di Romano Maria Levante
Si conclude il nostro resoconto del Convegno tenuto nella sede di Civita il 17 ottobre 2018 sul tema “Cultura come diritto di cittadinanza: radici costituzionali, politiche e servizi”, con al centro l’attuazione dell’art. 9 della Costituzione sulla tutela e valorizzazione della cultura e del paesaggio nell’interpretazione allargata alla fruizione. Dopo la presentazione del Segretario Generale di Civita Nicola Maccanico, e dei managing partner di “A & A” che ha collaborato con Civita all’organizzazione del Convegno, Gianluca Albè e Francesco Caroleo, che ha moderato l’incontro, c’è stata l’esposizione del Giudice Emerito della Corte Costituzionale Sabino Cassese, poi dei due Assessori alla cultura a livello locale, Gian Paolo Mnnzella per la Regione Lazio e Antonella Agnoli per la città di Lecce. Ne abbiamo dato conto nell’articolo precedente, ora riferiamo dell’intervento del Direttore generale dei Musei al Ministero dei Beni e le Attività Culturali Antonio Lampis e terminiamo con l’intervento del presidente di Icon-s International Society of Public Law, Lorenzo Casini e con le parole conclusive di Sabino Cassese.
Galleria degli Uffizi di Firenze
La visione dell’istituzione centrale che coordina l’intero sistema museale
All’intervento del Direttore generale Musei del Ministero dei Beni e le Attività culturali Antonio Lampis diamo un’ampiezza e un rilievo del tutto particolari per il ruolo decisivo che svolge nell’attuazione della riforma dei “luoghi della cultura” primarii, una radicale innovazione nel sistema museale e per questo al centro del tema del Convegno sul diritto alla cultura.
Ricopre l’importante incarico da un anno che è stato molto intenso – soprattutto a livello normativo con l’emissione di molti decreti, e a livello di incontri e manifestazioni – ed è impegnato nell’attuare l’ambizioso programma che ha rivoluzionato il sistema museale italiano. I risultati non si sono fatti attendere, l’afflusso ai musei si è intensificato, con delle vere e proprie code, per un incremento nell’anno del 7,8% negli ingressi, non dovuto di certo alle gratuità dato che gli introiti sono cresciuti del 23,4%, mentre il turismo ha segnato un aumento inferiore, + 4%. Altro che la profezia del 2004 del “Museo invisibile”, ricordata dallo stesso Lampis!
Galleria Borghese di Roma
Il suo non è soltanto un punto privilegiato di osservazione, ma il motore della rivoluzione nel sistema basilare della diffusione della cultura tra il pubblico nel territorio, oltre che nei turisti nell’intero paese. Nella sua impostazione c’è in primo luogo un intento di notevole rilievo: inserire la cultura nel “welfare” considerandola un diritto di tutte le persone che vivono nel territori, e collegarla a casa, scuola e agli altri diritti fondamentali. Questa intenzione ha un riferimento ben preciso, gli indicatori internazionali di benessere che includono la cultura tra i fattori determinanti, e benessere vuol dire anche salute; è legata inoltre al progresso spirituale oltre che materiale della società di cui all’art. 4 della Costituzione. Del resto i musei, nei quali si esprime maggiormente l’accesso popolare alla cultura, sono inseriti nei “servizi pubblici essenziali”, quindi su questa base si può operare perchè la cultura non venga sacrificata nei tagli alla spesa dovuti alle ristrettezze finanziarie.
Il “Sistema unico dei musei” è stata la grande innovazione da mettere in pratica, a due anni dalla riforma che da semplici uffici delle Soprintendenze li ha trasformati in istituzioni autonome con un proprio bilancio e precise responsabilità nell’attuare una riorganizzazione veramente copernicana. Con dei direttori che, per i principali poli museali sono stati scelti medaiante selezione operata dopo un bando internazionale.
E’ uno strumento primario per dare forma concreta al concetto di “cultura come diritto di cittadinanza”, perciò riserviamo al coordinatore del sistema museale italiano uno spazio adeguato per fornire gli elementi principale dell’azione che sta svolgendo.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
La sua missione è di coordinare “le politiche di gestione, fruizione e comunicazione dei musei statali, per garantire lo sviluppo del sistema museale italiano e un’offerta culturale accessibile a tutti e di qualità”. Si è dovuta assicurare l’introduzione dei criteri innovativi nell’impostazione e nella gestione museale con il necessario coordinamento mentre occorreva anche sbloccare le gare per i “servizi aggiuntivi”, cosa che si è fatta mediante un cronoprogramma con un bando quasi ogni settimana.
Il termine “Sistema unico dei musei” non deve far pensare a un monolite, al contrario deve essere “flessibile, leggero e veloce”, e sono stati già fissati per decreto nel giugno scorso “i livelli minimi uniformi di qualità dei musei e dei luoghi della cultura” ponendo anche degli “obiettivi di miglioramento”. La definizione, frutto di lunghi studi anche con gli enti territoriali, ha valore internazionale perché si tende a migliorare la posizione competitiva dell’Italia nel turismo, oltre che a stimolare il processo di crescita culturale dei cittadini, che è la principale finalità.
Pinacoteca di Brera
Naturalmente, non è automatico il raggiungimento di tali livelli, ma sarà favorito dalla creazione di un sistema di connessione dei musei che prevede modelli di autovalutazione da inserire in una piattaforma informatica, e alla rispondenza dei requisiti richiesti ha come risultato l’accreditamento. E’ stata istituita al riguardo una commissione ministeriale che dovrà dare un voto da 0 a10 alle richieste di accreditamento, e dovrà essere ispirata al criterio di “burocrazia zero”, tutto mediante comunicazione digitale, videoconferenze e utilizzazione della piattaforma informatica.
La sburocratizzazione si avvarrà anche di un “vademecum” operativo per i direttori dei musei che altrimenti dovrebbero districarsi nella fitta selva di norme, mentre devono pensare ad agire concretamente con efficienza gestionale ed efficacia propositiva. Il coordinamento di tutti gli istituti museali con quelli principali, i “Poli”, per garantire una migliore verifica e la comparazione analitica dei loro bilanci è un efficace strumento competitivo, al quale si aggiunge il supporto del “centro” ministeriale verso le sedi “periferiche” per gli aspetti gestionali e amministrativi più complessi.
Gallerie dell’Accademia di Venezia
E’ lanciata una sana competizione, i direttori dei musei dovranno tendere ad obiettivi ben precisi rispetto ai quali vi saranno valutazioni di performance. Sono consapevoli che per l’attribuzione del punteggio ai livelli di qualità una efficace rendicontazione sociale avrà un valore elevato, a Firenze si sperimenta il S-ROI, cioè “Social Return On Investment” rispetto al mero ritorno economico. Così trova espressione concreta l’impegno di carattere sociale per la diffusione della cultura attraverso i musei che non deve essere sacrificato per la responsabilizzazione sui bilanci, pur se questa resta importante.
Ma non finisce qui, perché per esplicita indicazione del decreto 113, il Sistema museale nazionale «è composto dai musei e dagli altri luoghi della cultura statali, […] nonché dagli altri musei di appartenenza pubblica, dai musei privati e dagli altri luoghi della cultura pubblici o privati, che, su base volontaria e secondo le modalità stabilite dal presente decreto chiedano di essere accreditati». L’accredito, quindi, riguarda anche musei e istituzioni culturali, le più diverse, di natura privata, conforme alla decisione dell’Unione Europea che ha dichiarato il 2018 “Anno europeo del patrimonio” affermando che la sua “gestione sostenibile” costituisce una scelta strategica per il XXI secolo, per il contributo del patrimonio culturale alla creazione di valore, di competenze, di occupazione e di qualità della vita, impostazione coincidente con quella della riforma museale.
Palazzo Reale di Torino
La connessione del “Sistema unico dei musei” riguarda quindi migliaia di musei e richiede un’efficace “governance” articolata su più livelli, basata sulla partecipazione dei portatori di interesse dei diversi settori, ma senza posizioni gerarchiche: dovranno lavorare insieme lo Stato e le Regioni, i Comuni e gli altri enti locali, le Università e i centri di formazione, basandosi sulle connessioni e non sull’appartenenza..
Al riguardo occorre sanare la frattura tra i distretti ad alto livello culturale ed economico e le aree interne, rurali o periferiche, problema di carattere generale che il sistema museale può contribuire a risolvere favorendo il lento ma necessario processo di ricucitura nel quale i piccoli musei acquisirebbero un nuovo valore per la coesione sociale e territoriale. Questo può avvenire mediante le interconnessioni del sistema museale la cui dispersione resterebbe un punto di debolezza mentre i collegamenti creando un “museo diffuso” nell’ambiente possono farla diventare un vero punto di forza.
Mentre i musei più importanti saranno autonomi, affidati alla responsabilità del Direttore del museo, anche i musei minori avranno un Direttore, funzionario del Ministero con deleghe e una programmazione annuale con rendiconto e valutazione per una “governance” sostenibile. Spetta comunque ai Poli la responsabilità di un “comunicazione sociale integrata” che favorisca l’inserimento dei musei minori ed emarginati nel virtuoso circuito di interconnessioni.
Reggia di Caserta
Ma non si è detto ancora nulla sull’innovazione negli assetti, nei linguaggi e nei contenuti che dovranno essere coerenti con la carica innovativa della riforma, quindi rispondere alle esigenze dei tempi nuovi che anche sotto questi aspetti segnano una autentica rivoluzione,
Dovranno essere luoghi di incontro e di scambio di esperienze culturali con un assetto coerente a questa funzione, e adottare le tecnologie più avanzate comprese le dematerializzazioni, rendendosi quanto più possibile aperti alle esigenze del pubblico. Verranno valutati gli impatti sociali e culturali generati sul medio e lungo termine tra le persone e le comunità.. In generale ci si dovrà spostare dalla sola conta dei biglietti alla verifica delle relazioni perché un buon museo assolve il suo ruolo nella società quando diventa centro di significativi rapporti sociali, culturali e scientifici.
In merito alle tecnologie, il “Sistema unico dei musei” diviene sostenibile nella sua gestione, solo se si potrà creare rapidamente un comune “cielo digitale”, e se si procederà lungo un comune “fiume digitale”, poiché il fluire dei dati oggi è alimento necessario di qualunque sistema. Naturalmente andranno assicurati i necessari collegamenti ai siti web e alle piattaforme “social” con le loro interconnessioni utilizzando gli strumenti più avanzati di diffusione e di dialogo.
Galleria Nazionale dell’Umbria
Nei contenuti, l’offerta dei musei andrà migliorata notevolmente con una “narrazione museale” che presenti le opere esposte in relazione agli ambienti di provenienza e al tessuto sociale e produttivo in cui furono create, e questo nelle forme più appetibili soprattutto per le giovani generazioni; e, più in generale, facendo partecipare alla conoscenza del patrimonio culturale le fasce sociali rimaste escluse. Per ottenere questo risultato, oltre ai linguaggi andranno rivisti anche gli allestimenti perché il museo possa svolgere la sua funzione primaria, che consiste nel “garantire effettive esperienze di conoscenza”.
Le criticità si riscontrano soprattutto nel personale, poco adeguato ai nuovi compiti sia come qualificazione che come entità, ancora di più nella prospettiva incombente dei pensionamenti anticipati, anche riguardo alle aperture al pubblico. Al di là delle specifiche sulle diverse fasce professionali, ci limitiamo a riportare che saranno messe in atto adeguate attività di formazione e sono già avvenuti due cicli di assunzioni, a gennaio e maggio 2018, particolarmente rilevanti, con l’ingresso di giovani archeologi, storici dell’arte, architetti – oltre a funzionari amministrativi – giovani e motivati. Si presenta dunque un compito titanico essendo 8000 i musei italiani, ben più dei 5000 dichiarati dall’Istat, ma la determinazione che abbiamo riscontrato nell’esposizione del responsabile del settore Lampis ci fa resistere alla tentazione di definirlo “vaste programme” alla De Gaulle, anche se ci domandiamo come sia possibile realizzarlo, tanto è impegnativo.
D’altra parte l’Italia non ha il grande museo nazionale come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna, ma migliaia di musei che debbono essere messi a sistema altrimenti rimarrebbe una minore forza competitiva nel richiamo turistico e una minore capacità di attirare la popolazione per la sua crescita culturale; a parte la sostenibilità economica che con l’interconnessione viene comunque assicurata ai musei minori dalla quota di risorse devoluta dai musei principali largamente attivi.
Galleria Nazionale delle Marche
Lampis ha assicurato il massimo impegno nella realizzazione del programma esposto, citando l’auspicio di Mahler, secondo cui “non saremo custodi delle ceneri, ma terremo acceso il fuoco”. Si dovrà operare senza sosta perché la fiamma venga sempre alimentata e tutti ne possano sentire il calore, soprattutto coloro che ancora non sono riscaldati dal fuoco della cultura.
La conclusione del Convegno
Ha concluso gli interventi Lorenzo Casini, Presidente di Icon-s – International Society of Public Law, già consigliere giuridico del Ministro, direttamente impegnato nella revisione della legislazione sui beni culturali, componente della commissione di 5 esperti che ha selezionato gli aspiranti direttori dei 20 poli museali per la scelta finale del Ministro. .
Si è soffermato sull’esigenza di collegare l’art. 9 della Costituzione sulla tutela del passaggio con l’art 3 sull’uguaglianza, perché la cultura assicura uguaglianza e pari dignità purché siano rimossi i vincoli alla sua diffusione. In questa ottica ha affermato come l’art. 9 viene invocato troppo poco dinanzi alla Corte Costituzionale per censurare le leggi che mettono a rischio il patrimonio culturale.
Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Corsini
Ha poi analizzato tre punti importanti: proprietà, frontiera, deposito. Sulla “proprietà” dei beni culturali, lo Stato ha cercato di superare in qualche modo il regime proprietario senza ovviamente annullarlo. Infatti, se viene posto un vincolo di interesse pubblico il proprietario non viene indennizzato, al riguardo in una sentenza della Corte Costituzionale del 1958 si legge che, anzi, dovrebbe esserne gratificato, ma negli USA c’è l’indennizzo; inoltre i contributi per la valorizzazione vengono dati solo ai beni culturali di proprietà pubblica, ritenendoli della comunità, e non a quelli di proprietà privata pur se con vincolo pubblico, e anche questo pone dei problemi da affrontare.
Anche in merito alla “frontiera” cita una decisione giurisdizionale, questa volta della Corte di Giustizia europea la quale non ammette discriminazioni rispetto agli altri prodotti dei beni culturali che possono essere esportati, perchè la relativa autorizzazione non dovrebbe permettere trattamenti differenziati; altra decisione dello stesso tipo sui prodotti musicali; quindi due censure alla posizione italiana. L’eliminazione di frontiere in senso figurato vale anche nei rapporti tra Regioni, province e comuni, resi più confusi dall’eliminazione delle provincie con la conseguenza che una serie di beni culturali provinciali ritenuti di minore interesse vengono trascurati se non ignorati dalle istituzioni; mentre se sono di grande interesse vengono contesi in confuse contrapposizioni con lo Stato come per il Colosseo.
Il terzo tema, il “deposito”, è collegato alla carenza di risorse, per cui parte del patrimonio culturale e artistico giace dimenticato nei magazzini, il problema è annoso, viene citato il lamento di Victor Hugo nel 1848. Oltre alle risorse finanziarie vi è ancora più urgenza di risorse umane, si rischia la fuoruscita per il pensionamento di migliaia unità specializzate con conseguenze negative sui servizi senza apprezzabili vantaggi economici trattandosi del settore pubblico dove il costo non cresce come nel privato con l’anzianità.
Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma
Su questi temi occorre intervenire e si sta cercando di farlo, per la “proprietà” vanno riconosciuti i diritti e si deve proseguire nel passaggio dal bene al servizio considerando i musei come istituzioni; per la “frontiera” devono essere abbattuti gli steccati e gli ostacoli in un’ottica internazionale, per i “depositi” e per garantire le risorse necessarie va inserito il patrimonio culturale nel conto economico generale: così la cultura partendo dalla scuola diventa strumento per la crescita economica e sociale.
Caroleo ha concluso preannunciando dal prossimo gennaio l’iniziativa definita “officina del diritto” e ha dato la parola a Sabino Cassese per il commento finale. Il prof. Cassese ha affermato che la cultura è un diritto dell’uomo e va vista come cultura nella società, da comprendere tra i servizi sociali perchè contribuisce al progresso materiale e spirituale. Sono concetti che partono da lontano, inseriti nella Costituzione, ma siamo impreparati a concepire intellettualmente i paradigmi di fondo della cultura nella società. Cultura che non deve riguardare solo il Ministero dei beni culturali e della Pubblica Istruzione.
Abbiamo cercato di rendere il senso delle principali considerazioni esposte in una intensa mattinata, con tutte le imprecisioni e le omissioni inevitabili in questi casi. Lo sguardo dalla terrazza di Civita sul Vittoriano di fronte e, a sinistra, sui Fori con in fondo il Colosseo, ha reso tangibile, anzi visibile, al termine del Convegno, il valore dei “luoghi della cultura” rappresentati nel loro massimo splendore con la luminosità del sole nel cielo terso e il candore del monumento con l’Altare della Patria.
Museo di Capodimonte a Napoli
Info
Il Convegno si è svolto nella sede di Civita a Piazza Venezia 11, Roma. Il primo articolo è uscito in questo sito il 20 ottobre u. s. Per convegni precedenti di Civita in materia culturale cfr.i nostri articoli: in questo sito, sulle “Imprese culturali e creative” 14, 18 febbraio 2018 e 19 settembre 2014, sul “Soft Power” 11 e 15 febbraio 2018, sulla “Via Francigena” 19 luglio 2018, 18 giugno 2017, 29 agosto 2015, 19 luglio 2014, sul salvataggio di “Civita di Bagnoregio” 20 giugno e 9 luglio 2015, sugli “Itinerari consolari” 16 marzo 2013, sui “Tesori della provincia di Roma” 29 luglio 2013; inoltre, in www.archeorivista.it, sull’ “Archeologia e il suo pubblico” 26 febbraio 2010, e in cultura.inabruzzo.it, “Appello contro la recessione culturale” 15 luglio 2010, le “Domus di Palazzo Valemtini” 3 dicembre 2009, “Arte, cultura, territorio” 3 novembre 2009, la “Via Francigena” 5 ottobre 2009, , l’“Hotel della cultura” 17 settembre 2009 (tali siti non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti su altro sito).
Foto
Le immagini – a parte quella di chiusura del Vittoriano ripreso dalla terrazza di Civita – dopo le 6 “Aree archeologiche” e le 6 “Biblioteche” poste a illustrazione dell’articolo precedente, riguardano 12 dei 20 “Musei”, anzi “poli museali” i cui direttori sono stati nominati nell’agosto 2015 dopo la selezione seguita al bando internazionale, quali primari “luoghi della cultura”, tema della relazione del Direttore Generale dei Musei Lampis al centro del Convegno; come per le “Biblioteche” si sono scelti gli interni rispetto agli esterni monumentali, per sottolineare il concetto di base dell’accesso del pubblico. Sono state tratte dai siti internet che saranno indicati al termine, ringraziamo i titolari dichiarandoci pronti a escludere le immagini il cui inserimento non fosse loro gradito, precisando che sono meramente illustrative e non necessarie, e che manca la benché minima finalità promozionale e tanto meno economico-commerciale. In apertura, la Galleria degli Uffizi di Firenze, seguono, la Galleria Borghese di Roma e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; poi la Pinacoteca di Brera e le Gallerie dell’Accademia di Venezia; quindi, il Palazzo Reale di Torino e la Reggia di Caserta; inoltre, la Galleria Nazionale dell’Umbria e la Galleria Nazionale delle Marche; infine, le Gallerie Nazionali di Arte Antica Palazzo Corsini, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma e il Museo di Capodimonte a Napoli; in chiusura, il Vittoriano, con il Museo centrale del Risorgimento, il Sacrario militare delle bandiere e l’Altare della patria, visto dalla terrazza di Civita.I siti da cui sono state tratte le immagini, nella stessa successione in cui sono inserite nel testo, sono: tg.tourism.tv; mibac.it e napolitan.it; milanotoday.it e larepubblicaveneta.it; musei reali.beniculturali.it e talentilucani.it; lavoce.it e museoguide,it; romadavivere.it, theartpostblog.com e museocapodimonte.beniculturali.it; l’ultima fornita dall’uff. stampa di Civita.
Il Vittoriano, con il Museo centrale del Risorgimento, il Sacrario militare delle bandiere e l’Altare della patria, dalla terrazza di Civita.