Francigena 2014, arte e storia, cultura e spiritualità, nel Lazio e nel Sud

di  Romano  Maria Levante

Il 28 aprile 2014 è stata presentata nella sede di Civita di Piazza Venezia a Roma,  che ne è promotrice con Radio Rai, l’iniziativa “La bisaccia del pellegrino: Francigena 2014, l’Europa a piedi verso Roma”   per  la valorizzazione del territorio nella parte nord dell’antica via di pellegrinaggio, facendo ripercorrere l’itinerario da giornalisti-camminatori di varie radio europee  e trasmettendo i loro resoconti in 10 apposite trasmissioni radiofoniche dei diversi  paesi in 9 lingue  per sei settimane consecutive, con inizio il prossimo 5 maggio. L’iniziativa è sostenuta dalla  Fondazione Roma, dalle  regioni Lazio e Toscana,  nonché dall’Associazione europea Vie Francigene, con la collaborazione di Romaincampagna.it e Fondazione Campagna Amica. Due preziose guide  “Touring Editore”, del 2012 e 2013 documentano con dovizia di immagini e di notizie, gli “itinerari a piedi” della “Via Francigena nel Lazio” e della “Via Francigena nel Sud”.

Ha introdotto l’incontro il vice presidente di Civita  Nicola Maccanico ricordando i  valori spirituali, oltre che storico-culturali e artistici della via Francigena e sottolineando l’importanza dell’estensione all’Europa di un percorso altamente simbolico e fortemente attuale.

Le radio europee e i giovani, le regioni Lazio e Toscana

Sergio Valzania, Vicedirettore  di Radio Rai,  si è soffermato sulla  partecipazione delle Radio europee che racconteranno nelle varie lingue la “camminata” del  pellegrino intesa anche come condivisione di esperienze e di valori nel momento in cui si condivide la lunga marcia a piedi.  Già la Rai ha diffuso la conoscenza della via Francigena tra gli italiani, ora sarà estesa anche all’Europa.

Franco Parasassi, direttore generale della Fondazione Roma, ha parlato del “radicamento di persone e di strade” della Via Francigena motivando così  la partecipazione della Fondazione: “promozione sociale e sviluppo economico da un lato, promozione della solidarietà dall’altro”. Un modo anche per strappare tanti giovani dalle deviazioni avvicinandoli a qualche forma di arte e cultura, perché “sulla Via Francigena c’è la condivisione e la solidarietà”. Si creano anche  opportunità di sviluppo economico in varie forme, per le iniziative che possono nascere, prodotti culturali che si traducono in crescita anche del prodotto interno lordo.   Richiama l’asset costituito dalla cultura e dalle tradizioni da utilizzare per promuovere sviluppo economico e insieme la solidarietà sociale.

Il rappresentante dell’Assessorato alla cultura della Regione Lazio  ha citato le iniziative per promuovere il tratto laziale dell’itinerario, tra cui un apposito e book.  E’ un modo per portare l’attenzione dei giovani, attirati dai prodotti della più avanzata tecnologia, su territori con valenze storiche e culturali notevoli. Questo si intende promuovere non in una visione limitata né tanto meno isolata, ma in contatto con altre regioni, in particolare la regione Toscana. C’è anche l’impegno  a sviluppare forme gestionali efficaci  per superare le difficoltà che si incontrano in sede locale, tenendo conto anche dei rilevanti costi di manutenzione.

Per la  Regione Toscana, dove si snoda il tratto più lungo della Francigena fino a Roma,  ha parlato il rappresentante dell’Assessorato al turismo  ricordando come il percorso sia ritenuto importante per lo sviluppo economico: dal 2009 la regione ha investito 13 milioni di euro sulla Francigena, il 2014 è un anno importante perché “il tratto toscano è ben attrezzato e segnalato, messo in sicurezza e completamente fruibile, anche le strutture di ospitalità vengono continuamente migliorate”.

Massimo Tedeschi, presidente dell’Associazione Europea Vie Francigene, che se n’è occupato da sempre, ricorda che negli ultimi dieci anni nel tratto più a nord è stato fatto molto, da comuni, regioni, associazioni; ma c’è  ancora molto da fare. ” La Via Francigena è legata ai valori europei, come accoglienza, pace e storia, e li rappresenta bene”.

E’ il ventennale del tratto che venti anni fa riconosciuto dal Consiglio d’Europa, ci sarà un convegno di riflessione, 1800 Km da Canterbury a Roma, anche gli “scettici inglesi” stanno prendendo coscienza dell’importanza di questo scambio culturale e  religioso.

Nell’Expo milanese verrà evidenziata l’eccellenze del cibo nella Francigena, un valore economico che nasce dalla cultura e dalle tradizioni locali. “L’uomo ha bisogno del cibo per la vita morale e materiale. Lo spirito di accoglienza e collaborazione Franchigena è  in chiave di solidarietà”.

Ci sono tre itinerari principali di valore storico e religioso: verso Santiago di Compostela, verso Roma e verso Gerusalemme. Nel Medio Evo il pellegrinaggio più importante era verso Roma, la via Romea nel IX secolo diviene via Francigena,  cioè francese.  Fidenza nel Medio Evo era punto di incontro di pellegrini dal Nord Europa, perciò a Fidenza c’è la sede dell’Associazione europea.

L’aspetto produttivo legato al cammino sulla Via Francigena

Carlo Hausmann, titolare dell’Azienda Romana Mercati, afferma che “la cultura alimentare è anzitutto cultura”.  Si incontrano culture alimentari molto diverse lungo il percorso, anche noi italiani ne sappiamo poco, perché ci fermiamo alla cucina regionale, pensando che ogni regione ha le proprie caratteristiche. “Ma non è sempre così, c’è la mappa dei dialetti, chi parla la stessa lingua mangia le stesse cose; il ‘made in Italy’ è una miniera di situazioni diverse nel tratto italiano della Francigena. I prodotti sono le parole, le ricette le frasi, la  cucina risultante linguaggio”.

La sua idea è di far provare ogni settimana un kit di prodotti diversi, selezionati e adatti al’uso del cammino: energetici e nutrizionali, con leggerezza di peso e giusto tenore di sale. Se questo funziona potranno entrare in una gamma ideale di cibo che accompagna il viaggio della Francigena.

C’è un mappa molto ampia di prodotti e specialità, 10.000 che confluiscono nelle ricette, in una grande biodiversità alimentare. Sappiamo come sono fatti e a che epoca risalgono, perché collegati all’itinerario. “Poi c’è la componente del racconto, molti non conoscono la nostra cultura alimentare che si sta perdendo, la sfida è creare lungo il tragitto una rete che faciliti questa trasmissione, per questo sono nati i narratori del gusto”. E’ la chiave per apprezzare i gusti autentici  e le differenze effettive e distinguerli dalle false imitazioni.

Mostra degli snack di sola frutta adattissimi alle camminate, e una bevanda chiamata “ambrosia”, con miele amaro, succo di limone, vicino a un antico prodotto romano. C’è bisogno di cose nuove aggiunte a quelle della  tradizione. “La bisaccia del pellegrino è comunque un biglietto da visita per la promozione dello sviluppo”.

Interviene De Amicis della Fondazione campagna amica,  che parla di sfida difficile nella fornitura di prodotti rigorosamente selezionati, espressione della biodiversità che si va riducendo nel mondo per l’industrializzazione che ha omologato i prodotti e anche il gusto. Qui si fa l’opposto con il riscoprire lungo il percorso imprese agricole che hanno i sapori e gli odori con il gusto originario.

Il turismo religioso ha molta importanza, vale 5 miliardi di euro l’anno, con papa Francesco aumenta, è un segmento che pur non spendendo molto, è culturalmente avanzato, quindi sa capire i prodotti selezionati.

Conclude  Sergio Valzania ribadendo che “la Via Francigena è il più bell’itinerario del mondo, ha il piccolo difetto di essere troppo bella, i paesaggi cambiano più volte in una giornata, si incontrano  meraviglie tutti i giorni, senza pause, in un territorio frammentato e ricco di attrazioni diverse, come se si passasse da un mondo  a un altro. E non è soltanto per i paesaggi naturali, ma anche per quelli creati dall’uomo, non solo l’architettura, anche il cibo e il vino italiano, sempre diversi.

Tornerà il 16 giugno, con gli altri camminatori, ricevuto solennemente a San Pietro, la prima meta.

La Via Francigena ieri e oggi

Ma come nasce la Via Francigena, e quali funzioni ha avuto nella storia? Le sue origini risalgono all’Alto Medioevo, intorno al 7° secolo, allorché i longobardi scelsero un itinerario per collegare il Regno di Pavia e i ducati meridionali, tutti sotto il loro dominio, lungo un percorso distante dalle località occupate dai bizantini, quindi relativamente sicuro. Attraversava l’Appennino nel valico della Cisa, proseguiva sulla Cassia e attraverso alcune valli raggiungeva Roma.

L’itinerario assunse il nome “Francigena”, cioè strada che proviene dalla Francia, allorché al dominio longobardo seguì quello francese, e divenne un importante collegamento, non solo per gli eserciti, ma anche per mercanti e pellegrini,  tra la parte settentrionale e quella meridionale. I pellegrinaggi si moltiplicarono dopo l’anno mille nelle tra Santiago, Roma e Gerusalemme.

Non ci sono selciati particolari, dopo la scomparsa di quelli romani, ma i sentieri sono per lo più piste di terra battuta dai pellegrini con luoghi di sosta per la notte nei centri abitati che si incontravano e venivano chiamati “mansioni” e con passaggi obbligati per valichi o guadi; e presentavano deviazioni e varianti per evitare paludi o interruzioni, fino agli agguati di briganti.

E va anche sottolineato che il percorso attuale non corrisponde a quello originario, dato che il tracciato romano spesso è stato incorporato nella grande viabilità e anche i centri abitati sono completamente trasformati, non servirebbe neppure dirlo.

Proprio per questi radicali cambiamenti è interessante rilevare –  si legge nella guida “Itinerari a piedi” – che  “oggi il viaggio a piedi lungo la Via Francigena, pur avendo ovviamente un significato diverso rispetto al Medioevo, conserva sorprendenti analogie con il pellegrino originario”, ma se ne distacca per un particolare: allora il cammino a piedi era una necessità per raggiungere la meta del pellegrinaggio, mentre oggi è una scelta perché lo si potrebbe fare con la più ampia disponibilità di mezzi di trasporto.  E questo ha un’implicazione ben precisa: a differenza dei tempi antichi come degli attuali viaggi in auto, treno o aereo, dove conta soltanto la meta, oggi  “il pellegrino a piedi decide consapevolmente di viaggiare con lentezza, nel suo immaginario il viaggio stesso vale più della meta. Una meta che deve continuare a esistere, altrimenti verrebbe meno il senso del pellegrinaggio, ma che passa in secondo piano rispetto al cammino verso quella meta”.

Ma come procede il cammino nelle mutate condizioni di oggi, i radicali cambiamenti intercorsi non sono stati tali da far svanire il fascino del viaggio e l’autenticità nell’atteggiamento del pellegrino?

La risposta che viene data è precisa e motivata: “Il percorso moderno cerca proprio di ricostruire le suggestioni dell’antico pellegrinaggio, le atmosfere rarefatte, la profondità degli incontri, salvaguardando nel contempo la sicurezza dei pellegrini”.  E lo fa in questo modo: “Il tracciato segue un fllo immaginario che lega le numerose perle artistiche, religiose, culturali che punteggiavano l’antico cammino, procedendo a zig zag per evitare le grandi vie di comunicazione”. Gli effetti: “Il nuovo itinerario è quindi più lungo punto di quello antico, ma questo ha un risvolto positivo: molti tratti della Via Francigena sono di tale bellezza che si vorrebbe non finissero mai”. Sentire queste parole nell’era della velocità esasperata non può che confortare, non tutto è perduto.

La Via Francigena nel Lazio

La guida della ” Via Francigena del Lazio”, di “Touring Editore”  è stata presentata, sempre nella sede dell’Associazione Civita, il 16 novembre 2012, con l’Assessore a Cultura, Turismo e Politiche giovanili della Regione Lazio Fabiana Santini, e il presidente dell’Associazione Europea Vie Francigene Massimo Tedeschi, oltre  al Segretario Generale di Civita, Albino Ruberti, i rappresentanti delll’Editore e il vice direttore di Radio Rai Sergio Valzania che ha realizzato, con la Comunità radiotelevisiva Italofonica,  un apposito programma itinerante di 7 settimane, tra maggio e giugno dello stesso anno, trasmesso da Rai 1 e da RaiWebRadio sul cammino della Via Francigena percorso personalmente a piedi con i giornalisti dell’emittente europea.  

E’ stata definita “una bussola cartacea”, ma è stata creata anche un’altra bussola ancora più attinente allo strumento nautico, una “Geoguida” – da scaricare con gli strumenti più recenti, come smartphone e Ipad – che “consente di mettersi in rete con luoghi, mappe, racconti di viaggio, monumenti ed eccellenze paesaggistiche attraverso l’attuale tecnologia, per camminare assistiti da una ricca e puntuale cartografia informatizzata, per essere accompagnati passo passo alla scoperta di sentieri, percorsi da scegliere, siti da scoprire”. In sintesi, “con l’aiuto del proprio cellulare, il turista-pellegrino di oggi può portare con sé tutto quello che gli occorre per transitare sulla Via Francigena nel Lazio settentrionale senza bisogno di consultare testi cartacei e cartine.

Anche per chi resta fedele alla guida tascabile le informazioni e gli avvertimenti non mancano, persino quello di non fidarsi troppo dei cartelli segnalatori – di cui  vengono puntualmente descritte le varie tipologie – perché potrebbero essere superati da varianti introdotte successivamente. Si descrivono le singole tappe con tempi di percorrenza e difficoltà, compresa l’ombreggiatura, fino ai punti di ristoro e i luoghi di accoglienza per la notte, per gli istituti religiosi riservati ai pellegrini occorrono le “credenziali” rilasciate dall’ “Associazione Europea Vie Francigene”  e poche altre.

Si attraversa il Lazio dalla Toscana in 9 tappe, lasciando la via Cassia nuova, che coincide pressoché  completamente con l‘antico percorso, per strade secondarie per lo più sterrate, il più possibile vicine al tracciato originario, in modo da toccare i punti più significativi.

Partenza da Radicofani, dove Ghino di Tacco  taglieggiava i viaggiatori bloccandoli nella gola – dalla rocca si domina su parte del percorso – poi crinali panoramici fino ad Acquapendente. Di lì si va tra gli ulivi fino al lago di Bolsena, per poi scendere verso Montefuascone. Da lì a Viterbo, definita “la città dei pellegrini”. Siamo nella Tuscia e attraversiamo l’Agro romano, ondulato con piccoli boschi, da Viterbo a Vetralla, da Vetralla a Sutri, fino a Campagnano di Roma, la città eterna ormai è vicina. Da Campagnano a La Storta si entra nei sobborghi, mentre l’ultima tappa porta a Monte Mario che era chiamato significativamente “mons gaudi”, cioè della gioia, perché si era ormai vicinissimi a San Pietro, la meta del viaggio per i pellegrini.

La Via Francigena nel Sud

La prosecuzione nel Mezzogiorno dell’itinerario, la guida della “Via Francigena nel Sud”, è stata presentata nel 2013, quindi tra le due manifestazioni del 2014 e del 2012 sopra ricordate. E’ sempre di “Touring Editore”, con una importante particolarità: non è una guida come le altre perché descrive l’itinerario compiuto effettivamente a piedi con altri giornalisti tra maggio e giugno 2012  dal Vice Direttore di Radio Rai Sergio Valzaina – intervenuto nella presentazione – e tradotto citato nel programma radiofonico dal titolo “Da Roma a Gerusalemme : le strade, il mare, la nostra lingua” . Perciò si apre e si chiude con due testi  di Valzaina, nei quali si sente l’emozione del moderno pellegrino di un mese  e mezzo di “itinerario a piedi”: “Dentro il futuro” alla partenza, “Salire a Gerusalemme” al termine.

Questo lungo tratto della Via Francigena è l’ultimo intinerario in Occidente, da Roma a Brindisi, prima del salto nell’Oriente dal porto pugliese verso la meta di Gerusalemme. Si svolge attraverso le vie consolari Appia e Prenestina, via Latina e Casilina, e i tratturi dove passavano le greggi per svernare in pianura – una rete dagli aspetti analoghi, con aree di sosta e di pernottamento – in un paesaggio molto vario tra pianure, colline e montagne, su basolati romani e sentieri sterrati, rovine e templi, cattedrali e santuari che si incontrano lungo il percorso.

La direttrice principale seguita è stata quella della Via Appia Antica, che veniva chiamata “Regina Viarum” e univa Roma a Brindisi, ma vi sono anche delle varianti rispetto al percorso dei giornalisti di Rai 1 che avevano il vincolo dei tempi prestabiliti per le trasmissioni radiofoniche; tra queste varianti  l’attraversamento di Terracina, e un percorso alternativo sull’Appia Antica rispetto a quello montano e più breve tra Sessa Aurunca e Benevento.  Anche in Puglia due alternative, quella interna sulla Via Traiana tra Canosa e Bari, quella marittima  da Canosa alla costa dove tradizionalmente i pellegrini potevano imbarcarsi per la Terra Santa, dopo l’eventuale visita al santuario di Monte Sant’Angelo, una meta intermedia molto praticata da raggiungere con la variante Troia- Monte Sant’Angelo.

Tutto descritto accuratamente nella “bussola cartacea” di cui si è detto sopra, con il pregio che tutto quanto è indicato – informazioni utili e schede tecniche, indicazioni topografiche e soprattutto splendide  immagini di luoghi, antichità, templi – è stato verificato e provato, sperimentato e raccontato da  “pellegrini” molto particolari e anche esigenti come i giornalisti radiofonici.

Le tappe questa volta non sono soltanto 9 come nel Lazio da Radicofani a Roma, ma ben 32, da Roma a Brindisi. Si passa per Castelgandolfo e Velletri, Cori e Sezze, poi dall’abbazia di Fossanova si va a Terracina con le rovine antiche e il Tempio di Giove Anxur che domina il Golfo del Circeo.   Poi Fondi con il lago e Formia con il mare, attraversate le gole di Sant’Andrea, Termina il Lazio e si entra in Campania, Sessa Aurunca e Nocellato, Santa Maria Capua Vetere e Maddaloni, Montesarchio e Benevento. Altre tappe per entrare in Puglia raggiungendo Troia e poi Cerignola, quindi  si passa per Canosa, Bisceglie e Bitonto, Bari e la meta Brindisi i grandi capoluoghi.

Non possiamo che concludere con le parole con cui Salzania riassume la sua esperienza nell’introduzione: “Il viaggiare  a piedi contemporaneo non è una continuazione di qualcosa ormai estinto né una fuga all’indietro, quanto piuttosto un modo efficace per conoscere se stessi e il mondo nel quale viviamo. Si colloca in uno spazio intermedio tra la meditazione e la ricerca sapienziale, fra la spiritualità monastica e l’esperienza estetica”.

E’ uno spazio di riflessione e di autoanalisi, un ripiegamento interiore connaturato con lo spirito del pellegrino e la lentezza cadenzata del cammino negli “itinerari a piedi”, che può portare alla  rigenerazione da tutti auspicata.

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