Pietracamela, 1. La riapertura della chiesa di San Leucio al centro di un tris di eventi

di Romano Maria Levante

“Un domenica così non la potrò dimenticar… ”, era la sigla di una trasmissione televisiva di  successo di quasi sessant’anni fa,  potrebbe essere la sigla di  domenica  28 luglio a Pietracamela, il borgo montano alle falde del Gran Sasso. per l’ingorgo festoso di tre manifestazioni  celebrative e identitarie contemporanee:  La “Festa dell’arrampicata”, da venerdì  26 a domenica 28 ha aperto il tris di eventi, “Ricordando Marta Iannetti e l’antica festa della fienagione di Pietracamela” domenica alle 18,30 lo ha chiuso, al centro l’evento religioso  lungamente  atteso, domenica alle 17,30 la Riapertura al culto della Chiesa madre intitolata a San Leucio il giorno della festa del patrono – dopo la chiusura dovuta al terremoto del  6 aprile 2009, un’inagibilità durata ben 15 anni! – con il “ritorno” della statua di San Leucio nella “sua” chiesa portata in processione  dalla chiesa di San Giovanni nel centro storico.

La processione addirittura  ha dovuto fare lo slalom tra i partecipanti  alla “Festa dell’arrampicata”  passando tra “blocchi” ben definiti nel programma. Un ingorgo comunque segno di vitalità e forte spirito identitario di “uno dei borghi più belli d’Italia”, il cui idioma è stato celebrato recentemente a livello nazionale ed europeo, sulla base dei versi in “pretarolo” della poetessa popolare “la Gina”, Ginevra Bartolomei, come abbiamo già documentato, che associamo alla  festeggiata di domenica, Marta Iannetti , altra figura paesana  meritevole di essere onorata.

Nell’assenza forzata  da un evento  evocativo di tanti   momenti  vissuti nel paese natale, per la nostra cronaca “da remoto” ci avvaliamo dell’apporto fondamentale, anzi totale – senza il quale non avremmo potuto scriverla – di chi ha partecipato direttamente e fattivamente all’evento.   Lidia Montauti, sempre impegnata nella valorizzazione del territorio, dalle mostre sui costumi di una volta curate dieci anni fa con Celestina De Luca, all’attuale mobilitazione per l’idioma della “Prota”, anche con iscrizioni bilingue, ci ha fornito  le notizie e le immagini riprese nella processione di San Leucio e nella chiesa madre riaperta al culto. Raffaele   Renzi ci ha dato a sua volta una colta sintesi della storia della chiesa di San Leucio, dalle più antiche vestigia agli sviluppi successivi, risultato della ricerca svolta con il nipote Marco Intini . Un grazie di cuore ad entrambi che ci hanno consentito di dar conto dell’’evento,  e di sentirci virtualmente partecipi di un qualcosa profondamente sentito anche da noi.

Ecco le notizie essenziali fornite da Lidia Montauti.  Molti hanno contribuito all’evento, oltre alle autorità civili e religiose tanti paesani, come Paolo Trentini che si è mobilitato, Diana di Giuseppe e Massimo di Taranto. La messa celebrativa è stata officiata dal vescovo S. E. R. Lorenzo Leuzzi, la Comunità pretarola , con il sindaco Antonio Villani in fascia tricolore, insieme ai turisti, si è riunita nella Chiesa madre dopo la processione con cui è stata riportata nel suo altare  la statua di San Leucio dalla chiesa di San Giovanni dove era stata spostata dopo il terremoto del 6 aprile 2009.  E qui risaltano alcune particolarità: l’altare è stato ornato con fiori di colore arancione per conservare una tradizione  intrigante, legata alla fioritura, nella parte alta dei Prati di Tivo, proprio nei giorni della festa di San Leucio, di bellissimi gigli selvatici arancioni chiamati appunto “i giglie de  Sante Leuzzije”, che venivano messi a ornamento dell’altare come  non si è mancato di fare alla riapertura, sono fiori oggi regolarmente in vendita dal fioraio. Lidia precisa: “I portafiori erano conche di rame, tipiche di quando si andava a prendere l’acqua a Porta fontana”. E aggiunge: “Le poche voci femminili pretarole , accmpagnate dlla chitarra di Massimo Di Taranto, hanno animato la Messa. A fine Messa un ricco rinfresco preparato dalle donne di buona volontà, in primis Diana Di Giuseppe, ha concluso la bella festa nel sagrato della chiesa”. Hanno scosso i cuori il rintocchi a festa delle 4  campane, rimaste silenziose per 15 anni, mosse da appassionati campanari, Franco De Santis,  Reno, Claudio, Gianluigi, e Paolo Di Furia; come sempre in passato, la Comunità è accorsa e si è unita al richiamo fesstoso e coinvolgente.

Ed ora, dopo le notizie sulla cerimonia di riapertura, illustrate dalle immagini, la storia della Chiesa di San Leucio con i risultati della  ricerca svolta in poche ore da Raffaele Renzi insieme al nipote Marco Intini – su richiesta del parroco Don Giacobbe, tramite l’onnipresente Lidia Montauti – consultando i testi disponibili e riesumando racconti ascoltati negli anni dagli abitanti di Pietracamela che si tramandavano a voce ricordi di tempi lontani. Ecco il testo integrale fornitoci da Raffaele Renzi.

Breve storia della chiesa di San Leucio a Pietracamela

di Raffaele Renzi e Marco Intini

1. Una pergamena del secolo XIII, per la nomina dei Parroci, conservata nell’Archivio   dell’Archidiocesi di Pescara-Penne, fa riferimento a una Chiesa di San Leucio (rif. a, pag. 64). Tale chiesa non si sarebbe trovata nel luogo attuale ma in una località più lontana, chiamata “S. Leutii de Petra”, che dovrebbe essere identificata con le terre che si distendono tra la Centrale di Collepiano e la curva della S.P. per Rio Arno chiamata “La Roccia”.

Alcuni abitanti di Pietracamela raccontano ancora oggi che, in passato, esistevano tre centri abitati separati, posti in luoghi diversi da dove oggi sorge il paese. Oltre al complesso di San Leucio, collocato come sopra descritto, esisteva quello di Plicanti e quello di Rio Ruso, collocati dove oggi esistono ancora i terreni con questi nomi. Poi nel tempo gli abitanti di  queste località si erano trasferiti, forse per scopi difensivi, dove è sorta l’attuale            Pietracamela, e la chiesa di San Leucio ha dovuto seguire lo stesso spostamento.

2.   Dell’antica Chiesa su “La Roccia” si riparla nel 1324 in un documento (rif. b) in cui si menziona che “S. Leutii de Petra” pagava le decime papali. Il successivo riferimento a una Chiesa con questo nome riguarda una visita pastorale del 1757 (rif. a, pag. 64) e poi se ne riparla quando fu costruita la Chiesa presente, tra il 1776 e il 1780, quando ormai tutta o quasi tutta la popolazione si era trasferita dove è ora.

3.   Dunque non si hanno riferimenti sugli eventi che hanno accompagnato la storia di questa Chiesa tra il 1324 e il 1757. Ma tali eventi si possono ricostruire, con buona approssimazione, da una relazione del 14 agosto 1860. Allora la Chiesa attuale era stata costruita da ottant’anni e necessitava di ristrutturazioni. Di conseguenza era sorta la necessità di definire quale ente (Comune, chiamato “Universitas” negli atti ufficiali, o la Curia) dovesse sobbarcarsi i costi dell’impresa.

 

Con quella data esiste una relazione a firma del Vescovo di Penne Vincenzo d’Alfonso (rif. a, pag. 69) al Ministro e Real Segreteria di Stato degli Affari Ecclesiastici in cui si ricordano le vicissitudini della Chiesa scrivendo “….Quanto poi alla Chiesa è da sapere che, esistendo essa in origine alla distanza di quasi due miglia dall’abitato (che era ormai l’attuale  Pietracamela, formatasi tra il 1300 e il 1700 con il trasferimento degli abitanti dei tre agglomerati sopra citati, che a poco a poco scomparvero, n.d.s.), per infrequenza del popolo fedele e per mancata custodia, andò in totale deperimento sì che di presente non ruderi ma  solo memorie esistono del luogo dove la medesima una volta era piantata. Fu quindi che sorse il bisogno a quella popolazione di costruirsi un’altra Chiesa ed è appunto quella per cui si reclamano oggi sollecite riparazioni. L’università …….la costruì. Di tal fatto rende chiara testimonianza una lapide posta sopra la porta della Chiesa medesima dov’è scritto   – Tempore Preposite Rev. D. Francisci de Lauretiis anno domini 1780  Universitas-“.

4. La Chiesa fu quindi costruita in questo luogo in sostituzione di quella de  “La Roccia”. E’   probabile, secondo alcuni, che prese il posto di una preesistente costruzione (rif. a., pag. 65).

5. Dal rif.a, pag. 65, si sa che il 3 luglio 1776 il cancelliere dell’Università Saverio Narducci sottoscrisse un verbale su pubblico bando ….per assegnare …. i lavori per la fabbrica della Chiesa e, il 9 luglio 1776, venne stipulato l’atto notarile con l’assegnazione dei lavori ai “fabricatori” di Montorio, Diego Roberti e Egidio Massari. Il prezzo fissato fu di 659 ducati   e 50 grana.

6.  I lavori si conclusero nel 1780 come indicato sulla lapide già citata, murata sulla facciata. La Chiesa costruita era a tre navate, come l’attuale, ma la volta della navata centrale era a botte. Di conseguenza anche la facciata era sormontata, al centro, da una struttura circolare e non triangolare.

7. A cavallo degli anni 1950-1960, la volta della navata centrale fu cambiata e divenne a spioventi, come è adesso, e, di conseguenza il frontone centrale della facciata divenne triangolare.

Riferimenti:

a. Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche: “PIETRACAMELA: storia, arte, vita, economia” Ed.    APRUTIUM 2000;

b. “Rationes decimarum Italiae: Aprutium Molisium – secoli XIII-XIV” (da ricerca su Internet).

Pietracamela, 28 luglio 2024″

Da parte nostra ci sentiamo di aggiungere soltanto che il campanile da tempi lontani in parte è in pietra e in parte in mattoni, ci ha sempre sorpreso questo abbinamento inconsueto dovuto a una antica ricostruzione parziale, chissà perchè non fu utilizzata la pietra con cui è realizzata l’intera chiesa, e crediamo fosse reperibile in loco, ma usarono i mattoni! Concludiamo con questo piccolo mistero la rievocazione della bella festa religiosa, identitaria e popolare.

Info

La Chiesa di San Leucio, patrono di Pietracamela, si trova all’ingresso del paese sulla provinciale da Ponte Arno, ha una torre campanaria con 4 campane. Le altre chiese: nel centro storico, la Chiesa di San Giovanni con la campana che scandisce le ore della giornata, e la Chiesa di San Rocco nella parte superiore del paese, nella strada verso l’antico mulino, la Chiesa di Collemulino,, completamente in rovina. Il testo sulla storia della chiesa di San Leucio, riportato integralmente, ci è stato fornito dall’autore Raffaele Renzi (con il nipote Marco Intini) che ringraziamo. Cfr. i nostri articoli in questo sito: sulla storia di Pietracamela e i ricordi di Clorindo Narducci, “La storia del ‘natìo borgo selvaggio’ rivissuta con amore” e “Il suo Gran Sasso, che domina il ‘nido delle aquile” 5 e 3 luglio 2016; sulla poetessa di Pietracamela, citata all’inizio, “I versi della ‘Gina’, la poetessa del ‘pretarolo’, amore per il paese, devozione, umanità” e “Il ‘pretarolo’, l’analisi linguistica sui versi della poetessa popolare, ‘la Gina’” 17 e 3 giugno 2024; sulle mostre a Pietracamela sui costumi di una volta, anch’esse citate, curate da Lidia Montauti con Celestina De Luca, “Una mostra sui bambini di una volta” e “Le mostre sulla vita di ieri: lo sposalizio” 14 agosto e 17 luglio 2014.

Foto

Le prime 3 foto sono della chiesa di San Leucio pronta per la riapertura, nelle foto da 4 e 6 la statua di San Leucio viene presa dalla Chiesa di San Giovanni per essere riportata nella Chiesa madre con la processione – in testa il parroco Don Giacobbe, segue la Comunirà con il sindaco Antonio Villani in fascia tricolore – alla quale sono dedicate le foto dalle 7 alla 10; la ricollocazione della statua del Santo fino alla sua nicchia è nelle foto 11 e 12, mentre la foto 13 mostra in primo piano i “giglie de Sante Leuzzije” che come da tradizione adornano la chiesa in onore del Santo, infine, nella foto 14 un’immagine d’epoca della chiesa di San Leucio con il campanile nel lontano passato, e, in chiusura, la locandina delle manifestazione religiosa. Le immagini citate inserite nel testo sono state fornite da Lidia Montauti, che le ha scattate, a parte la foto 7 scattata da Tiziana Giganre, che la ritrae (a dx) con a fianco Maria e Lola mentre dalla chiesa di San Giovanni vanno verso la piazza per seguire la processione e la 14 tratta dal libro di Clorindo Narducci su Pietracamela di cui abbiamo citato in “info” la nostra recensione illustrata con le immagini contenute nel libro tra cui quella della chiesa di San Leucio. Ringraziamo Lidia Montauti per averci consentito la cronaca dell’evento, con le notizie essenziali che abbiamo riportato nel testo, e la sua illustrazione fotografica con le immagini che ci ha trasmesso.