Civiltà islamica, 1. La collezione al-Sabah Kuwait, alle Scuderie

di Romano Maria Levante

Alle Scuderie del Quirinale la mostra “Arte della civiltà islamica.  La Collezione al-Sabah, Kuwait” espone,  dal 25 luglio al 20 settembre 2015, oltre 360 oggetti  tra vetri e ceramiche, bronzi e legni intagliati, tessuti e tappeti, miniature e grafiche, delle aree geografiche più diverse , dalla Spagna alla Cina:  1400 anni di una civiltà fiorita su un territorio sconfinato che ha assimilato tanti influssi creando un proprio linguaggio. Organizzata dall’Azienda speciale Expo con Dar al-Athar al-Islamiyyah, National Council for Culture, Arts & Letters, Kuwait, a cura di Giovanni Curatola. che ha curato il Catalogo Skira , con suoi saggi e schede di Manuel Keene e Salam Kaoukij.

E’ una raccolta straordinaria, frutto della ricerca appassionata  dello Sceicco Nasser Sabah al-Ahmad al-Sabah  con la moglie la Sceicca Hussah Sabah al-Salim al-Sabah, che è intervenuta alla presentazione della mostra e  ha illustrato genesi e contenuti della sua collezione. I 360 oggetti esposti sono una selezione dei 35.000 oggetti che la compongono,  la maggior parte dei quali  raccolti  in 8 anni a partire dal 1975, e ne fanno una delle più importanti esistenti al mondo, per ampiezza e ricchezza. Altrettanto straordinarie le vicende, fu data in prestito permanente al Museo Nazionale del Kuwait il 23 febbraio 1983 , ma con l’invasione irachena del 1990 fu saccheggiata, si salvarono solo circa 107 opere perché pochi giorni prima dell’invasione  erano state prelevate per una provvidenziale mostra itinerante dal titolo “Islamic Art & Patronage” , presentata in 20 musei mondiali, e approdata a Firenze nel 1994 a Palazzo Vecchio; straordinario anche il recupero successivo a Baghdad  della quasi totalità delle opere sottratte, riportate nel museo del Kuwait.

Il  significato della mostra sovrasta la pur fondamentale scena artistica, come ha sottolineato Franco Bernabè, presidente dell’Azienda speciale Expo all’epoca della sua organizzazione, anche se alla  presentazione c’era il commissario Innocenzo Cipolletta, subentratogli dopo le sue dimissioni. 

“La mostra – sono le parole di Bernabè – è anche una occasione di incontro tra culture che fanno parte di una medesima storia, ma che mai come in questo momento sono apparse così distanti, per effetto di pressioni politiche e sociali che operano per scavare fossati invece di promuovere il dialogo”.  Ciò perché  “l’arte è l’unico vero linguaggio universale e Roma è la città che più di ogni altra è in grado di valorizzarne le potenzialità”.  E’ uno dei principali motivi per cui  “l’arte va protetta, apprezzata, divulgata, perché solo in questo modo può prevalere, nella legittima e auspicata diversità di ogni espressione, il comune appartenere al genere umano e può affermarsi quello sviluppo spirituale al quale ogni religione ci chiama”.

L’arte come “ambasciatrice di civiltà” ha la capacità di “unire in suo nome” ciò che per altri versi potrebbe sembrare diviso, anzi contrapposto. Come avviene per l’islamismo  del quale viene evocato troppo spesso soltanto il lato fondamentalista – che pure è presente e in grande evidenza – trascurando le sue radici e la vasta base culturale e sociale che lo avvicina a noi invece di allontanarlo in una luce ostile e minacciosa.

Alcuni tratti salenti dell’islamismo

Dall’ampia analisi di Giovanni Curatola sulle origini e i principi basilari dell’Islamismo emergono tanti punti di contatto a livello religioso con le fedi monoteistiche consorelle ebraica e cristiana che gli fanno affermare: “Se l’atteggiamento generale – di tutti incondizionatamente – fosse quello di approfondire i molti punti che accomunano e uniscono, piuttosto che non quelli che dividono e separano, si sentirebbero circolare meno banalità e sciocchezze relative a ipotetiche  e mai dimostrate impossibilità di convivenza (secoli di storia, semmai, documentano il contrario), e di derive da ‘scontro di civiltà'”. 

Un motivo alla base di tanti fraintendimenti si può trovare nella “duplicità” del sistema islamico con le dicotomie che si trovano al suo interno, nonché nella intrinseca pluralità che lo caratterizza, e che riguarda anche la fede nelle sue articolazioni interne;  lo stesso libro sacro, il Corano, comporta  diversi piani di lettura, nella sua articolazione in “versetti solidi” con i precetti e “versetti allegorici”  da interpretare, come fanno le scuole coraniche, spesso in modo divergente.

Motivo ulteriore  si può trovare nell’estrema semplificazione che viene fatta di una civiltà la quale nella storia ha avuto un’estensione geografica sconfinata, dalla Spagna alla Cina, considerando anche le propaggini in  Sicilia e Ungheria, e ha avuto influssi anche in America Latina. L’impero ottomano è stato presente in Europa e nell’Oriente, in Mesopotamia e nel Nordafrica, le sue minoranze sono state sempre largamente sparse in  territori vastissimi, fino all’Asia centrale. 

Anche a livello linguistico troviamo una pluralità, tra l’arabo per la religione e la filosofia nonché la scienza, il persiano per la poesia e i commerci, il turco per l’arte, la cultura e le armi.

Sono diversità che non hanno indebolito la civiltà islamica, perché il substrato di fondo è rimasto unitario: “Caratterizzare il mondo islamico scrivendo di ‘unità nella diversità’ non è solo uno slogan. E’ il senso autentico dell’islamismo in molte sue espressioni”, scrive Curatola ricordando la divisione tra i tradizionalisti sunniti e i seguaci dell’Iman Alì, nonché le divergenze “notevoli, perfino drammatiche” sullo stesso piano dottrinario.  E aggiunge: “A queste divisioni corrispondono sensibilità diverse, anche forti, ma che vanno pur sempre declinate all’interno del mondo mussulmano”.

Ecco la sua conclusione: “Le civiltà islamiche hanno attraversato fasi diverse; la comune fede non è stata di ostacolo ad avventure e conquiste militari a scapito di correligionari (e paradossalmente, di nuovo,  non lo è stata nessuna religione umana), ma per certo è stata un cemento straordinario che ha tenuto insieme genti lontane per tradizioni, costumi, abitudini e modi di vita, i quali sono stati scanditi da ritmi propri (e comuni), come il richiamo alla preghiera del muezzin cinque volte al giorno, canto armonico che evoca lo scorrere del tempo tutt’altro che immutabile”.

Con un finale ottimistico, una visione irenica che non ci sembra però del mondo reale: “Essere musulmano vuol dire sottomettersi alla volontà di Dio e questa non può che essere legata al concetto di bello ed essere una volontà di pace”; lo stesso si può dire per “essere cristiano”, ma la storia passata e la vita presente ci insegnano  che spesso in nome di Dio si commettono massacri, da quelli delle Crociate ai crimini dell’Isis.

L’arte nella civiltà islamica

La vasta estensione dei territori dove si è diffusa la civiltà dell’Islam, anche con lo sconfinato l’Impero Ottomano, è alla base del particolare connotato che ha l’arte  islamica, innestata sulle espressioni artistiche locali esistenti, in Oriente e Occidente prima della conquista musulmana.

Considerando il ruolo primario della religione negli stati islamici e l’affermazione dell’unicità assoluta del Dio creatore con cui non può essere messa in competizione  nessuna attività umana, l’arte come creazione dell’uomo molto simile al reale poteva essere minacciata da una concezione fortemente dogmatica. Invece  il  pragmatismo del Profeta, continuato nei suoi seguaci,  ha portato all’accettazione delle forme d’arte incontrate durante le conquiste, d’altro canto senza contraddire il Corano che non ne parla; in definitiva,  anche l’artista si muove secondo la volontà di Dio, quindi l’imperativo religioso è salvo.

Tutto ciò porta all’assenza di indicazioni sul comportamento artistico e sullo stile, mentre si avverte un forte spirito di adattamento alle espressioni locali con cui l’Islam si è imbattuto nelle sue conquiste.  “Questo non vuol dire – afferma Curatola – che quella islamica (nelle sue numerose varianti regionali e fasi temporali) sia un’arte priva di personalità o semplicemente costituisca  un puzzle di elementi pescati qua e là e in vario modo riproposti”. E lo spiega: “Semplicemente si vuole enfatizzare la caratteristica islamica tendente all’armonizzazione degli spunti disparati che vengono riorganizzati attraverso un percorso di trasformazione ed amalgama tutt’affatto nuovo”.

Questo percorso evolutivo si è dipanato nel tempo, dopo un inizio, che si fa risalire al IX secolo,  nel quale “i musulmani, paradossalmente, giungono sulla scena artistica dotati di un proprio linguaggio, ma privi di un proprio alfabeto per esprimerlo”.  Poi intervengono elementi unificanti nella molteplicità di influssi diretti delle varie aree nel mondo dell’espansione islamica che si è estesa nei vastissimi continenti conquistati.

Ma la caratteristica saliente è l’estrema varietà di forme espressive che non devono far pensare che una vera arte islamica non esista. Una varietà che è una ricchezza, dovuta agli influssi diretti delle terre di conquista ai quali si aggiungono quelli altrettanto penetranti dei pellegrinaggi, che muovono grandi masse da tante provenienze,  e del nomadismo, ulteriore fattore dinamico che moltiplica i contatti e le contaminazioni. “Se l’Islam va visto come fenomeno plurale, altrettanto bisogna fare con la sua arte”, precisa Curatola, e lo spiega: “Le acquisizioni legate al dinamismo di questa società e dalle vicende politiche e storiche come le grandi pressioni provenienti da Oriente, dall’inquieta Asia Centrale, sono il patrimonio artistico dell’Islam. Tutto questo accanto o sovrapposto a solide tradizioni locali che non spariranno del tutto”. Le conseguenze? “L’arte islamica  è un’arte basata su un repertorio classico con innesti diversi: è un’arte di sintesi”.  Di qui una grande varietà di espressioni anche molto diverse, per generi e forme, materiali e stili, che concorrono a configurare l’arte islamica nelle sue molteplici manifestazioni.

Abbiamo accennato agli elementi unificanti con i quali il processo di amalgama e assimilazione degli elementi disparati acquisito localmente trova una sua unitarietà che è il sigillo dell’arte islamica. Sono le basi su cui poggia il repertorio islamico, una sorta di sigillo inconfondibile: la calligrafia, la geometria, l’arabesco; la figura non è assente, e si può smentire il pregiudizio  – valido solo riguardo ai fondamentalisti –  che gli islamici vietano sempre l’immagine umana e non soltanto le  raffigurazioni della divinità che sono proibite. L’elemento costante è il rapporto con la natura.

Alla calligrafia, geometria ed arabesco, ed anche alla figura, sono dedicate  apposite sezioni della mostra; insieme alle arti preziose e a un percorso storico dagli inizi dell’arte islamica nell’VIII-IX sec. alla sua evoluzione nella varietà nell’XI-XIII sec., alla maturità espressiva del XIV-XV sec. fino all’apogeo dei grandi imperi nel XVI-XVIII sec.

E’ una cavalcata nella storia e nell’arte  documentata dal materiale espositivo di estrema varietà e straordinario fascino, un’immersione coinvolgente in un mondo delle Mille e una notte. La visita inizia dalle quattro sezioni “storiche”, poi passeremo alle quattro monografiche sull’arte.

Le prime due sezioni, dall’VIII al XIII secolo

L’inizio, nell’VIII-IX sec., cui si riferisce la 1^ sezione della mostra, è contrassegnato dagli incontri con le grandi civiltà tardo antiche, l’impero Bizantino che porta l’eredità di Roma quindi dell’Occidente, in Egitto, in Siria e in altri territori del Mediterraneo, e l’impero iraniano sassanide con la civiltà dell’Oriente.  Nasce un’arte islamica in continuità con le esperienze che preesistevano nei territori conquistati.

Nella mostra si trova documentato tutto questo con una serie di oggetti, ne citiamo solo alcuni dei numerosissimi, a titolo esemplificativo.

Per l’arte vetraria, di derivazione occidentale; vediamo una “Piccola caraffa di vetro con bocca trilobata”, e due  “Piccole coppe di vetro”,  una intagliata, l’atra stampata con la tecnica millefiori; inoltre Bottiglie, Bicchieri e Lampade di vetro con motivi geometrici. Alcune bottiglie esposte sono in cristallo di rocca, materiale di cui sono fatti anche i pezzi del gioco degli scacchi, ben in vista nell’esposizione.

Mentre per le provenienze dall’arte orientale troviamo oggetti di metallo con una tendenza all’astrazione: come le “Brocche di bronzo con corpo a scanalature verticali o spiraliformi”. ;  ma anche una “Brocca di bronzo con la superficie interamente coperta da un grande albero” da cui partono tralci di vite con boccioli e frutti. E una serie di “Spargiprofumi”  bronzei  di forme particolari  e con epigrafi e rilievi lungo la superficie curva.

Non mancano le produzioni in ceramica e terracotta, Piatti e Coppe  decorate con motivi geometrici o vegetali stilizzati; e intagli in legno, come il Pannello con decorazioni simmetriche e speculari di arabeschi e palmette.

Il marchio islamico lo troviamo  in tutta evidenza nelle Iscrizioni apposte  su tessuti e pannelli lignei che vediamo esposti insieme a Manoscritti, in particolare uno relativo all’uso dell’Astrolabio, pure esso esposto.  Iscrizioni anche su una Lastra tombale e  un Capitello scolpito di tipo corinzio.

I due filoni artistici, orientale ed occidentale tendono a fondersi in un alfabeto artistico originale. L’assimilazione e integrazione di stili anche molto diversi, come diversi in tutti i sensi sono i territori interessati, avviene sempre più all’insegna dell’islamicità, quindi con elementi caratterizzanti, nell’XI-XIII sec., cui è dedicata la 2^ sezione della mostra; nota saliente è la varietà, per l’emergere di vere e proprie scuole regionali.

Troviamo esposti molti oggetti del tipo di quelli della 1^ sezione, ma con una maggiore elaborazione, complessità e pregio artistico.  Così per le Caraffe di vetro e le Coppe e soprattutto per le Bottiglie e Brocche di bronzo,  dalla superficie non più semplicemente scanalata ma spesso con doppia parete, di cui quella esterna artisticamente traforata anche con tralci di palmette o scene di caccia. Straordinarie le decorazioni traforate o in rilievo su Calici e Candelieri di varia foggia, è esposto anche un Vassoio di bronzo a forma di pesce. Ugualmente decorate  con motivi vegetali in rilievo Bottiglie, Caraffe e Brocche di ceramica,  con ben maggiore ricchezza e pregio artistico; e con un’innovazione, l’inserimento nella pasta di argilla di una “pasta fritta” di silice e quarzo. Infine  una Porta lignea, con pannelli scolpiti  che recano motivi vegetali, tra cui le ben note palmette.

La maturità del XIV-XV e l’apogeo nel XVI-XVIII sec.

Un salto di qualità  si verifica nel periodo dei Mamelucchi, tra il 1250 e il 1517, dinastia di origini turche  senza successione dinastica, con una composizione sociale molto particolare, che diede vita  in Egitto e Siria già ad una civiltà islamica  prima di essere sconfitta dagli ottomani nel 1517. Ci fu anche l’invasione dei Mongoli con grandi distruzioni ma anche apporti artistici di motivi orientali che si innestano sui motivi già consolidati.

E’ una vera escalation artistica nell’esposizione, i Fregi lignei esposti hanno un  cromatismo intenso che sottolinea decorazioni di chiara impronta islamica, con uno stile epigrafico che vi riporta la parola “felicità”; in una Coppia di scuri invece vediamo losanghe ed altri  motivi  geometrici.

Un Pannello ligneo tratto da una porta reca un motivo a griglia con delle stelle che si ripete all’infinito. La decorazione reiterata la troviamo anche in una Scatola d’avorio con motivo geometrici, mentre in un Mortaio d’avorio ci sono disegni circolari su uno sfondo di palmette. 

Stile epigrafico nei Tessuti esposti, in cui alle iscrizioni che inneggiano alla felicità sono alternate bande  con figure animali e motivi geometrici; le iscrizioni decorano anche tre oggetti spettacolari, un Bacino, una Ciotola e un Candelabro di ottone,  con una ricchezza di intagli stupefacente;

Lo stile islamico, che ha raggiunto la maturità, e ha un carattere internazionale al di là della differenze locali, si  sviluppa  nei tre grandi imperi successivi, degli Ottomani, dei Safavidi e dei Moghul, tra il XVI e il XVIII sec., tutti  aperti ad influssi esterni  cosmopoliti e anche di provenienza occidentale.  Qui si raggiunge il culmine dell’arte islamica.

E’ un’escalation artistica che tocca un livello ancora più alto, e lo si può verificare da quanto esposto nella 4^ sezione: oggetti dello stesso tipo di quelli delle sezioni precedenti, ma ancora più elaborati e artisticamente maggiormente evoluti.  In più vediamo un Cenotafio di pietra con iscrizioni in  stile epigrafico e decorazioni floreali incise con grande maestria; e un Braciere di bronzo traforato e decorato con arabeschi e palmette.

Così ritroviamo nella loro versione più evoluta Brocche  e Bottiglie di vetro,  Scatole e Candelieri di ottone,  Ceramiche con il corpo in “pasta fritta”  e i disegni ornamentali molto vistosi. I tessuti esposti sono per lo più Velluti di seta con motivi geometrici, anche “alla cinese” o decorazioni floreali alternate alle palmette, con forti effetti cromatici; così i Tappeti di lana con decorazioni a tralci floreali di tipo islamico, alcuni particolarmente elaborati come quello che rappresenta un giardino di quattro parti con alberi e aiuole di fiori, canali di acqua e una fontana  al centro.

La ricchezza espositiva della sezione è notevole, presenta anche  Rilegature in pelle e Manoscritti, con pagine miniate di squisita fattura, nonché una serie di Scatole di legno  con intarsi molto raffinati e un altro Astrolabio in ottone del XVII sec.

Termina qui la carrellata storica offerta dalle prime 4 sezioni della mostra, che  mostra l’evoluzione artistica con una vasta serie di oggetti direttamente comparabili. Ma l’esposizione non finisce, seguono 4 sezioni dedicate ai motivi fondamentali dell’arte islamica, calligrafia, geometria e arabeschi, più la figura, con il finale dedicato alle arti preziose, i tesori della gioielleria islamica e le monete.

Sono temi di grande interesse artistico e culturale, che sollecitano anche la curiosità,  parleremo prossimamente della nostra visita a queste ultime sei sezioni della mostra.

Info

Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16, Roma. Tutti i giorni, da domenica a venerdì ore 12,00-20,00, sabato fino alle 23, ingresso fino a un’ora prima della chiusura. Ingresso 8 euro, ridotto 6 euro.  Tel. 06.39967500, http://www.scuderiequirinale.it/ Catalogo  “Arte della civiltà islamica. La Collezione al Sabah, Kuwait”,  a cura di Giovanni Curatola, schede di Manuel Keene e Salam Kaoukji, giugno 2015, pp.344, formato 24 x 28. Il secondo articolo  sulla mostra uscirà in questo sito il prossimo 10 agosto.  Per alcune espressioni di arte contemporanea su temi islamici e non solo cfr. in questo sito i nostri articoli:  sulla mostra al Macro di Kerim Incendayi, “Roma e Istanbul sulle orme della storia” 5 febbraio 2015; sulle mostre dell’Ufficio culturale della Turchia  a Roma, “Tulay Gurses e la mistica di Rumi”  21marzo  2013, “Ilkay Samli e i versetti del Corano”  2 ottobre 2013, “Permanenze, Ricordi di viaggio di nove artisti italiani”   9 novembre 2013,  “Yildiz Doyran e lo slancio vitale di Bergson” 29 gennaio 2014, e “Yilmaz, i divi del cinema nei piatti in ceramica” 16 maggio 2015;   su un viaggio a  “Istanbul, la nuova Roma,  alla ricerca di Costantinopoli”   10, 13, 15 marzo 2013..

Foto

Le immagini sono state riprese nelle Scuderie del Quirinale alla presentazione della mostra da Romano Maria levante, si ringrazia l’Azienda speciale Palaexpo con i titolari dei diritti, in particolare gli sceicchi Naser e Hussah al Sabah Kuwait, per l’opportunità offerta.  In apertura, “Frammento di tappeto da preghiera a nicchie multiple”, XVI sec.; seguono “Pannello in mosaico ceramico in ‘pasta fritta’ su gesso”, 1251, con un “Elemento architettonico di marmo” e “Lastra tombale di marmo con iscrizione” ,  1152; poi  “Mattonella di stucco stellata a cinque punte con leogrifo“, XII sec., e “Frammento di pannello di marmo da zoccolatura architettonica”, XI sec; quindi,  “Brocche di bronzo”,  VIII sec., e  “Piatti in ceramica a motivi blu”; inoltre, “Pannello tessile di lino ricamato con tulipani e bocci di loto”, XVII sec., con  a dx “Frammento di velluto di seta decorato a macchia di leopardo e strisce di tigre“, XVI sec., e  “Braciere esagonale di bronzo decorato da arabeschi e palmette”, XVI sec. e, in alto, “Mattonella ottagonale in ceramica con corpo in pasta fritta”, 1620;  infine, un “Codice con motivi geometrici reiterati” e una “Veste talismatica”.

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