di Romano Maria Levante
L’attenzione al futurismo della Galleria Russo dopo “Chez Marinetti” si è espressa nella mostra “Gerardo Dottori. Brani di Futurismo del Maestro dell’Aeropittura”, aperta dal 6 febbraio all’8 marzo 2014, “in coincidenza con la mostra al Guggenhem di New York su “Italian Futurism, 1904-1944. Recostructing the Universe”, curata da Vivien Green, oltre 300 opere e un “ruolo di tutto rilievo” di Dottori presente con “Sala da pranzo di casa Cimino”, il “Trittico della velocità” e “Battaglia aerea sul golfo di Napoli”. Lorenzo Canova sottolinea al riguardo il rapporto con il Futurismo di Georgia O’ Keeffe, che in alcune opere dal 1919 al 1930 rivela una derivazione dalle soluzioni spaziali e dalle vedute aeree del movimento, da Balla a Boccioni, da Severini a Dottori. La mostra romana e il catalogo di “Palombi Editori” sono a cura di Massimo Duranti, in collaborazione con gli Archivi Gerardo Dottori di Perugia. Contributi di Canova, Baffoni, Floreani.
Nella città dove l’artista nato a Perugia visse ed espose dal 1920, divenendo prima protagonista con Marinetti della stagione di futurismo, poi inventore dell'”aeropittura”, nella fase evolutiva del movimento , la galleria Russo oltre alla mostra ha organizzato la “Serata futurista in guanti di daino”, nel vicino Teatro Eventi, rievocando la memorabile manifestazione di Perugia del 9 aprile 1914 tenuta con Marinetti sfidando i conservatori, ritratta in un disegno del giovanissimo Dottori.
La serata futurista al Teatro Eventi
La serata futurista, che veniva organizzata negli anni dal 1910 al 1914, non era soltanto uno spettacolo di avanguardia, era considerato “un moderno psicodramma, l’evento liberatore di nuove, vitali energie” per cui anche i forti contrasti erano scontati, anzi esprimevano “la lotta tra i vecchi pregiudizi ne i nuovi ideali estetici”. Quella del 1914 a Perugia fu l’occasione per Marinetti di visitare il suo studio, tanto che sembra ne nacque l’invito a una mostra a Roma pochi giorni dopo.
Questa serata futurista, a 100 anni da allora, ideata da Roberto Floreani come altre celebrative del genere, una a Padova nel 2009, centenario del manifesto futurista – ha presentato una selezione di testi futuristi declamati dallo stesso Floreani, con Sergio Bonometti, molto espressivo nella voce e nella mimica, mentre Michele Vigilante ha recitato le “pazze liriche” e la leggiadra Miriam Peraro si è esibita in quattro esibizioni di “aerodanza” con evoluzioni armoniose e costumi appariscenti, il tutto accompagnato al pianoforte dalla “linea sonora” di Roberto Jonata.
I temi e relativi testi danno un’idea della serata: le “Veloci geometrie luminose” mediante l'”Inno a Marinetti, l’“Irruzione antigraziosa” con il “Bombardamento di Adrianopoli”, le “Pazze liriche “ con “Uva pazza” e “Tormenti” del 1913 di Armando Mazza, uno dei futuristi presenti alla serata di Perugia, poi “Dinamismi muscolari” nel Manifesto del Futurismo del 1909 e “Battaglismi” in un testo di Marinetti del 1910, “Modernolatria” con “Futurismo Hurrà” di Luciano Folgore e “Volospirale” con “In tuffo sulla città” di Ubaldo Serbo, fino a “Squilli rivoluzione” da “Rivoluzione” di Enrico Cavacchioli del 1914. I titoli dell’aerodanza: “Apparizione aerodinamica” con “Tracciante tricolore” e “Decollaggio”, “Marciare non marcire” e “Volo spirale”.
La serata è stata conclusa con il lancio di manifestini tricolori recanti in un lato il foto ritratto di Dottori di Bragaglia, nell’altro il disegno di Dottori prima citato, espressivo e ironico, il teatro di Perugia è rappresentato nella platea e nei due ordini di palchi in tumulto, si vede chiaramente il lancio di ortaggi di cui sono tracciate anche le traiettorie, i quattro futuristi sul proscenio in vari atteggiamenti, uno colpito in testa, mentre l’autore si ritrae seduto a terra riparato dietro il tavolo.
Le tematiche innovative di Dottori, l’aeropittura
Prima dell’evento teatrale e all’uscita il pubblico ha potuto visitare di nuovo la mostra aperta da un mese, in una immersione totale nell’atmosfera futurista dalla vitalità spettacolare all’arte pittorica.
Ma qual è la posizione di Dottori nel movimento futurista, quale il suo apporto? Viene rivendicato che Dottori non è solo il protagonista del “secondo futurismo”, o più precisamente appartiene ai “futuristi di transito” come Depero e Prampolini; aderì al movimento dal Manifesto anche con scritti su “L’impero”, “Oggi e domani” e molte altre testate. Le sue prime opere futuriste risalgono al 1912 e 1914, ma in mostra vediamo opere fino al 1969, con un nucleo importante negli anni ’30, dopo il “Bozzetto di decorazione dell’Aeroscalo di Ostia”, che secondo Marinetti “segna una data importante nella storia della nuova pittura aerea”.
Il suo apporto non è solo pittorico ma anche teorico, come si vede dalle tematiche da lui sviluppate in senso innovativo, ne fa un’ampia rassegna Massimo Duranti, curatore della mostra e del catalogo. Inizia come “futurista rurale”, all’inizio degli anni ’10 del novecento, poi eccolo “futurista mistico”, quindi dagli anni ’20 creatore dell'”aeropittura” e inventore dell’ “arte sacra futurista”.
Secondo Duranti incontrò “presto il dinamismo e la velocità della rivoluzione futurista, che subito declinò però in modo autonomo ed esclusivo nella dimensione della natura e dello spirito”. Con il futurismo rurale poneva come nuovo canone del futurismo il dinamismo della natura, che conosceva da vicino essendo stato immerso nell’ambiente umbro della sua Perugia, fonte di alta ispirazione; il suo futurismo mistico ridava vita alla visione più alta dopo la crisi seguita alla morte nel 1916 di Boccioni e Sant’Elia; con l’arte sacra futurista traduceva da credente non praticante in termini moderni l’iconografia che aveva una gloriosa tradizione fino al Rinascimento umbro.
L'”aeropittura” merita un discorso a parte, l’ispirazione fu il risultato di una volo con Mino Somenzi negli anni ’20, il modo per moltiplicare il messaggio futurista del movimento e della velocità “spostando dalla terra al cielo – è ancora Duranti – lo scenario di rappresentazione, dunque potenziando la dimensione spaziale rispetto a quella temporale”. In tal modo “il volo non consentiva soltanto una nuova condizione fisica dell’osservazione, bensì una nuova dimensione mentale di lettura dell’ambiente e del mondo”. In effetti le visioni dall’alto non sono solo a più largo raggio, ma appaiono “distorte, dilatate e perfino capovolte”, dando un nuovo volto alla realtà come si legge nel suo “Manifesto umbro dell’aeropittura”: “Una spiritualizzazione della natura e della dinamica vita di oggi intesa come magia per dare pensiero pur e anima pura alle cos e più terrestri”; con questa chiave di lettura: “Un segreto che la mia terra svela a chi la sappia sentire”.
Una varietà di approcci innovativi non solo nella pittura e nell’impostazione teorica ma anche in altre espressioni concrete come i disegni di scenografie, e le illustrazioni di libri, l’ambientazione di spazi e le progettazione di mobili, in una sorta di “ricostruzione futurista dell’Universo”, fino alle sue critiche d’arte, nonché negli scritti futuristi come “Parolibera”, le parole in libertà in mostra.. E’ ammesso alla Biennale di Venezia del 1924, primo pittore futurista, mentre Marinetti manifestava e fu arrestato; poi altre partecipazioni a Venezia, e alla Quadriennale di Roma. Negli anni ’30 è presente con sue opere alle mostre di “aeropittura” in Europa e in America.
La guerra la vide convinto interventista con gli altri futuristi nel battaglione Volontari Ciclisti Automobilisti, per 40 mesi al fronte, ma nel reparto sanità sembra non patisse le delusioni dei più ferventi bellicisti come Boccioni dinanzi agli orrori della trincea. Continuò a scrivere e disegnare secondo il verbo futurista, poi la sua ottica si amplia, l’influenza di Balla, da cui era affascinato, dopo gli anni ’30 si ritrova “sempre più raramente, fino a sparire del tutto”, sono sue parole.
Autore di suggestive ambientazioni, quali quelle degli spazi nel ristorante perugino “L’altro mondo” nel celeste siderale del Paradiso, il grigio pentimento del Purgatorio, il rosso vivo del fuoco dell’Inferno, vediamo esposti i “Bozzetti per arredi”; fino alla citata Sala d’aspetto dell’idroscalo di Ostia e alle pitture murali in interni di chiese ed edifici nell’Umbria dove tornava spesso da Roma.
Con la fine del regime fascista, come gli altri futuristi e per altri versi D’Annunzio, subì un lungo ostracismo nel corso del quale continuò a dipingere, fino alla riscoperta che ha fatto decollare le quotazioni, soprattutto dopo il Catalogo del 2006, dell'”aeropittura”, che caratterizza la gran parte delle sue opere; apprezzata anche l’idropittura con la tecnica molto personale dell’‘idromatite”.
La mostra è una carrellata nelle sue molteplici espressioni artistiche, dalle opere figurative paesaggistiche e i disegni del primo quarto del ‘900, con molti ritratti e caricature, alle espressioni iniziali del dinamismo futurista, con dipinti e “idromatite”, dalle opere di arte sacra futurista al culmine artistico nell'”aeropittura”, di cui sono esposti dipinti e bozzetti. Al termine il nuovo paesaggio moderno e le ultime illustrazioni, che ci fanno seguirne la sua vita artistica fino al 1976.
I disegni e i dipinti in ottant’anni di vita artistica
Tra le opere esposte c’è anche il “Progetto per un’aeronave dirigibile”, 1919, che esprime meglio di ogni altra considerazione, la sua visione della realtà che non si accontenta di guardare dall’alto ma vuole vivere attivamente; il disegno su precisa scala 1 a 100 ad acquerello reca calcoli precisi e un’immagine di sorvolo, senza intenti artistici ma descrittivi di una visione da realizzare in pratica. Sarebbe stato lungo 160 metri dal diametro di 16 metri, come gli Zeppelin, con otto cabine.
Ma andiamo in ordine cronologico, dal primo acquarello su carta, “Rosa”, 1897, seguito dai “Bozzetti di putti” e “Studi per motivi decorativi”, 1898; quindi fino al termine del primo decennio del secolo, “Studio per testa d’uomo” e “Lavandaie”, “Donna seduta” e” Musico fibulato”, tutti su carta; mentre l’intenso “Fanciulla che legge”, e i naturalisti “Trittico degli alberi- I superstiti” e “Paesaggio con pagliai” sono degli oli, il secondo su tavola su diversi piani prospettici, esposto per la prima volta. Prima della guerra vediamo disegni di animali del 1912, “Pavone” e “Tacchino”, “Gallina con pulcini” e “Anatra”. Della vita militare veri documenti grafici, cartoline con scritte e disegni umoristici, come “Di piantone al cancello…”, oppure descrittivi come l’ospedale. Negli anni successivi, per tutto il primo quarto del secolo, i disegni riguardano poche figure femminili e moltissimi “Profili di uomo”, ritratti caricaturali delle più diverse fattezze e pose. Questa prima galleria grafica presenta anche un momento di vita familiare “Avanti al caminetto”, 1925, e i due esterni “Rocca di Assisi” e “Studio per Porto Venere”, il primo ben definito, il secondo schizzato. E si conclude con le varie figure in movimento nel dinamismo futurista di “Appunti allo stadio”.
Dei dipinti nella stagione futurista, “Esplosione”, 1916-17, sembra ispirato ai bombardamenti nell’irraggiamento luminoso centrale, che troviamo anche nel successivo “Gialli-violetti”, 1923, meno esplosivo: in entrambi intorno al nucleo centrale di un forte arancio, c’è una spirale che esprime il risucchio di energia e anticipa le visioni dell’ “aerofuturismo”. La geometria compositiva si ritrova in “Forme astratte”, primi anni ’20, dove non si sente più l’energia esplosiva e il cromatismo è più pacato con tinte pastello che degradano in vari tenui colori. Anticipatori dell'”aeropittura” vengono considerati anche “Sintesi di montagne”, carboncino e pastello del 1919, per il dinamismo ascendente delle montagne da lui studiato con riferimento alle Dolomiti mentre era in guerra di stanza al Col di Lana; e “Quattro studi per paesaggi”, tra cui uno ascensionale e un altro una veduta dall’alto della campagna umbra. Dei primi anni ’20 è “Ciclista” e del 1925 “Studio per trittico della velocità”, il primo con la figura in corsa avvolta in un vortice, il secondo con lo schizzo dell’auto che crea delle linee di forza ben espresso poi nell’opera finale.
Cronologicamente troviamo 3 opere di arte sacra futurista. La “Madonna col Bambino”, 1924, esprime un’intensa spiritualità, la figura assorta, gli occhi chiusi nella tenerezza con il bue e l’asinello ai lati e il paesaggio umbro di sfondo, in una visione anch’essa tipica dell'”aeropittura”. Mentre “Crocifissione”, in idromatita su cartone, 1927, è preparatorio del grande dipinto a olio realizzato per il “Manifesto dell’arte sacra futurista” del 1931: una composizione di straordinaria forza espressiva, con il cono centrale in cui è compreso il Crocifisso, la madre e una santa donna. La terza opera sacra un bozzetto per una vetrata poi non realizzata, che rappresenta il “Volto del Cristo” reclinato a destra come nella “Crocifissione”, in una composizione quasi cubista.
Ed ecco l'”aeropittura”, il “clou” della mostra, con circa 10 opere esposte, di cui 4 su carta: due idromatite dai forti colori e fortemente dinamiche, “Esplosione dell’isola” , 1939, e “Saltatore con l’asta”, anni ’60; due composizioni a inchiostro o carboncino, “Studio per ‘Uragano'” e “Le città d’Italia-Roma”, entrambe degli anni ’30. Va rilevato che “Esplosione nell’isola” è anche il soggetto di un olio su tavola molto anteriore, del 1927, a riprova della persistenza di stimoli e motivi ispiratori, qui sono le energie endogene della terra che esplodono come le bombe in guerra.
Non tutto è così violento, in “Notturno”, 1925, l’olio graffito esalta il dinamismo della luce che piove dalle formazioni astrali, su una natura essenziale negli alberi che spuntano dal verde. “Rondini in volo” e “Aeropaesaggio”, entrambi del 1932, esprimono: il primo una visione aerea con i paesini fatti di piccoli cubi, le abitazioni viste da grande altezza in una natura monocromatica e stilizzata; il secondo invece ha un cromatismo vivace, la visione è ravvicinata con chiesa e paesaggio, in alto un vortice di aeroplani in volo con scie e coni di luce.
Restano tre suggestive visioni aeree su tavola di panorami lacustri o marini.in un forte cromatismo isola il lago tra il verde, anzi i verdi, della natura, per poi sconfinare in una striscia di sabbia e nel mare, dello stesso tipo la composizione di “Laghi italiani”, 1938, che però invece del mare presenta nello sfondo dei due laghi delle alte montagne, mentre “Coste e golfi”, 1935, dopo la piccola striscia di verde e case, ha un cromatismo viola, che trascolora.
Sono paesaggi aeropittorici che ritroviamo nella fase finale della sua vita artistica con il “nuovo paesaggio moderno”: “Laghi umbri”, 1969, richiama, in un cromatismo diverso, il citato “Laghi italiani” del 1938, mentre “Lago”, 1970, ripropone in ben diverso soggetto, il cono di luce che piove dall’alto in “Crocifissione”. “Elevazione”, 1945, e “Porto Venere”, 1958, richiamano gli elementi dell’aeropittura nella forza ascensionale del primo e nella visione aerea del secondo, colori intensi.
C’è anche un’ultima opera, “Astrazione”, è del 1976, con una macchia di grande varietà cromatica si chiude un lunghissimo ciclo artistico, 80 anni, dal primo disegno esposto del 1997.
Lorenzo Canova riferisce al radicamento territoriale che lo lega alla grande arte umbra quella che Enrico Crispolti ha chiamato “idealizzata visione della natura” in “una disposizione mistico-contemplativa rivolta alla natura in un respiro cosmico”. In tal modo realizza, è Canova che parla, “una fusione di elementi di innovazione e di anticipazione e di elementi ‘primitivisti'”, prefigurando alcune delle esperienze più innovative della vita e dell’immagine contemporanea. Lo spiega così, in una conclusione che rappresenta il sigillo dell’opera e della figura di Dottori: “Continua a regalarci la sorpresa del suo sguardo difforme fatto di nuove prospettive sul paesaggio umbro e sulle città italiane, simboli del mondo intero ‘al di là e al di sopra’ per superare ‘il tradizionale orizzonte limitato da una linea orizzontale’ [Andrea Baffoni] e collegarsi all’occhio verticale e sterminato delle metropoli elettroniche contemporanee e alla visione astrodinamica dei viaggi interstellari e delle stazioni spaziali”. “Artista del 2000”, dunque: ne era consapevole, lui stesso si definì così.
Info
Galleria Russo, via Alibert 20, tra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo. Lunedì, ore 16,30-19,30; da martedì a sabato 10,00-19,30, domenica chiuso. Ingresso gratuito. Tel. 06.6789949, tel. e fax 06.69920692. www.galleriarusso.com,
info@galleriarusso.com. Catalogo: “Gerardo Dottori. Brani di Futurismo del Maestro dell’Aeropittura”, a cura di Massimo Duranti, Palombi editori, bilingue italiano-inglese, pp. 148, formato 22×22, dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo. Per le mostre citate cfr. i nostri articoli: in questo sito su per “Chez Marinetti” il 2 marzo 2013, e sul Guggenheim il 21 e 29 novembre e l’11 dicembre 2012; in “cultura.inabruzzo.it” su Georgia O’ Keeffe 2 articoli del 6 febbraio 2012, sulla “Mostra del Futurismo a Roma” 30 aprile 2009, “A Giulianova ferragosto futurista” 1° settembre 2009, “Futurismo presente” 2 dicembre 2009.
Foto
Le immagini sono state riprese alla Galleria Russo e al Teatro Eventi, si ringraziano gli organizzatori della mostra e dello spettacolo teatrale con i titolari dei diritti per l’opportunità offerta. In apertura, un momento di recitazione nella “Serata futurista” al Teatro Eventi; seguono “Esplosione”, 1916-17, e “Notturno”, 1925; poi “Laghi italiani”, 1938, e “Elevazione”, 1945; quindi “Porto Venere”, 1958; in chiusura, un momento di danza nella “Serata futurista” al Teatro Eventi..