A Pietracamela “La farfalla di Andrea”, di Gelasio Giardetti

di Romano Maria Levante

Domani, sabato 19 agosto 2023, alle ore 18, viene presentato a Pietracamela nella Sala Consigliare Comunale in via XXV luglio 18, il romanzo “La farfalla di Andrea”, di Gelasio Giardetti, ambientato in questo borgo dell’Appennino abruzzese, versante teramano, alle falde del Gran Sasso d’Italia, sotto le vette di Corno Grande e Corno Piccolo, uno scenario definito “il gigante che dorme”. Presiederà il sindaco Antonio Villani, intervengono, oltre all’autore, Pietro Piccioni presidente dell’Anc di Teramo,Corrado Bellisari e Paride Tudisco, presidenti rispettivamente dell’Asbuc di Intermesoli e di Pietracamela; nel corso dell’ncontro verrà presentato il cortometraggio “Testimonianza dialettale pretarola”.e sarà distribuito un limitato numero di copie omaggio ai cittadini nativi di Pietracamela. Nella trama avvincente del romanzo sono rievocati gli usi e costumi del borgo, isolato nei lunghi e gelidi inverni, e la vita negli anni della seconda guerra mondiale con le irruzioni e razzie dei tedeschi dalle quali nasce un colpo di scena altamente drammatico che avrà sviluppi impensati nel prosieguo della storia narrata. Di Gelasio Giardetti abbiamo recensito negli anni, in vari articoli, tre libri di saggistica, il più recente sull’epopea dei Carabinieri nella storia italiana,i due libri precedenti sui grandi misteri della religione e della vita.. Sul romanzo che sarà presentato domani non pubblichiamo una recensione, ma la Prefazione posta in apertura del libro scritta su richiesta dell’autore: lo ringraziamo ancora della sua fiducia.

PREFAZIONE

Curiosità unita a interesse suscita la nuova fatica letteraria di Gelasio Giardetti. Curiosità perché dopo 4 volumi di impegnativa saggistica questa volta si tratta di un romanzo; ed è  vero che la saggistica riguardava temi quanto mai elevati –  da “Gesù l’Uomo”, a “L’uomo il virus di Dio”, e “Dio, fede e inganno”, seguiti da “I Carabinieri nella storia italiana”  – ma è altrettanto vero che il romanzo rappresenta un “salto di specie” e incuriosisce vedere l’autore all’opera. Interesse perché la storia è ambientata nel comune paese natìo, Pietracamela, il “nido di aquile” di cui vengono rievocati usi, costumi e vicende in tempi lontani. Si tratta in parte di vita vissuta impressa nella memoria personale e analizzata con la profondità e l’accuratezza del ricercatore, tale l’autore è stato in campo scientifico nella sua vita professionale.

La curiosità e l’interesse hanno riscontri nettamente positivi. Il “salto di specie” non ha creato problemi perché già nella saggistica il modo di esporre era avvincente, nulla di didascalico ma tutto presentato come una storia in divenire; e a questo punto l’interesse non può che acuirsi, dinanzi alla saldatura tra i ricordi personali e le memorie familiari che si vede affollano la mente e il cuore dell’autore con la storia narrata e i suoi sviluppi. Mente e cuore perché alla accuratezza espositiva unisce una passione che si accende quando si toccano tasti di valore morale e civile: la vicenda personale è inserita nella vita familiare, a sua volta inquadrata nella storia collettiva. E il lettore ne riceve una serie di messaggi, per il passato e per il presente.

Una inquadratura dall’alto del centro storico, nella piazza si svolge una scena chiave del romanzo

Nella parte iniziale i ricordi sembrano avere il sopravvento, con una condivisione quasi autobiografica, e si stenta a immaginare come dalla “famiglia”, dall’”infanzia” e dai “freddi mesi invernali” possa nascere una trama avvincente; ma nello stesso tempo si è coinvolti nella rappresentazione di un mondo rimasto così fortemente impresso al punto che ci si lascia trascinare dalla rievocazione dimenticando che si è solo all’inizio, quindi senza avere l’impazienza di superare i preliminari per entrare nel vivo della vicenda. La storia si sviluppa in dieci capitoli dai titoli icastici che danno già un’idea precisa del percorso narrativo.

I preliminari su “La famiglia”  sono particolarmente accurati, ne viene descritta anche nei dettagli la vita difficile nel paese di montagna dove occorreva provvedere a tutto nell’isolamento e nelle precarie condizioni ambientali, per cui si dovevano accumulare le provviste e la legna per difendersi dal freddo; e si sentono anche i valori della solidarietà tra gli abitanti, da cui veniva un grande aiuto nei momenti difficili. e soprattutto il calore dell’affetto reciproco. Una famiglia che cresce e con la nuova vita che ne entra a far parte vede accresciute le responsabilità e le difficoltà, ma anche lo slancio vitale.

Il bivio di Ponte Arno in una foto d’epoca, dopo 9 km di salita l’arrivo a Pietracamela

Altrettanto accurato il racconto su “L’infanzia”, con la descrizione minuziosa dei giochi di allora -spicca l’inventiva dei ragazzi montanari nell’escogitarli non avendo i giocattoli cittadini – e della vita spensierata a quell’età, ma anche con le impressioni dolorose che si provano e i dubbi che nascono dinanzi ad eventi imperscrutabili come la morte di un bambino travolto da una roccia in contrasto con la bontà divina. L’autore tornerà su questi dilemmi, ma solo sfiorandoli; nei suoi libri saggistici citati all’inizio ha già esposto compiutamente il suo pensiero.

In un crescendo rossiniano, “I freddi mesi invernali” – è evidente  che l’autore li ha vissuti di persona negli stessi luoghi del protagonista – fanno sentire il peso dell’inclemenza stagionale nell’isolamento della montagna. L’autore descrive gli animali, presenta la caccia analizzandone le modalità da ricercatore non solo negli aspetti pratici ma nelle ripercussioni sulla sensibilità del bambino di certi aspetti considerati efferati. E vediamo le lunghe serate intorno al focolare con i racconti favolistici a sorprendere bambini e adulti. C’è anche la rievocazione di eventi che sconvolsero la vita paesana, come la tragica fine di due donne sopraffatte dalla bufera nel ritorno da un paese a valle dove si erano recate per le normali esigenze di vita, ricordo rimasto nella memoria di tutti.

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L’evento epocale che sconvolse il paese come il mondo intero, “La guerra”, viene introdotto con delicate immagini della crescita del nuovo nato, ci si avvicina all’inizio della storia, che diventerà incalzante. Lo soccorrono non più i ricordi personali – l’autore non ha l’età per aver vissuto quegli anni – ma le memorie familiari. Si ispira ai racconti di genitori e nonni, sempre con l’accuratezza e la minuzia del ricercatore, applicata al macrocosmo del grande affresco storico come al microcosmo del paese nel quale, pur nell’isolamento dell’alta montagna e nella distanza dai luoghi caldi del conflitto, non si stava affatto tranquilli e venivano escogitate misure di protezione quanto mai elaborate e ingegnose.

La guerra non risparmia gli inoffensivi montanari, ed è di straordinaria efficacia la descrizione di momenti nei quali si sono trovati di fronte a situazioni estreme cui hanno fatto fronte mantenendo la loro consapevolezza e la loro dignità, un vero affresco di vita paesana nella tempesta scatenatasi a livello mondiale. Anche le normali esigenze quotidiane diventano impegni sovrumani con cui devono misurarsi, come devono fronteggiare le emergenze della vendicativa occupazione tedesca con l’appoggio fascista: dalle efferate esecuzioni alla requisizione delle provviste alimentari della popolazione, isolata e inerme, condannandola alla fame.

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Nel cuore del centro storico di Pietracamela

Alla guerra è collegata “La morte”, nella realtà e nel romanzo nel quale si passa dagli espedienti per salvare le provviste alimentari per l’inverno dalle requisizioni dei tedeschi al cupo irrompere della tragedia individuale e collettiva in una descrizione che sembra la sceneggiatura di un film, tanto è incalzante. Siamo sempre nel piccolo paese di montagna, anzi nella piazza principale divenuta teatro di un dramma che vede come protagonisti gli spietati tedeschi e la popolazione – allora numerosa, lo spopolamento è di epoca successiva – con le vittime e gli eroi che vengono intensamente ricordati, in una esposizione tanto avvincente da evocare come vera una realtà solo immaginaria.

Non ci si attendeva un cambiamento così brusco, dalla tranquillità all’angoscia e non solo dinanzi ai comprensibili timori legati all’occupazione tedesca, ma in presenza di fatti che portano al diapason la drammaticità di quei momenti; il pensiero va al film “La vita è bella” allorché una cappa di orrore cala all’improvviso su una comunità tranquilla e operosa.

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Altra foto d’epoca di Ponte Arno con la “corriera”, al centro vestita di chiaro la “mitica” Luigina

La presa diretta con la realtà porta a “riveder le stelle” riemergendo dall’inferno della guerra, ma non torna per tutti l’antico “modus vivendi” scandito dal cambio di stagioni sul quale si misurano le povere attività agricole di una comunità che vive, non va mai dimenticato, nell’isolamento dell’alta montagna. Il “miraggio” di una promozione sociale e personale altrimenti inimmaginabile agita l’animo di uno dei personaggi, con i duri dilemmi che comporta: emigrare per dare una svolta alla propria vita sostenendo il peso di una scelta che porta a tagliare le radici con la propria terra allontanandosi dai propri affetti, oppure restare in paese fidando sulle nuove occasioni create dalla ricostruzione, che già avevano portato alle assunzioni della società impegnata nei lavori per la grande centrale idroelettrica alimentata dalle acque che scendono dal Gran Sasso imbrigliate tra dighe e gallerie? 

Nelle pagine del libro si vive, anzi si rivive tutto questo, muovendosi tra la cronaca e la storia, con le tessere di un mosaico che si va a poco a poco componendo, ma neppure quando si supera la metà del libro si ha un’idea di quali possano essere gli sviluppi, anzi un evento fa sorgere un interrogativo sullo stesso titolo del libro perché non si vede come possa restare valido, dopo quanto accaduto, eppure lo sarà e se ne avrà conferma più avanti, fino al termine.

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Intanto “Lo scorrere veloce della vita” ci presenta il protagonista nelle diverse fasi della crescita, prima nella sua montagna con la passione per le scalate e lo sci anche a livello agonistico e un impegno particolare che gli fa vivere di nuovo momenti tragici, quali sono le sciagure montane con il passaggio repentino dalla gioia al dramma. Poi nel mondo del lavoro preso da un’altra passione non meno sentita, quella per la ricerca scientifica dove l’intensa attività a livello avanzato gli dà soddisfazioni e successi, anche per le esperienze  a livello internazionale che ne scandiscono le varie fasi.

In queste descrizioni si sente la partecipazione personale dell’autore, in un’immedesimazione che fa pensare all’autobiografia, ma è solo una sensazione transitoria, quando avviene la “rivelazione” la storia del protagonista e della sua famiglia sovrasta con la sua intensità narrativa ogni altra considerazione e impressione nate nelle parti evocative della vita di allora.

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Un tratto del centro storico con le caratteristiche arcate

Con “La rivelazione” un vero colpo di scena, fa tornare indietro nel tempo, senza che ci sia Superman a modificarne il corso ruotando l’asse terrestre all’incontrario, come nell’avveniristica scena del film, basta un racconto inimmaginabile nel contenuto e nella drammaticità, che irrompe sulla trama fino ad allora volutamente statica.

La narrazione compie un salto di qualità introducendo una “suspence” coinvolgente in quello che era un affresco ambientale e di costume percorso da un’evocazione di tipo storico, facendo lievitare l’interesse fino a non potersi staccare dalla lettura.  Il “salto di specie” dell’autore trova così la sua consacrazione con un cambio di tono che lo distingue sempre di più dalla saggistica rendendo incalzante il prosieguo della storia sotto il segno di una imprevedibilità che nella “rivelazione” si è espressa al massimo e promette nuove emozionanti sorprese.

La “corriera” che sale verso Pietracamela, Luigina con le altre al finestrino

Perché di vera emozione si tratta quando ciò che sembrava definitivamente sepolto torna alla ribalta in modo prepotente facendo immedesimare nella fase successiva, “La ricerca”, in cui ci si sente coinvolti al pari dei protagonisti, nel loro impegno appassionato che fa sentire direttamente partecipi. E qui veramente la narrazione cambia di nuovo marcia, seguendone passo passo i movimenti e registrando con cura l’altalena di speranze e delusioni, in un clima coinvolgente di ansia  data la posta in gioco. Così anche l’inizio della ricerca in un ufficio burocratico diventa emozionante, e si fa sempre più incalzante quando ci si muove sul territorio, ben lontani dal piccolo paese montano, in una industriosa città tedesca. Muta radicalmente  l’impianto narrativo, prima basato sulle descrizioni ambientali necessariamente statiche, ora su un percorso conoscitivo, anzi investigativo  quanto mai dinamico.

Nell’accuratezza con cui ne vengono resi i particolari interviene una “suspence” di tipo diverso da quella che finora è stata una trama avvincente, sembra di essere entrati in un giallo poliziesco, di quelli che “non fanno dormire”, e in effetti così è stato per noi. Naturalmente, come è d’obbligo per i gialli, non diciamo nulla né sul percorso né tanto meno sulla conclusione, alla quale ci si avvicina passando a un’altra sconvolgente sorpresa dopo una telefonata con cui si riapre una prospettiva che sembrava chiusa.

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Con ”la rivelazione” si è presi dalla “suspence” per tutto il tempo in cui viene rievocato un episodio chiave ma con contenuti del tutto diversi e sconvolgenti da quelli che erano apparsi; e nell’immersione in un contesto storico nel quale torna la mano del saggista che avevamo conosciuto nei libri precedenti. “Suspence” che si alza di livello con “La scoperta”, altrettanto inattesa e sconvolgente della rivelazione, su un piano ben diverso che ha riferimenti diretti all’attualità e non più a un evento nel passato anche se si matura nel tempo; il piano è quello interiore, attiene a certe pulsioni umane genuine quanto insopprimibili.

Anche qui si segue un percorso che non dà risposte immediate, ma fa sentire partecipi di una paziente quanto appassionata ricerca, passando dal piccolo paese montano all’industriosa città tedesca dove ci si immedesima pure nelle questioni aziendali in cui è impegnato il protagonistai. E qui torna la visione autobiografica perché siamo proprio nel settore in cui l’autore ha speso la propria attività professionale. Quindi ai ricordi d’infanzia e familiari si aggiungono quelli personali della piena maturità lavorativa.

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La “storica” chiesa di San Giovanni

Fino all’”agnitio” definitiva con “L’incontro”, in una sorta di “Metti, una sera a cena…”, pur se di diverso contenuto ma di analoga valenza, che apre ulteriormente all’attualità più viva e porta alla conclusione il tormentato itinerario che abbiamo seguito fin qui sommariamente. Non abbiamo dato alcuna chiara indicazione sulla vicenda cercando di rendere il clima e lo sviluppo narrativo, per non togliere l’interesse che nasce da una trama avvincente aperta alla rivelazione e alla scoperta finale, con l’incontro conclusivo.

Che dire al termine della lettura?  Il “salto di specie” ha avuto esiti altamente positivi  e lo si vede nei dialoghi serrati che affollano l’ultima parte del libro in un crescendo quanto mai coinvolgente, senza far perdere all’autore il rigore del ricercatore manifestato nella saggistica che abbiamo citato all’inizio; e lo ritroviamo nelle descrizioni molto precise in cui continua a indulgere nel suo affresco ambientale e di vita. Torniamo alle nostre abitudini quotidiane dopo esserci immedesimati in una vicenda appassionante che ci ha riportati al nostro “natìo borgo selvaggio”, il “nido d’aquile” alle falde del Gran Sasso d’Italia, e ci ha fatto rivivere stagioni lontane percorse da angosce e inquietudini fino a farci volare nell’industriosa città tedesca con problemi manageriali di stretta attualità per poi ritornare nel paese montano alla conclusione. Cosa si può volere di più?

La maggiore “pittura rupestre” di Guido Montauti – tra quelle sopravvissute alla frana del 2010 – all’inaugurazione dopo il restauro, davanti il restauratore Corrado Anelli in camicia celeste

Info

Gelasio Giardetti, “La farfalla di Andrea”, Narrativa, Arduino Sacco Editore, 2022, pp. 210, euro 22,90. Le nostre recensioni ai precedenti libri di saggistica dell’autore sono le seguenti, in questo sito, alle date che vengono indicate. Sui Carabinieri nel 2018: Giardetti, 1. “I Carabinieri nel Risorgimento e nella 1^ Guerra mondiale” 4 novembre, 2. “I Carabinieri nel regime fascista e nella 2^ Guerra mondiale” 6 novembre, 3. I Carabinieri dopo l’8 settembre ’43, nella difesa di Roma e nella RSI 8 novembre, 4. “I Carabinieri nelle deportazioni e nella Resistenza fino alla Liberazione” 10 novembre, con un richiamo nel 2019 “I Carabinieri nella storia italiana” 7 gennaio. Sui temi religiosi: “Gelasio Giardetti, ‘L’uomo e Dio nel corpo universale 13 giugno 2015, “Dio, mistero senza fine, in un libro di Gelasio Giardetti” 2 febbraio 2014. (negli articoli prima del 2019 sono saltate le immagini nel passaggio a questo sito, sono da reinserire).

Foto

Nel romanzo non vi sono illustrazioni, come sempre, ma noi abbiamo voluto inserire delle immagini per ambientare il lettore. Inseriti nel testo si succedono tre blocchi di illustrazioni costituiti da un’immagine del borgo com’è oggi, in particolare del centro storico, da un’immagine d’epoca al bivio di Ponte Arno, la “porta” di accesso al borgo, e da una composizione di 4 immagini d’epoca di Pietracamela; la sequenza si conclude con una terna diversa. Le immagini attuali del borgo sono tratte dal sito dei “Borghi più belli d’Italia”, di questo prestigioso “club” Pietracamela fa parte dal 2007, per sottolinearlo abbiamo operato questa scelta e ringraziamo i titolari del sito. Le immagini d’epoca sono dell'”Archivio Bonaduce”, di Aligi Bonaduce che ringraziamo, sono state già pubblicate in articoli precedenti di Romano Maria Levante: le 3 di Ponte Arno nell’articolo “Pietracamela 2019, 1. Ponte Arno, il ricordo della mitica Luigina” 15 agosto 2019; le 3 a quartetti nell’articolo “Pietracamela, 2019, 2. Il Borgo in Arte, pittura e musica, teatro e tradizioni” 31 agosto 2019, fotografate sempre dall’autore come erano esposte nella manifestazione; l”immagine della “pittura rupestre” di Guido Montauti restaurata, è stata ripresa e pubblicata sempre da chi scrive, nell’articolo “Guido Montauti, nel centenario, il recupero delle ‘Pitture rupestri'” 19 agosto 2018″ (negli articoli ante 2019 sono saltate le immagini nel passaggio a questo sito, sono da reinserire).

Pietracamela, nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, sotto “il gigante che dorme”