di Romano Maria Levante
Nella meritoria attenzione della Galleria Russo al Futurismo, il movimento italianissimo che ha scosso il mondo dell’arte e la vita stessa nella prima metà del ‘900, si inserisce una mostra molto particolare: “Roberto Floreani, Ricordare Boccioni. Opere su carta”. Sono esposte 35 opere, realizzate nel triennio 2015-18, con materiali ottenuti sulla base di una accurata ricerca materica. La mostra resta aperta nella galleria vicino a Piazza di Spagna dal 26 settembre al 6 ottobre 2018.
Le 35 opere su carta di Floreani
Perché è molto particolare la terza mostra dal 2012 dedicata a Floreani dalla galleria? La risposta è duplice: per l’originalità dell’omaggio ad uno dei maggiori protagonisti del Futurismo, e per la qualità delle opere, su carta, con innesti speciali, in cornici appositamente ideate e realizzate, che sono state definite “scatole della memoria”.
Sul primo aspetto non sorprende l’omaggio di Floreani a Boccioni, al quale aveva già dedicato un progetto artistico ai Musei Civici di Padova nel 2016; inoltre nel 2015 era stato uno dei relatori al Congresso internazionale sul Futurismo a Lisbona, ed è autore del saggio “I Futuristi e la Grande guerra” e del saggio “Umberto Boccioni. Arte-vita” pubblicato da Electa. Il tutto rientra nel progetto del 2015 “Ricordare”, ne fa parte anche la serata teatrale a Vicenza “Zang Tumb Tumb”.
Per il secondo aspetto la particolarità delle opere su carta appare rilevante, considerando che è la prima mostra soltanto con opere di questo tipo nel corso della lunga storia espositiva dell’artista, con una settantina di mostre personali. Ma la carta non è l’unico elemento distintivo in quanto non è utilizzata tal quale, ma trasformata in carta-tessuto dalla superficie cannettata su cui l’artista ha applicato materiali quali vetro e carbone, legno e ferro di risulta, e impresso una notevole vivacità cromatica, che va dalle accese tonalità di rosso e arancio, all’intenso Klein Blue, mentre non mancano i forti contrasti bianco-nero. Le cornici delle opere .sono in betulla bianca, a cassetta.
Non stiamo a descrivere le opere, siamo nel campo dell’astrazione con la libera manifestazione dei sentimenti che nell’artista suscita la figura celebrata, nelle impenetrabili espressioni astratte che in Floreani si coniugano ad elementi geometrici; in più, in quest’occasione, a dei chiari riferimenti a Boccioni, con inserimento di immagini ed elementi che rimandano alla sua vita artistica e non solo.
I progetti tematici nel percorso artistico di Floreani
Riteniamo a questo punto di dover accennare al percorso artistico di Floreani, che già nell’anno successivo alla sua prima mostra del 1985 vinse il primo premio alla Biennale Veneta per artisti sotto i trent’anni. Le sue opere spesso sono state inserite in progetti più ampi come “Itinerari della memoria” nel 1989 a Genova, e “Sogno d’Acqua” inizio anni ’90 a Milano, “La casa e il tempo” nel 1994 a Ravenna-Zagabria e “L’Età della conoscenza” nel 1996 a Parma, “Regno di Mezzo” nel 1997 a Bolzano, e “Vedute” nel 1999 a Milano. Numerose mostre personali e antologiche, e nel 2008 il progetto “Aurora Occidentale alla Biennale di Venezia” con una mostra al Padiglione Italia, seguito nel 2011 dal progetto “Alchemica” a Gallarate, poi dal progetto “Roma” per la Galleria Russo.
Insieme ai progetti espositivi le “performances” con poeti e musicisti, ricordiamo alcuni temi: nel 2000 “Yule” con il poeta Giuseppe Conte a Faenza e “Hagakure” a San Benedetto Po, quest’ultimo progetto teatrale nel 2001 a Trieste; Vicenza, Verona, “Ritorno all’Angelo nel 2002 e “Una parte (di tutte le parti)” nel 2004 a Tolmezzo, “Ogni viaggio è un ritorno” nel 2005 a Udine, “Ottantuno” nel 2005 a Milano, e “Gerarchie Spirituali (passaggio in Ticino” nel 2008 a Chiasso, “Risvegli” nel 2009 a Buonanno e “Paesaggi Immaginari” con il poeta Tomaso Kemeny nel 2010 a Milano. Non si contano le collettive, anch’esse incentrate su tematiche particolarmente intriganti.
Sul futurismo abbiamo già citato alcuni suoi interventi che ci sono apparsi molto significativi; ma ce ne sono parecchi altri: il Progetto Manifesto per una personale nel 2008 a Prato, e la realizzazione dello spettacolo pirotecnico “TracciantiVette Tricolori” nel 2009, la relazione “Futurista-progettista”al 40° dell’AIPI a Vicenza, a Padova il Progetto “Arte-vita futurista” e la “Grande Serata futurista in guanti di daino”, il saggio”Futurismo Antineutrale” pubblicato da Silvana Editoriale e la postfazione al libro sullo scultore futurista Quirino de Giorgio nel 2010.
Un artista così impegnato nei progetti tematici e così interessato ad approfondire il movimento futurista non poteva non essere fortemente colpito dalla personalità di Umberto Boccioni. che, per mettere in pratica l”equazione arte-vita si arruolò volontario e andò al fronte per sperimentare “la guerra sola igiene del mondo”; la vita di trincea, nella Grande guerra, gli fece toccare con mano una realtà ben diversa, fu una tremenda doccia gelata, morì nel 2016 in una esercitazione militare.
Umberto Boccioni, arte-vita secondo Floreani
Sotto il profilo artistico, a Boccioni va riconosciuto un processo evolutivo che lo ha portato dalle iniziali espressioni tributarie dell’arte antica e rinascimentale, a quelle successive con apporti dell’arte barocca e dell’impressionismo, del simbolismo e dell”espressionismo, fino all’approdo al Futurismo. La svolta si è avuta quando sulle forme più evolute dell’arte ai primi del ‘900, come il cubismo, ha innestato un fattore fino ad allora ignorato, il movimento; e non come mero fatto artistico, ma come espressione di una società e di un mondo in cui la modernizzazione spazzava via le incrostazioni del passato: nella vita, con le città in forte espansione, nel lavoro con l’industrializzazione e la conseguente meccanizzazione – viene introdotta anche l’elettricità – tutti sconvolgimenti con un fattore comune: alla lentezza si sostituisce la velocità, il dinamismo.
Ecco come lo considera Floreani nel saggio che abbiamo citato “Umberto Boccioni. Arte- vita”. Vede in lui la stretta relazione tra la visione del mondo nella sua prorompente modernità e la cesura con le perduranti concezioni ottocentesche, il tutto tradotto nell’arte. Ma anche la sua complessità nei rapporti privati e con se stesso, movimentista e tormentato, che diventa artista-monaco e poi anche guerriero.
La sua esplorazione va sempre più in profondità, l’incontro con gli altri protagonisti del Futurismo, Marinetti e Balla, Russolo e Carrà ne rafforza le convinzioni essendo tutti “esteti dell’eccesso”. Sente l’esigenza di una “ricostruzione mistica dell’universo”, con al centro l’energia di cui tutti sono trasmettitori e ricettori, quindi legati all’insieme che li circonda. “L’Arte deve divenire una funzione della vita… se non si riesce a rimettere l’Arte nella vita i posteri rideranno di noi”, scrive Floreani, incentrando su questo assioma la sua ricostruzione della vita e dell’arte di Boccioni. E aggiunge: “Senza Boccioni il Futurismo non avrebbe probabilmente intrapreso quella multidisciplinarietà con tale slancio e qualità intrinseca, in modo così convincente e rivoluzionario”.
In definitiva ha dato un forte impulso nell’introdurre la rivoluzione della modernità, che esprime nella pittura come nella scultura, tanto che la sua opera viene considerata come il passaggio all’arte contemporanea, e lui come anticipatore di tematiche ancora attuali nella sua tensione verso il futuro: è visto precursore, per certi aspetti, di Fontana e dell’arte povera, di Schifano e di Warhol.
Luca Siniscalco, che lo definisce “un contemporaneo dello spirito, un autore postumo a se stesso, per dirla con l’amato Nietsche, una cartina di tornasole della modernità e delle sue contraddizioni”, parla della ” potenza dissacrante di un dinamitardo del Novecento” e cita questa sua “precisa raffigurazione dello scenario artistico moderno”, che si rivela quanto mai profetica: “Verrà il tempo in cui il quadro non basterà più: la sua immobilità sarà un anacronismo col movimento vertiginoso della vita umana. L’occhio dell’uomo percepirà i colori come sentimenti in sé: i colori moltiplicati non avranno bisogno di forme per essere compresi, e le opere pittoriche daranno emanazioni luminose e gas colorati, che sulla scena di un libero orizzonte commuoveranno ed elettrizzeranno l’anima con la forza di una favola che non possiamo ancora concepire”.
Forse anche per questa sua straordinaria visione del futuro, come un Giulio Verne dell’arte, i riconoscimenti a Boccioni sono molto diffusi: lo dimostrano, tra gli altri, gli articoli celebrativi nella rivista “Futurismo – Oggi” negli anni ’70 e ’80 e nel “periodico mensile per i giovani futuristi italiani diretto da Enzo Benedetto”, fino ai “Comitati W Boccioni”.
Quindi anche noi diciamo “W Boccioni” nello scorrere le 35 opere di Floreani che lo celebra nelle sue composizioni su carta e materiali vari come nei suoi scritti che ne approfondiscono il valore artistico e umano. Un impegno meritorio, come quello della Galleria Russo sugli artisti futuristi.
Info
Galleria Russo, via Alibert 20, Roma. Aperta il lunedì dalle ore 16,30 alle 19,30, dal martedì al sabato dalle ore 10 alle 19,30, domenica chiuso. Tel. 06.6789949, 06.60020692 www.galleriaarusso.com Cfr. i nostri articoli in questo sito, sulle mostre di futuristi alla galleria Russo: “La ricerca della modernità, dal Divisionismo al Futurismo”, 7 marzo 2018, Marchi, 24 novembre 2017, Thayhat 27 febbraio 2017, Tato 19 febbraio 2015, Dottori 2 marzo 2014, Erba 1° dicembre 2013, Marinetti 2 marzo 2013.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione della mostra nella Galleria Russo, ai ringrazia il titolare con i proprietari dei diritti per l’opportunità offerta. Sono tutte opere esposte di Floreani celebrative di Boccioni.