di Romano Maria Levante
Al Vittoriano, ala Brasini, lato Fori Imperiali, dal 21 gennaio all’11 febbraio 2016, la mostra “Open a door to Israel – Discover/ Experience/ Connect” fa entrare nella realtà di Israele attraverso 9 porte supertecnologiche e interattive aprendo le quali il visitatore scopre aspetti sconosciuti della vita civile di un popolo crogiolo di etnie lanciato verso il progresso nell’innovazione in molti campi fondamentali della vita civile. Realizzata da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri di Israele e dell’Ambasciata di Israele in Italia.
La porta è una calamita di riflessioni, ci si chiede spesso cosa c’è “dietro quella porta”, La struggente immagine manzoniana della madre della piccola Cecilia che “scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci” è rimasta nel cuore di tutti; come le porte ben diverse di tanti film del passato, dei telefoni bianchi e non solo. Ai giorni nostri ricordiamo le vecchie porte dipinte da Rosanna Borzelli dove dei grandi volti, immaginati nell’abitazione, sembrano uscire all’esterno.
L’epopea di un popolo lanciato nella modernità
Trovare “tutte le porte chiuse” è una sconsolata constatazione, come al contrario trovare “le porte aperte” è sinonimo di riuscita. Nella mostra le porte sono chiuse, ma basta tirare la maniglia che si aprono, e rivelano un mondo quanto mai edificante, la vita di un popolo espressa visivamente.
Una vita dinamica volta all’impegno e all’innovazione, con risultati di eccellenza che pongono il paese ai primi posti nella corsa alla modernità. Né c’è da meravigliarsi, è un crogiolo di etnie ciascuna delle quali dà il meglio di sé, risultato com’è di una speciale selezione, quella degli immigrati in Israele da ogni parte soprattutto dell’Europa inseguendo un’aspirazione, ideale, un sogno, il sogno della terra promessa in cui riunirsi con il proprio popolo, il mitico popolo di Israele le cui radici sono nella Bibbia.
Ogni tentativo di sradicarle è stato sconfitto dalla reazione orgogliosa e vittoriosa di gente temprata a tutto, che da remissiva è diventata fortemente reattiva, dopo l’olocausto, la vergogna dell’Europa, si è ribellata al ruolo di vittima sacrificale cui il mondo arabo voleva condannarla e ha potuto iniziare una nuova storia esaltante.
C’è voluta una lotta aspra senza quartiere, una popolazione di poco superiore a due volte la città di Roma ha saputo resistere a un insieme di nazioni con cento milioni di abitanti votate alla sua eliminazione, con delle guerre di difesa vittoriose che hanno imposto alla comunità internazionale il nuovo stato sorto con la storica delibera dell’Onu dopo il 1948, ma che aveva già respinto il tentativo iniziale di distruggerlo. L’epopea di “Exodus” è proseguita con un’emigrazione continua, fonte di nuovi apporti e stimoli.
Di tutto questo nella mostra non ci sono segni, come se si volesse spostare lo sguardo dalle immagini consuete, legate alle drammatiche vicende della sicurezza, da un’Intifada all’altra, da un attacco missilistico e un attentato all’altro, alla realtà di un popolo dalla vita pacifica il cui impegno porta il paese a posizioni di eccellenza in tanti settori nei quali è notevole il suo apporto alla soluzione dei problemi di tutti.
Israele come caposaldo di innovazione ed efficienza in un continente, come quello africano, che ne ha tanto bisogno, appendice di eccellenza di un’Europa che mostra invece segni di stanchezza e di rallentamento. Anche nella mostra del 2013 al Macro, ” Israel now” il sottotitolo “Reinventare il futuro” dava il messaggio di innovazione e dinamismo, espresso artisticamente in installazioni e sequenze fotografiche, video e pitture con grafiche di 24 artisti israeliani contemporanei.
Le porte chiuse che il visitatore apre
La porte inizialmente chiuse della mostra attuale esprimono visivamente la scarsa conoscenza che si ha di Israele dinamica e lanciata in un progresso incessante sovrastata dall’immagine della nazione sotto assedio che rimbalza continuamente nei media con l’evidenza delle minacce continue e degli attacchi frequenti.
Basta aprirle per vedere la vera Israele: il culto della famiglia in un paese giovane ma con un’eredità culturale antica, l’economia lanciata dalla forte spinta tecnologica che si basa anche sull’importanza data all’apprendimento e sulla capacità di mettere in una relazione feconda il crogiolo di culture, fino al gusto dell’avventura, e infine la speranza verso qualcosa di positivo accompagnata sempre dal coraggio.
Nella presentazione, resa viva dalla padronanza e dalla comunicativa di Alessandro Cecchi Paone, l’ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon ha dato all’apertura delle porte il significato della scoperta di valori condivisi, aventi il retaggio della storia e della cultura, che si esprimono attraverso temi al centro della vita di tutti, non solo in Israele ma nel mondo. E ha sottolineato, come espressione delle “strette relazioni tra i nostri paesi e i nostri popoli, il privilegio dato all’Italia di essere la prima ad ospitare, nel Complesso museale del Vittoriano, la mostra che nel 2016 toccherà anche Francia, Polonia e Russia, Corea del Sud, Giappone e Cina, Argentina, Brasile e Stati Uniti.
E Alessandro Nicosia, nel ricordare mostre del passato, ha detto che con Israele ci sono “sempre novità e c’è sempre da imparare, ci sono tante eccellenze non conosciute, la tecnologia al servizio dell’intelligenza”.
Ne è la dimostrazione la mostra con installazioni interattive che utilizzano tecnologie molto avanzate e design innovativi al servizio della comunicazione. Perché non si era mai visto, in queste mostre, uno schermo di straordinaria lunghezza, con uno speciale robot che movimenta un video per evidenziare le immagini prescelte tra quelle che scorrono: tutte immagini di esaltazione dei risultati di eccellenza nei diversi campi, con particolare riguardo a quelli legati all’alimentazione e alla salute, con il paese che mostra quale importante contributo può dare alla soluzione dei problemi di tutti, anche dei paesi ostili e nemici. E sopratutto non si è mai vista una tecnologia avanzata così accattivante al servizio della comunicazione per far entrare quasi materialmente oltre che idealmente il visitatore all’interno di una realtà così complessa.
“Ogni singola porta che si apre – sono ancora parole dell’ambasciatore Gilon – presenta un aspetto e un settore diverso della società israeliana e di ciò che lo Stato di Israele ha da offrire. I visitatori potranno conoscere e fare esperienza con modalità uniche delle iniziative e dei progressi israeliani, della cultura, dei sapori, delle persone, e ovviamente dei luoghi di Israele”. Le nove porte interattive “consentono ai visitatori di incontrare Israele con delle esperienze originali, e con modalità indimenticabili che sono certo susciteranno ispirazione ammirazione nei riguardi dello Stato di Israele e della gente che ci vive”. L’intento è dichiarato con esemplare sincerità, nessun messaggio subliminale salvo forse quello di dimenticare le immagini ben diverse che i media diffondono ogni giorno, la vera Israele è questa, un popolo che vive una vita di pace proiettata al futuro con uno straordinario impegno nella modernità dai risultati di eccellenza.
All’inaugurazione hanno partecipato l’ambasciatore Gilon e il Vice Ministro degli esteri di Israele Tzipi Hotovely, il ministro italiano dell’Istruzione e dell’Università Stefania Giannini e la direttrice del polo museale del Lazio Edith Gabriele, la responsabile della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e Riccardo Pacifici, Gianni Letta e Cecchi Paone che aveva moderato la presentazione, Significative le presenze degli ambasciatori del Canada Peter Mc Govern e della Repubblica Ellenica Demiris Themistoklis, Israele ha bisogno della vicinanza attiva delle nazioni democratiche.
Il significato delle nove porte che si aprono su Israele
La prima porta blu è dedicata alla “Famiglia”. Viene ricordato che gli 8 milioni di cittadini israeliani sono “un mosaico affascinante di gruppi etnici, culture e religioni e fanno parte di una variegata storia sociale”. E’ il crogiolo di etnie di cui parlavamo all’inizio, che combina valori dell’oriente e dell’occidente, del passato e del presente, di tradizioni secolari e di avanguardie, e crea “una cultura della famiglia unica in Israele”. Cultura basata “sul desiderio condiviso di una vita democratica, del rispetto reciproco e della fede nei valori della famiglia”. Si sente Il riferimento alla pace, come aspirazione massima, pur se resta implicito.
I valori della famiglia risalgono all’ “Eredità culturale”, la seconda porta amaranto che si apre. Come patria delle tre religioni monoteiste e “terra promessa” della Bibbia è “una terra di fede e speranza per i credenti di tutto il mondo”. Questi valori di portata universale non vengono solo custoditi ma messi in pratica nel presente, viene usata la bella espressione che “hanno fatto sbocciare fiori nel deserto”, diffondendo a beneficio di tutti i vantaggi del progresso. E’ un luogo “che invita tutti coloro che lo amano a vivere fraternamente uno accanto all’altro”, messaggio nel quale traspare l’aspirazione alla pace con i propri vicini così ostili. .
“Fare in modo che accada” è il tema della terza porta viola aperta sul futuro: “Siamo sempre stati spinti dalla convinzione che per raggiungere condizioni migliori di esistenza siano necessarie azioni pratiche e positive oggi”: di nuovo il messaggio di modernità di un paese “tra i più dinamici al mondo”, che rifiuta di essere confinato non solo nella cronaca inquieta ma neppure nella storia sia pure esaltante che ha basi antiche di grande forza e valenza. I risultati si vedono nell’espansione dell’economia di cui viene sottolineato il tasso di innovazione “uno dei più rapidi nel mondo”, e soprattutto spinto dal settore delle economie eco-sostenibili, una garanzia per l’ambiente a vantaggio di tutti.
Anche la quarta porta verde contiene un messaggio volitivo, è dedicata all'”Avventura” che va affrontata con uno spirito che va oltre il gusto dell’esplorazione, e diventa “audace, ingegnoso e pionieristico”, nel quale vale il principio “volere è potere”, in Israele “più forte che in tutto il resto del mondo”, ne sono testimonianza concreta i “fiori nel deserto” emblema di una nazione che è tutta una sfida vittoriosa all’impossibile.
La quinta porta arancione è espressamente dedicata all'”Impegno”, c’è anche dietro le porte precedenti ma qui non viene evidenziato il dinamismo e l’efficienza ma un altro aspetto: “E’ consuetudine per noi essere socialmente :impegnati, dedicarci a una causa che ha lo scopo di migliorare le condizioni di esistenza di individui e comunità”. La presentazione aggiunge: “Siamo anche naturalmente estroversi, ci piace lo spirito di cameratismo, la condivisione del sapere e il coinvolgimento della gente”; per finire: “Ci piace impegnarci e coinvolgere gli altri”. Tutto l’opposto dell’isolamento nel bunker blindato che è l’immagine consueta.
E’ di un rosso vivo la sesta porta sul tema “Esprimersi”, che vuole forse sfatare un’altra convinzione diffusa, nata con i kibbuz e le comuni della fase eroica della costituzione dello Stato di Israele, e ribadita dall’impegno vitale per la difesa comune. La spinta verso al comunità nell’impegno c’è, ma on a scapito della persona: “Lo Stato di Israele ritiene che l’individuo sia sovrano. L’individuo è l’unico proprietario della propria vita”, un’affermazione che pone Israele tra i paesi che hanno la più alta concezione : “Le libertà civili sono protette dalla legge, quindi siamo liberi di credere a ciò che vogliamo ed esprimerci senza paure o restrizioni”. E’ una enclave della migliore Europa in un continente dominato dagli assolutismi e dalle dittature, dove anche le speranze aperte dalla cosiddetta “primavera araba” sono andate presto deluse.
La settima porta è dedicata all’ “Apprendimento”, è verde intenso, forse per evocare l’età in cui si comincia ad apprendere per raggiungere la conoscenza, “prerequisito di ogni traguardo in qualsiasi campo”. Ma la conoscenza “un diritto democratico di ciascun individuo”, viene intesa oltre l’accezione più elementare, come capacitò di “mettere in discussione, valutare utilizzare le informazioni” e quindi viene incoraggiato “attivamente lo spirito di indagine nelle persone di qualsiasi età e ambiente”. Sembrerebbe un diritto acquisito in modo universale ma non è così, a stare alla battaglia condotta dai radicali di Marco Pannella anche in sede Onu per “L’affermazione del diritto umano alla conoscenza” molto meno rispettato di quanto si pensi, anche nei paesi democratici, al di là delle apparenze ingannevoli.
Rosa intenso tendente al rosso l’ottava porta, “Relazionarsi”, è istruttivo vedere come il crogiolo di etnie dia i risultati di eccellenza cui si è accennato per il modo con cui viene affrontata la realtà non solo nel mondo fisico ma nella vita sociale: “Si esprime nelle nostra abilità di mescolare tecnologie, idee, invenzioni, modi di lavorare e perfino di cucinare a prima vista non collegati tra di loro”. E questo al fine di “creare qualcosa di originale, stimolante, che cambi la vita”. Tutto questo c’è insito “nella nostra naturale socievolezza e nel nostro candore emotivo, nella forza dell’amicizia e nell’impegno verso la famiglia”.
Un visione così positiva non può che essere alimentata dalla “Speranza”, è la nona e ultima porta, celeste come il cielo. “La speranza di Israele non è un ottimismo passivo, ma si costruisce sul coraggio, sulla fede e sull’azione allo scopo di migliorare la status quo”. E ha le basi nella sofferta esperienza di un popolo: “Ci accomuna la convinzione che nulla sia inevitabile nelle faccende umane e che, insieme, possiamo migliorare al situazione”. Per concludere: “Perfino l’inno nazionale è chiamato ‘Hatikvah’ – la Speranza”.
Cosa si vede all’apertura delle porte
Tutto quanto di didascalico può apparire dall’esplicitazione dei contenuti che sottostanno alle singole installazioni non figura minimamente nello spettacolo offerto al visitatore che passa da una porta all’altra aprendole senza alcuna sollecitazione pedagogica. Le immagini della famiglia israeliana sono festose e piene di gioventù, come quelle della lezione scolastica in cui si è coinvolti interattivamente nell’interrogazione avente come tema ovviamente Israele spingendo uno dei punti interrogativi che si aprono sopra le mani alzate degli scolari.
Si partecipa anche a uno scherzoso palleggio tennistico impugnando l’apposita racchetta mentre nello schermo si alternano gli inviti allo scambio e vola al pallina, come a feste spettacolari con danze collettive diventando veri dj che scelgono le musiche sulla consolle.
C’è anche molto di più, come la scoperta delle tecnologie più avanzate a beneficio dell’umanità, prima tra tutte quelle alimentari e sanitarie, basta premere l’apposito tasto della porta che si apre per entrare in questi aspetti cruciali per la vita di tutti.
L’immersione nella storia di Israele, anch’essa regolabile dal visitatore girando l’apposita manopola come in una macchina del tempo, fa ritrovare radici comuni nelle immagini bibliche di re e profeti.
Sono innovazioni supertecnologiche, queste della mostra, per comunicare l’immagine di un popolo lanciato con innovazioni di eccellenza nella modernità, che nelle sue radici millenarie storiche e religiose trova la forza e le motivazioni incrollabili per progredire in una visione altamente positiva.
Una lezione e un invito per tutti viene dalla possibilità di “incontrare Israele con delle esperienze originali, e con modalità indimenticabili che sono certo susciteranno ispirazione e ammirazione nei riguardi dello Stato di Israele e della gente che ci vive”. Sono parole dell’ambasciatore Gilon che facciamo nostre, l’epopea di Exodus, perpetuata nelle esaltanti anche se drammatiche vicende successive è incancellabile. Ad essa si aggiunge, perpetuandola ancora, questa nuova immagine di impegno indefesso e solidale del suo crogiolo di etnie, nell’innovazione di eccellenza volta al progresso che il suo popolo offre per la soluzione di tanti problemi che assillano il mondo.
E’ il Cincinnato che l’immagine guerriera non deve più offuscare. Dedito alla pace dopo il duro “apprendimento” di tante guerre, per godere delle gioie della “famiglia”, nel costante “impegno” per il progresso alimentato dai suoi valori basati su un’antica “eredità culturale”- Spinto dal suo spirito di ‘”avventura” verso nuove scoperte e nuovi traguardi, desideroso di “esprimersi” nel modo più convincente per “relazionarsi” anche verso i popoli ostili a cui apre le sue porte, sorretto dalla “speranza” di essere ascoltato. “Fare in modo che accada” è il suo imperativo categorico.
Ci sembra sia questo il messaggio che Israele voglia lanciare con la mostra che apre le porte al mondo, al quale è destinata l’esposizione itinerante dopo la prima tappa di Roma. E’ un messaggio di pace e di progresso nell’apertura fiduciosa verso un futuro di cooperazione che cade in un momento molto difficile per le minacce del terrorismo, frutto dell’intolleranza più abietta e del fanatismo.più cieco.
Tutto ciò rende meritoria la mostra che lancia un raggio di luce in un orizzonte internazionale quanto mai fosco e inquietante.
Info
Complesso del Vittoriano, ala Brasini, lato Fori Imperiali, via San Pietro in Carcere. www.comunicareorganizzando.it , tel. 06.6780664. Tutti i giorni dalle ore 9,30 alle 19,30, entrata fino a 45 minuti dalla chiusura, ingresso gratuito. Per le mostre citate cfr., in questo sito, i nostri articoli, “Israel now, 24 artisti israeliani al Macro Testaccio” 6 febbraio 2013, e “Borzelli, le sue porte manzoniane al Fondaco” 17 aprile 2014.
Foto
Le immagini, tranne la 2^ e la 4^ trasmesse dall’organizzazione, sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione della mostra nel Vittoriano, si ringrazia “Comunicare Otganizzando” per l’opportunità offerta e per le due foto fornite. In apertura, la prima porta da aprire su Israele; seguono, la porta aperta sullo sport con il tennis interattivo, e due porte chiuse nella suggestiva penombra; poi la porta aperta sulla famiglia, e la porta aperta sul passato, con i pionieri di Exodus; quindi, una porta aperta su una festa familiare e una porta aperta su una scolaresca con partecipazione interattiva a domande e risposte; inoltre, la porta aperta sulla musica e una visione panoramica delle porte pronte per essere aperte; in chiusura, la presentazione della mostra, al centro Alessandro Cecchi Paone moderatore, seduto alla sua destra Naor Gilon, ambasciatore di Israele in Italia, alla sua sinistra Alessandro Nicosia, presidente di “Comunicare Organizzando”.