Yildiz Doyran, lo “slancio vitale” di Bergson in pittura

di Romano Maria Levante

Mostra personale della pittrice turca Yildiz Doyran, intitolata “Slancio vitale”, 20 acrilici su tela esposti all’Ufficio Cultura e Informazioni della Turchia a Roma, in Piazza della Repubblica. dal 23 gennaio al 7 febbraio 2014.  La mostra è organizzata dall’Ambasciata di Turchia presso la Santa Sede, che ha nel 2013 ha al suo attivo le mostre di Tulay Gurses sul misticismo,  di Ikay Samli sul Corano, di 9 artisti italiani sui loro viaggi in Turchia.  L’artista, ricercatrice e docente universitaria con dottorato presso la facoltà di Belle Arti di Ankara, ha un lungo curriculum di mostre  e attività internazionali ed è stata insignita di premi in competizioni artistiche: ad Adana nel 1999, ad Ankara nel 2000 e due volte nel 2003, a Malatya nel 2005.  .

Dopo le mostre ispirate al misticismo di Rumi e ai versetti del Corano, con la nuova mostra ispirata al pensiero di Bergson il percorso dell’Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede Kenan Gursoy fa entrare nella filosofia, ma è smepre presente l’ispirazione  spirituale. Il filosofo dello “slancio vitale” è infatti un alfiere dello spiritualismo, è stato critico del positivismo basato sull’evidenza scientifica della materia e sul determinismo, il suo pensiero mette in primo piano lo spirito e la libertà, quindi la scelta fatta è una nuova tappa di un coerente cammino artistico-culturale.

“Evoluzione creatrice” e “slancio vitale”

Lo spiritualismo di Bergson non è solo il motore del’umanità ma lo è della natura, per lui regolata non da un processo deterministico ma in base all'”evoluzione creatrice”, effetto dinamico impresso dall’energia insita nello “slancio vitale”: quello cui si ispirano le opere della pittrice.

Con la sua “evoluzione creatrice” il filosofo riesce a coniugare due termini che sembrerebbero formare un ossimoro, dato che l’evoluzionismo in genere è visto come antitesi del creazionismo; l’artista se ne serve per coniugare la visione naturale con il contenuto spirituale, apparentemente in contrasto dato che la prima guarda all’esterno, il secondo è interiore; lo “slancio vitale” non è circoscritto all’uomo, essere pensante dotato di volontà, ma riferito alla natura, considerata viva e animata.

Lo “slancio vitale”, dunque, è l’energia che dà la vita e muove l’evoluzione conferendole il carattere della creazione libera come lo spirito, e non dell’andamento programmato come la materia. Perché se c’è una parte materiale è compresente sempre una parte spirituale: nell’uomo la prima è istinto, cioè una percezione legata alla sensibilità; la seconda è intelletto, collegata alla coscienza intesa come un fluire continuo, per cui l’evoluzione diviene necessariamente libera  enon deterministica.

Nella coscienza vige la spontaneità che è sinonimo di libertà, e supera sia il meccanicismo basato su causa ed effetto sia il finalismo basato sul fine ultimo per una “evoluzione creatrice” in continuo divenire spinta dall’energia dello “slancio vitale”. Questo è animato a sua volta dall’intuizione antitesi del determinismo, sintomo di istinto e di intelligenza.

Lo “slancio vitale”, centrale nel pensiero di Bergson, che dà il titolo alla mostra, è quindi un flusso creativo e spontaneo che investe la coscienza e la realtà. In questa concezione tempo e spazio acquistano connotati soggettivi e non più oggettivi, c’è il “tempo della coscienza” e con lo spazio forma “l’essere della coscienza”; alta spiritualità nell’umanità e nella natura.

Lo “slancio vitale nella natura attraverso le immagini della pittrice

E nella natura?  La pittrice si impegna nella missione impossibile di rendere questo processo altamente spirituale e intrinsecamente libero raffigurando ambienti naturali. Non la aiutano le similitudini – la valanga e il gomitolo la zolletta di zucchero e il genietto, la limatura di ferro e i fuochi d’artificio – con cui Bergson cerca di rendere familiari concetti complessi come la relatività del tempo e dello spazio. Lei ha escogitato immagini dalle quali traspare una profonda armonia e un’intensa spiritualità, cioè una sintesi libera ed espressiva del pensiero bergsoniano.

Parlare di “immagini” a questo punto è molto impegnativo perché Bergson attribuiva loro il superamento della mera percezione interna secondo l’idealismo come della realtà tangibile all’esterno secondo il materialismo: l'”immagine” per lui è una sorta di realtà intermedia tra ciò che esiste solo nella percezione e ciò che esiste nella realtà, ed esiste indipendentemente dall’essere percepita da noi e inoltre trascende la realtà, quindi va oltre il puro spirito e la mera materia.

Forse è questo tipo di “immagine” che la pittrice cerca di catturare nelle sue opere che intendono trasmettere la spinta dello “slancio vitale”, far sentire l'”evoluzione creatrice” che anima la natura.

Lo vediamo nella composizione dei 20 dipinti in acrilico su tela, con in comune la forma quasi evanescente percorsa da macchie traslucide come riflessi, sembrano fremiti che evocano l’evoluzione; e che sia creatrice si vede nella varietà delle forme  pur in un’omogeneità di fondo che ne fa un racconto unitario. E’ come se volesse evidenziare le stratificazioni dell’esistenza, i diversi piani in cui si manifesta nel mondo materiale percorso dagli impulsi vitali di origine spirituale. Sono increspature che muovono i diversi strati.

Il cromatismo è l’altro aspetto dominante, con il colore che prevale sulla forma. In ogni dipinto il fondo omogeneo  è percorso dalle increspature in tinte o tonalità diverse, i colori sono sia forti come i verdi, rossi e blu, sia tenui come il celeste e l’ocra molto sfumata. Mentre, a parte due dipinti dal titolo “Periferia”, il soggetto è pressoché unico, “Acqua”, e c’è un preciso motivo in questa scelta.

L’acqua, secondo quanto ha affermato  Levent Bayraktar nella presentazione della mostra, “è da intendersi come simbolo dell’essere e del cambiamento”, e in quanto tale comprende “la variabile e l’invariabile”. Perché “l’acqua, anche se si rinnova in ogni istante, rimane d’altro canto acqua”, e in questo fluire rimanendo se stessa consente di rappresentare con i colori il “flusso dialettico della vita,  inenarrabile a parole”. In altri termini, “l’artista non riproduce l’attimo, congelandolo, bensì l’esistenza e la durata della natura. Raffigura il cambiamento, la trasformazione”.  Fa sentire il tempo nella concezione di Bergson, con l’impeto creativo imprevedibile che trasforma l’esistente.

Non  ci soffermiamo sugli elementi che differenziano le singole opere, a parte i cromatismi  diversi sia come colore che come intensità, ma vogliamo sottolineare un altro aspetto comune oltre quello cui si è accennato della forma evanescente percorsa da fremiti: sono i “canneti” che in modo discreto spuntano dall’acqua: “Lo slancio vitale è un innalzarsi verso la libertà – osserva Bayraktar – I ‘canneti’ utilizzati dall’artista ne sono l’immagine più elementare. La vitalità va oltre la materia”.

Dalla natura all’umanità, un’altra missione impossibile

L’elemento umano non è presente nella rappresentazione dell’artista, rivolta alla natura non soltanto come opera d’arte in se stessa ma anche e soprattutto come manifestazione dello “slancio vitale” che imprime l’energia necessaria per il processo di “evoluzione creatrice”. Ma  alla base c’è un forte desiderio di comunicazione dell’essere vivente con la natura, dietro la percezione e l’intuizione c’è l’istinto e l’intelligenza, quindi la coscienza, tutti attributi spiccatamente umani.

Nel rendere esplicita questa comunicazione tra natura ed essere umano c’è forse un possibile sviluppo di un’ispirazione così alta legata allo “slancio vitale” di Bergson. Il filosofo non si arresta all'”evoluzione creatrice” espressa nella natura ma porta avanti questo processo  nella vita e nella storia umana. Arriva alla “società aperta” verso l’umanità e basata sulla libertà degli individui, antitesi della “società chiusa” di carattere autoritario legata a valori rigidi e predeterminati. Dalla prima nascono le religioni “statiche”, dogmatiche e  istituzionalizzate, diremmo  fondamentaliste; dalla seconda l’apertura porta a religioni “dinamiche”, che vengono  identificate nel  misticismo.

In Bergson il misticismo esprime la libera essenza dell’uomo e lo collega con il flusso vitale, quindi con lo “slancio vitale” che ne è alla base,  in una visione ottimistica  che troviamo riassunta in queste sue parole: “L”umanità intera, nello spazio e nel tempo, è come uno sterminato esercito che galoppa al fianco di ciascuno di noi, avanti e dietro a noi, in una carica travolgente capace di rovesciare tutte le resistenze e di superare moltissimi ostacoli, forse anche la morte“.

L’immagine è quanto mai dinamica, vi si manifesta l'”evoluzione creatrice” spinta dallo “slancio vitale”, questa volta nell’umanità piuttosto che nella natura. Una bella sfida per chi, come l’artista, si è già cimentata nella missione impossibile di  rendere lo “slancio vitale” attraverso la natura.

Info

Ufficio cultura e informazione della Turchia, Piazza della Repubblica 55-56, Roma, pressi Stazione Termini. Dal lunedì al venerdì ore 9,00-17,00, sabato e domenica chiuso. Ingresso gratuito. Tel. 06.4871190-1393; http://www.turchia.it/; turchia@turchia.it. Per le tre mostre precedenti citate cfr., in questo sito,  i nostri articoli del  21 marzo 2013  per la mostra di Tulay Gurses ispirata alla mistica di Rumi, del 2 ottobre 2013 per quella di Ilkay Samli ispirata ai versetti del Corano , del  9 novembre 2013 per quella di 9 artisti italiani sui ricordi di viaggio. Catalogo: “Yildiz Doyran, “Slancio vitale!”, gennaio 2012, pp. 36, formato 21×22.

Foto

Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra nell’Istituto culturale della Turchia, si ringrazia l’organizzazione con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta. Sono tutte opere formato 130×150 realizzate nel 2013: le 2 opere  ad angolo in apertura  e le 4  seguenti sono della serie “Acqua“; le due iaffiancate in chiusura sono della serie “Periferia, I e II