di Romano Maria Levante
Al Complesso del Vittoriano, lato Fori Imperiali, dal 4 al 27 settembre 2013 la mostra “Visual China. Realismo figurativo contemporaneo”, presenta 70 opere di 11 artisti con formazione accademica, molti in posizioni preminenti, della provincia di Hubei, dinamico centro di studi e ricerche artistico-culturali. Sono le moderne espressioni d’arte pittorica che hanno permeato di realismo il mondo orientale, con tecniche e forme di ispirazione occidentale ma senza dimenticare le solide basi della tradizione cinese. Realizzata da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con “Segni d’Arte”, curata da Claudio Strinati e Nicolina Bianchi, responsabile della mostra Maria Cristina Bettini. Catalogo molto curato, veramente prezioso sotto il profilo iconografico ed editoriale, Prefazione di Alessandro Nicosia, testi di Strinati (“In gara con la realtà”), Bianchi (“Cina, nuove contaminazioni del reale”), e del critico Yang Xiaayan (“La cinesità nella pittura contemporanea cinese”).
Gli undici artisti in vario modo reinterpretano i motivi di fondo della natura e della vita umana restando radicati nelle realtà in modo libero e autonomo, con atmosfere rese speciali dalla luce, dai cromatismi raffinati, dai simbolismi creativi. La loro contemporaneità appare ancora più strabiliante a chi ha visto la mostra del 2012 a Palazzo Venezia “Oltre la tradizione. I maestri della pittura moderna cinese”, in cui la modernità e il superamento delle forme del passato era appena percattibile agli occhi occidentali perchè forme e contenuti si muovevano nel solco della tradizione millenaria, dalla china ai cartigli, mentre qui sono vere pitture ad olio; si trattava di 6 maestri nati a fine ‘800-primi ‘900, quindi 50 anni – ma che sembrano secoli – prima degli 11 maestri contemporanei.
Dalle considerazioni del critico Yang Xiaayan sulla “cinesità” ricaviamo l’interpretazione autentica che viene data all’arte pittorica nella tecnica ad olio che sebbene abbia per gli artisti cinesi poco più di un secolo di vita, “è diventata una forma d’arte tradizionale cinese. Essa non è semplicemente più una forma d’arte straniera ma questa pittura ha la sua profonda radice in Cina e diventa una forma d’arte che collega strettamente la realtà cinese e l’estetica cinese di oggi”. Sono artisti contemporanei e le opere esposte sono recenti: su 70, ben 42 sono del triennio 2011-13, 12 del 2008-10, e le restanti 17, quasi tutte del 2005-07, di tre artisti, Xu Mangyao, Luo Min, e Leng Jun.
La pittura contemporanea cinese, dall’impronta poetica al realismo oggettivo
E’ di particolare interesse il processo con cui si è sviluppata la lotta contro le tendenze antifigurative per affermare l’attenzione alla realtà osservata, speculare e per certi versi opposto rispetto a quello dell’Occidente dove invece ci si è allontanati sempre più dalla visione del reale verso l’astrazione.
Nel mondo occidentale l’arte aveva il suo riferimento nell’osservazione, l’immagine cercava lo stesso riferimento alla realtà della scienza; nel mondo orientale, invece, l’impronta era poetica, dominavano meditazione e sentimento. Con il modernismo l’arte occidentale si è distaccata dall’osservazione della realtà verso il ripiegamento interiore, quella cinese ha compiuto il percorso inverso, spostandosi verso il realismo e la rappresentazione oggettiva, portatavi anche dalle profonde trasformazioni sociali, una vera rivoluzione che la pittura contemporanea ha voluto rappresentare e interpretare.
Così Xiaan ne riassume i risultati: “Il profondo spirito realistico, la posizione umanistica e le tecniche classiche ed eleganti, i colori naturali e spirituali e l’osservazione dei dettagli degli oggetti contribuiscono al successo della pittura realistica cinese e della sua qualità estetica”.
In pratica il processo di trasformazione in senso realistico dell’arte cinese è stato sollecitato dalle tendenze più avanzate dell’iperrealismo americano ed europeo tra gli anni ’60 e ’70, secondo la ricostruzione di Claudio Strinati, il quale sottolinea che tale forma figurativa contemporanea “ricorda anche il “realismo socialista” che dominava in Unione Sovietica: ma pur con le derivazioni occidentali si riconosce pur sempre “una mano orientale quando ci si trova di fronte a dipinti che esprimono una adesione con il reale sovente ai limiti dello sbalorditivo e del virtuosistico”.
Dal curatore vengono fornite anche indicazioni sull’ambito nel quale si muovono gli autori selezionati e le loro opere esposte in mostra. C’è un modernismo paradossale, con il “rifiuto del criterio occidentale di ‘avanguardia’ per acquietarsi nel facile e entro certi limiti ovvio principio dell’Arte quale imitazione della Realtà”; ma da qui nasce la complessità, perché se da un lato si resta “radicati a una qualsivoglia idea di Realtà”, dall’altro “si rivendica orgogliosamente una propria specificità nell’approccio al reale”: il tocco dell’Oriente sebbene la tecnica a olio sia propria dell’Occidente.
Questa sorta di quadratura del cerchio si realizza nella mostra, con l'”affermazione perentoria di una ‘via cinese’ alla raffigurazione del reale” negli 11 artisti e nelle loro opere che non possono rendere la vastissima gamma di mezzi espressivi ma comunque rivelano la loro specificità rispetto alle opere dell’Occidente con cui pure possono confrontarsi sul piano del realismo figurativo che non pone vincoli alla creatività, anzi la promuove con “una sorta di ‘legge’ interiore e perentoria”.
Per questo l’altra curatrice, Nicolina Bianchi, definisce la mostra “lo spaccato di un inedito racconto di undici preziose fisionomie figurative della contemporaneità cinese… maestri che ben si integrano nel più ampio concetto del ‘realismo figurativo universale'”. Con questo effetto su noi visitatori: “Ci coinvolgono nelle suggestive luci e nelle particolari atmosfere della ritrattistica e del paesaggio, interpretati nell’equilibrio cromatico e formale di una propria raffinatezza tecnica di virtuosità e simbologie”.
Li passeremo in rassegna, facendo precedere le brevi note dedicate ad ognuno degli 11 artisti dall’immagine di una sua opera, con un corredo iconografico ben più ricco del consueto; in apertura e in chiusura i particolari di un’opera che ci ha colpito per la sua assonanza, ma non identità, con Monna Lisa, sia nel volto e atteggiamento (in apertura), sia nella posizione delle mani (in chiusura).
Il “quadro nel quadro” e i ritratti soprattutto femminili
Iniziamo con Xu Mangyao, vi troviamo il realismo nei visi e nelle figure, la raffinatezza orientale negli scorci ambientali, ma anche il surrealismo di immagini volanti – sottolineato dalla Bianchi – con cui, scrive Xiaayan, “ricorda al visitatore di osservare il senso nascosto dietro la descrizione realista”. Secondo Strinati “ha elaborato una poetica invero sottile e ipersensibile che lo porta a ricreare nella sua arte l’idea del ‘quadro nel quadro'”; in pratica il concetto della “scatola cinese dove, scrutando un aspetto della Realtà, se ne intravede subito un altro”. “Carlo è rimasto alla finestra” mostra metà del viso, la finestra è il vero quadro con un paesaggio di alto valore pittorico. A un realismo più pronunciato, con il giovane in corsa di“Il mio sogno” aggiunge elementi simbolici surrealisti nei guanti che volano lontano e nella testa di antica scultura a lato. C’è la figura ripresa da vicino, con la “Parigina” e “La signora indossa un orecchino”: nella prima la chioma riccioluta impressionistica incornicia il viso sorridente mentre si china con le braccia conserte; nella seconda colpisce la cura dei particolari, mentre il raddoppio di mani e piedi è un altro segno di surrealismo. Così per gli enigmatici stivali in posizione di salire un gradino senza essere indossati di “Specchio”. Invece “Schizzi paesistici” e “Contadino anziano a Shaanxi” sono di un figurativo delicato, assente qualsiasi elemento surreale. “L’esercito nuovo quattro. La battaglia”, non l’abbiamo visto in mostra, è di oltre 5 metri per due, il campo di battaglia con la conquista delle trincee nemiche, un esemplare del “Realismo socialista” come i grandi dipinti sull’Armata rossa sovietica esposti alla mostra del 2011 al Palazzo Esposizioni di Roma.
Il “quadro nel quadro” è anche in Pang Maokun: il soggetto diventa esclusivamente femminile, sono figure in attesa tenera e sensuale, come di “una dolce ‘stagione dei fiori'”, commenta la Bianchi, e per lo più guardano fisso l’osservatore. In un caso la figura è vista di lato, quasi fosse stata sorpresa nell’attesa di qualcuno, di cui non si accorge, resta seduta sul divano con a fianco la borsa, mentre guarda davanti a sé. Un’altra figura è invece semidistesa sul divano, i suoi occhi mostrano sorpresa, quasi sgomento, forse perché nel dipinto “Stagione di fiorire” è vista mentre bacia se stessa allo specchio, quasi per esorcizzare la solitudine, immagine reiterata in un altro specchio-quadro. Molta attenzione al viso e in qualche caso alle vesti particolarmente elaborate, c’è la ricerca di rendere non solo la bellezza, anche l’intimo sentire che si manifesta nello sguardo e nell’atteggiamento. E’ una galleria di figure che restano impresse, i cui titoli sono seriali, “Nella stagione dei fiori” e “Ragazza ucraina”, con diversi numeri di serie, ma nulla di stereotipato, tutt’altro. Nel dipinto “Fiori nello specchio“, il tema è declinato in modo molto realistico con la donna in soprabito verde e occhiali che si specchia passando, l’immagine è anche qui ripetuta in alto in un “quadro nel quadro”. Per Strinati “la dimensione del sogno e il vagheggiamento di una concreta realtà toccano un vertice vero di pregnante eleganza”. Secondo Xiaayan ha la “forza di creare un mondo psicologico e contemporaneo con la forza realistica nella esperienza plastica”.
Di Leng Jun sono presentati dipinti molto diversi, due figure femminili di grande fascino, in “Ritratto di Xiao Jiang” la fanciulla è pensierosa con le mani ai fianchi, mentre in “Ritratto di Xiao Luo” ha le mani intrecciate e anche nel viso richiama Monna Lisa, cui è dedicato il disegno “Mona Lisa, progetto per un sorriso”. ‘L’attenzione minuziosa ai dettagli rimanda alla tradizione ritrattistica più nobile, Strinati li definisce “ritratti sbalorditivi e invero bellissimi”. Le altre opere esposte riguardano un “Negozio di antiquariato a New York”, con le statue marmoree che spiccano negli ambienti oscuri, espressione di un forte realismo. Ci sono anche dipinti su scorci ambientali, come “Dopo la pioggia” e “Tardo autunno”, nonché disegni, tra i quali “Ombrella”, tre parapioggia dalle impugnature diverse ripresi chiusi in primo piano. Strinati attribuisce questa forma di realismo a “una corrente di pensiero inerente alle conclamate connessioni Oriente-Occidente che risalgono, per quel che riguarda le nostre tradizioni, agli albori dell’età romantica, tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo”. Xiaayan pone l’accento sulla “profondità della sua meticolosità”, sulla “sua precisione e la sua tranquillità”con cui “racconta il mondo sotto i suoi occhi”. Mentre secondo la Bianchi “riesce a intrigare l’osservatore con gli originali, impeccabili dettagli descrittivi degni della più prestigiosa tradizione ritrattistica o con una rivisitata classicità di un fluido e moderno verismo”.
Le opere di Liu Xin sono definite da Strinati “raffinatissime”, la Bianchi parla di “ricchezza espressiva” e di “eloquente realismo”: vediamo quattro intense figure femminili sedute, la “Ragazza con la gonna a fiori” che le copre le gambe, il viso reclinato immerso nei pensieri, le braccia che si incrociano in un dinamismo nervoso, e “Un caldo pomeriggio”, in cui a incrociarsi sono le mani della ragazza, lo sguardo altrove, le gambe scoperte; “Mengmen nello studio” guarda l’osservatore, le mani raccolte, mentre in “Il sole passa a Kashgar” la donna, questa volta anziana, è seduta a terra e guarda lontano mentre passa un bambino, quasi un’istantanea ripresa per strada, il realismo è ai massimi livelli. Non mancano immagini invece da “studio” come i due “Disegni della figura” con attenzione ai particolari; e la serie “Claustrofobico” dove il realismo si esprime m nature morte di oggetti, come in “Traccia bianca”. Le sue pitture sono viste da Xiaayan in contrasto con quelle di Wang Xinyao di cui diremo al termine.
Guo Runwen è‘ un artista che approfondisce i contenuti della pittura occidentale mantenendo l’originalità, come sottolinea Xiaayan, “i toni eleganti, i colori adatti e morbidi e le espressioni sottili dei suoi ritratti sembrano una recitazione del monologo del cuore”, il suo realismo non è dunque freddo. Nell’alternanza paesaggi-figure tornano immagini femminili particolarmente intense riprese in momenti particolari della loro vita, come il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Vediamo “Nastro per capelli rosso” e “Il quindicesimo giorno del mese lunare”, Ragazza uigura” e “Pensieri“, in atteggiamenti molto diversi, disinvolti e scontrosi, timidi e aggressivi, una galleria di femminilità che comprende anche la ben diversa donna seduta che impugna minacciosamente una grossa pistola con il titolo ironico “Vita ideale”. La serie sulla “Cattedrale”, con le “luci” e le “vetrate”, l’ esterno e l’interno, completa la gamma di questo artista attento all’umanità espressa nelle persone e anche nei templi dove le persone vanno a meditare e pregare. Strinati parla di “profondità, delicatezza, introspezione e penetrazione del suo pensiero visivo”, nel senso che pur guardando con occhio rispettoso e discreto il soggetto, ne fissa l’immagine con solidità e forza. La Bianchi ne sottolinea la “forte valenza realistica ed un intimo sentire”, in una “narrazione pittorica dell’attuale società che trascrive come una intensa storia di classiche intonazioni nei suoi personaggi, ritratti nelle pose, nei momenti, negli ambienti più originali e suggestivi”.
Il realismo come apertura alla vita si esprime appieno in Xin Dongwang, che presenta un mondo moderno e dinamico, disincantato e sfrontato: volti di uomini molto “vissuti”, che un iperrealismo porta a deformazioni quasi satiriche, poi composizioni festose come “Passare l’estate”, con le persone che si affollano intorno a libri e giornali, e “Gruppo dei giovani gioiosi” in cui non ci sono solo giovani, segno che ci si riferisce alla gioia dell’animo. I titoli dei ritratti esprimono la “satira sociale” sottolineata da Strinati: “Temperamento” e “Badare agli affari, “Va bene” e “Vista”, fino a “Giovani” e “Canto”, identificano caratteri forti e decisi esposti senza timore. “Una vera, analitica osservazione del profondo, uno studio logico delle passioni e del carattere”, secondo la Bianchi, in cui il realismo è accentuato “da una moderna ricerca coloristica che sottolinea l’autenticità della sua esperienza”. Xiaayan lo conferma affermando che “il realismo di Xin Dongwang ha la sua radice popolare, diretta e selvaggia”.
Ambienti enigmatici e malinconici, paesaggi sfumati ed evanescenti
Dal realismo figurativo in senso stretto a composizioni elaborate da decrittare con Ma Lin: restano immagini figurative ma in un contesto enigmatico, criptico e allusivo in una tecnica con acrilico su tela o su legno, nel qual caso si configura un’installazione. “Una sorta di pop occidentale” – scrive Strinati – attraverso “immagini che combinano figure e tradizioni apparentemente incomunicanti in contesti di stravagante e insieme mobilissima penetrazione concettuale ed emotiva”. Viene evocata anche la “metafisica” di Giorgio De Chirico. Alcuni titoli, come “Dialogo e conflitto”,“Dialogo asimmetrico” e “Percezione esistenziale”, “Dialogo con Zeus” e “Dialogo Roma-Pechino”, esprimono incomunicabilità e contrasti che si cerca di comporre ma le figure restano isolate nei loro comparti. C’è qualcosa di inquietante e un senso di allucinazione, in “Collisione” e “L’ora di moda”, dove due figure sono contrapposte nettamente in modo surreale. L’artista vive e lavora a Roma, si vede che l’influsso occidentale in lui è ancora più evidente e penetrante, e secondo Xiaayan “la sua arte contiene elementi delle culture occidentali e orientali e fa vedere il contrasto fra di loro”. Per la Bianchi, “fantasie, simbologie e metafore definiscono un carattere pittorico evoluto in un approfondito studio della persona umana, sia dal punto di vista anatomico, sia psicologico”; in “un’immensa allegoria cromatica e intuitiva”.
In Zhu Xiaoguo non più figure delicate né accostamenti di immagini violenti e allucinati, dell’artista vediamo ambienti naturali da “grande paesaggista”, come lo definisce Strinati, mentre la Bianchi scrive che “con i suoi dipinti documenta l’elegante poesia della natura” come nel naturalismo nordico di fine ‘800. Il realismo è dato da come vede l’ambiente, squallido o malinconico, riflesso di un qualcosa di più intimo, forse la solitudine se non l’emarginazione: “Boschi d’autunno e torrenti”, “Stagno di un tardo autunno”, e “Il tempo è passato e arriva l’inverno”, sono dipinti dove le foglie secche ingiallite dominano, mentre nella pittura a inchiostro “Strada sporca” si accentua il realismo per nulla edulcorato. Abbiamo anche uno scorcio di abitato con una grande piazza e una sola piccolissima figura umana, quasi un’immagine metafisica; e un viso di “Ragazza” sospettoso, ben diverso da quelli degli artisti prima ricordati. I suoi paesaggi della Cina settentrionale sono visti da Xiaayan contrastare “il realismo freddo di Luo Min”.
Guardiamo questo “realismo freddo” di cui parla Xiaayan, sono paesaggi in cui si intravedono piccole sagome umane e animali. Luo Min è una artista definita così da Strinati: “E’ il campione supremo, della evidenza, fisica e metafisica insieme” con lo sguardo “intento penetrare le sembianze del Reale, attonito e sbalordito quasi per aver scoperto quanto l’essere umano sia in grado di avvertire quel mistero insondabile e nel contempo quell’ovvio concetto che è, appunto, la Realtà”. “Sole” e “Bosco populeo”, “Paesaggio in Tashkurgan”e “Palazzo vecchio sulla strada”, “Vedute di San Pietroburgo” e “Roman ruins” , mostrano immagini sfumate quasi impressionistiche, dall’effetto spettacolare; “Rovine romane” è il titolo di un altro dipinto in un figurativo quasi fotografico, a dimostrazione della vastità dell’arco stilistico e di ispirazione dell’artista cinese. La Bianchi sottolinea il significato dei diversi soggetti parlando di “un’ampia integrazione culturale che corre idealmente lungo un antico cammino, sulla Via della Seta, dai resti della Roma imperiale e ci conduce ai verdi paesaggi di San Pietroburgo, fino alla calda luce del sole nella suggestiva campagna di Tashkurgan”.
Anche Chen Zijun si allontana dal figurativo precisionista con figure sfumate, quasi evanescenti che formano composizioni mosse e mutevoli, per Xiaayan le pitture di questa artista “alludono ad un ordine dove la logica emotiva scivola leggermente”. Strinati la vede “immersa nella velocità della percezione di chi si aggira in mezzo alla folla e percepisce solo brandelli di realtà, movimenti veloci, immagini che appaiono e scompaiono”. Gli stessi titoli evocano l’atmosfera rarefatta e impalpabile di apparizioni quasi oniriche: “Piume” e “Contatto”, “Apparire e scomparire” e “Immaginando”. Alcune scene sembrano visioni da “Divina Commedia”, pur con la delicatezza nel tratto e la raffinatezza nel segno che a volte lascia il posto a contrasti violenti: come il viso bianco dell’uomo e la testa verde scuro del cavallo in “Sussurro”, o l’agglomerato oscuro di volti e figure allucinati di “Indovinare”; ma c’è anche la composizione calda “Godersi della gioia”. E’ realismo il suo, ma c’è una notevole componente fantastica, così sottolineata dalla Bianchi: “Nella sua giovane e disinvolta trama pittorica tra ideali ‘contaminazioni’ di cromie e sentimenti, traduce in suggestive trascolorazioni una fantastica realtà che pervade tutta la sua raffinata ispirazione”.
Ancora più lontano dal figurativo precisionista, ma con irrefrenabile energia e slancio creativo, è Wang Xinyao, che Strinati definisce “dotato di un occhio prensile e sensibile”, associandolo a Liu Xin e a Zhu Xiaoguo nel “risentire anche della conoscenza del paesaggismo francese dell’Ottocento, a sua volta così influenzato dall’idea orientale della contemplazione e dell’immersione nella maestà della Natura”; Xiaayan, come abbiamo anticipato, afferma che “le pitture di Wang Xinyao e quelle di Lin Xin vengono a contrasto”, mentre la Bianchi evidenzia “le imprevedibili energie di quel suo naturale talento che segna un nuovo slancio creativo” attraverso “quei bianchi bagliori di luce sulla bruna materia del propilene di un inedito paesaggio cinese”. Si tratta di “Ricordi della vecchia strada”,: dipinti stilizzati dai tratti abbozzati ma con precisione calligrafica. Ci sono anche degli “Schizzi di ritratti” e l’ermetico “Paesaggio cinese” che si differenzia molto dal resto: pannelli di un nero profondo con delle striature, verso l’astrazione.
La visita è terminata, siamo coinvolti ancora dalla “narrazione” per immagini degli artisti cinesi del mondo d’oggi, che rielaborano stimoli provenienti da lontano inglobandoli nella propria cultura. “E’ una Cina – conclude la curatrice Bianchi – che si evolve accogliendo e riproponendo una immagine a volte inedita, un po’ romantica, a volte surreale e provocatoria, in ogni caso fortemente emozionale, di una quotidianità visibile e vissuta”. E’ un “dialogo con il reale” che si traduce “giorno dopo giorno” in un viaggio “verso un futuro sempre più tecnologico”; ma”con una sempre più grande e nuova voglia di esprimere e salvaguardare quella idea spirituale e poetica che è parte integrante della coscienza creativa di ogni artista”.
E questo ci sembra essere l’elemento fortemente identitario del figurativo cinese contemporaneo.
Info
Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere (lato Fori Imperiali). Tutti i giorni, compresi domenica e lunedì, ore 9,30-19,30. Ingresso gratuito, Tel. 06.6780664, 06.69923801; fax 06.69200634. Catalogo: “Visual China. Realismo figurativo contemporaneo”, Li Huajia Editino Ya Chang China Shenzhen, 2013, pp. 310 non numerate, cartonato con titoli di copertina rossi sovraimpressi in rilievo su fondo giallo, trilingue (italiano, cinese, inglese), testi introduttivi di Alessandro Nicosia, Claudio Strinati, Nicolina Bianchi, testo conclusivo di Yang Xiaayan. Le opere degli 11 artisti sono riportate con un montaggio elegante dopo un quadro fotografico riassuntivo per il singolo artista, riprodotte su supporti cartacei di diverso spessore e raffinatezza, con preziosi intercalari ad introdurre ogni artista dall’immagine quasi in filigrana sul giallo intenso del foglio cellophanato posto a divisorio. Dal Catalogo sono tratte tutte le citazioni del testo. Per la mostra di Palazzo Venezia, “Oltre la tradizione. I Maestri della pittura moderna cinese”, citata nel testo, cfr. in questo sito il nostro articolo il 15 giugno 2013; per la scultura cinese cfr. in questo sito il nostro articolo sulla mostra, sempre a Palazzo Venezia, dello scultore “Weishan”, il 24 novembre 2012; per la mostra al Palazzo Esposizioni, citata nel testo, sui “Realismi socialisti”, cfr. i nostri 3 articoli in “cultura.abruzzoworld.com” , tutti il 31 dicembre 2011; per la mostra, nella stessa sede, su uno dei massimi esponenti del “realismo socialista”, “Deineka”, cfr. in questo sito i nostri 3 articoli il 26 novembre, 1 e 26 dicembre 2012. Per l’arte e la cultura cinese cfr. anche in “notizie.antika.it” i nostri 2 articoli sulla mostra a Palazzo Venezia “L’Aquila e il Dragone”, il 4 e 7 febbraio 2011; in “cultura.abruzzoworld.com”, i nostri articoli, uno sull'”Anno culturale cinese” il 26 ottobre 2010 e 2 sulla “Settimana del Tibet” il 21 luglio 2011; in questo sito il nostro articolo sull”incontro all’Ambasciata cinese e sul Tibet il 1° aprile 2013. Infine, per la citazione della “Via della Seta”, cfr. in questo sito i nostri 3 articoli sulla mostra al Palazzo Esposizioni, ad essa intitolata, il 19, 21 e 23 febbraio 2013.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante nella mostra al Vittoriano, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, Leng Jun, “Ritratto di Xiao Luo”, 2005, che insieme alle mani, il cui particolare verrà riprodotto in chiusura, richiama Monna Lisa, cui è dedicato un disegno; seguono Xu Mangyao, “Carlo in piedi davanti alla finestra”, 2007 e Pang Maokun, “Stagione di fiorire”, 2012; Leng Jun, “Negozio di antiquariato a New York”, 2013, e Liu Xin, “La ragazza dalla gonna a fiori”, 2012; Guo Runwen, “Il quindicesimo giorno del mese lunare”, 2009, e Xin Dongwan, “Canto”, 2012; Ma Lin, “L’ora di moda”, 2004, e Zhu Xiaoguo, “Il tempo è passato e arriva l’inverno”, 2009; Luo Min, “Palazzo vecchio sulla strada”, 2009, Chen Zijun, “Sussurro”, 2008, e Wang Xinyao, “Ricordi della vecchia strada”, 2009; in chiusura: Leng Jun, “Ritratto di Xiao Luo”, 2005, particolare delle mani nella figura leonardesca riportata in apertura.