di Romano Maria Levante
Un’altra “Christmas Collection”, questa volta tematica, è la sorpresa natalizia di Michele von Buren ai visitatori della galleria RvB Arts, sempre più affezionati alla scuderia di artisti le cui opere su “Alice in Wonderland” sono esposte dal 6 dicembre 2015 al 9 gennaio 2016 nello spazio di Via delle Zoccolette con l’appendice della sede dell’Artigianato Valligiano nell’adiacente Via Giulia. E’ un caleidoscopio di interpretazioni della celebre favola, che lascia incantati grandi e piccoli per la ricchezza figurativa e cromatica delle immagini evocative del mondo fiabesco. Il programma “Accessible Art” aggiunge così una nuova tessera al mosaico di mostre con le quali cerca di far entrare l’arte contemporanea nell’ambiente familiare come complemento pregiato dell’arredo domestico a un costo moderato. Ecco gli 11 artisti espositori, i quali fanno parte della squadra di 20 pittori, 5 scultori e 13 fotografi che fa capo stabilmente alla galleria RvB Arts: Evita Andùjar, Tania Brassesco con Lazlo Passi Norberto, Lorenzo Bruschini e Lucianella Cafagna, Roberto Fantini e Clara Maffei, Maiti e Arianna Matta, Alvaro Petritoli, Giulio Rigoni e Vera Rossi.
Anche quest’anno, come già avvenuto in passato, per le festività Michele Von Buren ha regalato ai visitatori della galleria romana RvB Arts di via delle Zoccolette una splendida mostra natalizia: in precedenza c’è stata la Christmas Collection, ora abbiamo “Alice in Wonderland”, con 4 opere donate dagli artisti messe in palio nell’annessa lotteria a libera contribuzione il cui ricavato è destinato ad AfrikaSi Onlus per l’istruzione dei bimbi della baraccopoli Deap Sea a Nairobi.
La folla di visitatori presente all’inaugurazione ha dato ragione all’iniziativa della von Buren e all’impegno degli artisti che hanno esposto le opere con cui interpretano il tema. Molti bambini hanno partecipato alla festa d’avvio della mostra, allietata anche dai dolci personalizzati sulla figura di Alice preparati con maestria da Caterina. Non è mancato il libro di favole, che risale al 1885, nell’originale inglese, “Alice’s Adventures in Wonderland”, tutto è stato curato alla perfezione.
Sono una diecina gli artisti che si sono cimentati nella rievocazione di “Alice nel paese delle meravigliee”, ognuno con la propria cifra artistica e forma interpretativa. Alcuni si sono concentrati sulla figura della protagonista, vista leggiadra e spontanea nei suoi atteggiamenti infantili da Roberto Fantini, tenera e malinconica nelle immagini trasognate di Lucianella
Cafagna, come una bambola nell’originale forma creativa di Maiti al centro della parete con le sue originali creazioni in filo di ferro, questa volta non in scultura; il mondo degli animali intorno alla protagonista si trova nelle opere di Lorenzo Bruschini e Andrea Silicati; in altri l’ambiente, con l’atmosfera creata dall’azzurro misterioso di Arianna Matta, dal verde intrigante di Alvaro Pietritoli e dalle trasparenze di Vera Rossi; singoli personaggi sono stati evocati da Evita Andùjar e da Giulio Rigoni;fino all’accurata ricostruzione fotografica di una scena della vicenda di Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto, che ci ricorda le scenografie realizzate e fotografate da David Lachapelle, viste nella recente mostra a Roma.
Ogni opera, come di consueto nelle mostre di RvB Arts, è contrassegnata dal relativo prezzo, comunque molto contenuto secondo il programma “Accessible Art” che Michele Von Buren persegue da anni nella galleria impegnandosi nel meritorio intento di rendere le opere d’arte accessibili alla gente comune sotto l’aspetto economico e come componenti di prestigio dell’arredo domestico: quindi azione di “scouting” nella scelta degli autori, giovani emergenti ma anche artisti affermati, e nella selezione delle opere. Vengono presentate nell’ambiente familiare creato dall’arredamento della galleria, ben curato per il binomio con l’Artigianato Valligiano della vicina via Giulia, lo spazio espositivo che si aggiunge al principale di via delle Zoccolette.
Non ci soffermiamo sul programma di “Accessible Art” avendone illustrato ripetutamente obiettivi e modalità nel commentare le mostre organizzate negli ultimi anni da Michele von Buren nella galleria. Ricordiamo solo un elemento che concorre al clima confidenziale dell’ambiente: la presenza di opere di artisti che non partecipano alla mostra in atto ma hanno esposto in mostre precedenti, che fa sentire in famiglia, come se si ritrovassero parenti o amici cui si è affezionati.
Più che interpretare e commentare le opere, ci limitiamo a darne testimonianza visiva mostrandone alcune che ci hanno colpito maggiormente anche se non è possibile rendere l’atmosfera che tutte insieme creano nell’accogliente spazio espositivo di RvB Arts in via delle Zoccolette che prosegue in via Giulia.Vediamo rappresentata amorevolmente Alice, con ampio spazio anche agli ineffabili personaggi della favola e all’ambiente magico in cui si svolge. Per entrare nel clima e accompagnare la visione delle opere presentate, rievochiamo per sommi capi la favola di Alice nel paese delle meraviglie.
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie
Il fortunato capolavoro di Lewis Carrol inizia con una sorta di verifica ex ante – la storia narrata a tre bambine – ed ecco come si dipanano le avventure, nella favola nordica non mancano mai momenti di timore, anzi di incubo per l’intento pedagogico di mattere in guardia i piccoli dai pericoli, ma in un contesto quanto mai fantasioso.
La curiosità di Alice, che è quella di tutti i bambini, espone a rischi inattesi, il suo è la caduta in un pozzo profondo per inseguire un Coniglio bianco, annoiata di stare con la sorella che legge un libro senza figure. Dopo l’incubo della caduta la sorpresa delle molte porte e della chiave minuscola con cui apre la serratura di una porticina, ma lei è troppo grande per potervi passare finché non beve il contenuto della bottiglia con scritto “drink me” dopo essersi accertata che non c’è scritta la parola “veleno”, anche qui l’intento pedagogico. Ma essendo divenuta piccola non può più prendere la chiave rimasta sul tavolinetto troppo alto per lei, e allora l’altra magia, c’è la scatola di pasticcini con scritto “eat me” e ne mangia uno, che la fa crescere in modo che può prendere la chiave.
Però la porticina rimane piccola, è tornata al punto di partenza e non può raggiungere il giardino meraviglioso che si intravede al di là della porta. La delusione la fa piangere e riflettere, cosa è cambiato in lei, è diventata un’altra, ha perso la memoria? Nel mentre si dà la risposta confortante che è sempre la stessa Alice, passa il Coniglio bianco e, spaventato per la sua statura, perde un guanto; lei se lo infila inavvertitamente e inizia a rimpicciolirsi, se lo toglie al momento giusto, ora è su misura per passare nella porticina, ma la chiave è di nuovo irraggiungibile sopra al tavolino.
Il motivo delle dimensioni abnormi è ricorrente fino alla fine. Per le trasformazioni magiche ci torna in mente il vecchio film del 1940, “Dr. Cyclops”, con i ricercatori miniaturizzati e imprigionati dalla scienziato pazzo, è del regista che qualche hanno prima aveva diretto “King Kong”, dalle dimensioni gigantesche, come il ciclope Polifemo dell’Odissea; nei “Viaggi di Gulliver” si confrontano le dimensioni naturali del viaggiatore con quelle minuscole dei lillipuziani che lo immobilizzano con mille legami, la creazione di Jonathan Swift è del 1726, più di un secolo prima delle Avventure di Alice.
Torniamo alla favola. Non potendo raggiungere la chiave ecco di nuovo lo sconforto, e sorge un altro problema: le lacrime di quando era gigantesca hanno formato un laghetto in cui deve nuotare, lei così rimpicciolita, c’è anche un topo che le nuota vicino, con altri animaletti, lei fa una “gaffe” citando la sua gatta, insieme raggiungono la riva e cercano di asciugarsi. Per questo il Topo racconta una lunga storia e organizza una “corsa elettorale”, o corsa “confusa”, dove si ferma prima chi parte dopo, comunque tutti si asciugano; mentre una nuova “gaffe” di Alice fa fuggire gli animali spaventati, così lei resta sola.
Passa di nuovo il Coniglio bianco che, scambiandola per la governante, la manda a casa sua a prendere guanti e ventaglio, lei esegue ma di nuovo la curiosità le fa bere il contenuto di una nuova bottiglietta con scritto “drink me”. E cosa avviene? Diventa di nuovo gigantesca e non può uscire dalla casa del Coniglio, si ripete il motivo delle dimensioni abnormi, quello alla base di una vecchia storia a fumetti tradotta in film, su Mister Ciclops, per non parlare delle Avventure di Gulliver. Il Coniglio cerca di entrare nella propria casa ma lei blocca l’ingresso, la lucertola Bill scende dal camino e ad Alice questo non piace e la respinge, gli animali radunatisi fuori vogliono appiccare l’incendio. Non si perde d’animo, mangia un altro pasticcino portentoso e risolve la situazione, la fa rimpicciolire e lei può uscire dalla casa entrando nel bosco; piccola com’è potrebbe essere mangiata da un cucciolo di cane, enorme rispetto a lei, ma lo distrae con un rametto e per evitare pericoli sale su un fungo con sopra un bruco azzurro che fuma il narghilè. Intrattengono una conversazione sulle trasformazioni e il cambio di personalità, sui giovani e le mentalità dei vecchi (lei recita la poesia “Sei vecchio, papà Guglielmo”), ma quel che più conta per il prosieguo della storia è la preziosa indicazione del bruco: mangiando due parti diverse del fungo si può crescere e rimpicciolire nel modo voluto. Alice ci prova e cresce come voleva ma con un collo così lungo che la fa sembrare un serpente e spaventa un piccione che teme di essere ingoiato, altro problema presto superato.
Tornata alla sua statura normale può attraversare il bosco finché giunge alla casa della Duchessa quando due messaggeri, un pesce e un ranocchio, scambiano gli inviti con la Regina di cuori per una partita di croquet. L’inesauribile fantasia dell’autore, fin qui esercitatasi tra animali e statura, entra nella quotidianità, e la stravolge: la Duchessa culla uno strano neonato che urla e lancia starnuti, la cuoca mescola la zuppa e scaglia lontano pentole e stoviglie, il bimbo in fasce finisce ad Alice perché la duchessa deve andare a giocare, ma si trasforma in maialetto e scappa nel bosco. Inseguendolo, Alice arriva alla casa della lepre marzolina intenta a prendere il tè con il Cappellaio matto, in compagnia del ghiro: di nuovo la quotidianità unita alla fantasia fa cambiare posto e tazza, con un orologio che non segna l’ora e un indovinello da risolvere.
La fantasia si dispiega ancora quando Alice, trovata la via per raggiungere il castello della Regina, vede sei soldati dal corpo fatto di carte da ramino, con semi di picche, i quali dipingono di rosso le rose che per sbaglio sono state piantate bianche. Del corteo della regina fanno parte le carte da ramino, in cui, nel significato inglese, le picche sono le spade e le vanghe dei giardinieri, i quadri sono i cortigiani, i fiori sono i bastoni impugnati dalle guardie, i cuori sono i principi.
Iniziano a giocare a croquet, era questo l’invito prima ricordato, ma si tratta di un gioco impossibile. La Regina, aggressiva come una furia, invita Alice a giocare a croquet, ma il campo è pieno di buche, si utilizzano le carte come porte, istrici come palle e fenicotteri come mazze. Vi è tanta confusione con i giocatori che urlano e giocano nel disordine. Le porte, cioè le carte, decapitano chi capita a tiro alla Regina che ne sentenzia la morte. Riappare la Duchessa, uscita dalla prigione in cui la regina l’aveva rinchiusa, e presenta ad Alice il grifone, che con fare autoritario le fa conoscere la “finta tartaruga” la quale le mostra la quadriglia delle aragoste.
E’ l’ultima eruzione fantasmagorica di sorprese stralunate e surreali, come il botto finale dei fuochi di artificio, perchè il seguito e la fine tornano alla quotidianità anche se stravolta dalla fantasia con evidenti trasposizioni e allusioni simboliche.
Viene processato il fante di cuori, per aver rubato le tartine pepate, l’araldo è il Coniglio bianco dell’inizio della favola, i giurati gli animali, i testimoni i personaggi della favola tra cui Alice. Una prova inconsistente, una lettera non firmata e una poesia insensata, lo farebbero condannare, “Sentenza prima, verdetto poi” ordina la Regina, ma Alice dinanzi a tale decisione errata e ingiusta testimonia a favore smontando le accuse e con il movimento della gonna fa cadere tutti i giurati perché nel frattempo è diventata di nuovo gigantesca, e in modo smisurato, per poi rimetterli in piedi.
In tal modo non teme più nessuno, “non siete altro che un mazzo di carte” dice rivolgendosi a tutti i personaggi, e soprattutto alle Regina che intanto aveva condannata a morte anche lei per punirla dell’opposizione. Acquisita piena consapevolezza di sé, e si risveglia. Era un sogno, si era addormentata tra le braccia della sorella. Non le resta che andare verso casa per prendere il tè, senza altre sorprese, il viaggio avventuroso è terminato. In fondo, è la favola che racconterà ai propri figli.
I significati delle avventure di Alice
L’opera ha avuto un’enorme fortuna, sono innumerevoli le traduzioni in tutte le lingue e le trasposizioni in tutti i mezzi espressivi e in tutte le forme di spettacolo. Nel suo testo ci sono anche giochi di parole e giochi matematici, nonché messaggi subliminali e significati profondi.
Vi si può vedere riflesso il processo di formazione e di crescita nel quale le esperienze precedenti vengono superate e vanno in crisi tante certezze, compreso il concetto di normalità. Il viaggio di Alice è l’emancipazione in cui vi sono dubbi e timori, c’è una parte dell’essere che si oppone, ed è rappresentata dai personaggi che ostacolano la bambina nella sua avventura alla base della quale c’è la ricerca della propria vera identità. Per questo viene dato rilievo alla curiosità che è spirito di ricerca, ansia di conoscere gli altri e se stessi, che fa aprire tutte le porte, anche quelle apparentemente inaccessibili, perché fa crescere con il cibo della conoscenza, quei pasticcini della favola che alla mostra erano presenti come se potessero far rivivere veramente la favola di Alice. Anche l’incubo della caduta nel pozzo e il seguito movimentato, pur con la sua valenza di ammonimento alla prudenza nel muoversi e nel parlare, è un invito ad abbandonarsi alla fantasia, ci saranno sorprese, ma benefiche dopo il primo impatto e i conseguenti problemi trovano subito le soluzioni.
Del resto, il giardino meraviglioso è nei desideri di tutti ed è bravo chi come Alice riesce a trovare le chiavi giuste per aprire tutte le porte adeguandosi con flessibilità alle situazioni senza mai perdere la propria identità e dirittura. Le dimensioni della statura sono allegoriche, oltre ai significati personali stanno ad indicare che nulla è immutabile e nulla è insolubile, anche se nella favola le soluzioni passano per la pozione e il pasticcino miracolosi, il guanto e il fungo portentosi.
Non c’è solo esaltazione dello spirito di ricerca, anche crisi di identità che porta Alice a riflettere su sé ed il mondo; non tutto è liliale, anzi c’è aggressività e incubo, del resto la vita è anche questo. Vanno accettati i cambiamenti, da prendere come punti di forza per superare le proprie debolezze che vengono fuori nei momenti critici, sono le diverse stature, ma devono restare ferme le intenzioni positive. In questo modo si possono controllare le proprie emozioni, e non arrendersi dinanzi a situazioni apparentemente senza via d’uscita, né abbandonarsi allo sterile immobilismo.
Ci sono anche altri messaggi, che restano nella mente e nella memoria, come resta nella bocca il sapore dei pasticcini di Caterina, li abbiamo gustati senza temere le fantastiche metamorfosi nella statura che provocano nella storia di Alice.
Non fosse altro che per aver richiamato all’attenzione questa storia fantasiosa e insieme istruttiva l’iniziativa di Michele von Buren ci appare altamente meritoria, a parte l’altrettanto meritoria finalità benefica. Tanto più che è collegata alla trasposizione artistica che consente ai visitatori interessati – oltre ai quattro fortunati vincitori della lotteria – di accogliere nella propria casa, nel quadro del programma”Accessible Art”, le opere prescelte così da rivivere con i loro familiari il viaggio fantastico di Alice che ha incantato generazioni su generazioni per più di un secolo.
Info
Galleria RvB Arts, via delle Zoccolette 28 e Antiquario Valligiano, via Giulia 193, Roma, orario di negozio, domenica e lunedì chiuso, ingresso gratuito. Tel. 06.6869505, cell. 335.1633518, http://www.rvbarts.com/. Cfr., in questo sito, i nostri precedenti 13 articoli sulle mostre di “Accessible Art” organizzate da Michele von Buren in RvB Arts: nel 2015 il 9 novembre, 26 giugno e 3 aprile, nel 2014 il 17, 27 giugno e 14 marzo, nel 2013 il 5 novembre, 5 luglio e 21 giugno, 26 aprile e 27 febbraio; nel 2012 il 10 dicembre e 21 novembre. Per la citazioni del testo cfr., in questo sito, il nostro articolo sulla mostra di David Lachapelle 12 luglio 2015.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra nella galleria RvB Arts, si ringrazia l’organizzazione, e in particolare Michele von Buren, con gli artisti titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Nelle due immagini iniziali e nelle due finali Alice vista da Roberto Fantini e da Lucianella Cafagna, tra queste quattro immagini, la favola nelle opere di Lorenzo Bruschini e Arianna Matta, Evita Andùjar e Giulio Rigoni, Tania Brassesco e Lazlo Passi Norberto.