di Romano Maria Levante
A Montorio al Vomano, all’ingresso del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, dal 21 al 23 agosto 2015 l’annuale manifestazione “La Vetrina del Parco”, tre giorni di mostre e musica, spettacolo e gastronomia, giunta alla XX edizione dopo che nel 1995 Domenico Verdone e altri idearono questo momento di presentazione e valorizzazione del Parco. Organizzata dall’Associazione culturale “Il Chiostro” di Maurizio Di Giosa con il contributo degli Enti locali.
L’assenza del Parco, nella manifestazione e nel territorio
Il titolo non è un refuso, c‘è una precisa ragione nel differenziarlo dal vero titolo della manifestazione. Il Parco manca del tutto mentre il Chiostro è ben presente. Lo avevamo già rilevato in precedenza, ma mai come quest’anno l’assenza è stata così plateale, il declino progressivo sempre più accentuato da un anno all’altro ha portato alla sua totale scomparsa. Il suo stand non manca, anzi è il più ampio come dimensioni tra quelli presenti nella piazza principale di Montorio, dinanzi alla Chiesa di San Rocco, il cui primo nucleo voluto da Vittoria Camponeschi e la Collegiata risalgono al XVI secolo; ma l’ampiezza dello stand ne fa risaltare il vuoto, una gigantografia dei monti con un profilo di camoscio, una cartapesta da un lato, un’esposizione in vendita di ben noti opuscoli e carte su località del Parco e sui sentieri montani, null’altro.
Al cronista che chiedeva elementi sull’attività del Parco è stato fornito, con un’enfasi degna di miglior causa, solo un depliant sul “Progetto leader. Gambero Italico. Intervento a tutela dell’Austropotamobius italicus” , quasi fosse l’esigenza più urgente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Pur essendo nativo della zona e legato ad essa da una vita con ritorni continui quest’esigenza sfuggiva, come sfugge a coloro, anch’essi nativi nel Parco che il buon giornalista ha consultato. Per questo ha obiettato che altre gli sembrava fossero le esigenze prioritarie ed altri i “progetti leader” da attivare, con tutto il rispetto per il “gambero italico”, senza dubbio meritevole di attenzione da parte degli animalisti.
Con pari enfasi è stata sottolineata la “manutenzione dei sentieri”, ma per la gentile rappresentante del Parco nello stand è stato come cadere, o far cadere, dalla padella alla brace; perché il vostro cronista, forte della sua conoscenza dei luoghi, ha potuto contrapporle, sul tema specifico, i sentieri, ad esempio quello sul Rio d’Arno a Pietracamela, nel cuore del Parco, dal 2005 nel Club dei “Borghi più belli d’Italia” dell’Anci, nel 2006 nell’eccellenza delle “Cinque stelle alpine”, “Borgo dell’Anno 2007” e, a detta dell’ex sindaco Antonio Di Giustino, dal 2013 tra i 400 borghi più belli del mondo. Si deve dare atto al Parco di aver posto delle grosse frecce di legno con meta paesaggistica e tempi di percorrenza, salvo il particolare, trascurabile per il benemerito Ente, che sin dai primi metri il sentiero è impraticabile perché bloccato dai rovi. tanto che lo sventurato il quale seguisse l’indicazione ne rimarrebbe imprigionato e per di più ferito, potrebbe richiedere persino i danni; per non parlare dell’Ippovia fantasma, segnalata e costata parecchio ma impraticabile, a detta di chi vorrebbe utilizzarla. Dagli uffici del Parco precisano che questa non è loro competenza, ma spetta ai territori e al CAI, che riceve appositi dinanziamenti pubblici, e soltanto da poco l’Ente ha avuto dei fondi che consentiranno qualche limitato intervento.
Questa è mera cronaca del nostro primo contatto con la manifestazione che, denominata “Vetrina del Parco” , dovrebbe presentarne non solo l’attività – cosa che non fa, a parte il “Gambero Italico” per il quale, lo precisiamo per dare atto doverosamente di quanto compiuto e reclamizzato, sono stati realizzati tre incubatoi ad Arsita, Capestrano e Rocca di Mezzo – ma anche gli antichi borghi che lo compongono con peculiarità e tradizioni, bellezze naturali e paesaggistiche.
Nelle manifestazioni dei primi anni erano presenti stand dei diversi Enti interessati e anche degli altri parchi abruzzesi, per la valorizzazione del territorio con i suoi borghi e i suoi pregi ambientali, ora se n’è perduto anche il ricordo in un’assenza assoluta, un silenzio assordante su tutta la linea. Nella piazza dove si svolge la parte “esterna” della manifestazione, pochi stand oltre a quello famigerato del Parco, tra cui uno sul volontariato, e una piccola palestra di roccia, in cui i ragazzi provano il brivido dell’arrampicata adeguatamente assistita, con in più equitazione e “mountain bike”; a questo si collega lo spettacolo acrobatico di Bike Trial con il vice campione italiano Renatas Salichovas.
La manifestazione all’esterno, in Piazza Orsini
Alla componente gastronomica sono dedicati il “Gran Galà della Cucina Tradizionale Montoriese”, e un’appendice nella contigua Piazza della Corte di Corso Valentini con “I dolci della tradizione montoriese”, troveremo altrove “I sapori del Parco”, li citeremo più avanti.
Sempre nella piazza Orsini il grande palco con musica (“Tammuriata rock” di Enrico Capuano, gli “Allabua e la “pizzica salentina”) e spettacolo (“Vincenzo Olivieri Show” e “Il Fuoco”, Compagnia dei Folli, teatro e danza, trampoli e pirotecnica, a chiusura della manifestazione). E’ la parte “esterna”, che nell’insieme è apparsa sottotono. Come ci è sembrata inferiore alle attese la presenza del pubblico in una manifestazione che al richiamo gastronomico comune alle sagre locali, ma qui particolarmente qualificato, aggiunge peculiari motivi di interesse, dalle mostre d’arte alla musica, fino alla prestigiosa etichetta del Parco.
Poco male se queste assenze o almeno carenze, del Parco e del pubblico, riguardassero soltanto la manifestazione, tre giorni e nulla più. Ma il Parco è assente nella promozione, che oltre alla tutela dovrebbe essere una sua funzione primaria;e se non lo prevede l’attuale normativa cosa si aspetta ad adeguarla alle esigenze reali del territorio, sempre più spopolato per cui poco ci si può attendere dalle amministrazioni locali dei piccoli preziosi borghi da valorizzare? Ed è sempre più rarefatto se non assente il pubblico di turisti, nel territorio montuoso del Parco, rispetto alla ripresa del turismo marino abruzzese, così rilevante da dare all’Abruzzo il primo posto tra le regioni italiane, nella crescita di presenze al mare rispetto al 2014..
Il rilancio del Parco con una presidenza competente e dinamica
Se anche per i Musei, la quintessenza della mera tutela e conservazione, si va verso la valorizzazione sul piano economico, per il territorio del Parco, con la popolazione viva e vera, la valorizzazione turistica è ragione di sopravvivenza. E come può realizzarsi se nessuna iniziativa viene promossa, e perfino le strade, in particolare la provinciale Ponte Arno-Pietracamela-Prati di Tivo, che conosciamo bene, sono campi minati di buche che neppure gli slalomisti al volante riescono ad evitare, pur a rischio di incidenti, che si sono verificati numerosi? Non è competenza del Parco ma della Provincia – lo sappiamo – però è il Parco che ha la responsabilità della tutela dell‘intero territorio, quindi avrebbe dovuto agire fino a provocare un conflitto istituzionale risolutorio, tanto più che la strada statale a valle è ben curata; e non attenua il giudizio severo il tardivo stanziamento promesso dalla Regione per la sistemazione delle strade, la stagione 2015 intanto è andata perduta con ciò che comporta sul piano economico e non solo.
Ci si potrebbe chiedere perché ci siamo limitati a tartassare la rappresentante dello stand con una successiva rapida verifica presso gli uffici e non abbiamo intervistato il Presidente. La risposta è semplice, non solo la “Vetrina del Parco” era lì e di quella volevamo dare conto, ma soprattutto la presidenza di Arturo Diaconale, che si è affacciato il primo giorno, è scaduta il 20 agosto, quindi alla vigilia della manifestazione, e il direttore generale addirittura da un anno, con assenza più che decenanle anche del Consiglio generale, e qui le responsabilità sono tutte del Ministero competente; per non parlare del drastico taglio degli stanziamenti pubblici, tale da consentire solo quanto è finanziabile con i fondi europei limitati alla ricerca (“Gambero italico” docet). Ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa insistere ancora su questo tema pur se cruciale, per il quale lo scaricabarile tra le istituzioni sulle rispettive competenze è un classico paralizzante. Dopo il progetto “Strada Maestra” per le aree interne con la riattivazione di case cantoniere per l’accoglienza e qualche arredo ambientale ampiamente reclamizzato dal predecessore Walter Mazzitti , non ricordiamo altro; a quanto si dice allora Castel del Monte fu “miracolato” dagli interventi del Parco, poi è avvenuto quanto abbiamo riassunto, taglio dei finanziamenti e stagnazione.
Non vogliamo fare processi, si deve guardare avanti e il momento sembra favorevole per una vera e propria svolta, come è stato nelle direzioni dei Musei, per le quali il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha indetto un concorso internazionale scegliendo, dopo una selezione culminata nella terna di nomi, 9 direttori stranieri su 20 in base al curriculum di ciascuno dei concorrenti, alle esperienze specifiche e soprattutto alle idee manifestate. E’ troppo chiedere una cosa simile per la nomina del nuovo Presidente del Parco, o almeno una vera selezione tra comprovati esperti del settore? Che sia accompagnata dalla revisione delle competenze che allarghi le funzioni del Parco alla valorizzazione dei borghi sempre più spopolati, incapaci di provvedere al necessario per alimentare un turismo in linea con i propri pregi ambientali. Naturalmente è un problema anche di risorse, ma un’esigenza primaria come questa si pone tra le priorità assolute.
Un consigliere provinciale ha proposto di convocare un grande esperto del Trentino per risollevare i Prati di Tivo, la località in territorio di Pietracamela il cui manto erboso lambisce le rocce di Monte Corno, con le due vette al culmine del Gran Sasso d’Italia, le più alte degli Appennini. A maggior ragione per la presidenza del Parco si avverte la necessità di un grande esperto della materia con idee innovative e propositi al livello delle esigenze di rilancio dopo la stasi durata troppo a lungo, da ricercare come si è fatto per i direttori dei Musei o con procedure altrettanto selettive, in collegamento con l’aggiornamento dei compiti del Parco nel senso della valorizzazione da aggiungere alla tutela e alla ricerca.
L’arte fotografica nel cortile del Chiostro
Non ci sembra questa, dunque, la “Vetrina del Parco”, il vuoto nella valorizzazione territoriale ha reso ancora più evidente il vuoto, giustificato o meno, di iniziative dell’Ente Parco. Ma ci piace chiamarla, per ragioni opposte e quindi positive, “La “Vetrina del Chiostro”, ne dobbiamo dar merito all’organizzazione, con Maurizio di Giosa in testa. Come la parte “esterna” è risultata povera, così la parte “interna” ha mostrato ancora una volta la sua preziosa valenza artistica e culturale.
Intanto la bellezza architettonica delle arcate claustrali che racchiudono il cortile all’aperto in un ampio ambulacro quadrangolare, con le zone interne dai soffitti ad arco nei mattoni d’epoca in un restauro perfetto effettuato a suo tempo con maestria evitando eccessi ed addizioni stonate.
Sotto le arcate due tipi di rappresentazioni. Alle pareti tutto intorno al quadrilatero del Chiostro una serie di gigantografie di Foto d’epoca su “come eravamo”: soprattutto nella montagna innevata e no, e non solo, con le figure caratteristiche della gente montanara: immagini della memoria su un mondo “sparito” che è bello ritrovare come sfogliando l’album di famiglia.
Le altre immagini della montagna non sono luoghi della memoria ma “Luoghi dell’anima”, titolo molto indovinato dato alla esposizione, discreta come lo sono le fotografie esposte che sembrano piovere dall’alto quasi fossero dei miraggi o materializzazioni dell’immateriale; evocano le sensazioni che dà la montagna nell’ambiente circostante, il tutto sentito con il cuore e non solo visto con gli occhi. Scorci inediti e particolari paesaggistici inconsueti fanno scoprire aspetti inusitati, ben diversi dalle riprese da “cartolina”, mentre una luce suggestiva rende le immagini eteree, il filo che le sostiene in alto nell’allestimento ne rende la sospensione ideale. Autori Alessandro De Ruvo e Mario Di Basilio, che con maestria fotografica e sensibilità trasmettono sentimenti poetici.
L’arte pittorica e non solo all’interno del Chiostro e dintorni
Ma siamo soltanto all’inizio delle belle sorprese che riserva il Chiostro. Dopo la mostra fotografica sotto le arcate, una mostra pittorica evocatrice di richiami ancestrali e di intense suggestioni. E’ dedicata “alla memoria di Piero”, cioè di Piero Ferretti, scomparso da un anno, uno dei soci fondatori dell’associazione “Il Chiostro”, esperto nelle arti figurative, animatore delle iniziative culturali; ce ne parla, senza nascondere la commozione, il figlio Enzo che ha collaborato all’esposizione.
L’artista è Francesca Casolani, la cui opera si ispira, per sua stessa affermazione, al mondo della marionetta, in cui i rimandi tra oggetto e soggetto, corpo animato e inanimato, simboli di pensiero e ricordo, di vita e morte, non solo suscitano interesse, ma fanno entrare in un “universo pieno di stupore e di emozioni ” in cui si ritrova “quel filo rosso che unisce il mondo arcaico, sacro e primitivo”. Così dal ciclo “Nel ventre di Pinocchio”, dal 2011 al 2013, visto come “percorso spirituale e alchemico che Pinocchio deve compiere per giungere alla purificazione” l’artista perviene all’ultimo ciclo presentato nella mostra, “Ri-scritture”, in cui il percorso spirituale si svolge nel mondo biblico. L’arcaismo medievale è unito alla delicatezza bizantina in figure che superano i limiti della prospettiva e dell’anatomia divenendo delle icone incorporee ma immanenti nella loro forza evocatrice.
Vediamo nella prima stanza “Le Generazioni”, domina “La Visione di Anna“, 2015, una grande tavola di 138 x 224 cm, il volto reclinato nell’adorazione, la figura imponente; di dimensioni analoghe “Le lettere di Paolo”, 2009, ritratto mentre scrive con la sinistra tenendone una nella mano destra. Sono di minori dimensioni la tenerissima e suggestiva “Natività”, 2012, 50 x 50 cm, e “Carte”, 2015, 20 dipinti 40 x 40 cm con le Storie della Genesi, dalla cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden alla rivelazione a Mosè con una nube, al posto del roveto, della liberazione degli Ebrei con l’uscita dall’Egitto.
Commenta la sequenza Filippo Lanci, dinamico parroco di Pietracamela e del comprensorio montano nel cuore del Parco per quindici anni, ora approdato ad Atri, massimo centro artistico e culturale della provincia di Teramo. Così commenta l’opera pittorica di cui fornisce una lettura biblista colta ed approfondita: “Si tratta di una soluzione estetica dal fortissimo valore simbolico, che non nega il valore della storia, piuttosto mira a dilatarla nello spazio e nel tempo fino alla contemporaneità”. Per concludere: “L’esito di una simile impresa non può che restare sospeso davanti al mondo interiore di chi osserva e, a sua volta, esservi calato ed esteso, ancora nelle infinite narrazioni delle quali ognuno è capace”.
E’ un commento che si può applicare alle opere dell’altra stanza, “I Profeti”, anche se oltre a temi religiosi come “Madonna con bambino” e “L’Arcangelo Michele”, 2010, nuovi motivi si aggiungono a quelli biblici in un intreccio intrigante: così “Giona e il mare” e “La fuga di Pinocchio”, 2015, accomunati dall’elemento acquatico, “Giobbe”, 2015, e “Ob-audire la terra”, 2009,accomunati dalla perdita dei figli del primo con la tragedia del terremoto del secondo. Così commenta Alessandra Morelli: “Un racconto a più tempi, in cui ogni singolo dettaglio diventa la metonimia delicata e pensosa di una redenzione, uno scorcio a cui accedere con gli accenti del dubbio e della bellezza”.
Nella “Vetrina” del 2013, disseminate tra gli archi e nella Sala Conferenze erano esposte opere di Silvio Mastrodascio, originario di Cerqueto dov’erano i “mastri d’ascia” che “scolpivano” il legno con le loro accette, è divenuto uno scultore di fama in Canada , già presente con grandi installazioni urbane e mostre a Teramo oltre che a Montorio; a Teramo espone di nuovo dal 3 settembre al 15 ottobre 2015 al Museo Archeologico.
Questa volta nella Sala Conferenze al piano superiore c’è la mostra “Let’s Play” di Donatella Giagnacovo,un “gioco” di marca prettamente contemporanea che inizia con una sequenza di grandi tessere rettangolari sul pavimento, sono gli “Intendimenti (accomodamenti)” che segnano la reiterazione del tempo; poi una figura scultorea distesa nuda in orizzontale, l’“Uomo cartone” esprime l’emarginazione disumana degli “homeless” rispetto all’umanizzazione paradossale del “Cane bambino” , cucciolo umano in posizione eretta, fino all’ “Uomo automa-donna automa” con la corazza della mercificazione consumistica sulla sua vuota forma antropomorfa. Sono opere di una contemporaneità accessibile nell’espressione e nei significati, che è presente in un tempio della tradizione insieme alle opere pittoriche di sapore arcaico sopra descritte.
La galleria d’arte non finisce qui, ne consideriamo un prolungamento naturale l’esposizione, nello spazio della vicina Biblioteca, intitolata ” L’Artigianato in vetrina”: non solo oggetti della tradizione locale, ci sono i dipinti di Fabiola Leonetti con volti dolenti di donna molto intensi e accostamenti magistrali in un contesto tradizionale, le sculture di Roberto Di Carlo, “Rinascita”, “Maternità”, e il bassorilievo “Achille”, tutte opere di autentico valore artistico; fino ai coppi decorati a mano di Wilma Schioppa e la ricca esposizione artigianale con tante offerte, le più diverse, di alta qualità.
Ma la “Vetrina del Chiostro” non è circoscritta alle pur prestigiose mostre d’arte; oltre al dibattito svoltosi in apertura sul tema “Promozione e sviluppo: come rafforzare il binomio per il bene del territorio” c’è dell’altro nel Chiostro. Per la gastronomia, mentre in Piazza Orsini abbiamo cibi e dolci montoriesi, qui troviamo addirittura “I sapori del Parco”, l’unica evocazione esplicita del grande assente, il Parco; per la musica il concerto jazz “Suoni e ritmi diffusi” di Sabatino Matteucci & Gabriele Mascitti Quintet, la musica unita alla danza “Anna Anconitano e il gruppo ‘Abruzzo a Sud – Notte del Saltarello”. Un programma completo che potrebbe essere autosufficiente rispetto alla parte all’esterno.
Il presepio artistico di Gavioli
Ma ciò che colpisce maggiormente il visitatore venuto a Montorio per la prima volta, è il “Presepio artistico” di Giovanni Gavioli, noto agli abitanti locali da 42 anni, esposto in permanenza all’interno del “Chiostro” dal 2004. Il termine presepio può sviare, si tratta di una certosina ricostruzione dei vecchi ambienti domestici e artigianali in forma di presepio sulla vita familiare e gli antichi mestieri, quindi non in fotografie o freddi plastici ma con interni riprodotti nei minimi particolari, alcuni in dimensioni naturali, altri più piccoli ma sempre ben evidenti.
Vediamo le camere delle misere abitazioni con le suppellettili e le figure degli abitanti negli abiti tradizionali, come le botteghe artigianali, dal fabbro al falegname, le donne impegnate nella filatura all’arcolaio, e così via. Inoltre una ricca collezione di oggetti domestici e strumenti artigianali nelle pareti in un’esposizione che riporta a quell’epoca con un’immersione totale come se si fosse tornati indietro sulla macchina del tempo, tra le centinaia di figure ce ne sono anche in movimento. Sono tempi vicini ai nostri, per cui scavano anche nella memoria suscitando autentica emozione.
Cos’è il Parco
Al termine della visita alla manifestazione qualche considerazione finale, anche per evitare possibili equivoci che possono nascere dall’aver derubricato “La Vetrina del Parco” che evoca ampi spazi e vasti orizzonti, in “La Vetrina del Chiostro” che per sua natura risulta quanto mai chiusa e ristretta pur se riferita a un luogo tradizionale particolarmente suggestivo.
L’amore per questa terra ci ha portato ad esprimere, con intenti costruttivi, le sensazioni spontanee nate in noi, nel timore – vicino alla consapevolezza – che la palude in cui il Parco sembra impantanato possa vanificare anche iniziative come questa indubbiamente meritorie ma da contestualizzare senza equivoci se si vogliono evitare delusioni come la nostra con il rischio che si estendano all’insieme investendo pure le “performance” artistiche e spettacolari peraltro di qualità e sicuro interesse.
Ricordiamo la prima “Vetrina del Parco” del 1996, abbiamo conservato il bell’opuscolo di 50 pagine edito da Andromeda, in cui ad ogni paese del territorio era dedicata un’esauriente scheda con foto panoramica, descrizione, bandierine identificative degli aspetti caratteristici, tra montagna e tradizioni, artigianato e gastronomia, arte e turismo, fino all’editoria. Ebbene, il Parco – appena istituito con i suoi 44 comuni, di cui 16 dell’Aquila e 14 di Teramo, 10 di Pescara, 2 di Rieti e 2 di Ascoli Piceno – veniva definito così nell’introduzione dedicata ai “Paesi del Parco”: “Natura, paesaggi, fauna protetta e flora da salvaguardare. Il Parco è questo; ma Parco è, innanzitutto, un insieme di uomini, cioè un insieme di paesi. Uomini e paesi che ne fanno la storia, che dentro il territorio perpetuano ritmi e tradizioni, arricchiscono patrimoni artistici ed economici, godono delle risorse naturali. Parco è, perciò, gente che vive dentro e con la natura… Parco è Storia… Parco è Tradizione… Parco è Artigianato… Parco è Arte…Parco é Economia… Parco è Editoria… Parco è Tempo libero… Parco è Gastronomia… Parco è tutto questo, nelle mille interpretazioni, nelle innumerevoli forme, nelle tante vicende, negli infiniti volti degli uomini di ciascuno dei suoi paesi”. C’è la significativa precisazione: “Parco è storia, che si muove sui binari delle vicende naturali ma anche su quelli delle vicende che l’uomo, a sua colpa o a suo merito, determina”.
Le vicende naturali recenti non sono state propizie, basti pensare al terremoto del 2009 che ha devastato l’Aquila e i paesi del “cratere”, e al crollo di una caverna del Grottone a Pietracamela che ha ferito la vallata e distrutto le “Pitture rupestri” del “Pastore Bianco”, il gruppo del pittore Guido Montauti con le sue sagome umane assorte e immobili in attesa tra le rocce.
Per le vicende determinate dall’uomo è giunta l’ora che si possa parlare di meriti e non più di colpe. Ma questo passa per un profondo rinnovamento che determini la ripresa di iniziativa, con un dinamismo mosso dalla passione e sorretto dalla capacità. E’ ormai un imperativo categorico.
Info
Sede della manifestazione Montorio al Vomano, “la porta del Parco”, tra Piazza Orsini, Corso Valentini e il Chiostro degli Zoccolanti. Cfr. i nostri articoli: in questo sito sulla XVIII edizione della manifestazione, “La Vetrina del Parco, a Montorio è mancato il Parco”, 3 ottobre 2013, al quale si rinvia anche per le indicazioni, in nota, degli altri nostri articoli sul territorio, cui vanno aggiunti quelli successivi per due mostre a Pietracamela sugli antichi costumi montanari, il 15 luglio e il 14 agosto 2014, e per il Premio internazionale pittura rupestre Guido Montauti il 2 e 7 settembre 2014; infine sul crollo del Grottone, in cultura.inabruzzo.it e in http://www.visualia.it/“, al momento non raggiungibili per la recente chiusura di tali testate, ma che saranno trasferiti in questo sito.
Foto
Le immagini sono state riprese durante la manifestazione a Montorio al Vomano da Romano Maria Levante. In apertura, Francesca Casolani, “La visione di Anna”, 2015, a sin., e “Le lettere di Paolo”, 2009, a dx; seguono, uno scorcio dell’esposizione fotografica di Alessandro De Ruvo – Mario Di Basilio e, di Francesca Casolani, “L’Arcangelo Michele”, 2010; poi, di Francesca Casolani, “Giona e il mare”, 2015 e, di Donatella Giagnacovo, l’ “Uomo cartone“; quindi, di Donatella Giagnacovo, il “Cane Bambino”, di Roberto Di Carlo, “Maternità”, e di Fabiola Leonetti, Senza Titolo, un dipinto con un accostamento suggestivo; inoltre, di Giovanni Gavioli, dal “Presepio artistico”, la cucina, e la camera da letto; infine, un tunnel del “Chiostro” con oggetti e attrezzi d’epoca e, in chiusura, un’antica immagine ravvicinata della montagna.