di Romano Maria Levante
All’Auditorium della Conciliazione a Roma, nei pressi del Vaticano, con piazza San Pietro sullo sfondo, nel “foyer” appositamente allestito, il 21 febbraio 2020 si è svolta la 14^ edizione della “maratona” poetica “Ritratti di Poesia”: dalle ore 9 alle 19, dieci ore pressochè ininterrotte, con la lettura da parte di poeti italiani e stranieri delle proprie composizioni precedute da interviste sulle motivazioni alla base del loro impegno e sui contenuti della loro poetica. Ideatore e realizzatore con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale di cui è presidente Emmanuele F. M. Emanuele, premiato poeta oltre che docente, operatore finanziario e culturale, imprenditore; Vincenzo Mascolo come ogni anno curatore, conduttore, intervistatore.
In passato alla rassegna poetica si è aggiunto il collegamento della poesia con danza, la musica e la pittura, questa volta l’adattamento di poesie classiche e opere d’arte ai fumetti e sculture di volti misteriosi in pagine di libri di terracotta. Il “foyer” da atrio di passaggio è stato trasformato in un salone reso quanto mai accogliente dalla scenografia di Enrico Miglio – un “ritorno” dopo l’artista Liu Zi Xia e le sue “mani aperte” in segno di accoglienza e solidarietà del 2019 – passato dagli ingranaggi di orologi alla “Tempi Moderni” del 2018 ai 12 grandi termometri al calor rosso nelle pareti con pannelli dalle tinte accese per la calura e un’ “oasi di frescura” al riparo degli alberi con una panchina e una bicicletta, una ambientazione magistrale che evoca e fa sentire nella pelle il riscaldamento climatico.
Lo vitalità e il valore della maratona poetica
Non sente il segno del tempo e dei tempi l’annuale maratona poetica. Il tempo potrebbe averla logorata, trattandosi della 14^ edizione della rassegna ideata da Emmanuele F. M. Emanuele nel 2006 e realizzata senza alcuna interruzione dalla Fondazione da lui presieduta a cura di Vincenzo Mascolo, puntuale nell’introdurre le varie sezioni e parti, colto nell’intervistare, preciso nel ritmo scandito da un contaminuti, per cui alle 18,20 precise, come previsto nel programma, terminava la sfilata poetica per le premiazioni prima del finale con Mogol intervistato sulla poesia, poco dopo protagonista del grande concerto. Oltre al tempo trascorso dalla sua ideazione, potrebbero essere i tempi – con i repentini mutamenti – a relegare la poesia tra i generi superati per le giovani generazioni “connesse” con i social.
Tutt’altro che questo, invece del logorio si ha un rilancio in grande stile, dalla sede consueta del Tempio di Adriano si passa a un’altra sede di grande valore, l’Auditorium della Conciliazione, nella quale tra l’altro – ha annunciato il Presidente – potranno esservi mostre ed altre iniziative della Fondazione. Inoltre si reintroduce il concerto conclusivo all’insegna della poesia tradotta in musica, dopo l’interruzione degli ultimi anni; in passato c’erano stati Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, questa volta le canzoni di Lucio Battisti con un cantante somigliante nel volto e nella voce, e la partecipazione di Mogol, i cui testi poetici hanno contribuito in modo determinante a creare la magia di tante “emozioni” musicali; un grande concerto notturno con un’orchestra di 16 elementi, non nella sala della “maratona” poetica con pochi musicisti, come nei precedenti, ma nel vasto Auditorium, in un vero teatro.
Analogamente per l’altro fattore di logorio, la poesia non è affatto un genere superato, nell’era dei “social” i giovani sono tra i protagonisti della manifestazione con la sezione iniziale dedicata a loro, vediamo gli studenti delle scuole romane che si sono particolarmente impegnate partecipare numerosi e appassionati; per di più un premio è dedicato addirittura al “format” dei social tipo Twitter, nell’aggiornamento di quest’anno che segue quello dei social, da 124 battute a 280 con il Premio “Ritratti di poesia 280”, inoltre “Ritratti di poesia.storie” per Istagram; la sfida dell’estrema sintesi viene così raccolta dalla poesia che, del resto, ha avuto nella sinteticità espressiva una delle sue caratteristiche fondamentali, poemi a parte, si pensi ai sonetti fino al folgorante “M’illumino d’immenso”.
Qual è il segreto di questa vitalità? E’ stato alla base dell’intuizione iniziale dell’ideatore e realizzatore Emmanuele F. M. Emanuele partito dalla semplice considerazione che la poesia è innata nella natura umana come forma istintiva di espressione dei sentimenti, a fianco delle tante altre forme sviluppatesi nel tempo, dalle arti visive come pittura e scultura alla danza, al teatro e poi al cinema. In quanto tale deve avere la stessa “rilevanza, visibilità e fruibilità” delle altre arti e un palcoscenico adeguato come la “maratona” annuale. Inizialmente per gli addetti ai lavori e gli appassionati, ha esteso il suo raggio d’azione aprendosi alle scuole, ai giovani e al grande pubblico come rassegna poetica di livello internazionale con l’apposita sezione dedicata ai poeti stranieri affiancata a quella per i poeti italiani; per entrambe le sezioni il conferimento del Premio Fondazione Terzo Pilastro Ritratti di Poesia.
La Fondazione opera nel Terzo Settore, di recente ha sostituito la qualificazione “Internazionale” a quella precedente “Mediterraneo” per la caduta dei confini in una visione globale della vicinanza alla persona umana in campo sanitario e della ricerca scientifica, sociale e welfare educativo e formativo nel quale rientra la cultura e l’arte in un ponte tra le diverse culture nel mondo, in particolare tra Oriente ed Occidente. Nel suo ambito la Fondazione cultura e arte per la promozione e diffusione di iniziative culturali e artistiche. Alla base c’è l’assunto iniziale che ha portato il presidente Emanuele a ideare la manifestazione, il ruolo dell’arte e della cultura – nel casso specifico della poesia – nella crescita integrale della persona realizzata nella storia del genere umano. Questo si manifesta “nell’affermazione dei valori di condivisione e solidarietà, e nella formazione della coscienza collettiva, annullando le differenze e ampliando i confini, a favore dell’inclusione sociale degli individui e del dialogo costruttivo tra i diversi popoli”. E un dialogo mediante la poesia, sconfinata ed eternatrice, è quanto di più universale ed elevato si possa concepire.
All’insegna di questa visione internazionale anche la “maratona” di poeti, con la sezione “Poesia sconfinata” dedicata ai poeti stranieri, le cui 7 parti si sono alternate con le 7 parti della sezione “Di penna in penna” dedicata ai poeti italiani, 20 minuti per ciascun poeta straniero, 10 per ogni italiano, in maggior numero. Tutti i poeti si sono avvicendati sul palco leggendo una serie di proprie poesie dopo un’intervista in cui sono stati interrogati sulle motivazioni e i contenuti del proprio impegno poetico. Sia che recitassero dal palcoscenico sia che lo facessero dal podio costituito da un simil-blocco di ghiaccio in scioglimento per il riscaldamento climatico hanno potuto esprimere con accenti genuini i loro sentimenti; per gli stranieri la traduzione italiana dei testi poetici recitati nella propria lingua scorreva sul grande schermo. Ne daremo qualche pillola fior da fiore, pescando nella raccolta scritta che con un componimento ciascuno consente di rivivere il “viaggio nella poesia” dopo le suggestioni della recitazione orale. Lo faremo senza seguire l’alternanza opportunamente adottata nella giornata per dare maggior ritmo alla sequenza delle singole parti, le raggrupperemo nelle diverse sezioni; tra la sezione di poesia nazionale e quella di poesia internazionale così raggruppate abbiamo tuttavia inserito le altre sezioni riunite anch’esse in un capitolo unico, per intervallare la parte poetica e dare ritmo anche noi.
Inizia la manifestazione, spazio ai giovanissimi poeti
Prima della rassegna poetica la citazione dei tre licei romani Vittoria Colonna, Convitto Nazionale V. Emanuele II, Cavour, G. De Sanctis, N. Machiavelli che, con la platea animata dai loro studenti attenti appassionati, sono stati protagonisti della prima sezione, “Caro Poeta” : l’incontro degli studenti-poeti in erba saliti alla ribalta con i poeti Franco Buffoni e Maria Grazia Calndrone, Terry Olivi, Lidia Riviello ed Elio Pecora, presente anche lo scorso anno. Non c’è che dire, vedere i giovanissimi aspiranti poeti a fianco di questi celebri nomi senza timori reverenziali né momenti di imbarazzo è stato rassicurante a conferma della forza interiore che si sprigiona con la poesia.
Altrettanto rassicuranti le due sezioni successive, dedicate ai Premi per la poesia declinata nel linguaggio dei “social”, con la sua brevità icastica: i giovani e giovanissimi “connessi” si sono cimentati al ritmo scandito dalle regole di Twitter e Istagram, in “Ritratti di poesia 280”, raddoppio di battute come avvenuto in Twitter, e “Ritratti di poesia.storie” per Istagram. La giuria era formata da Silvia Bre, Bruno Galluccio e Domenico Sinfonico, poeta partecipante alla sezione “Di penna in penna” per il primo; da Andrea Cati, Sivia Salvagnini per il secondo.
Altre citazioni d’obbligo la “Poesia illustrata” nell’incontro con Julian Peters e “Opera prima” di Giovanni Libello, Francesco Maria Terzago e Giovanna Cristina Viviantetto che hanno concluso la fase iniziale dedicata ai giovani. Perché Julian Peters ha tradotto nel linguaggio fumettistico da loro prediletto poesie classiche della letteratura inglese, francese e italiana, tra gli altri vediamo fumetti su “Dora Markus” di Eugenio Montale.
Dei tre poeti con la loro “opera prima” citiamo alcuni versi. Giovanni Libello: “Amin, è quasi giorno, ecco l’ignota rovina./ Oltre la vetrata flagelli di margherite: l’amore è la mia tirannia./ Amin, è quasi giorno, è la resa dei fuochi invernali/ l’ectoplasma del divenire. Dio, gheriglio di stella insegnaci a svanire/ poco poco/ insegnaci il dialogo amoroso/ tra i picchi delle braci e l’arpionata notte”. Francesco Maria Terzago: “Non è qualcosa che abbia un’importanza/ secondaria, considerare la torsione/ degli astri che comprime la notte/ ricordandoci il sottile discrimine/ tra l’esistenza e la mancanza/… Non è qualcosa che abbia un’importanza/ secondaria, conoscere il nome delle piante/ che mettono un balzo verde tra le discontinuità/ del porfido, dell’asfalto/ … Non sono gli spettri/ quelli che pettinano l’erba del prato, nel parco pubblico/ quelli che la pareggiano eliminando ogni discontinuità”. Giovanna Cristina Vivinetto: “Ha dovuto sapere che tutta la vita dopo la morte,/ se è clemente, è come quella luce rarefatta/ che si mescola lenta alla sabbia grumosa/ e per un attimo di grazia la benedice/ – per un attimo solo e poi scompare”.
La poesia italiana nella sezione “Di penna in penna”
Il “viaggio con la poesia” della sezione italiana “Di penna in penna” si apre con la lirica di Emmanuele F. M. Emanuele tratta da “Le pietre e il vento”, sono due archetipi della sua Sicilia di cui ha cantato le bellezze e i sentimenti che ispira: “Le palme parlano tra loro/ con il linguaggio del vento./ Raccontano il loro lungo viaggio/ dai deserti e dalle oasi./ Ora approdate all’isola/ vivono in un mondo a loro ignoto,/ di incanto dicono i visitatori,/ guardando la loro armonia e grazia./ Ma alle palme tutto ciò appare incomprensibile./ Rumori, odori, a loro/ sono del tutto estranei./ La cosa che dà loro conforto e felicità di esistere/ è il vento, la vista del mare/ che nel ricordo le congiunge alle terre da dove/ partirono,/ la vista delle altre piante sorelle,/ e il canto della lodola/ che si rifugia tra i loro rami.”
Seguono i “tutor” poetici degli studenti romani in “Caro poeta” : Franco Buffoni: “Il mondo… Il mondo no,/ Lui continua e continua/ Col suo sorriso da dinosauro/ Dipinto sul viso/ E un Ego grande/ come un monumento funebre/ Vòlto al mare aperto….”. Maria Grazia Calandrone: “Siccome nasce/ come poesia d’amore, questa poesia/ è politica.” Terry Olivi: “Ha indossato un vestito diverso/ la primavera che sta arrivando./ Non ancora la seta rosata/ della sua fioritura splendente/ tunnel spazio-temporale/ di bellezza siderale,/ due sacchettini di plastica/ color cielo delle isole greche/ gonfi di tramontana,/ trafitti dai rami,/ danzano immemori al vento,/ otri di polietilene,/ sconosciuti sakura/ dei nostri tempi sbandati”. Elio Pecora: “Da qui il visibile è di scorcio./ Non angeli che soffiano/ in tube specchianti,/ né demoni a tessere ansie./ Dietro il rumore/ – immenso assordante – / un silenzio insodato./ Chi parla di storie remote,/ di glorie intatte? Chi dice/ che tutto è da ricomporre?/ Affondano nelle foglie/ i passi. I rami intagliano/ l’ombra. Forse la salvezza/ sta nel proseguire, forse/ smarcare nella distrazione”. Lidia Riviello: “… in questo sonno/ solo il cinque per cento dei sogni/ contiene palma mare sabbia tropicale./ fuori dal mercato avremmo un altro aspetto,/ ma la minoranza di cose sagge e meravigliose/ ne conosce talmente che l’indotto, il marchio, il riciclo, fioriscono/ indisturbati/ nel tribal/ andrea mantegna non viene più esposto / per un equivoco fra prospettiva/ e orizzonte di attesa”.
La carrellata dei poeti succedutisi nel palco per leggere le proprie poesie dopo l’intervista su motivazioni e contenuti comincia con la 1^ parte di “Di penna in penna”. Sempre nel “fior da fiore” del “viaggio nella poesia” Luca Benassi: “Già la strada sembra un grido di vento/ un azzurro ingolfato fra le chiese/ a levigarti il sorriso sopra il volto/ che risplende nella piena del sole./ che ci invade.” Antonio Bux: “Se ti guardano le lucertole/ vuol dire che sei morto/ e se sei morto come una pietra/ levigata dal dolce sonno/ … continueranno le tue ossa a vivere l’ombra/ e le parole, che tu guardi e non sai/ continueranno le solitudini del corpo, le striature/ perché parlare il tuo muovere l’ostacolo / se camminando sai di tacere”.
Con la 2^ parte altre inquietudini e temi personali. Andrea De Alberti: “Chi tradisce una segreta inquietudine/ è sotto la minaccia di una stagione di fuoco./ E’ primavera inoltrata,/ in questo periodo dell’anno dobbiamo aspettarci/ stravaganze da qualsiasi uomo”. Damiano Sinfonico: “E’ tornata, mi dicono, la barista russa./ Scorbutica, scontrosa./ Io non la ricordavo lì per lì./ Poi sì, uno scontrino battuto in fretta”. Alberto Pellegatta: “Fai bene a non parlare, le frasi/ non ti lasceranno più in pace../ Interamente in rossori/ dipendi dai nostri preconcetti./… anche la primavera ci danneggia/ ricoperta di spore. Strilli/ sotto la nostra sdegnosa magnolia.”
Da temi planetari a locali nella 3^ parte. Marisa Papa Ruggiero: “L’ombra in cammino sulla pelle del mondo/ Le torbe antiche, le millenarie catene arboree sono tizzoni esplosi/ nel fondo del respiro. –E’ ora, è adesso che accade –/… E’ già sepolto il domani negli occhi dell’ultima orsa polare/ ed ora sai che per ogni grattacielo di ghiaccio scivolato nel nulla,/ per ogni creatura in fuga divorata dal fuoco, si è spenta una stella./… Le meduse marine sulla sabbia arsa hanno smesso di respirare,/ l’ala bianca, bruciando alto, lascia il volo nell’aria./ Ma torneremo…/ di nuovo nati, di una diversa sostanza”.. Gianni Zampi: “Ma è l’aria di quassù che più mi colpisce/ l’aria che trascolora e si flette, che/ mi sembra stanchissima. Allora lancerò/ lontano la schifezza dei fondi del caffè/ e dell’anima che se c’è batte un colpo – / stai tranquillo, ti dico: al chilometro zero/ sono io il museo”.
Nella 4^ parte troviamo i colori. Giuseppe Grattacaso: “Se il giallo si confonde e non conclude/ la sua testimonianza, allora invecchia/ il corpo spento, avverte che l’attesa/ è una fermata in bilico sul nulla./ Quando poi la marcia è consentita/ e il verde si profonde in cerimonie/ e partiamo all’assalto, consumato/ è il terreno, vediamo il precipizio/ ad ogni passo, speriamo in una sosta/ più duratura al prossimo passaggio,/ che il giallo ci conservi nell’indugio, l’incertezza ci liberi dal viaggio.”. Giusi Quarenghi: “Il gelsomino/ bianco messo a dimora/ con tutte le cure è morto vive/ invece in un vuoto del muro di pietre/ il seme sfuggito anche al vento/ randagio caparbio fratello/ capace di farsi bastare ogni/ niente. Lo nutre il desiderio/ quello che gli manca”.
La 5^ parte evoca temi personali, anche l’amore. Fernando Acitelli: ”Il fatto è che l’amore deve/ prevedere il Tutto altrimenti è altro/ e per me la ricognizione/ sul passato inabissato, accatastato/ sui fondali, vale più di qualsiasi/ fanciulla a termine, molata/ fin che si vuole, ma a termine./ La mia sostituibilità? Con chi?/… Per tutto questo ha senso innamorarsi”. Anna Elisa De Gregorio: “Solo strisce verticali/ a disegnare bianche la finestra/ nel confronto col blu della persiana/ contraltare orizzontale./ Lampada gialla e rosso di tramonto/ in ballo fra le stecche meticolosi/ contorni evidenziati/ con pennellate nere./… insinua un vuoto rettangolare…/ nessuna linea curva ai piani alti / della solitudine nessuna diagonale./… L’idea dei neri contorni/ del tutto cancellata. Così l’imprevisto: metà ombra metà luce./ E il ritmo diventa l’unica guida”. Stefano Simoncelli: “Non assomiglio più a nessuno/ quando mi incontro sulla specchiera/ di un bar con mezza sigaretta in bocca/ e un bicchiere di qualche ambrato veleno./ Certe volte sembro un banco di nebbia, impenetrabile e denso./… Altre volte sono pulito e trasparente/ come un vetro attraverso il quale/ vedo quello che ero, un ragazzo/ svelto, aggressivo e arrogante/ che va incontro alla notte.”
Un singolo poeta nelle ultime due parti. Nella 6^ parte l’immagine della donna ci riporta, in termini diversi non meno suggestivi, alla canzone ‘cult’ “Quello che le donne non dicono”, nella poesia di Annalisa Alleva: “Noi creature baciate dall’insicurezza,/ noi che piacciamo per la voce infantile,/ i modi garbati, l’innocenza,/ quando loro fan di tutto per corromperci./ Noi a cui viene chiesta eterna giovinezza,/ serietà, sensualità, intelligenza, pazienza./ Noi viviamo in un paese di tiranni:/ dobbiamo adularli, ingoiare, obbedire,/ fingere di accontentarci di far loro da sfondo/ da cornice/… Noi incapaci di solidarietà, noi che ci temiamo/ come possibili rivali, noi sole,/ noi che non ci amiamo./ Noi dell’istinto, della facile emozione,/ noi della terra, dell’amore totale, noi della casa.”
Infine, nella 7^ parte irrompe la forza del pensiero di un poeta affermato, Renato Minore, con la recente raccolta “O caro pensiero”: sebbene pesi sull’anima e la memoria, oltre che sulla vita quotidiana, il pensiero è alla base anche del futuro, si vive per ricordare e per elaborare il ricordo in pensiero. Con la densità del pensiero in cui restano anche gli avvenimenti del passato – ha affermato nell’intervista prima della lettura poetica – “riusciamo ad elaborare l’esistenza. Il pensiero dà senso all’insensatezza della realtà, esprime esperienza di vita, esperienza di parola, un’intensa umanità; può riflettere il massimo di concentrazione e anche il massimo di indiffernza”. Versi da “Filo e vento d’amore”: “Le cose che io so le cose che tu sai/ Le cose che facciamo finta di sapere/ Le cose che fanno il mondo grasso e tondo/ Le cose che hanno angoscia e fondo/ Le cose appena sussurrate/ Intuite eppure dimenticate/ Svanite appena la luce s’avvicina/ … Non hai che pelle erosa/ guaina che inghiotte inghiottita/ l’io del mondo, storia e differenza,/ dolcissima idea del movimento/ appena smorzato dal pensiero della sua fine…”.
Editoria, letteratura, scultura, legate alla poesia
Prima di passare alla rassegna dei poeti stranieri, un intermezzo sugli altri momenti della manifestazione nei quali non si sono recitate e commentate poesie, ma si è restati sul tema.
Così nella tradizionale sezione “Idee di carta”, sulle case editrici che operano in un campo così impegnativo per tanti motivi, tra i quali le difficoltà sul piano commerciale che rendono meritoria la loro attività. Tanto più quando si tratta di iniziative nuove, particolarmente innovative e stimolanti. Vincenzo Mascolo ne ha discusso ampiamente con i rappresentanti di due di esse.
Per Bompiani, la prima casa editrice, Gerardo Massuccio e Paolo Maria Bonora hanno parlato dell’impostazione della nuova collana poetica “CapoVersi”, titolo che nel solco di una prestigiosa quanto specialistica tradizione editoriale evoca la ripresa dopo l’andata a capo, l’aiuto della poesia per rinascere, come il “corrimano” indicato da una poetessa al quale ci si aggrappa nella vita; viene selezionata la migliore poesia contemporanea, nell’equilibrio tra i grandi nomi del Novecento e i nuovi autori del terzo millennio, quindi tradizione e avanguardie, tra Occidente e Oriente.
La seconda realizzazione editoriale, illustrata dalla direttrice dell’edizione italiana Paola Silva Dolci, è la rivista semestrale di poesia e cultura “Niedergasse”, con edizioni italiana, inglese e tedesca: la linea editoriale è all’insegna della rapidità e velocità, attraverso interviste e recensioni, traduzioni e approfondimenti, estesi a fotografia e musica, arte e spettacolo, fino ai documentari.
Il libro “Cosa resta della notte (Nottetempo)” che rievoca la storia di uno dei più grandi poeti del ‘900, Costantino Kavalis, è stato presentato da Ersi Sotiropoulos, in completo nero che ci ha ricordato la figura esistenzialista di Edith Piaf; l‘autrice, intervistata da Mascolo, ha seguito il poeta nella parte iniziale della sua maturazione artistica nel crocevia esistenziale tra arte, vita e desiderio erotico: “in un clima trasognato, sensuale, quasi allucinato e dantesco, Kavafis compie un’iniziativa creativa, fronteggiando i suoi demoni interiori, superando una serie di prove, la più dura delle quali consiste nell’accettarsi, nel trovare la propria patria interiore, la propria Itaca”.
Dalle letteratura alla scultura con “La materia e le parole”, incontro condotto da Mascolo con l’artista italiana a livello internazionale Paola Grizi che fa emergere visi femminili da pagine scolpite in bronzo o terracotta; ci ha ricordato, pur nelle radicali differenze, le “Porte di Rosanna Borzelli” con i volti impressi su vecchie porte lignee e i “Libri d’artista” di forte impianto materico di Vittorio Fava. Nelle sculture della Grizi, esposte in sala, i volti emergono dalle pagine scolpite come “epifania della coscienza”, e “sembrano voler raccontare le loro storie di persona, come se le vite vissute nel testo si specchiassero nei nostri occhi. Sono volti che si costruiscono nel tempo”, perciò rivelano appieno i loro profondi contenuti solo “dopo molteplici visioni”. Infatti “sembra che le pagine accartocciate, divelte, e usurate, siano ciò che noi siamo dopo le esperienze che ci toccano nel profondo”.
La poesia straniera, “Poesia sconfinata”
Torniamo alla poesia, con la sezione dedicata agli stranieri, “Poesia sconfinata”, in 7 parti, con un poeta ciascuna, salvo un’eccezione, si va dall’Europa agli Stati Uniti. Anche qui qualche scampolo, “fior da fiore”, di una delle tante poesie lette dagli autori nella loro lingua, con la traduzione sullo schermo.
La britannica Jenny Mitchell: “Ha un abito fatto di musica/ modulata lungo l’orlo, le note alte nelle cuciture./ Un inno esaltante/ adorna il corpetto/ di puro pizzo./ Il cuore è cucito con amen altisonanti, il dorso una linea curva/ di alleluia./ E’ fiera a sufficienza per tenere / il proprio applauso/ infilato in una piega della vita./ La gonna oscilla libera/ quando lei cammina/ a mostrare l’assenza di catene./ Ha un abito fatto di musica”. E’ intitolata “Canzone per un’ex schiava”.
Sempre dalla Gran Bretagna Phillip Morre, con “Still Life”: “ Due pesche, quattro banane, due pere,/ schiaccianoci in allerta, cestino di acciaio; con bordo metallico arrotondato, posato/ senza sfoggio su tovaglia verde e blu – olive o/ sono prugne? Questo vedo, e mi chiedo/ se questo, dovesse fallire la terapia, potrebbe/ diventare il mio mondo, la sua pienezza e limite,,,”.
Dal Belgio Germain Droogenbroodt inizia così la descrizione della “Vista dalla mia finestra di mattina”: “Due mondi, uniti da un’illusione ottica:/ la pozzanghera grigia del mare/ che sembra impenetrabile/ come la cortina di nebbia/ che pesa sulla terra,/ si estende all’orizzonte,/ e impedisce di vedere oltre/ rimanendo nell’enigma e nel mistero.”
La svedese Eva Strom nel suo “Il rosso vuole il rosso e dissolversi nel velo”: ”Sto a guardare la grata, e la persiana/ Sto a guardare il velo, e la membrana/ Sto a guardare la persiana, la membrana, / Sto a guardare il velo, la persiana/ Il rosso vuole il rosso, il velo, la membrana, la linea/ Vuole diluirsi, bagnarsi e diluirsi/ Il rosso vuole il liquido, la linfa e l’osmosi/ Il rosso vuole il rosso e dissolversi nel velo/ Impregnarsi e per osmosi diluirsi/ Il rosso si fa rosso, liquido e osmosi.”.
Poi due poetesse americane, insieme sul palco con le intervistatrici, recitano poesie distinte una dopo l’altra. “Anamnesi” di Nicole Sealey è un quadro disperante di malattie e lutti familiari e di ansie e timori personali: “Ci vedo male./ Il vento mi spaventa/… Zio Ken, saggio com’era, è stato messo sotto/ da un’auto, come per confutare qualsiasi teoria/ verso la quale tendo con lo scrivere. E, lo so,/ le stelle in cielo sono già morte”. Di Samiya Bashir la poesia “Una piccola questione di ingegneria”: “La vecchia torre dell’acqua una volta conteneva/ ogni goccia in cui vivevamo. Le pareti/ scure contornate in cima da mattoni scuri simili/ a collant da supermercato si ergono ancora/ ritte a cavalcioni della strada principale/ dove la via si separa tra/ campi opposti. Da questa parte / tutto sparito da quanto tempo chiunque/ riesca a ricordare e l’inverno ancora freddo/ come non è mai stato. Dall’altra parte?/ Senti. Hai sempre avuto il tratto/ di fiume più ampio, amico. Sta di fatto: noi/ siamo ancora qui. Qualsiasi altra cosa ti sia rimasta -/ beh – lasciaci con una sete folle. Dai, ti sfido”.
Fino all’ultimo poeta, ancora un americano, Philip Schultze con “Nomadi”: “Sono venuto a vuotare la stanza di mia madre,/ mettere in una borsa tutto quello che aveva./… Ero l’unica cosa che le era venuta bene, mi diceva,/ eppure non ero parte del passato che ricordava./ ‘Mancherà a qualcuno?’ chiedo, lasciando/ cadere la foto nella borsa. ‘No’, Lisa sorride,/ ‘qui non manca mai niente a nessuno’”.
Termina così il nostro “excursus” poetico che, ripetiamo, coglie “fior da fiore” alcuni brani di un’unica poesia tra le tante recitate dai poeti stranieri in questa sezione e dai poeti italiani nell’altra. Con l’impressione che c’è tanta inquietudine e pochi sospiri d’amore, anche questo segno dei tempi.
La premiazione e la chiusura della “maratona”
La consegna dei “Premi Fondazione Terzo Pilastro – Ritratti di Poesia” è sempre il momento culminante della manifestazione, si è svolta al termine con il Premio Nazionale a Paolo Valesio e il Premio Internazionale alla poetessa rumena Ana Blandiana.
Paolo Valesio, di formazione linguistica, i suoi studi di retorica nella scrittura, anche nella dimensione spirituale, lo hanno avvicinato a D’Annunzio e Marinetti che considera “fondamentali per lo sviluppo della poesia italiana ed europea del Novecento”, per il centenario del futurismo nel 2009 ha organizzato un convegno nella Columbia University e curato la publicazione di un’opera di Marinetti. Insigne letterato e docente in prestigiose Università americane, ha creato il “Yale Poetry Group” e nel 1997 la rivista poetica “Yale Italian Poestry”, dal 2006 divenuta “Italian Poetry Review”. Narratore ininterrotto ha alternato prosa e poesia dalla prima rassegna ibrida, “Prose in poesia” del 1979, pubblicata un anno dopo il suo primo romanzo “L’ospedale di Manhattan”, sono seguiti romanzi e racconti, fino ai “diari romanzati o romanzi quotidiani” di un “Tetralogia” in parte inedita; e soprattutto 20 raccolte poetiche, l’ultima nel 2018, “Esploratrici solitarie”. “Le mie poesie, ha detto lui stesso, non appartengono al genere ormai un po’ logoro del poemetto in prosa, voglio che la prosa irrompa nella poesia”. Dalla raccolta ora citata, la poesia “Stati e stadi della vita”, per Louis Aragon: “Un poeta ha parlato/ di ‘Paniere dell’oblio’./ E il vagabondo oscuro e barcollante/ che ne sentiva il delicato fascino/ adesso ne ha paura:/ quando le palpebre diventano sipario/ lui non sa se il prossimo istante/ sia sonno o svenimento o -/ com’è peraltro vano/ l’esorcismo della parola!/ Forse il meglio che può desiderare/ è che la paura questa/ sì metamorfosi/ in una serena curiosità./ teme però che mai raggiungerà/ la scienza di contemplare se stesso/ e resterà impigliato nell’orlo/ del manto dell’azione/ (che potrebb’essere una benedizione)”.
Ana Blandiana, nome d’arte della poetessa rumena Otilia Valeria Coman, è stata dissidente rispetto al regime comunista, impegnata nel sostenere i diritti dell’uomo contestando pubblicamente il dittatore Ceausescu, fino alla sua caduta nel 1989, mettendo in gioco la propria posizione, aveva vinto il Premio Herder nel 1982. In Italia ha avuto nel 2005 il Premio letterario Cesare Acerbi per “Un tempo gli alberi avevano occhi”, sono seguite le raccolte poetiche “Il mondo sillaba per sillaba” nel 2012, “La mia patria A4. Nuove poesie” nel 2015, fino a “L’orologio senza ore “ del 2018. Ha dichiarato che per essere scrittori e poeti bisogna essere liberi, per questo ha lottato ed è stata considerata”una persona he non rinuncia a dire la verità, ma la mia verità e semplicemente poesia”; e per lei “la poesia è qualcosa che non si può spiegare, é un’emozione”. Non solo, va oltre: “Credo che esista una categoria di poeti per i quali la poesia è qualcosa di vicino alla religione. Entrambe parlano di ciò che non è dicibile, di indicibile. Questo crea un’attesa per qualcosa che non si può dire”. Anche perchè alla poesia aggiunge quest’altra finalità: “Lo scopo della poesia è quello di ripristinare il silenzio, la capacità di tacere”. Dalla raccolta “Un tempo gli alberi avevano occhi” la poesia “Non scegliere”: “Convocata al supremo giudizio/ che termina spedendoci in terra,/ io, dichiarata non colpevole,/ ho avuto il diritto/ di scegliere me stessa./ Ma né uomo, e né donna , / e neppure un animale scelsi di essere,/ e neppure un uccello, e neppure una pianta./ Si odono i secondi cadere/ dal diritto supremo della scelta./ Lì si ode sbattere sulla pietra: no, no, no, no./ Invano convocata in giudizio,/ invano non colpevole”.
Il saluto del presidente Emanuele chiude la “maratona” poetica con una intensa rievocazione del cammino percorso a partire dalla sua intuizione iniziale sul ruolo che l’arte e la cultura possono avere nei periodi di crisi anche a livello economico e alla particolare importanza della poesia che merita di essere portata alla ribalta come le altre arti. Ma non si è limitato al piano culturale, lo ha collegato alle iniziative benefiche della Fondazione in cui è impegnato direttamente e stabilmente non solo a livello nazionale. L’ampliamento dell’ottica dal Mediterraneo allo scenario globale fa sì che l’azione si estenda alle altre aree cruciali nell’era della globalizzazione, in un’attività fatta di iniziative concrete in tanti campi, con l’aiuto e l’assistenza coniugati a poesia, cultura e arte.
Ma la “maratona” poetica non è finita, segue una breve conversazione sulla poesia dello stesso Emanuele e di Mascolo con l’autore dei testi musicali Mogol, al secolo Giulio Rapetti, che tutti ben conoscono, l’Anteprima al Concerto notturno “Emozioni” con le canzoni di Lucio Battisti di cui ha scritto le parole. Afferma Mogol che “scrivere poesie è trasmettere emozioni, e farlo nella forma più semplice, che è anche la più diretta”; e cita le gustose esclamazioni del piccolo nipote dinanzi alle attenzioni di una ragazzina e dell’anziano genitore dinanzi a due procaci infermiere, agli opposti nell’età e nelle situazioni ma convergenti nella spontaneità frutto di emozione, e conclude: “Questa è poesia”.
Il gran finale
Il Concerto “Emozioni” nel grande “Auditorium” – palco teatrale e platea ad anfiteatro con spettacolari effetti di luce – ha avuto protagonisti Mogol, seduto sul palco da un lato, intervistato dal figlio in modo spigliato e disinvolto, e il cantante Gianmarco Carroccia, una reincarnazione di Lucio Battisti nell’aspetto e nella voce. Mogol ha rievocato come sono nati i suoi testi poetici delle canzoni la cui esecuzione da parte del cantante è stata inframmezzata ai suoi ricordi: circa 15 belle canzoni, in quelle maggiormente restate nel cuore e nella mente il pubblico ha accompagnato l’interprete cantando le parole scritte da Mogol e musicate da Battisti, in uno spettacolare turbinio di suoni, luci, emozioni.
Fino al colpo di teatro conclusivo: Mogol lascia il palco e scende in platea ad abbracciare il presidente Emanuele, seduto tra il pubblico, non tanto per aver promosso lo spettacolo, quanto soprattutto per la meritoria realizzazione di importanti iniziative benefiche nel campo della salute, lodate poco prima da un grande chirurgo, Massimo Msssetti, che era salito per questo sul palco. Vediamo il chirurgo, ridisceso in platea, alzarsi in piedi e applaudire l’abbraccio di Mogol, e tutti unirsi al suo applauso. Anche queste espressioni a cui abbiamo assistito e partecipato, “chiamale se vuoi, emozioni…!”
Info
Auditorium della Conciliazione, Via della Conciliazione 4, Roma, ” foyer” allestito con i pannelli e le installazioni di Enrico Miglio, e Auditorium teatrale. Cfr. i nostri articoli: sulle precedenti edizioni dei “Ritratti di Poesia” in www.arteculturaoggi.com l’11 febbraio 2019, il 1° e 3 marzo 2018, il 10 marzo 2017, il 10 febbraio 2016, il 15 febbraio 2013; in fotografia.guidaconsumatore.com il 30 gennaio 2012, in cultura.inabruzzo il 9 maggio 2011. Sulla poesia di Emmanuele F. M. Emanuele, “Al Quirino la poesia di Emanuele diventa teatro”, in questo sito il 22 ottobre 2019, in cultura.inabruzzo.it il 21 ottobre 2010; sulla figura di Emanuele, “Premio Montale a Emanuele” in www.arteculturaoggi.com “”La poesia specchio di tante vite” 14 aprile, e“Un lungo cammino” 20 aprile 2019. Per le altre citazioni del testo, cfr. i nostri articoli: in www.arteculturaoggi.com, i “Libri d’artista” di Vittorio Fava il 22 agosto 2018 e le “Porte di Rosanna Borzelli” il 17 aprile 2014; i Futuristi il 7 marzo 2018, Marinetti il 2 marzo 2013, D’Annunzio il 12, 14, 16, 18, 20, 22 marzo 2013; in cultura.inabruzzo.it, i Futuristi nel centenario, 30 aprile, 1° settembre, 2 dicembre 2009 (I siti citati cultura.inabruzzo.it, fotografia.guidaconsumatore.com non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti su altro sito e sono comunque a disposizione).
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante nel “foyer” durante la “maratona” poetica e nell’Auditorium teatrale durante il Concerto conclusivo. Sono riportate, a parte quelle iniziali sui pannelli dell’allestimenti, nella succesione in cui le singole seioni sono citate nel testo. In apertura, Emmanuele F. M. Emanuele nell’intervento conclusivo; seguono, Vincenzo Mascolo nella presentazione; e davanti a un pannello di Enrico Miglio con ai lati due dei 12 grandi “termometri” posti nelle pareti della sala; poi, unj’installazione tra il “riscaldamento” globale” e l'”oasi di frescura” e 2 installazioni sull'”oasi di frescura” nell’ambiente attiguo; quindi, nella sezione “Caro Poeta” , gli studenti recitano le loro poesie, e nella sezione “Poesia illustrata” , i fumetti di Julian Peters ispirati dall”opera di Eugenio Montale “Dora Markus”.; inoltre inizia la sezione “Di penna in penna” con Luca Benassi e Andrea De Alberti, poi Giusi Quarenghi e Anna Elisa De Gregorio, chiude Renato Minore; si passa alla sezione “Idee di carta” per CapoVersi di Bompiani Gerardo Masuccio e Paolo Maria Bonora, per la rivista NiedernGasse Paola Silvia Dolci intervistati da Mascolo; poi, per la letteratura e la scultura riferite alla poesia, rispettivamente Ersi Soriropoulos e Paola Grizi anch’esse intervistate da Mascolo, seguono 3 immagini sulle sculture della Grizi; ancora, inizia la sezione “Poesia sconfinata” con la britannica Jenny Mitchell, il belga German Droogenbroodt e il britannico Philip Morre, poi le americane al centro, da sin Nicole Sealey e Samiya Bashir, segue Nicole Sealey mentre legge le sue poesie, quindi, la svedese Eva Strom e l’americano Philip Schultz; il “clou” con i vincitori dei Premi Ritratti di Poesia Fondazione Terzo Pilastro, per il premio nazionale Paolo Valesio, per il premio internazionale la rumena Ana Blandiana; poi, l’anteprima al Concerto notturno, Emanuele accoglie Mogol e Mogol al microfono risponde sulla poesia; infine, immagini del concerto “Emozioni” con le canzoni di Lucio Battisti introdotte da Mogol, autore delle parole, nella prima il cantante Carroccia nell’esecuzione di “Pensieri e parole”, nella seconda Mogol sl centro ceso in platea abbraccia Emanuele, in fondo il chirurgo Massimo Mazzetti in piedi applaude; in chiusura, particolare del palco con parte dell’orchestra di 16 elementi e il cantante Gianmarco Carroccia, a dx.
Ringrazio infinitamente il noto giornalista Romano Maria Levante per il parere positivo sulla mia lirica “La nuova era” che posto qui sotto. Davvero un onore ascoltare le sue parole quando afferma:
“Meno di un mese fa ho partecipato, come ogni anno, da cronista, alla “maratona” poetica di “Ritratti di Poesia”, 10 ore di letture poetiche, e dedico questo resoconto a Liliana conferendole il mio premio personale, creato ora per il suo ‘”oggi” poetico così intenso: “Ritratti di poesia arteculturaoggi”.
Grazie di averci trasmesso parole poetiche che penetrano dentro ed esprimono mirabilmente i nostri timori e insieme le nostre speranze”.
Ecco la mia poesia:
La nuova era.
In questi giorni
Lunghi come anni
Dove anche respirare
È difficile come nuotare in un mare in tempesta
Su questa piccola zattera tutto scorre…
E sembra quasi di essere entrati
In una nuova dimensione
Il cinguettio degli uccelli
L’aria più pulita anche in città…
Queste metropoli deserte…
Il dolore del mondo
Ha aperto un varco
E sembra urlare il suo senso…
Ogni alba e ogni tramonto
Sfumano in questa nuova era
Dove il bisogno più grande
Ha tanti nomi
Si chiamano Amore e Condivisione…
Rispetto…Unità…
Forse non poteva andare che così…
Questa immane tragedia
Voleva un Cambiamento…
Voleva una rivoluzione del cuore…
Chissà se finalmente
Siamo pronti ad ascoltare
Il suo canto ammaliatore…
Verso un futuro di pace e
Di Amore universale….
Brilla sole anche questa mattina…
Grida
Dal profondo dell’abisso
Con forme differenti
Questa voglia di cambiare
Questa infinita voglia
Di abbracciarci anche solo da lontano
Che forse ormai
Mai più ci abbandonerà…
Inedito@tuttiidirittiriservati
Liliana Manetti.
Ps: Inoltre volevo postare il resoconto della mia seconda presentazione della mia ultima silloge di poesie intitolata “Colore di donna. La forza di una nuova rinascita” edito nella collana Poetica della Santelli editore (dicembre 2019). Questa presentazione è per me molto importante: è il mio ultimo ricordo di festa prima di questa situazione di emergenza collettiva, lo condivido con l’augurio che presto tutto torni alla normalità.
Resoconto seconda presentazione Colore di donna di Liliana Manetti
Lo scorso venerdì 28 febbraio alle ore 18.30 presso la storica galleria d’arte “Il Mondo dell’Arte”di Remo Panacchia ed Elvino Echeoni in via dei Castani 191 (Roma) si è tenuta la seconda presentazione del tour della nuova silloge “Colore di donna.La forza di una nuova rinascita” della scrittrice e giornalista Liliana Manetti. Ha moderato l’evento la presidentessa dell’associazione onlus “Dalla parte del torto” Letizia Baldoni. E’ stata presente l’autrice per l’intervista e il firmacopie e la pittrice Anna Novak che per l’occasione aveva preparato tante sorprese per il pubblico: innanzitutto degli acquerelli simili a quelli contenuti nella silloge ingranditi ed incorniciati ed inoltre ha iniziato l’evento con una performances live davanti agli occhi meravigliati del pubblico presente: ha disegnato cioe’ un bellissimo body painting sulla schiena dell’attrice, modella e ballerina Chiara Pavoni che a sua volta si è esibita in una performance danzata recitando tre liriche dell’autrice. Il pubblico è stato allietato ed intrattenuto anche da alcune canzoni cantate e suonate dal cantautore Amedeo Morrone che si è presentato all’evento a sorpresa! Al termine del tutto si e’ mangiato e brindato grazie ad un ricco buffet offerto dalla famiglia dell’autrice. E’ stata una serata felice e riuscita organizzata da donne dove le donne sono state le protagoniste in un connubio artistico dai colori a volte pastello a volte sgargianti come quelli utilizzati dalla pittrice Anna Novak nei suoi meravigliosi quadri tutti al femminile.
Liliana Manetti.
Sono io ora a ringraziare Liliana Manetti – oltre che per le espressioni di apprezzamento nei miei riguardi – soprattutto per aver “postato” il suo inedito poetico “La nuova era” come commento al mio servizio sulla “maratona” dei “Ritratti di Poesia” di quest’anno e per aver aggiunto il resoconto della presentazione della sua nuova silloge “Colore di donna”: la poesia e la silloge interesseranno senz’altro Vincenzo Mascolo, il realizzatore e conduttore della rassegna annuale ideata e promossa da Emmanuele F. M. Emanuele con la Fondazione Terzo Pilastro Internazionale. Anche i “Ritratti di Poesia” sono stati intervallati negli anni da performance di danza, di musica e non solo, con il concerto finale, quindi questi motivi comuni collegano la poesia ispirata alla drammatica attualità del coronavirus alla “maratona” poetica, in un suo ideale prolungamento. E’ il motivo che mi ha indotto a darle un mio personale, simbolico e fantasioso, “Premio Ritratti di Poesia arteculturaoggi” collegando la “maratona” al nostro sito per sottolineare l'”oggi” che pervade il componimento poetico aperto alla speranza di un domani “verso un futuro di pace e di Amore universale”. E’ l’augurio che dopo una fase così drammatica possa esservi una ricostruzione non solo materiale ma anche morale all’insegna dei valori più autentici che la poesia riesce a esprimere con i suoi accenti sinceri.
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