipresente Roma dove Franco Angeli era della “Scuola di Piazza del Popolo”, con i pittori e gli altri artisti nonché gli scrittori compagni di conversazione: la galleria “La Tartaruga” di Plinio de Martiis e il Bar Rosati, luogo degli incontri, erano vicinissimi. Tra i frequentatori i già citati Schifano e Mimmo Rotella, Enrico Castellano e Tano Festa, che abbiamo visto nelle foto; inoltre Marco Bellocchio e Laura Betti, Moravia e Pasolini, Gian Maria Volonté e Giosella Fioroni. Diverse immagini riproponevano la vita negli interni degli studi pittorici.
L’ingrandimento che penetra nella vita prendeva le sembianze di Marina, la sua figura e il suo viso riproposti nei luoghi e nelle pose più diverse, sempre affascinanti, come un’icona della bellezza e non solo; tipo Marta Marzotto per Renato Guttuso, e non ce ne voglia chi non è d’accordo sul parallelo. Tutti conoscono Marina, è celebre per i suoi matrimoni dai cognomi nobiliari da Lante della Rovere a Ripa di Meana , e anche per le sue stravaganze, o se si vuole il suo provocatorio anticonformismo e un certo esibizionismo, nel quale rientrano i celebri cappellini, uno calzato alla sbarazzina sovrastava la sua chioma rossa alla presentazione; nella mostra ce n’era un vasto campionario, appesi in un vano oscuro in modo da sembrare un’installazione d’arte contemporanea, le sospensioni aeree non sono infrequenti, da Calder al messicano Morales.
Erano esposti altri articoli personali di allora, grandi borse e minuscole borsette a forma di pesce, gigantesche collane, e non solo, di Marina; più oggetti di un’epoca vicina che sembra lontanissima, a ben guardare la radio Brionvega e il televisore Antares, la macchina da scrivere Olivetti “Lettera 22” e la lampada a pipistrello di Gae Aulenti più quelle molto particolari di Sapper e Magistretti. C’erano i cataloghi delle mostre di Franco Angeli, scomparso nel 1988 a 53 anni. Avena 35 anni quando è stato compagno di Marina per otto anni dopo il divorzio dal marito Lante della Rovere; lei successivamente ha sposato Carlo Ripa di Meana, il quale fu preso dall’irrequietezza e gioia di vivere e di stupire, da cui fu coinvolto senza intaccare minimamente il proprio proverbiale aplomb.
Franco Angeli non era inquadrato in apodittiche credenze, pur nelle sue convinzioni politiche, come uomo era geniale e anticonformista, spregiudicato e sperimentatore, ma anche inquieto e riservato, silenzioso e tenebroso. Nella rivoluzione culturale e di costume degli anni ’60 fu tra i cosiddetti “pittori maledetti”, con Mario Schifano e Tano Festa nacque un trio scatenato, protagonista della “movida” romana intorno a piazza del Popolo. Si espresse nella pittura utilizzando anche garze e tele speciali, vividi smalti con soggetti ben precisi rappresentati da segni netti e forti contrasti cromatici, pensiamo all'”Aquila” e alla “Lupa“, al “Mezzo dollaro” e ad una “Marina” che non è la sua musa ma un orizzonte suggestivo su un mare blu intenso. Presente alla Biennale e nelle mostre più importanti, è stato un artista innovativo con indubbia coerenza stilistica.
Nella sua fotografia, ha detto Giosella Fioroni che faceva parte del suo gruppo, c’è “un garbo ironico e una vena direi diaristica. Sulle foto stampate (a volte molto ingrandite) interviene tracciando segni di pittura a delimitare luoghi o a rafforzare i lineamenti delle persone”.
Carlo Ripa di Meana era il curatore della mostra delle fotografie donate dall’autore a Marina, la protagonista: l’aveva divisa in sei sezioni, collocate in sei salette dei Mercati Traianei: Marina, Lucrezia, Urss, Moda, Sperimentazioni, Amici; ma, a parte l’ultima, al centro sempre Marina.
Marina vista nel fulgore della gioventù: “vitale e impunita”, la definisce Letizia Paolozzi. Non sembra inquieta, mentre ha detto di sentirsi travolta dalle trasgressioni del compagno, droga compresa; nel suo “Cocaina a colazione” del 2006 confida una dedizione fino ad accettare per lui una “proposta indecente”, in “I miei primi quarant’anni” aveva narrato la storia della loro unione.
Le sezioni Marina e Moda la mostravano ritratta a figura intera con abiti di grande eleganza e vistosi cappelli a larghe tese, in primi piani che valorizzavano l’intensità del viso e l’espressione, nei chiaroscuri discreti e misteriosi, fino ad alcuni nudi discreti e rispettosi del 1972 a Villa Hruska.
In Urss una provocazione alla gigantografia di Lenin il 1° maggio (“ma Lenin chi è?”) non fu apprezzata dai rigidi poliziotti moscoviti, dai quali fu fermata per oltraggio; nelle foto risaltava il contrasto tra la sua immagine disinvolta e la formazione militare inquadrata nello sfondo. E dire che i tre viaggi in Russia, a Mosca e Leningrado, furono il compimento di un sogno, un traguardo per l’ideologia di un socialista come Franco Angeli, figlio di un antifascista perseguitato dal regime.
Anche la sezione Lucrezia la vedeva protagonista, pur essendo intitolata alla figlia che diventerà l’attrice Lante della Rovere, verso cui il compagno della madre mostra una speciale tenerezza nelle immagini che la ritraggono bambina.
E poi Sperimentazione, con interventi sulle fotografie, ne parlava così: “Le trasformo, le faccio diventare pitture e disegni, a volte le proietto, altre volte le faccio ingrandire e le coloro”; ne vediamo degli esempi riferiti alla galleria “Sirio”.
Amici presentava il circolo, quasi un cenacolo, che abbiamo evocato – Schifano in primo piano al centro di molte immagini – con una diciottenne Isabella Rossellini, la figlia d’arte attrice lei stessa, una sorta di voce dell’America ed espressione dell’Italia cosmopolita, coccolata da tutti.
Dopo questo rapido excursus sui temi e sui soggetti di Franco Angeli crediamo non sia il caso di indugiare nelle descrizioni, solo le fotografie della mostra potrebbero rendere il fascino di quegli anni “irripetibili”. Le immagini non sono più dinanzi ai nostri occhi nell’ambientazione suggestiva dei Mercati Traianei, ma anche se sono trascorsi due anni dall’esposizione non le abbiamo dimenticate.
Info
Sulle mostre citate nel testo cfr. i nostri servizi: per “Gli irripetibili anni ’60” 3 articoli in “cultura.abruzzoworld.com” il 28 luglio e 1 articolo in “guidafotografia.com” il 30 luglio 2011; “Tamara de Lempicka” 3 articoli in “cultura.abruzzoworld.com” il 30 giugno e 1 articolo in “guidafotografia.com” il 5 luglio 2011; per “I colori del mondo” 1 articolo in “guidafotografia.com”, 12 aprile 2011.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante ai Merati Traianei all’apertura della mostra, si ringraziano gli organizzatori e i titolari dei diritti, con particolare riguardo alle famiglie Angeli e Ripa di Meana., per l’opportunità offerta.