di Romano Maria Levante
Oggi 25 aprile 2025 dovrebbero essere celebrati entrambi i valori che sentiamo evocati da questa giornata: la libertà riconquistata e lo spirito di sacrificio di chi ha donato la vita per restituircela. E a questo riguardo andrebbero ricordati non solo i nostri Partigiani – tutti, e non solo i comunisti come spesso avviene – ma anche e direi soprattutto i giovani di altri paesi che hanno dato la vita per liberare l’Italia.

L’omaggio riconoscente ai tanti giovani venuti da lontano, ai Caduti per la nostra liberazione
In questo 80° anniversario si dovrebbe rimediare alla colpevole omissione che ha sempre ignorato il loro sacrificio. E si dovrebbero commemorare tali giovani vite nei 42 Cimiteri di guerra, sparsi in tutt’Italia da Siracusa a Udine. Lo ha fatto Papa Francesco il 2 novembre 2017, quando ha reso omaggio nel più grande Cimitero di guerra, quello americano di Nettuno, a circa 8000 giovani americani ivi sepolti, in una sconfinata distesa di croci bianche. Sono 90.000 i giovani americani caduti nel nostro Paese, sepolti nei 42 cimiteri di guerra dopo essere approdati generosamente da oltre Atlantico negli sbarchi in Sicilia, ad Anzio a Salerno, per risalire la penisola liberandoci dopo sanguinosi combattimenti contro i tedeschi trincerati a Cassino. Anche loro venuti da lontano, ossia “dall’altro mondo”, come disse Bergoglio nel salutare la folla che lo applaudiva nuovo Papa.
Assumerebbe un altissimo valore simbolico associare la loro memoria a quella di Papa Francesco che volle onorarli con la sua dedizione a chi si sacrifica per gli altri, e lui lo ha fatto fino all’ultimo, nell’eroico triduo pasquale nel quale ha dato la vita. Mi sembra, però, che non se ne sente il bisogno, mentre sarebbe un dovere, stando alle misere polemiche che turbano questa giornata così evocativa Commemoriamoli noi oggi qui, in una sentita condivisione, esprimendo loro la nostra gratitudine imperitura come fece Papa Francesco.

Le solite polemiche al posto della “sobrietà”, nel pervicace tormentone dell'”antifascismo“
Sulle misere polemiche in atto mi sento di voler dire che l’invito alla “sobrietà”, contestato e irriso, poteva servire a evitare le solite strumentalizzazioni interessate. Invece si è tornati alla stucchevole richiesta alla presidente del Consiglio di dichiarare di essere “antifascista”, tanto pervicace che non sono bastate le sue affermazioni esplicite nel discorso programmatico per il suo governo del 25 ottobre 2022, e ripetute in tante occasioni. Sono ribadite nel comunicato odierno sul 25 aprile, nel quale riafferma “la centralità di quei valori democratici che il fascismo aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella nostra Costituzione repubblicana”. E prosegue: “Oggi rinnoviamo il nostro impegno affinché questa ricorrenza possa diventare sempre più un momento di concordia nazionale nel nome della libertà e della democrazia contro ogni forma di totalitarismo e di autoritarismo”. Non è bastato, con le mie orecchie ho sentito anche stamane in un talk show che lei deve affermare esattamente “sono antifascista”, ripetuto quattro volte in una insistenza ossessiva, non dico da chi per carità di patria. E’ una pretesa insensata che supera anche l’Inquisizione, quando si chiedeva l’abiura a proprie posizioni eretiche e non la non appartenenza a qualcosa di inesistente: perché il regime fascista si è dissolto il 25 luglio 1943, mentre il 25 aprile 1945 almeno io lo sento, per esperienza personale, come liberazione dalla occupazione nazista con i rastrellamenti e l’oppressione, e soprattutto liberazione dalla guerra.
Avevo 9 anni, ricordo benissimo queste paure, non del fascismo finito due anni prima della Liberazione, vivevo con la mia famiglia a Colonnella, al confine tra Abruzzo e Marche, non a Salò dove era rimasta la ridotta dei “repubblichini”, così li chiamavano, mentre il regime nel Paese era finalmente terminato da tempo. Evocarlo oggi ad 80 anni di distanza mi lascia esterrefatto, sentendo vivi i ricordi di allora.
E invocare tutto questo in nome della Costituzione definita “antifascista” è offendere, per ignoranza, superficialità o, peggio, faziosità, la carta fondativa della nostra democrazia, i cui contenuti altamente democratici vanno contro tutte le oppressioni e discriminazioni, contro tutte le dittature e regimi autoritari, compreso ovviamente quello fascista e non solo, perciò giustamente nella Carta non viene nominato. E presidente dell’Assemblea costituente era Umberto Terracini, recluso e confinato per quasi vent’anni, dopo la più dura condanna del Tribunale speciale fascista, “vecchi fusti” mi viene di dire!
Questo perpetua la validità della Costituzione più bella del mondo, che va ben al di là della condanna sacrosanta del famigerato ventennio, al punto di limitarsi a citarlo soltanto nelle “Disposizioni transitorie e finali” con il “divieto di ricostituzione in qualsiasi forma del disciolto partito fascista”, e va sottolineato l’aggettivo “disciolto” cui la Corte costituzionale ha dato un particolare valore. Disposizione tassativa cui segue immediatamente la norma che limita a 5 anni il periodo di esclusione dalle cariche pubbliche dei gerarchi fascisti, e per i reati ci fu poi anche l’amnistia del ministro della Giustizia Palmiro Togliatti, il che è tutto dire.
E oggi, dopo ottant’anni, si persiste in un “antifascismo” di facciata, che rivela una posizione ben lontana da quella della nostra Costituzione, all’insegna della libertà di pensiero senza limitazioni.

Cosa è stato il fascismo, con i tanti orrori, ma non solo, fino alla catastrofe
Si può essere refrattari a dichiararsi “antifascisti”perchè potrebbe voler dire anche di essere contro le positive innovazioni introdotte nel breve volgere di un ventennio, dalla Previdenza sociale all’assistenza alla maternità, dall’intervento dello Stato nel salvataggio delle imprese tradotto nell’IRI che ha continuato a svolgere un ruolo centrale nella nostra economia, alle bonifiche pontine, alle “new towns”, Aprilia e Littoria, oggi Latina.
Ricordare questi fatti deve rendere ancora più forte e categorica la condanna definitiva senza attenuanti a quanto di tragico ha portato il fascismo: prima con la violenza politica, dalle purghe ai dissidenti fino agli omicidi, da Matteotti a tanti altri, e la dittatura instaurata nella repressione di ogni libertà in una azione che definire antidemocratica è eufemistico, per il carcere e il confino agli oppositori politici, oltre all’asservimento delle istituzioni, con la soppressione del Parlamento e il divieto di ogni partito politico, ammesso solo quello fascista con i suoi strumenti repressivi; poi con il colonialismo, la guerra all’Etiopia, fino alla sciagurata alleanza con il delirante nazismo hitleriano che ha portato alle infami leggi razziali e alla catastrofe della disastrosa guerra mondiale con l’aggressione ad Albania e Grecia fino alla dissennata spedizione di Russia, con terribili lutti e devastanti sciagure per il nostro Paese.
Di fronte a queste inenarrabili nequizie, gli altri aspetti prima ricordati sono ben poca cosa, ma comunque esistono, anche se si annullano cancellati da tanti orrori.

Concordia nazionale in una festa collettiva nell’omaggio ai Caduti per la nostra Liberazione
Ma proprio per questo la Liberazione del 25 aprile 1945 deve essere festeggiata nella concordia nazionale, avendoci regalato il bene supremo della libertà e della democrazia, in una festa collettiva senza polemiche divisive né strumentalizzazioni interessate da parte di tutti, compresi i tanti riferimenti insensati all’attualità.
Mi sembra fuori luogo parlare di tutto ciò proprio nella giornata di oggi, ma sono i talk show, ripeto, che imperversano su un tema antistorico e irragionevole, con scontri verbali senza senso e senza costrutto. Torniamo al vero significato di questa giornata così evocativa, nel ricordo di una Liberazione da quanto di negativo incombeva sulle nostre vite, presente nei miei ricordi di bambino, prima della consapevolezza da adulto.
Un ricordo che evoca la gratitudine imperitura soprattutto a chi ha dato la vita per liberarci, non nella difesa di se stesso ma soltanto nella nostra difesa, venendo dall’altra parte dell’oceano. Lo ripeto, sono i Caduti sepolti nei 42 Cimiteri di guerra, ai quali ci sentiamo di dover rendere omaggio vicini idealmente all’omaggio che Papa Francesco fece loro nel giorno dei morti del 2017, come si è ricordato all’inizio. E’ come se passassimo tutti in raccoglimento tra la distesa di circa 8000 croci bianche del Cimitero di guerra americano di Nettuno come fece otto anni fa il grande Papa della Misericordia e della Speranza che onoreremo domani con viva gratitudine e struggente commozione nell’estremo saluto che lo accompagnerà alla sua ultima dimora per il riposo eterno.
