di Romano Maria Levante
Si è svolta, nella giornata di venerdì 8 aprile 2022, a Roma, all’Auditorium della Conciliazione – per la seconda volta dopo le 13 edizioni precedenti al Tempio di Adriano – la 15^ edizione di “Ritratti di poesia” , la maratona poetica a livello nazionale e internazionale con spazi per gli Editori dei libri di poesia, e il finale spettacolare di Lina Sastri. Come sempre Vincenzo Mascolo curatore, conduttore e intervistatore della manifestazione con un programma di 50 presenze di poeti scandito nei tempi dall’indicatore luminoso posto in alto – 10 minuti per gli italiani, 15 per gli stranieri – i quali dopo una breve introduzione hanno letto alcune loro poesie, come gli studenti di “Caro poeta”, e i vincitori del premio “Ritratti di poesia” nazionale e internazionale e di due premi per poesia breve di 280 caratteri e per la prima pubblicazione. Quest’anno c’è stato l’anteprima “Ritratti di poesia . Il podcast”, 7 appuntamenti di 20 minuti dal 23 febbraio al 6 aprile visibili gratis sulle principali piattaforme di streaming audio – Sportify e Google Podcasts, Apple Podcasts e Amazon Music – ognuno dedicato a un tema in forma di dialogo con i poeti e poetesse ospiti che hanno letto dei loro testi. “Ritratti di poesia“ è una macchina complessa promossa e organizzata, in collaborazione con Inventa Eventi, dalla Fondazione Roma – che ritorna dopo gli anni del Terzo Pilastro-Mediterraneo – con la Presidenza onoraria del suo ideatore e realizzatore, già storico Presidente.
Emmanuele F. M. Emanuele – “cursus honorum” ineguagliabile di eminente studioso e docente universitario, a livelli di vertice manageriale e imprenditoriale in importanti settori, scrittore e poeta autore di raccolte premiate – l’ha ideata e realizzata 15 anni fa considerando la poesia la più nobile e antica espressione dell’animo umano da coltivare e diffondere alla pari delle altre arti nel mondo contemporaneo che sembra allontanarsene ma solo in apparenza. E la manifestazione ne è una prova con la mobilitazione poetica in campo nazionale e internazionale, che vede anche i giovanissimi impegnati con entusiasmo nelle loro scuole affiancati da grandi poeti.
La cornice scenografica mostra ragazzi che chiamano con le mani intorno alla bocca o con un megafono, una “vox clamantis in deserto”? E tanti cerchi concentrici, l’amplificazione della voce come i cerchi nell’acqua intorno al sasso quando viene lanciato, è l’ immaginazione di Enrico Miglio dopo quella del riscaldamento globale nel 2020 che non sembrerebbe il problema più immediato e assillante oggi, dato che se ne sono aggiunti altri più urgenti. Ancora più impellente la necessità di “far sentire la nostra voce, la vostra voce – ha detto Vincenzo Mascolo ai ragazzi – per la pace, la speranza, la libertà di tutti” e i pannelli scenografici intorno alla sala sembrano fare eco.
I ragazzi sono i protagonisti della parte iniziale della maratona nella sezione “Caro Poeta”, gli studenti venuti da quattro licei romani – N. Machiavelli, V. Colonna, G. De Sanctis e e M. Hack – si esibiscono al microfono sul palco con il rispettivo poeta “tutor” e testimone del loro impegno poetico, sono i poeti Claudio Damiani, Elio Pecora, Maria Teresa Carbone, e Lidia Riviello. I compagni affollano la platea con un tifo da stadio, e vederlo per la poesia e non per il calcio e gli idoli canori è una consolazione pensando a quanto si dice dei giovani di oggi sviati dai “social”, ma vedremo che anche i discussi “social” possono diventare terreno favorevole per la poesia.
Per il N. Machiavelli, Claudio Damiani, dopo aver rievocato i suoi trascorsi liceali in un istituto vicino introduce le prime due studentesse, Miriam e Alice, che hanno messo in pratica il rapporto tra poesia e musica e “cantano” una sua poesia con una musica contemporanea, quasi ne fosse il paroliere, seguono altre suggestive recitazioni canore. Nel V. Colonna, Elio Pecora ha lasciato un segno profondo negli studenti che al microfono condividono quanto hanno interiorizzato dalla sua testimonianza sul valore della poesia. Si parla della poesia vista come cambiamento, espressione di sentimento e risentimento, metafora e conoscenza. E’ una forma di conoscenza elevatissima, un modo per conoscere sé stessi e gli altri: quindi “la poesia esiste, i poeti sono vivi e lo dimostrano oggi”, ha esclamato Mascolo con legittima soddisfazione. E’ il turno poi del G. De Sanctis con Maria Teresa Carbone, gli studenti non si sono limitati alle 11 poesie che leggono al microfono ma ne hanno composte molte altre, un bell’incitamento per i coetanei. Infine per il M. Hack, la “veterana” Lidia Riviello, ricordando le sue precedenti partecipazioni a “Caro Poeta”, sottolinea che “Ritratti di poesia” è uno scambio generazionale, un viaggio che si rinnova continuamente nel tempo e nello spazio, e nell’inatteso; rispetto alla poesia parla di mutazione e di preparazione ad altri linguaggi, con l’importanza della parola che ha una sua “memorabilità” perciò va ricercata quella giusta, come quando una studentessa ha espresso la sua stanchezza con la parola “stressata”, dopo altri termini che sentiva non appropriati; entra in gioco anche l’identificazione, come il sonetto “A se stesso” che viene recitato dalla studentessa Asia, seguono altre recitazioni.
Dopo “Caro poeta” ancora i giovani alla ribalta con la premiazione della vincitrice del “Premio Ritratti di poesia 280”, il numero di battute su “Twitter” – alla prima edizione erano 140 come allora sul “social” – la sintesi icastica lascia spazio sufficiente anche alla Poesia, d’altra parte “M’illumino d’immenso” era ben più breve, addirittura fulminante! E’ Irene Schiesaro, la presentano Nicola Bultrini, Elio Pecora e Sara Ventroni, i poeti tradizionali e la forma poetica al passo con la tecnologia comunicativa più avanzata amata dai giovani.
Suggestiva la presentazione di “Le colombe di Damasco”, un laboratorio di poesia con profughi immigrati divenuto libro di successo, ne parla la traduttrice, Giorgia Sensi, con la scozzese Kate Clanchy che ritroveremo, e la protagonista, l’afghana Shukria Rezaei, appartenente a un gruppo etnico perseguitato dai talebani – il pensiero va agli occhi spauriti della “afghana girl” di Steve McCurry – era fuggita dieci anni fa con il padre, impiegarono tre anni per raggiungere il Regno Unito, lei senza conoscere una parola di inglese, quindi una antologia di poesie in inglese: un miracolo della volontà e del talento. Da “Le colombe di Damasco, poesie da una scuola inglese”, 2020: “Voglio una poesia/ con i ghirigori di un colino/ sulla sfoglia/… Che tutta la tua poesia/ dia alla pagina bianca la forma/ di un prisma che rifrange la luce./ Non andartene senza averne visto tutti i colori”.
Mascolo ci fa conoscere l’autrice dei pannelli molto colorati, “Terra!”,posti sul retro, che aggiungono un altro elemento pittorico alla scenografia. E’ Valentina De Martini, passata dalla decorazione alla pittura nel 2002 con successo ma poi, delusa dalle regole del mercato, dal 2014 si ritira in campagna dedicandosi alle rose, fino alla svolta del gennaio 2020 quando tornata a Roma intraprende il nuovo percorso artistico di cui vediamo i risultati. Lo definisce “progetto da ampliare”, è il trionfo di un mondo animale, essenza di natura e vita, con l’ elefante rosa visto su Internet che l’ha ispirata, poi tigri, ippopotami e giraffe e anche pecore e galline: sono colori vibranti staccati dalla realtà per evocarne l’essenza poi immersa nella giungla fantastica, con bellezza e purezza insieme. Si legge la scritta ”For life” , è un inno alla vita, come nella scenografia si grida per la vita, osserva Mascolo, non solo pianeta e ambiente ma umanità…
Inizia la sfilata dei poeti nelle sezioni classiche loro dedicate, ne daremo conto spigolando anche tra le loro poesie per dare qualche scampolo fior da fiore dei rispettivi versi, dalla selezione riportata nel Catalogo della manifestazione con una poesia rappresentativa di ognuno, ma senza alcuna pretesa, la sterminata “maratona” non ci permette di approfondire, ci soffermeremo su ciò che ci ha colpito con i limiti, le semplificazioni ed inesattezze di cronisti dinanzi a un evento così particolare svoltosi durante una intera giornata.
La 1^ parte di “Di penna in penna” sulla Poesia Italiana, presenta tre poeti i quali, come gli altri che seguiranno, vengono introdotti prima di leggere le loro poesie. Rompe il ghiaccio Gianni Montieri che introduce Marco Corsi, classico e contemporaneo insieme, parla di come si attraversa il dolore, tanto da voler morire prima dei più cari, e del linguaggio, uno strumento per consegnare un messaggio a chi se ne va. Da “La materia dei giorni”, 2021: “…mi chiedo, cuore mio, perché ancora/ ti spauri dinanzi alla fine naturale/ delle cose, perché non ti rassegni/ a chiudere gli occhi insieme/ alle persone care, perché mai/ ti tradisci gonfiando d’aria/ l’impressione di non aver più,/ non aver mai, non aver sempre?”. In Flaminia Cruciani – introdotta da Fabrizio Fantoni – che con “Lezioni di immortalità” ha vinto il Premio Montale – convivono registri differenti di poesia e prosa in un interrogarsi febbrile tra pensiero ed esperienza che penetra nell’inconscio quasi fosse un archeologo. La poesia come scavo per il ritorno al luogo di origine, e in questo la poetessa ha messo a frutto la sua esperienza nell’archeologia, ha partecipato anche a una importante missione di scavo in Siria. C’è un rapporto tra archeologia e poesia: entrambe scavano nel profondo per portare alla luce ciò che vi si trova, l’”arché” dell’origine nella radice di “archeologia”, penetrando nella imprevedibilità alla ricerca di ciò che è segreto e sepolto, tra visibile e invisibile, tra altra vita e altro mondo, un frammento di altrove. Scuotere il cielo è compito del poeta, scuotere la terra impegno dell’ archeologo alla ricerca di qualche frammento. Da “Semeiotica del male”, 2016: “Ho partorito l’umanità/ nei boschi dell’indifferenza/ quando rovistavo nella vertigine del cielo/ come in un cassonetto./ Poi ci sorprese l’amore/ e sotto quel cielo guasto/ noi tacevamo nella stessa lingua”. Maria Grazia Calandrone presenta Graziano Graziani che divide la propria opera in sezioni come nel cimitero, in cui si trova la tomba di famiglia con i fornetti e il resto, compresa l’ombra del cipresso. La droga e il carcere, l’anima sputata via, c’è anche Stefano Cucchi, morto un’altra volta… Solo la morte è ferma… Nella pesciarola si materializza l’espressione “il pesce puzza sempre dalla testa”, c’è un triste destino per chi vive in basso. Fino al sacrario dei morti. Da “er Corvaccio e li morti”, 2022: “Ero statista, e ne gestivo a frotte/ de ‘mpicci vari, de bajocchi e gente,/ ma quello che volevo veramente/ è l’immortalità, gloria a strafotte”.
Nella 1^ parte dell’’intermezzo editoriale, “Idee di carta”, Mascolo incontra Angela Grasso e Luca Rizzatello dell’Ophelia Borghesan, realizzatori di un progetto oltre i canali classici dell’editoria, di natura multimediale con i contenuti seriali di un Catalogo in cui c’è la poesia con altre categorie, mantenendo uno stretto contatto con il pubblico. La realtà editoriale costituita dalla collana di poesie fa porre a Mascolo la domanda se c’è spazio per tali collane, e se la poesia ha uno spazio editoriale. Inequivocabile la risposta affermativa, spazio c’è perché scrivere poesia è innato e finché si produce si trovano gli spazi sgomitando, la poesia gode ottima salute. Andrebbe favorita la lettura di poesie di poeti attuali nelle scuole, con la sezione “Caro poeta” si cerca di farlo spiegandolo agli studenti, la poesia è viva, i poeti sono tra noi. E’ un piccolo editore indipendente che riunisce poeti diversi con una forte idea di fondo: alta qualità dei testi e scritti introduttivi autorevoli, con la ricerca del linguaggio poetico, la scelta della parola, dei significati da attribuire ad essa. La poesia è un filo continuo per saldare le diverse parti di noi anche quando è difficile. E’ inutile chiedersi se siamo quelli che eravamo, non guardiamo indietro, siamo su un’asse di equilibrio in alto mare, dobbiamo guardare avanti e continuare…
E’ il turno della 1^ parte di “Poesia sconfinata”, cioè internazionale, il suo traduttore Fabio Scotto presenta la poetessa francese Sylvie Fabre. E’ legata all’Italia anche per le origini familiari, narratrice e saggista, la giovinezza impegnata nei collettivi femministi, ha pubblicato tardi, la sua opera viene definita “saggezza inquieta”, nella “meditazione lirica e introspezione”, un ponte tra oriente occidente, in lei la grande scrittura del paesaggio e l’estasi lirica dei mistici non in senso confessionale ma nella sacralità della poesia. Nella sua evoluzione poetica il pathos emotivo passionale, con un linguaggio amoroso, non si arrende all’inevitabilità della perdita di cui ha avuto dolorose esperienze. Apre la lettura poetica con “La disperata passione di essere al mondo” un’”Ode a Pasolini e alla Morante” nel centenario pasoliniano. Da “Frère humain, L’Amourier”, 2013: “Quando pronuncerai/ la parola di silenzio/ tu che più non sei corpo dei corpi del mondo/ … creatura di respiro e di fumo/ d’antico inchiostro, di segni e ricordi/ prova a parlare/ le parole sono enigmi/ nessuna decifrazione ma una scia di tempo/ forse hai vissuto, fratello umano/ come tutti i tuoi prima di te/ senza mai sapere quale sia la tua voce e dove vada/ solo l’ebbrezza/ e l’estinzione”.
Poi il momento più solenne, i premi “Ritratti di poesia” conferiti dal presidente Emmanuele F. M. Emanuele, li introduce confidando che per lui si tratta di un momento di gioia tra le ansie e le preoccupazioni che angosciano in questa fase così difficile, gli è sembrato di rivivere i timori provati da ragazzo dinanzi alla guerra vista da vicino, che si spera possa essere oggi scongiurata. La gioia la dà la poesia, che da sempre scaturisce dalla mente e dal cuore senza aver bisogno di strumenti per esprimersi, come invece avviene per le altre arti, dalla musica alla scultura e alla pittura, occorre solo sensibilità per trasmettere ciò che l’anima e la mente ispirano. E sono sentimenti contrastanti, felicità o dolore, entusiasmo o angoscia, e anche memoria della propria gioventù soprattutto se si torna nei luoghi in cui la si è vissuta, e si può rivivere la felicità perduta, come avviene a lui stesso quando torna nella sua Sicilia e il cuore gli detta i versi poetici che ne esprimono le forti emozioni. Un momento toccante, lo supera con il riconoscimento a Vincenzo Mascolo e alla consorte del grande merito di aver dato corpo in modo egregio per 15 anni, e di continuare nel futuro, alla sua idea di far uscire all’aperto la poesia dandole uno spazio adeguato come quello riservato alle altre arti; li chiama e li stringe a sé con un gesto di riconoscenza che accompagna la sincerità delle sue parole, Mascolo nel ringraziare sembra arrossire….
Ed ecco la proclamazione del vincitore del “Premio Fondazione Roma – Ritratti di poesia” a livello nazionale, è Maurizio Cucchi che nella motivazione letta da Emanuele è definito uno dei maggiori interpreti della contemporaneità di cui sa raccontare esiti e mutamenti con un linguaggio essenziale e nitido che ha anticipato le nuove modalità espressive; un precursore poeta della realtà che si muove nel paesaggio urbano con il suo pulviscolo per metterne a fuoco gli aspetti di quotidianità nei minimi dettagli dell’intera esperienza del vivere umano che continua ad esplorare.
Il premiato si dice convinto che la poesia abbia la funzione essenziale di portare il pensiero entro il reale e di cercarne la complessità, e ricorda le parole del grande Mario Luzi secondo cui il poeta deve pescare nel profondo senza darlo a vedere, quindi senza sottolineature enfatiche; la poesia inoltre deve essere al servizio della nostra lingua soprattutto in questi tempi difficili in cui subisce violenza, per questo deve difenderla dagli stereotipi esteri ripescandone i valori. Da “Sindrome del distacco e tregua”, 2019: “La poesia ha parole pesanti/ che in queste strane pagine/ sembrano morbide e leggere/ Viaggiano quasi imprendibili,/ cangianti e disorientano/ la nostra vecchia mente di carta/… la poesia/ chiede di spargersi e andare/ lieve e piana nel mondo,/ che forse non lo sa/ però la sta aspettando”.
Il “Premio Fondazione Roma – Ritratti di poesia” a livello internazionale viene conferito a Titos Patrikios che la motivazione letta da Emanuele definisce uno dei maggiori poeti del secondo ‘900 impegnato nella ricerca inesausta di verità mediante il fondere esperienze collettiva e individuale con il valore testimoniale di congiungere memoria a coscienza del tempo presente, anche nei suoi esiti tragici, con uno sguardo compassionevole sulle vicende umane. Significatici al riguardo i versi della poesia “La porta dei leoni” nella raccolta “La resistenza dei fatti”, 2007: “Spaventa sempre il nostro grave passato, spaventa il racconto degli eventi/ nella scritta incisa sull’architrave/ della porta che attraversiamo tutti i giorni”. Donatella Puliva lo presenta sottolineandone la creatività come sua cifra fondamentale, nel senso etimologico della parola poeta, mentre il premiato, in collegamento, esprime la soddisfazione di poter comunicare insieme alla tristezza di non essere presente per il Covid, Roma è per lui un importante itinerario, ricchissimo e variegato, il suo tratto poetico è la fedeltà a se stesso e alla realtà esistente.
Legge proprie poesie antiche e recenti che aprono alla speranza considerando che un ultra 90enne ha lo sguardo giovane nel passare il testimone alle nuove generazioni. Eccone alcuni versi, preceduti da eloquenti titoli icastici: “Amici”: “Non è il ricordo di amici uccisi/ a straziarmi le viscere… ma degli amici sconosciuti/ che diedero la vita per me”; “Debito”: “…per la vita che è un dono/ tra tanta morte uccisioni e guerre/… dono della sorte/ se non furto della vita,/ tempo che resta regalato dai morti/ per narrare la loro storia”. “Metrò”: “Tutto dimenticato/… tranne quando ti aggrappasti/ al mio braccio”. “Poesia per Rena”, moglie molto amata, scomparsa: “Passò come un fulmine… ma trova sempre modi la luce/ per ritornare a illuminare”. “La strada e la vita”, ultima scritta: “Tutto ciò che viviamo/… altri ora piccoli/….. rivivranno tormenti, gioie e strade nuove/ partendo da nostra vita dai mille volti/, vita unica vita nostra e degli altri”. Infine “La speranza”: “Che sia passeggero il dolore/ e sia eterno l’amore”, la scrisse sullo scontrino di un ristorante per la figlia di un amico che gli chiese di dedicarle dei versi. Ed è la speranza il suo messaggio poetico tra tante angosce attuali.
La poesia italiana torna nella 2^ parte di “Di penna in penna” , con tre poetesse. Inizia Sonia Caporossi, presentata da Maria Grazia Calandrone che ne sottolinea il talento multiforme, come musicista, poetessa, critica letteraria, riconosciuto da premi ed espresso anche nella direzione di Collane e altro ancora. Sua la recente trilogia dei “Taccuini”, dell’urlo, della madre, della cura. Sembrerebbe un diario con la lettura della propria esistenza, e in parte lo è, ma ne è anche una lettura filosofica, nella forma accosta parole simili oppure opposte con effetto a volte straniante. Da “Taccuino della cura”, 2021: “Ricordamelo tu, se proprio vuoi, chi sono/ la nudità dell’essere invoca l’apparire/ il vuoto dello specchio mi assiste incuriosito/ mentre distillo in pianto le mie perplessità./ cos’è la (nostalgia), necrosi di un istante/…che cosa è la sostanza di un riconoscimento/… e nonostante il sole che circoscrive il volto/ sebbene il suo calore ci riconosca vivi/ rimane solo il (gelo) che di umano non ha nulla…”. Poi Anna Toscano presenta Anna Maria Curci, insegnante di tedesco e traduttrice in diverse lingue, la lingua è fondamentale per lei, concepisce la poesia come accoglimento della parola e poi testimonianza. Torna il concetto di “cura” dopo la poetessa precedente, la poesia come cura anche nella traduzione definita “pratica devozionale”. Da “Opera incerta”, 2020: “e notti e giorni/ e scostano le albe/ le cicatrici/ e le ferite fresche/ la cura si rinnova/ e la chiamano cruccio/ la coccoliamo come Sommo Dolore/ innamorati noi di noi dolenti/ bizzarra prescrizione un tempo aliena/ dischiude il senso allora/ travalica il confine/ quel sorriso che piangevi perduto”. Pure Cetta Petrolio, introdotta anch’essa da Anna Toscano, come la Caporossi è direttrice di Collane e ha altre importanti attività. E’ come se nella sua poesia ci fosse non solo lei, la sente come raddoppiamento nel senso anche di accrescimento; è un filo continuo per saldare le varie parti di sé in lei che scrive e spera che questa saldatura avvenga pure in chi la ascolta. Da “Giochiamo a contarci le dita”, 2022: “Mi porto dietro il mio passato/ con qualche tarlo antico/ che a ogni primavera si rinnova/ sottotraccia il profumo nella casa/ di quando noi eravamo./ ….. Ancora trent’anni al secolo/ (già sorpassato/ da questo tavolino d’antiquariato)”.
Segue la casa editrice “Vydia” nella 2^ parte di “Idee di carta”, che offre un Catalogo a largo spettro, con Collane che vanno dalla narrativa alla saggistica, dall’inchiesta giornalistica alle tradizioni locali e ai libri per l’infanzia, con un posto importante per la poesia. Ne parla Mascolo con Luca Bartoli, l’imprenditore editoriale che la fondò nel 2011 il quale sottolinea la ricerca della qualità come criterio basilare. Dal 2018 il catalogo si è arricchito con la collana di poesie “Nereidi”, ideata e diretta da Cristina Babino, la quale spiega come siano ospitati poeti sia nuovi sia affermati con scritti introduttivi particolarmente autorevoli.
Nella sezione “Ritratti di poesia si stampi” il riconoscimento della prima pubblicazione – nella giuria Alberto Bertani, Stefano Carrai, Carmen Gallo, sono presenti Interno poesia e Andrea Cati – a Diletta D’Angelo, per “L’Anamnesi”, intesa come antecedente necessario alla diagnosi, la poetessa raccoglie i ricordi della sua famiglia con aspetti fisiologici e patologici, fino alle radici del dolore e della violenza di generazione in generazione.
Con la fine della mattinata termina la prima parte della manifestazione, una breve pausa poi un pomeriggio altrettanto intenso, le maratone sono interminabili, quella poetica non fa eccezione; nel suo campo invece è un’eccezione, un impegno poetico tanto prolungato appare veramente unico. Presto racconteremo la seconda parte con il finale emozionante del recital di Lina Sastri.
Info
Auditorium della Conciliazione, via della Conciliazione 4, Roma. L’intera giornata è stata trasmessa in “streaming” su Rai Cultura e Rai Scuola ed è raggiungibile su Rai Play, le singole parti sono raggiungibili su youtube. Il 2° e ultimo articolo sulla manifestazione uscirà in questo sito domani 21 maggio 2022. Cfr. in questo sito i nostri articoli, sulle precedenti edizioni dei “Ritratti di poesia” 12 marzo 2020, 17 febbraio 2019, 1° e 5 marzo 2018, 10 marzo 2017, 10 febbraio 2016, 15 febbraio 2013, 9 maggio 2011 ; su Emmanuele F.M. Emanuele 22 ottobre 2019, 14, 20 aprile 2019; sulle citazioni, di Steve MCurry e l’”afghana girl” 7, 10 gennaio, 17 marzo 2012, di Pasolini gli articoli nel centenario della nascita il 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11 marzo 2022.
Foto
Le immagini sono state tratte dalla pagina “Facebook” dei “Ritratti di Poesia”, si ringrazia l’organizzazione di Inventa Eventi, e in particolare Carla Caiafa, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, Emmanuele F. M. Emanuele nell’intervento introduttivo della premiazione; seguono, uno scorcio della scenografia e “Caro poeta”, gli studenti dei 4 licei ; poi, “Caro poeta”, uno studente legge la sua poesia, con il poeta Elio Pecora, e “Premio Ritratti di poesia 280”, la vincitrice Irene Schiesaro con i membri della giuria, Sara Ventroni, Nicola Bultrini, Elio Pecora; quindi, “Le colombe di Damasco”, l’afghana Shukria Rezaei, e “Terra!”, Valentina De Martini con Vincenzo Mascolo; inoltre, “Di penna in penna” 1^ parte, Marco Corsi, a sin,. con Gianni Montieri, “Idee di carta” 1^ parte Angela Grasso e Luca Rizzatello dell’Ophelia Borghesan, con Vincenzo Mascolo, e “Poesia sconfinata” 1^ parte, la francese Sylvie Fabre.con Fabio Scotto; ancora, “Premio Fondazione Roma – Ritratti di poesia” a livello nazionale, il premiato Maurizio Cucchi con Emmanuele F. M. Emanuele che legge la motivazione del premio, a sin. Vincenzo Mascolo, e Maurizio Cucchi con il premio tra gli applausi di Emmanuele F. M. Emanuele e Vincenzo Mascolo; continua, “Premio Fondazione Roma – Ritratti di poesia” a livello internazionale, il premiato Titos Patrikios nel suo intervento in collegamento, e Emmanuele F. M. Emanuele consegna il premio alla rappresentante del premiato Titos Patrikios; prosegue, Sonia Caporossi, a dx, con Maria Grazia Calandrone, e “Idee di carta” 2^ parte Cristina Babino di “Vydia” con Vincenzo Mascolo: poi, “Ritratti di poesia si stampi”, la premiata Diletta D’Angelo con i componenti della giuria Alberto Bertani, Stefano Carrai, Carmen Gallo, e Diletta D’Angelo legge dei versi dalla sua “Anamnesi” dopo la premiazione; quindi, Emmanuele F.M. Emanuele con Vincenzo Mascolo e consorte, poi uno scorcio della sala; in chiusura, la strumentazione della regia con trasmissione in streaming.