di Romano Maria Levante
Abbiamo già descritto la cerimonia che ha aperto la festa di fine stagione a Pietracamela sabato 19 agosto 2017, l’omaggio ai Vigili del fuoco di Bellinzona con la consegna della Targa ricordo da parte del sindaco Michele Petraccia in segno di gratitudine ricambiata dal Gagliardetto del corpo dal comandante ten, col. Samuele Barenco, a ricordo dell’aiuto da loro prestato accorrendo dalla Svizzera in soccorso del borgo nell’emergenza neve dello scorso inverno, oltre ai tanti corpi nazionali mobilitati dalla Protezione civile. E abbiamo riportato, riassumendole in forma di flash, le parole del sindaco sulle iniziative per i tre temi cruciali nella vita del borgo: la sicurezza, la ripresa economica e il rilancio turistico.
Ci immergiamo ora nella festa del paese di cui abbiamo ricordato, insieme ai problemi e alle iniziative in corso, anche i riconoscimenti ottenuti per le sue speciali attrattive naturalistiche e i suoi pregi ambientali. La manifestazione dal titolo “Borgo in Arte” , ben appropriato dato che il 2007 è stato proclamato “Anno dei Borghi” dal Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo, è stata organizzata, con l’Amministrazione comunale, dalla Pro loco. Il presidente Paolo di Giosia, che l’ha curata, ci tiene a sottolineare l’impegno del direttivo di giovani molto attivi e motivati, spinti dall’amore per il loro paese.
Vogliamo premettere che a nostro avviso sarebbe stato difficile dare una cornice migliore all’accoglienza degli amici svizzeri, perché si è valorizzata la vocazione anche culturale della comunità locale.
L’imprinting culturale
Il borgo si gloria di aver dato i natali al pittore Guido Montauti, l’artista dalle “pitture rupestri” che, come tanti suoi dipinti, presentano una sorta di “quarto stato montanaro”, assorto e in attesa ma solido e determinato, come sono stati, del resto, gli abitanti nel resistere alle avversità della natura, dal terremoto alla neve che ha sepolto il paese; a lui è stato dedicato il “Premio Internazionale Pittura Rupestre Guido Montauti”, la cui prima edizione del 2014 è stata vinta dall’affermato artista tedesco Jorg Gunert; per l’artista nato a Pietracamela nel 1918 si prepara la celebrazione del centenario.
Ernesto Sivitilli si segnalò non solo nelle scalate, fondò il gruppo degli “Aquilotti del Gran Sasso” primo in Italia – precedendo gli “Scoiattoli di Cortina” e i “Ragni di Lecco”- e nel 1930 pubblicò il libro pionieristico “Il Corno piccolo”, la cui ristampa è stata presentata a Pietracamela nell’agosto 2013.
Nella maestria alpinistica è stato seguito da Bruno Marsilii, medico scalatore anche di spedizioni himalayane, da Lino D’Angelo e Clorindo Narducci, gli ultimi due autori di libri traboccanti affetto per la loro montagna, oltre che maestria, “Le alte vette della mia vita” il primo, “Un vecchio album di ricordi” e “Pietracamela tra storia e leggenda” il secondo.
Berardino Giardetti ha scritto i “Racconti montanari – Incontro col diavolo” e non solo; la sua storia di “Manodoro, il generale dei briganti” , considerato patriota del luogo, e la sua coraggiosa ricerca sulle “Miserie e nobiltà dell’Unità d’Italia” ci hanno dato una storia vista dal basso, dal popolo, con l’intento di fare giustizia delle visioni interessate imposte dalle classi dominanti.
Sono tutti scomparsi, mentre altri “pretaroli” hanno scritto e pubblicato libri, non solo sul paese, come il romanzo-verità con una storia positiva di emigrazione da Pietracamela , “Rolando e i suoi fratelli. L’America!”; ma anche su “D’Annunzio, l’uomo del Vittoriale”, libro-inchiesta nel quale l’autore cita Pietracamela per delle circostanze straordinarie, e per la novella di D’Annunzio del 1887 intitolata “Come la marchesa di Pietracamela donò le sue belle mani alla principessa di Scùrcola”.
E addirittura un libro su “Gesù l’uomo” e due volumi su “Dio, fede e inganno” e “L’uomo, il virus di Dio”, l’autore che si è cimentato su temi che toccano le coscienze di tutti è Gelasio Giardetti all’insegna della coraggiosa linea controcorrente dello zio Berardino Giardetti che abbiamo appena citato, in un campo ancora più delicato della ricerca storica, quello religioso.
Quale è stato l’imprinting culturale della festa? L’esposizione in una sorta di “Street Art” non nel senso di artisti di strada, come i “madonnari” e simili che disegnano sul selciato, ma di presentazione nei vicoli del centro storico, sulle pareti di pietra degli edifici, dinanzi alle porte vecchie o restaurate, delle loro opere, pittoriche o fotografiche: alcune sono di principianti che vogliono esserci con la loro passione, altre di artisti sperimentati impegnati nell’affinamento e nella ricerca inesausta di una propria cifre espressiva. E un recital poetico seguito da una danza coinvolgente.
Il pittore e il poeta, nel loro nuovo percorso artistico
Sono oltre 30 gli artisti dei vari generi, tra gli espositori della mostra e gli altri protagonisti della festa, dalla pittura al collage, dall’installazione alla performance, fino alla danza e alla musica, per i loro nomi rinviamo alla locandina riportata all’inizio. Ci soffermiamo su due di loro, con cui abbiamo parlato alla festa, li avevamo conosciuti nella mostra “Pietracamela per l’Arte” dell’agosto 2013 – allora organizzata, sempre con la direzione di Paolo di Giosia, dall’Amministrazione separata dei beni di uso civico presieduta dal compianto Sergio Marchegiani – in una sorta di simbiosi creativa tra il poeta, Francesco Barnabei, e il pittore Paolo Foglia, che ci ricordava il gemellaggio, in una mostra al Vittoriano a Roma, tra il poeta Italo Benedetti e il pittore Vincenzo Maugeri.
La simbiosi è venuta meno, ma non l’amicizia e la comune partecipazione a manifestazioni artistiche, come la “Poesia in cassetta”, con le composizioni del poeta accomunate alle tele del pittore e collocate nelle cassette di frutta. Paolo Foglia ha maturato in sé l’ispirazione per la pittura e si è affrancato dalla poesia, vediamo una sua forte interpretazione dell’onda di sentimenti angosciosi che provò al sisma rovinoso di Amatrice, l’immagine è tormentata e sconvolgente.
Nelle scalinate del centro storico ci sono 4 suoi dipinti, li traguardiamo con quelli visti anni prima, l’evoluzione è evidente. Continuano le “citazioni”, non sono “d’aprés” ma ispirate dai grandi, allora riconoscemmo Modigliani in alcune morbide figure femminili, ora ci vediamo Picasso, più consono a momenti che sconvolgono, come quelli del terremoto che lo ha ispirato.
D’altra parte le citazioni, frequenti negli artisti più impegnati, sono segno di una ricerca che continua e ha fatto evolvere la sua cifra espressiva verso un impatto violento nei colori brillanti e nei contorni marcati che danno alle sue figure una forza dirompente. Ci parla di un crescente interesse verso i suoi dipinti, richiesti anche all’estero, del “Premio Borsellino” conferitogli di recente, e ci mostra un suo ritratto di “Falcone e Borsellino” incisivo ed efficace. I ritratti sono una sua peculiare forma artistica , con intensa penetrazione psicologica. E’ un artista motivato e appassionato, proteso verso nuovi traguardi, attento alla comunicazione e a quanto possa promuovere l’attenzione per l’arte.
E il poeta Francesco Barnabei? Anche in lui l’evoluzione, non solo nella cifra espressiva ma anche nel modo di “vivere la poesia”, sono sue parole. E’ diventato “performer poetico”, a Pietracamela è stato attore e cantante in un “recital” di poesie di Piero Ciampi con una tale immedesimazione da dare ad esse il tono della drammaturgia, fino al canto liberatorio finale “Tu No”, che considera “la più bella canzone d’amore di tutti i tempi”. Il segreto è nel titolo che ha dato alla performance, “la guerra si fa con il Cuore non con le armi” e nella sua dedica “ad un artista troppe volte dimenticato per la sua dirompente realtà, quella verità che fa girare il capo da un’altra parte” . L’angolo del centro storico in cui si è esibito, in una semplicità rustica autentica accortamente valorizzata, con il pubblico seduto sulle scalinate preso dalla sua interpretazione intensa e appassionata, è stata la cornice ideale di un ritorno all’antico, quasi fosse un “aedo” omerico.
Però la nostra memoria ci ha reso curiosi, lo avevamo conosciuto come poeta e non potevamo rinunciare a chiedergli le sue nuove creazioni poetiche, dopo quelle che nella precedente occasione prima ricordata facevano parte della “Street Art” , affisse sui muri di pietra insieme alle pitture che avevano ispirato. Ecco dunque una rapidissima spigolatura sulla poesia di Francesco Bernabei oggi, se ne può avvertire la forza interiore, la stessa profusa nel recitare facendo rivivere la poetica di Ciampi con un temperamento e una fisicità che gli ha fatto portare al diapason toni e accenti.
Nella sua poetica c’è una totale partecipazione, la sentiamo in una poesia che sarebbe piaciuta a Marco Pannella, tanto fa immedesimare nella tetra e triste solitudine del carcere. Pannella com’è noto è di Teramo, cui è rimasto sempre legato, e “Teramo Nostra” lo ha celebrato nell’ottobre 2016 a pochi mesi dalla scomparsa; quindi conterraneo di Barnabei, che per la sua Montorio, a pochi chilometri dal capoluogo, ha scritto le poesie appassionate “Porgo le braccia” e “Montorio dall’alto”.
E’ tratta dalla raccolta “Liberazione Poetica”, della Pellicano Libri, la poesia intensa e drammatica intitolata “Statico”: “Abitare senza volere/ stare tra ferro e cemento/ piccoli posti dove abitare/ scalciando piedistalli./ Uno sguardo regala il cielo/ una porzione/ come il dolce della festa./ oggi è nuvolo ed è così bello/ da non provare più niente./ Un piccolo sgabello/ dove poggiare i pensieri/ chissà come ci si sente a stare in attesa./ inganni al tempo/ camminare avanti e indietro./ Alle volte è possibile / sentirsi leggeri/ è possibile sognare./ chiusi in metri quadri segnati/ qualcuno smette /e si toglie il respiro./ troppo lungo il tempo da abitare qui/ inganno della solitudine/ troppo lungo è attendere/ non basta all’attesa/ questa porzione di Cielo.
Ancora solitudine in un’altra poesia, questa volta intima e dolce, in cui è ripiegato su se stesso nell’accorata ricerca di sé, una ricerca che continua: “Cerco/ questo infinito/ dentro me/ rifletto su un cuore/ dove uno spazio/ ancora esiste/ ascolto questa solitudine/ come un respiro/ dolce e gentile/ come le parole/ che non riescono ad uscire/ come sentire freddo/ anche in estate/ resto avvolto/ in questa luce/ di colore grigio e azzurra/ gli occhi riposano/ alla vista/ di questo correre indietro/ senza vedere/ attendere il nulla / in un vortice/ di dna diversi/ omologati all’esterno”.
L’assolo danzante e le foto di oggi e di ieri, un mestiere antico e la “disco music”
Nello stesso angolo raccolto, la performance poetica è stata seguita da un assolo danzante. La bianca figura femminile che aveva assistito dall’alto di un vecchio balcone, avvolta in veli bianchi ma così immobile da apparire un manichino, ha preso vita, è divenuta una danzatrice. Ne è nata una danza difficile da definire, da tarantolata con i veli da tutù di ballerina classica, movimenti bruschi e insieme armoniosi, pause e riprese, acrobazie da ginnasta e piegamenti da contorsionista, uno spettacolo di grazia e potenza insieme, una trasfigurazione. Quando ha terminato tra gli applausi del pubblico, la danzatrice Teresa Morisano ha dato una sensazione indefinibile, sembrava un’altra persona, quasi irriconoscibile, nella danza scatenata era come se lievitasse, mentre ora appariva in una assoluta normalità; la rivedremo anche in occasioni più impegnative, lo merita. E’ stato uno spettacolo che non si dimentica nell’ambientazione dell’Anura installazione “Star Dust”.
Diverse prove artistiche, dunque, pittura, poesia e danza, ma c’è stato dell’altro. A Pietracamela negli anni scorsi si sono svolte mostre sui costumi montanari di una volta, legati al matrimonio o alla nascita dei figli con reperti d’epoca insieme alle vecchie fotografie. Di nuovo qualche piccolo, significativo scampolo di un “album di famiglia” variegato e nostalgico, è stato esposto, questa volta su vecchie porte, tra le fotografie di oggi appese ad altre porte o affisse ai muri del centro storico.
Le immagini attuali, vere prove d’autore, interpretano la realtà da tante diverse angolature e visioni personali. Sono molte, allineate come panni stessi ad asciugare , vediamo ritratti di bimbi e adulti, due primissimi piani dei visi della bambina sorridente e della vecchina dolente con la mano sul volto, muri di case e antichi arnesi, un stadera e un csrretto, classiche immagini del Gran Sasso e paesaggi calligrafici, fino alla dolce istantanea della farfalla ripresa sopra a una margherita.
Oltre a queste, le fotografie d’epoca documentano un mondo sparito nella realtà quotidiana ma rimasto vivo nella memoria. La gente del luogo presente alla festa si cimenta nel riconoscere paesani, parenti e antenati, e così ritrova le proprie radici. Come facciamo noi stessi, che nella mostra a Pietracamela del 2013 sugli “sposalizi di una volta” riconoscemmo i nostri genitori nella foto di un ballo di giovani coppie al “laghetto”, il pianoro erboso in località “Cima Alta”, da dove si sale verso la parte rocciosa.
Ne citiamo alcune, delle foto d’epoca, i genitori con i due figli piccoli nei cesti sul basto di un mulo verso la Madonnina del Gran Sasso per l’annuale festa, come si faceva a quei tempi con i bambini, loro non ci sono più, ma la bambina di allora, Celestina De Luca, oggi non può non emozionarsi davanti a questa immagine; come si emoziona Aligi Bonaduce nel rivedere la fotografia di una stornellata ai Prati di Tivo, con il padre Francesco alla chitarra seduto a terra a fianco di Berardino Giardetti al mandolino e la mamma tra i paesani in cerchio. Aligi scattò quasi quarant’anni fa delle foto profetiche al pittore Guido Montauti davanti alla grotta crollata nel 2010 sulle sue “Pitture rupestri”, foto presentate nel 2012 in una mostra a Pietracamela; ora vediamo esposte, tra le altre, due sue fotografie molto espressive, quattro splendide nonnine del paese sedute nei lunghi abiti neri tradizionali dalle larghe gonne con il fazzoletto in testa, prezioso reperto di costume e umanità, e un primo piano delle mani grinzose di una di loro, immagini che suscitano commozione nel clima nostalgico che si è creato.
Pietracamela è un paese di longevi, da poco è scomparsa a 107 anni la mitica Gina che scriveva poesie, prima se n’era andata dopo aver superato cent’anni Mariuccia, rimasta presto vedova di Ernesto Sivitilli, il pioniere del Gran Sasso che abbiamo citato.
Le memorie del passato non sono soltanto in queste fotografie, sul muretto sono esposte riproduzioni in legno delle attività che nei tempi antichi occupavano la gente di montagna, dalla cardatura alla filatura della lana per poi preparare le maglie e le calze con cui difendersi dal freddo.
C’è anche l’esibizione pratica di questo mestiere antico, con i relativi strumenti azionati come si faceva allora. I “pretaroli”, viene ricordato, al termine della stagione in cui erano impegnati nel lavoro nei campi – pur se molto avari alle alte quote ma senza alternative per la sopravvivenza – partivano soprattutto per la Toscana, l’Umbria e le Marche per cardare la lana, e tornavano nella nuova stagione. Il fiocco della tosatura delle pecore con la cardatura diventava un lungo filamento morbido e spesso, da trasformare poi nel filo pronto per fare maglie, calze, coperte e altro, girando l’apposita ruota con il fuso e quant’altro necessario alla filatura. Romolo Intini mostra come lui stesso cardava la lana a quei tempi, con l’apposita apperecchiatura che ha conservato, e si vede anche la dimostrazione di come il cardato diventava poi filato.
Ma ci siamo lasciati prendere da una partecipazione personale alle memorie del paese natio, mentre il cronista si dovrebbe mantenere estrameo con una indifferenza che non ci sentiamo di simulare.
Il ritorno al presente, dopo le memorie del passato, è peraltro immediato. Nel “Belvedere Guido Montauti”, intitolato alla gloria del paese che abbiamo ricordato, il complesso musicale “Le Galassie” – con la monumentale batteria collocata sullo sfondo del cielo risplendente delle galassie siderali, gli altri musicisti ai loro strumenti e due simpatiche cantanti – suona ritmi da “disco music”. Nessuna indulgenza per la musica folcloristica e le canzoni del passato. Pur nel rispetto, fino al culto, della tradizione e delle memorie, Pietracamela vuol vivere nella modernità.
Proprio per questo confida in tutto quanto gli strumenti più moderni di comunicazione e di gestione di situazioni ambientali e naturali come la sua possono fare per il proprio futuro. Che deve vederne il rilancio in linea con le sue attrattive, prima tra tutte l’atmosfera di favola che si vive nel borgo, il cui valore è incommensurabile in un mondo oppresso dall’affollamento e dalla congestione.
Dinanzi a certe riprese di pienoni estivi nelle località più rinomate di villeggiatura viene da dire “via dalla pazza folla” e rintanarsi nel “nido delle aquile”, con tutte le straordinarie aperture che offre, per ritrovare la dimensione umana nello splendido borgo montano alle falde delle maggiori vette boscose dell’Appennino, immerso nel verde rigoglioso di una natura dal fascino ineguagliabile.
Info
Per l’omaggio ai Vigili del fuoco di Bellinzona che ha aperto la manifestazione “Borgo in Arte” v. il nostro precedente articolo in questo sito il 28 ottobre u.s., con 13 immagini; per gli eventi a Pietracamela, in parte citati nel testo, cfr. i nostri articoli: in questo sito, per il “Premio pittura rupestre Guido Montauti” 14 luglio, 2 e 7 settembre 2014, per le mostre sugli antichi costumi montanari, lo sposalizio di una volta 15 luglio 2014, i bambini di una volta 14 agosto 2014, sul libro di Ernesto Sivitilli e “Pietracamela per l’Arte” 27 agosto 2013, sui libri di Clorindo Narducci 3 e 5 luglio 2016, sui libri di Gelasio Giardetti 10 e 13 giugno 2015,2 febbraio 2014, sul libro di Adina Riga presentato a Pietracamela 4 settembre 2014; sui temi collegati, i Parchi nazionali 16 e 19 marzo 2016, la “Vetrina del Parco” di Montorio 29 agosto 2015 e 3 ottobre 2013, per la manifestazione di “Teramo Nostra” con l’omaggio a Marco Pannella 28 novembre 2016; in cultura.inabruzzo.it per il “Premio pittura rupestre Guido Montauti” 8 luglio 2014, per la mostra sugli antichi costumi montanari, lo sposalizio di una volta 15 agosto 2013, per “Il crollo del Grottone 3 e 5 settembre 2012, su “Pietracamela per l’Arte” 9 settembre 2013, per “Il rilancio di Pietracamela, il cuore del Gran Sasso” con il testo integrale della novella di D’Annunzio 22 giugno 2009, su “Il terremoto a Pietracamela” 21 aprile 2009, per “Il cielo sopra Pietracamela” 8 gennaio 2009; sui temi collegati “Crognaleto, il cuore dei Monti della Laga” 29 luglio 2009 e “Festa della pastorizia nel Monti della Laga” 6 luglio 2009; in www.fotografarefacile.it per la mostra fotografica sul pittore Montauti nel Grottone settembre 2012. Questi ultimi due siti non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti su altro sito.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla manifestazione del 19 agosto 2017, si ringraziano gli organizzatori, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, la locandina con tutti i nomi degli artisti e protagonisti; seguono, il complesso “Le Galassie” nel “Belvedere Guido Montauti”, e due quadri esposti nella speciale “Street Art” all’inizio della scalinata verso il vecchio comune; poi, i dipinti di Paolo Foglia lungo un’altra parte della scalinata nel centro storico, il primo è quello ispirato dal terremoto di Amatrice, e un dipinto in primo piano sempre di Paolo Foglia; quindi, Francesco Barnabei nella sua performance poetica; inoltre, 4 fotografie in sequenza temporale cominciando dalla più antica, di fine anni ’20, un ballo di giovani coppie in un pianoro di “Cima alta” detto “il laghetto” dalla mostra sugli “sposalizi di una volta” del 2013, nell’ultima coppia a destra si riconoscono Argene Paglialonga e Luigi Levante; poi, qualche decennio fa, i genitori sistemano Celestina e il fratellino sul basto di un mulo, inoltre, nel 1954, Francesco Bonaduce alla chitarra e Berardino Giardetti al mandolino in una stornellata festosa ai Prati di Tivo, a fianco in basso Osvaldo Trinetti che canta; nell’ultima foto 4 splendide nonnine negli abiti tradizionali; infine due momenti della danza di Teresa Morisano; in chiusura, Romolo Intini impegnato nella dimostrazione dell’antico mestiere praticato d’inverno dai “pretaroli”, la cardatura della lana.