Rigenerazione dell’arte, contro il degrado delle periferie, al Mitreo Iside

di Romano Maria Levante

Al Mitreo Iside di  Roma si è svolto il 26 novembre 2017 l’evento “La RigenerAzione dell’arte” che abbiamo preannunciato nei giorni scorsi:  un incontro-dibattito, una performance artistica  e la mostra d’arte con oltre 50 opere  di altrettanti artisti accorsi al bando dell’organizzazione, mostra aperta fino al 3 dicembre p. v,. Al di là del pur rilevante aspetto artistico sono emersi elementi strettamente connessi, forse prevalenti, di notevole importanza  per una mobilitazione  corale nel riscatto dal degrado urbano all’insegna della potenza rigeneratrice dell’arte dimostrata  in una realtà come Corviale che ha saputo voltare pagina con questo impulso divenuto salvifico.

Siamo andati alla manifestazione soprattutto  per il ricordo di Angelo Cesselon, cui è stata dedicata un’apposita performance. L’abbiamo fatto  in omaggio all’ “uomo dei sogni” cinematografici della nostra infanzia e prima giovinezza con la sua pittura per il cinema che imprimeva nella nostra fantasia  i volti dei grandi divi dei film in modo da farci sognare già prima di entrare al cinema; e anche con la curiosità di vedere le numerose opere d’arte esposte nel felice concorso  di tanti artisti.

Ebbene,  l’interesse perla performance su  Cesselon  e per l’esposizione artistica era ben riposto, anzi la nostra soddisfazione ha superato le aspettative. Ma c’è stato qualcosa che a nostro avviso va oltre la memoria personale e il fatto artistico e può incidere, al di là di quanto si possa immaginare, sulla vita stessa della nostra città, se non viene lasciato cadere per indifferenza o insensibilità.

La rigenerazione delle periferie con la forza salvifica dell’arte  

Ci ha fatto pensare a tutto questo l’intervento di Gianluca Martone –  presidente del gruppo del Movimento 5 stelle del Municipio XI e membro della Commisisone cultura – il quale ha inquadrato la manifestazione  nella prospettiva dell’intera città, partendo dalla metafora con cui  James Joyce all’inizio del  ‘900 sottolineava criticamente la “situazione di profondo abbandono” in cui  versava Roma,  che si cercava di mascherare esibendo gli antichi ruderi, le “bellezze del passato”.  Martone ha sostenuto che occorre una “RigenerAzione”,  ponendo l’accento sulla A di azione, “e l’arte è uno degli strumenti per attuarla”. Resterebbero termini generici e non le “parole concrete” che ha dichiarato di voler dire se non avesse aggiunto che “il più grande nemico della RigenerAzione urbana può essere solo la politica”; ma lui, politico consigliere del Movimento 5 stelle nel Municipio XI, non sostiene il primato della politica come ci si sarebbe potuto attendere, bensì afferma che “l’arte è molto più potente della politica ed è per questo che da sempre è temuta dal potere”.  Queste parole hanno acuito il nostro interesse, che non è stato deluso.

Perché ha parlato di “rigenerazione  in senso sociale e morale, la parola indica rinascita, rinnovamento radicale, redenzione che si attua in una collettività”; in termini ancora più precisi è “un’azione che implica la volontà collettiva di rinnovamento al fine di trovare soluzioni innovative ma soprattutto migliorative”. Iniziative concrete, dunque,  non prospettive astratte, alle quali l’arte può dare l’impulso decisivo: “In questo contesto l’arte diviene un esercizio culturale potentissimo in quanto compie l’Azione di presa di coscienza e di conoscenza di quello che è stato il passato, dei percorsi rigenerativi precedenti, divulgando consapevolezza condivisa”, attraverso un’operazione creativa “che dà vita alla RigenerAzione”.

Ed è proprio la “RigenerAzione”  al centro dell’evento al Mitreo Iside, i cui organizzatori hanno il merito di aver innescato questo percorso virtuoso  concretamente, in una manifestazione in cui varie arti si sono  mescolate con i suoni e i colori, le parole  e le musiche, le forme e la sostanza di un impegno corale.

Ma non è ancora la scintilla che può far scattare la RigenerAzione, la innesca lo stesso Martone: “Nel Municipio XI l’Arte è Azione riprendendosi quello che da sempre è il ruolo che le spetta: interpretare il presente e decodificarlo per lasciarne traccia in futuro, nel nostro territorio imponendo in maniera fisica la rigenerazione delle periferie”. Parole  forti di un giovane politico laureato al Dams, il quale quindi conosce la potenza dell’arte dall’interno, che assumono una portata generale con il riferimento alle periferie.

Il tema della periferie  è  stato tra quelli al centro degli  “Stati generali del paesaggio”,  voluti dal ministro per i Beni, le attività culturali e il turismo Dario Franceschini, che ha concluso le due giornate del  25 e 26 ottobre u. s. al Palazzo Altemps ribadendo l’impegno del Ministero su questo fronte.  E’  intervenuto il Direttore generale competente sulle periferie, Federica Galloni, che ha parlato di una ricerca su 10 aree metropolitane in merito a servizi, beni culturali e creatività per avere orientamenti utili alla “rigenerazione urbana” nelle periferie in cui i “ben comuni siano i motori” della partecipazione diretta di cittadini e comunità.  Ebbene, ci sembra che a questa riflessione, premessa dell’azione concreta, potrebbe dare un valido contributo la  positiva esperienza del Mitreo. Perché può risultare pionieristica e diffondersi negli altri Municipi della Capitale in modo da creare quella spinta irresistibile alla rigenerazione urbana di cui si ha tanto bisogno nelle condizioni di profondo degrado della città, ben più gravi del “profondo abbandono” denunciato da Joyce nel 1906. “L’arte, ha concluso Martone, responsabilizza la cittadinanza da un senso d’appartenenza e nelle zone più degradate innesca un senso di riscatto sociale. La bellezza diviene quindi un’alternativa possibile”.

Di sorpresa in sorpresa, questo messaggio di superamento del degrado con una rigenerazione volitiva dettata dall’arte viene dal Mitreo Iside, struttura  a servizio di quello che una volta era disprezzato al punto di  farne ipotizzare l’abbattimento,  l’allora famigerato Corviale, “il palazzo lungo 1 km”, anzi due palazzi paralleli, un “sepentone” di 980 m. Che da simbolo del degrado diviene così emblema del riscatto; una sorta di “spem contra spem”, tale da far sperare che nella capitale possa tornare la “grande bellezza” altrimenti destinata a restare nella memoria della “Roma sparita”. Una grande bellezza da recuperare con l’esplodere della creazione artistica nei municipi e la sua esibizione, come al Mitreo Iside, al punto che l’indifferenza e la rassegnazione al degrado e all’abbandono diventino inconcepibili: si creerebbe l’alternativa visibile dell’impegno volitivo nell’arte e questa sarebbe una comparazione troppo stridente per non suscitare la doverosa assunzione di responsabilità da parte di tutti. E ben venga che l’arte abbia per queste alte finalità il primato sulla politica.

La pratica rigeneratrice dell’arte nell’archetipo di Corviale

“La pratica rigeneratrice dell’arte” è stata approfondita da Monica Melani, curatrice dell’evento e direttrice dal 2007 del “Mitreo Arte contemporanea” di Corviale. Tale struttura, di cui è ideatrice e fondatrice, è stata concepita fin dall’inizio integrata nella “rete di beni relazionali e buone pratiche chiamata ‘Corviale Domani’, oggi APS”, di cui è vicepresidente,  con la finalità di strappare dal degrado una periferia dall’assetto anomalo, quindi più attaccabile dalle spinte degenerative se non si iniettano, come si è fatto, potenti anticorpi.

E’ un chiaro orientamento che riflette la sua formazione nell’Accademia delle Belle Arti e nell’Istituto di psicosomatica, alla base del suo impegno nell’esplorare “le  dinamiche fisiche e metafisiche del processo creativo”, alla ricerca, sono sue parole, “dell’invisibile filo che tutto unisce e di un’arte al servizio dell’essere umano”. Ricerca durata venti anni, sui rapporti tra arte  e psiche, culminata nella “pittura energetica”  e non solo.

Con una simile qualificazione assume particolare valore un’impostazione che supera l’evento contingente per divenire un archetipo, un modello cui fare riferimento su un piano più generale. Prende l’avvio dalla constatazione che all’arte non va riferito soltanto ciò che si sublima nel capolavoro: “Una cosa ‘fatta ad arte’ può non piacere a tutti, ma oggettivo è il suo distinguersi. Il suo andare diretto verso un bisogno, un richiamo che attira, per risonanza, chi può comprenderlo o avene necessità”. E questo perché si tratta di “una pratica naturale insita in ogni essere vivente e nella natura stessa che ‘realizza ad Arte’ tutto ciò che è funzionale alla Vita ed alla sua sopravvivenza, con una armonia e perfezione alle volte difficile da comprendere e da accettare”.  Ma che è impossibile ignorare essendo innata, anche se si deve risvegliare.

E’ il contesto culturale nel quale prende vita il “Progetto Mitreo” sin dal 2004, con l’intento, così espresso, di “rimettere al centro di un territorio, disagiato e separato dal resto della città, il ruolo salvifico dell’arte  e degli artisti, per educare a quella Energia Creativa che in tutto e per tutti gli esseri umani è espressione di unicità, da taluni chiamata ‘diversità'”. Con  delle potenzialità straordinarie, perché è un’energia radicata in ognuno e deve solo essere liberata: “Una ricchezza da accogliere, includere, comprendere, condividere, scambiare, espandere, trasformare… insieme all’unicità e diversità degli altri, riconosciuta e rispettata”. 

Non è astrazione teorica, è “una pratica che metta al centro la funzione Rigenerativa dell’Arte in quanto espressione del potenziale di ogni singolo individuo, a favore di un’intera comunità”.  Dà corpo al kennediano “non chiederti cosa lo Stato può fare per te ma ciò che tu puoi fare per lo Stato” perché fornisce alcuni strumenti per operare singolarmente ma nell’interesse generale, trovando l’equilibrio “fra il nostro essere, porci, progettare, ‘fare ad arte’ e quello degli altri  che, presenti in uno stesso spazio ci invitano al rispetto dell’altro, delle proprie produzioni e proposte, ma anche a metterci insieme per generare crescita personale  e prodotti culturali nati dall’incontro e dalla frequentazione”.

E se dalla crescita personale vengono “prodotti culturali”,  a maggior ragione si può sperare in comportamenti  quotidiani rispettosi degli altri: il pensiero va a quella parte del degrado come la pulizia urbana così carente che dipende da tutti e da ciascuno, oltre che dalle gravi deficienze dei servizi municipali a ciò deputati. La formula vincente per le periferie può nascere anche da qui, se viene raccolta la sfida e le autorità capitoline sono disposte a stimolare gli altri Municipi  a fare ciò che si è realizzato in modo così positivo nel  Municipio XI.

Nei giorni scorsi è stata diffusa la classifica sulla qualità della vita nelle città italiane, Belluno in testa senza neppure una cartaccia o una cicca di sigarette nelle strade, Caserta in coda,  mentre Roma, la capitale, la “città eterna” dalla storia gloriosa ha perduto in un anno 11 posizioni scendendo dal 13° al 24° posto nella graduatoria nazionale, e non ha più il primato che aveva nella “cultura  e tempo libero” sorpassata da Firenze, pur se anch’essa in discesa, mentre per l’ “ordine pubblico” si colloca addirittura al penultimo posto. E’ un’emergenza che fa tornare il pensiero allo storico “sacco di Roma”  non per un’impossibile analogia ma per sottolineare che allora seguì la rigenerazione proprio nel segno dell’arte.

Questo ci porta ad affermare che è giunto il momento di ripetere quella reazione vincente perché si è toccato il fondo, nell’inefficienza dei servizi ma anche nel decoro o meglio disdoro urbano, invasi dalla sporcizia e tormentati dalle buche; la via della rinascita è la stessa anche se questa volta non potrà intraprenderla il papa, ma dovrà farsene carico la cittadinanza con le proprie istituzioni.

 La forza dell’arte come atto creativo e come coinvolgimento virtuoso

Torniamo all’arte in senso stretto con l’intervento di Angelo Nardi, anch’egli  la collega ad altre discipline come la filosofia, in particolare quella del linguaggio in cui è laureato impegnandosi attivamente come operatore culturale: è l’estensore del “manifesto  per l’arte vivente a Roma” e in quanto tale sente in modo particolare l’esigenza di una rigenerazione che trovi nell’arte la molla per far scattare la reazione popolare. Da studioso di estetica organizza mostre d’arte e le divulga da giornalista, e così ha fatto per la mostra degli oltre 50 artisti espositori al Mitreo Iside, accorsi così numerosi al bando emesso per l’occasione.

Nella sua visione identifica la forza generatrice dell’arte non solo nell’atto creativo, ma anche nella sua capacità di “coinvolgere chi non ha alcuna relazionalità con il creatore. Le dimensioni evocate nella costruzione raffigurativa evidentemente toccano corde che non si sapeva di avere”. Ed ecco l’effetto più evidente: “Si stabilisce un contatto tra creatore e percipiente che senza l’espressione creativa non sarebbe avvenuto”, perché la visione utilitaristica della vita copre nella quotidianità “dinamiche sconosciute ma esistenti”.  In tal modo  può emergere “la generatività scoperta dall’arte come presenza nascosta, come capacità di evocare quel che altrimenti non avrebbe voce”.

L’introspezione va oltre: “L’artista ha il merito di generare, mettere al mondo, collocare tra l’infinità delle presenze ordinarie quel qualcosa  che nasce come uscente dall’ordinario, senza mai diventare straordinario, proprio perché scaturito, generato, da una naturalità espressiva che sarebbe delittuoso nascondere. Ed è qualcosa che ha sempre albergato  nell’umanità ed a vari titoli e funzioni l’accompagna nella sua storia”.

Un qualcosa di liberatorio dalle “clausole di salvaguardia della persona nella società”, quindi di rivoluzionario,  ma non di eversivo,  di condiviso e non di elitario. Questa rigenerazione vuole “semplicemente riportare la persona alla sua verità e trovare con altri, piani di complicità, comunanza e vicinanza altrimenti non immaginabili”. E non può essere questa la nuova spinta rigeneratrice delle periferie e non solo, tanto il centro di Roma è degradato, una spinta che può partire dall’arte per coinvolgere l’intera comunità?

Il messaggio è “prendere l’arte come metodica per comprendere sé stessi e cercare gli altri. Adottare un’opera per fare di sé la migliore opera realizzata in vita”.  Fino a giungere al paradosso che fa dire a Nardi “forse l’arte non esiste” per spiegare subito dopo “non esiste perché non è una eccezione. Fa parte integrante della vita di noi tutti e ciascuno ne è creatore e godente assimilatore (non fruitore)”.

E’ stata questa la premessa alla presentazione degli artisti da parte dello stesso Nardi che ha tracciato i tratti distintivi di ognuno con acutezza e capacità  interpretativa. Ne parleremo prossimamente, e daremo conto della performance “Donna – Cesselon & Cesselon”, una rievocazione suggestiva di tipo teatrale – con parole e immagini, nell’accompagnamento musicale di un pianista – di alcuni momenti fondamentali dell’itinerario di vita del grande pittore di cinema Angelo Cesselon che con i suoi volti dei divi e le sintesi magistrali dei film  ha fatto sognare intere generazioni alla vista dei manifesti ottenuti dai suoi bozzetti, prima ancora di assistere agli spettacoli nella magica suggestione della sala cinematografica.  

 Info

Mitreo Iside, via Marino Mazzacurati 61, Roma (Buon Pastore), Mostra Evento “La Rigenerazione dell’arte”. Dal lunedì al giovedì ore 14,30-20,00, venerdì 17,00-19,30; martedì e giovedì ore 8-12, sabato e domenica secondo eventi; ingresso gratuito. Catalogo “La RigenerAzione dell’arte”, Associazione culturale Mitreo Iside, pp. 70, formato 22 x 22, dal catalogo sono tratte le citazioni del testo. Il secondo e ultimo articolo uscirà in questo sito il 1° dicembre p.v. Cfr., in questo sito, i nostri due articoli di presentazione dell’evento il 14 e 21 novembre u.s.  

Foto

Le immagini, tranne quelle di apertura e chiusura, che sono di repertorio, sono state riprese nel Mitreo Iside all’inaugurazione della mostra che sarà descritta nel prossimo articolo, si ringrazia l’Associazione culturale organizzatrice, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, il logo del Mitreo Iside; seguono, Emanuela Bellu, “La luna grossa”, e Alder, “Casa storta”; poi, Ernestina Zavarella, “Paesaggi”, e Paolo Residori, “Cabine”; quindi, Claudia Manelli, “Capriccioli al mattino“, e Roberto Pinetta, “La pallina gialla”; inoltre,  Adamo Modesto, “677sc – 11a – 016” (sopra), e Maurizio Bruziches, “Senza titolo”, ancora, Mario La Carrubba, “Cromaticamente Semiramide”, e Alessandro Piccinini, “Spazio ed ombre”;  prosegue, Inna Yanyeva, “Emozione”, e Francesca Boirsetti, “Fecondazione delle tenebre”;  più oltre, Adamo Modesto, “677 sc – 11a-016” (sopra), e Massimo Giovanni Di Carlo, “I sette vizi capitali”; infine, Monica Melani, “Aprirsi alla Realtà dell’Anima” e, in chiusura, un lato della vasta galleria espositiva del Mitreo Iside..