di Romano Maria Levante
A Pietracamela, nella chiesa di San Rocco, il 10 agosto 2018 alle 16,30 è stato presentato “Il recupero delle ‘Pitture rupestri‘ ” che non furono travolte dalla frana del 2011 ma erano state deteriorate dagli agenti atmosferici e in parte sommerse dai detriti; la frana aveva distrutto l’accesso attrezzato, ora ripristinato con un intervento ad opera del Comune di Pietracamela. Sono i dipinti aulle rocce della “Grotte di Segaturo” opera del “Pastore bianco” creato da Guido Montauti. Tra gli intervenuti all’incontro, Paola Di Felice, direttrice della Pinacoteca di Teramo, l’Assessore al turismo della Regione Abruzzo Giorgio d’Ignazio e il sindaco di Pietracamela, Michele Petraccia, il presidente dell’Associazione Ambasciatori del Centro Italia Paolo Antonetti e il restauratore Corrado Anelli, oltre al presidente della Pro-loco di Pietracamela Maurizio Di Giosa. Ospiti d’onore e attivi partecipanti alla realizzazione del progetto i figli dell’artista Giorgio e Pierluigi Montauti.
Il programma del centenario della nascita e le Pitture rupestri
“Il recupero delle pitture rupestri” ha segnato il coronamento delle iniziative dell’estate 2018 per il centenario della nascita a Pietracamela del pittore Guido Montauti, che hanno visto il 6 giugno l’inaugurazione a Roseto degli Abruzzi della mostra antologica dell’intera produzione, “Guido Montauti. ‘Un percorso di creatività'”, seguita, a staffetta, da tre mostre sui singoli cicli artistici, dai più recenti a quelli inziali: il 7 luglio “L’esperienza de ‘Il Pastore bianco’ e il tempo dell’isolamento, opere degli anni ’60 e’70″”, sempre a Roseto, il 13 luglio “Le opere in mostra a Venezia, Milano e Parigi negli anni ’40-‘50” a Ripattoni, il 29 luglio ” “Gli Esordi, opere degli anni ’30-’40” a Fano Adriano; e il 5 agosto il “XXIII Premio di pittura estemporanea ‘Gran Sasso d’Italia Guido Montauti'” , sempre a Fano Adriano.
I comuni interessati, Roseto, Ripattoni, Fano Adriano, sono in provincia di Teramo, dal mare alla montagna, dove si trova Pietracamela, il “nido delle aquile” alle falde del Gran Sasso d’Italia, a ridosso della vetta più alta degli Appennini, Corno Grande di 2.914 metri i che sovrasta il borgo nella catena montuosa dall’aspetto antropomorfo del “gigante che dorme”. A Pietracamela, in questo ambiente naturale, si è svolto il recupero di tre delle pitture rupestri realizzate da Guido Montauti con il “Pastore bianco ” gruppo in cui riunì intorno a sè tre giovani pittori e un pastore come reazione a certe degenerazioni moderniste verso il recupero della figura umana nell’arte.
Abbiamo già ricordato quell’esaltante stagione in cui ha dato l’esempio con grandi tele esposte al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1964, tra cui il “Giudizio Universale” di 25 metri quadri, e ha compiuto atti eclatanti come la denuncia alla Biennale di Venezia per violazione dello Statuto e il “Manifesto della Rinascenza” rivolto agli artisti di tutto il mondo.
Ripetiamo che in tale contesto il gruppo realizzò le “Pitture rupestri” a Pietracamela nell’ambiente particolarmente raccolto delle “Grotte di Segaturo”, quasi per fissare concretamente la simbiosi tra figure umane e rocce in cui si esprimeva la sua prima svolta pittorica con la quale trovò una inconfondibile cifra stilistica dal forte impatto plastico. Non si fermò nella sua inesausta ricerca pittorica, seguiranno altri cicli, ma ne abbiamo già parlato e ci torneremo al termine.
Come abbiamo accennato, il recupero si è reso necessario dopo la frana rovinosa che nel 2011 precipitò sulle composizioni di figure assorte e in attesa del “quarto stato montanaro”, ne sono rimaste tre per la loro posizione che attenuò l’impatto, di cui una fu in parte coperta dai detriti mentre in quella più spettacolare, intatta, i dipinti erano stati compromessi dagli eventi atmosferici. Inoltre fu così dissestato il territorio da rendere impraticabili le vie di accesso anche alle tre sopravvissute.
La presentazione del recupero delle tre Pitture rupestri
La chiesa di San Rocco a Pietracamela, dove si è svolto l’incontro per illustrare l’opera di recupero ai residenti e ai turisti, è ai margini del paese nell’itinerario che porta alle Pitture rupestri dopo una scalinata e l’immissione nell’area circostante.
Paola Di Felice, direttrice della Pinacoteca di Teramo, è stata la brillante conduttrice che ha introdotto i singoli interventi e ha illuminato l’uditorio con il proprio giudizio critico espresso anche nel primo dei contributi di presentazione nel Catalogo della mostra antologica di Roseto che ha iniziato il “percorso di creatività” nel centenario della nascita dell’artista. Di questo percorso, ha sottolineato, il recupero delle pitture è un “punto focale” in quanto rappresentano “una fase fondamentale della ricerca continua dell’artista rispetto a forme e colori”. Una ricerca che non ha ceduto alle lusinghe dell’astrattismo e delle avanguardie moderniste, ma ha ribadito “l’importanza di un figurativismo che non è imitazione della natura ma l’utilizzo della pietra, della roccia, sulla quale questi colori, a mo’ di antichissime pitture rupestri, imprimono il proprio messaggio”.
Il sindaco Petraccia ha manifestato tutta la sua soddisfazione per il recupero di “un patrimonio artistico dal valore inestimabile” che costituisce “uno dei primi esempi di arte ambientale in contesto paesaggistico”, ed è un’ importante attrattiva, tanto che prima della frana era una delle principali mete di turismo culturale del Parco, ed ora “torna pienamente fruibile e viene restituito alla comunità e al territorio ai quali Montauti era molto legato”.
L’assessore D’Ignazio, che con la sua stessa presenza ha testimoniato l’interesse della Regione, ha inquadrato l’iniziativa nell’importanza attribuita ai valori culturali e ai pregi ambientali, in cui eccelle la “regione verde d’Europa”, che nelle pitture rupestri si trovano felicemente abbinati per la bellezza delle opere e dei luoghi in cui sono incastonate.
Si è sentita anche la voce della comunità locale attraverso l’intervento del presidente della Pro loco, Maurizio Di Giosa, sempre molto attivo nelle iniziative di valorizzazione, ideastore e organizzatore ogni anno della festa di fine estate dall”impostazione meritoramente culturale, nel titolo “Borgo in Arte” e nel contenuto, con una mostra pittorica e fotografica nei vicoli del centro storico, nonchè l’esibizione dei lavori artigianali delle antiche tradizioni e tanta musica..
Oltre agli interventi, per così dire istituzionali, protagonisti sono stati Antonetti, presidente dell’associazione che ha collaborato all’iniziativa, il quale ha illustrato le motivazioni del suo vivo interesse, e soprattutto il restauratore Anelli che ha svolto il difficile lavoro di recupero e ne ha descritto i momenti, dal difficile accesso per la natura impervia dei luoghi, al complesso ripristino del cromatismo figurativo, nella fedeltà più assoluta ai colori originali anche se poco distinguibili, ricostruiti attraverso le immagini fotografiche disponibili unite all’approfondimento della tecnica coloristica dell’artista.
Tutto questo con la difficoltà aggiuntiva data dal fatto che la roccia su cui è stato operato il restauro non è neutrale come la tela o la tavola, ma è una materia viva che ha accompagnato e spesso determinato la composizione pittorica; anche se si è tradotta in un aiuto quando la conformazione rocciosa rappresentava una scelta obbligata. Il restauratore si è espresso in modo appassionato ricordando la sua immedesimazione nell’opera dell’artista alle prese con la roccia, da lui tanto amata avendola rappresentata in simbiosi con le figure quasi umanizzandola, fino a farle accogliere nella sua materia viva, lo ripetiamo, la trasposizione artistica dell’ispirazione che ne traeva.
I figli dell’artista, Giorgio e Pierluigi Montauti, hanno portato la loro testimonianza di come hanno vissuto questo centenario, e soprattutto come hanno operato perché le idee proposte per celebrarlo si concretizzassero. E’ stata costituita una squadra, sono state sensibilizzate le istituzioni, si è riusciti a realizzare un programma che tiene alta la memoria di un artista che onora la nostra terra non solo ricordandone l’opera con le quattro mostre ricordate all’inizio, ma anche restituiendo visibilità, cioè vita, alle tre pitture rupestri che è stato possibile recuperare.
Per parte nostra, parlando del tema del giorno, le Pitture rupestri, abbiamo ricordato la straordinaria mostra fotografica del 2012 imperniata su una serie di immagini scattate all’artista da un paesano amico appassionato di fotografia, Aligi Bonaduce, nel luogo da lui scelto, il Grottone, quasi in una premonizione perché si tratta del contrafforte roccioso crollato 35 anni dopo sulla vallata con le sue Pitture rupestri travolgendo tutto quanto incontrato dalla frana rovinosa tranne le tre superstiti e ora recuperate. le immagini mostrano l’artista mentre arriva nella grotta, nella sua sosta in diverse istantanee, e quando la lascia. Ce n’è una in cui la sua figura spicca all’interno della grotta ora scomparsa come un nume tutelare.
Nella nostra interpretazione, con la distruzione le sue Pitture rupestri si sono integrate intimamente nell’humus montano in una compenetrazione inscindibile che fa pensare a una reincarnazione. Una tesi ardita, forse, come può sembrare ardita l’altra da noi evocata, che riguarda l’ultima opera realizzata dall’artista sull’orlo della vita, nel 1978, poco prima della morte avvenuta il 14 marzo 1979.
Ebbene, quest’opera si pone al culmine del “Periodo bianco” – nel quale ha raggiunto il massimo della rarefazione, dopo essere passato dalle sagome e rocce del “quarto stato montanaro”, espresso anche dalle Pitture rupestri, ai “cespugli” e alle “bande oblique” – e per noi segna il raggiungimento dell’ “Empireo”. Abbiamo anche riferito il “segno”, quasi soprannaturale e comunque fuori dall’ordinario, che ci ha portato a tale convinzione, un’illuminazione avuta nel 2002 alla mostra di Firenze dell’artista, rievocata nella nostra analisi dell’ultimo periodo nel suo lungo itinerario artistico troncato dalla prematura scomparsa. Due brani del Vangelo della messa domenicale a Firenze il giorno della nostra visita alla mostra, iscritto sulle lapidi dei nostri genitori in cui c’è il firmamento con i corpi celesti nel cimitero di Pietracamela dov’è anche la tomba dell’artista, ci ha portato a un’identificazione che nella nostra visione lo ha fatto ascendere nell’Empireo iperuranio. Tutto molto ardito, per non dire visionario? Se lo è tale interpretazione, lo è altrettanto, se non di più, quella che abbiamo dato a quanto si è verificato mentre si svolgeva l’incontro nella chiesa di San Rocco. Intanto, per concludere il resoconto, aggiungiamo che al termine degli interventi sono stati proiettati due filmati, uno sulla vita e sull’arte di Guido Montauti, l’altro sul lavoro di recupero.
I due filmati sull’uomo e l’artista, nonché sull’operazione di recupero
Il primo filmato è stato illuminante, ne riassume la vita sin dall’infanzia con le immagini che lo vedono sottotenente sulla nave verso l’Albania, poi a cavallo, seguite da altre sulla prigionia, impressionante la distesa di baracche, le stesse dei lager nazisti dello sterminio degli ebrei, ma l’arte preme con le foto che riprendono le gallerie delle sue mostre a Parigi, Milano, Venezia, la sua figura distinta, l’espressione distaccata davanti alle opere in vista nello studio.
Tutto ciò intervallato da una selezione accurata delle sue opere, dalle primissime come quella che ritrae delle uova fritte in padella, ad altre di chiara ispirazione da maestri che conosceva e apprezzava, ma non ne traeva influssi permanenti, solo transitori; poi le sagome e rocce del “quarto stato montanaro” e il Pastore bianco con i grandi dipinti e le Pitture rupestri; quindi i “cespugli” e le “bande oblique”, fino alla rarefazione e al “Periodo bianco” con l’ultima opera rivelatrice. Non è mancata la documentazione della frana e della messa in sicurezza della zona .Il commento di Nerio Rosa, lo storico critico e intellettuale molto vicino all’artista, e di Paola Di Felice hanno concluso il filmato.
Le operazioni di restauro sono state documentate nel secondo filmato, con il commento di Giorgio Montauti – che ha rievocato i momenti dell’organizzazione dell’intervento, citando anche il generoso contributo di chi ha offerto gratuitamente i colori – e del restauratore Corrado Anelli che ha parlato delle difficoltà incontrate e delle scelte compiute mentre le immagini facevano seguire il suo lavoro nelle condizioni acrobatiche con scale e corde di sicurezza.
Mentre nella chiesa di san Rocco avveniva tutto questo, la natura montana mostrava tutti i suoi volti, dopo l’addensarsi dei nembi carichi di pioggia prima dell’inizio della manifestazione, c’è stata la pioggia torrenziale nel corso dell’incontro, con tuoni che sembravano marcarne i singoli momenti, quasi nel segno della partecipazione cosmica alla celebrazione del centenario.
Il maltempo con i segni quanto mai visibili, anzi pressanti, di presenza della natura, che sembrava poter impedire irrimediabilmente di passare al clou della manifestazione – la visita alle Pitture rupestri recuperate – si è protratto fino al termine del rinfresco seguito agli interventi celebrativi. Una fase di pioggia scrosciante associata a un sole incredibilmente luminoso ha preceduto la fine della meteorologia inclemente con l’azzurro tornato nel cielo inondato dai raggi solari.
A questo punto la visita alle Pitture rupestri recuperate è stata agevole, allietata da una natura splendidamente amica. E’ come se un nume protettore avesse partecipato assicurando il pieno successo, e chi potrebbe essere se non chi è riuscito a identificarsi con la natura incontenibile della sua montagna? Quest’esclamazione ci viene spontanea.
La visita alle Pitture rupestri recuperate
Dalla chiesa di San Rocco ci si è spostati a Sopratore, fino a raggiungere il nuovo itinerario attrezzato con transenne perfettamente inserite nell’ambiente che conduce alla maggiore Pittura rupestre restaurata, una delle più grandi e spettacolari; una piattaforma, anch’essa lignea, consente un’agevole sosta per la prolungata visione frontale.
Il restauro ci regala un cromatismo intenso con i forti contrasti tra figure rosse e bianche, nere e blu, in una composizione molto particolare con le terga di un cavallo mentre un altro cavallo con cavaliere è visto di profilo, inquadratura non consueta nell’iconografia di Montauti. Molto apprezzabile, nell’opera di restauro, la particolare cura dei contorni delle figure, sfumati in modo che affiori la roccia nuda, che concorre anche a formare essa stessa delle figure, l’effetto è spettacolare.
Ma le sorprese non sono finite, subito dopo la piattaforma in legno davanti alla grande roccia dipinta, è stata realizzata una scaletta, particolarmente lunga e molto ripida, anzi quasi verticale, ma ciononostante comoda e sicura, che dà accesso alle altre due Pitture rupestri superstiti recuperate, al di sotto di quella più grande.
Una pittura più semplice con poche figure è su una roccia posta sulla sinistra, l’altra spicca in una anfratto sulla destra che ha richiesto anche un lavoro di eliminazione dei detriti da cui era sommersa. E’ un’altra visione spettacolare, diversa da quella della pittura soprastante, perché il gruppo di figure non è schierato come in parata, ma rincantucciato nel cavo della roccia.
Altrettanto spettacolare il fatto che ai margini di questa scena con tante figure che sembrano rifugiarsi nell’accogliente incavo della roccia, c’è il “bello orrido” degli scenari montani, un precipizio tra rocce e vegetazione, con la protezione di una solida transenna in legno.
In questo ambiente evocativo di fiabe silvane, con gli elfi e le magiche presenze, è stato bello vedere, insieme ai figli dell’artista, i bambini loro nipoti, che si nascondevano nelle aperture della roccia dietro alla Pittura rupestre nell’anfratto: era la vita che tornava intorno a figure che con il restauro sono tornate esse stesse alla vita, nelle generazioni più giovani cui passa il testimone di Guido Montauti, la cui figura e la cui memoria restano fortemente radicate nella sua terra, mentre hanno varcato anche i confini regionali e nazionali con l’unanime apprezzamento ricevuto.
La pittura rupestre di Jorg Grunert del premio Guido Montauti 2014
Un seguito significativo c’è stato sulla via del ritorno dopo questa suggestiva ed emozionante escursione: una breve deviazione per visitare la pittura rupestre realizzata nel 2014 da Jorg Grunert vincitore del “1^ Premio Internazionale di Pitture Rupestri ‘Guido Montauti'” di PIetracamela, con il restauratore delle tre Pitture rupestri del Pastore bianco Anelli che, tra l’altro, è stato suo compagno di corso all’Accademia.
Questa nuova pittura rupestre è nella stessa vallata, più in basso, con una continuità ideale, in un ambiente naturale immerso nel verde, dove ci sono due antichi ruderi: l’antica chiesetta della Madonna di Collemolino – nei cui sotterranei venivano conservate le salme dei deceduti – diroccata e inaccessibile per l’assalto della vegetazione, di cui si vede il riquadro monumentale dell’abside, e il vecchio mulino le cui macine erano azionate dal salto dell’acqua del Rio d’Arno, ridotto alle due arcate, mentre sulla spianata sulle rive del torrente è stata realizzata una piccola cavea per show teatrali o musicali.
Anche questo è importante sottolineare nel momento della celebrazione del recupero di opere prestigiose nel centenario della nascita di Guido Montauti: la gloria del paese entrato nel 2005 nel Club dell’Anci dei “Borghi più belli d’Italia”, nel 2007 “Borgo dell’anno”, e insignito delle Cinque stelle alpine di eccellenza.
E’ un borgo che merita di essere rilanciato per gli straordinari pregi ambientali e la sua struttura urbana arroccata in una suggestiva composizione panoramica nello scenario incomparabile del Gran Sasso.
Al suo rilancio potranno concorrere le Pitture rupestri recuperate, sarà un altro contributo del grande artista al paese natale da cui ha tratto ispirazione la sua arte, e da lui tanto amato.
Info
Questo articolo conclude il nostro servizio sul centenario in questo sito in 6 articoli, con 13 immagini in ognuno dei 4 articoli centrali di commento alla mostra, più 22 immagini nel 1° articolo. I primi cinque articoli del servizio sono usciti: il 1° il 13 luglio “Montauti”, nel centenario: 1. Ricordo dell’uomo”, il 2° il 22 luglio “Montauti, nel centenario. 2. L”uomo e l’artista”, il 3° il 29 luglio “Montauti nel centenario: 3. Dagli esordi alla svolta plastica”, il 4° il 3 agosto “Montauti, nel centenario: 4. Dal periodo parigino alle Pitture rupestri”; il 5° l’11 agosto “Montauti, nel centenario, 5. “Dal Pastore bianco all’Empireo” . Inoltre nostri articoli sono usciti nel 2012 sulla mostra con la seguenza fotografica dell’artista ripresa da Aligi Bonaduce e sul crollo del “Grottone” e le sue Pitture rupestri in “abruzzo.world.it” il 3 e 14 settembre 2012 e in “fotografia.guidaconsumatore” il 9 settembre 2012 (tali siti non sono più raggiungibili, gli articoli saranno trasferiti su altro sito). Sul “Premio Internazionale Puttura Rupestre Guido Montauti” e sul vincitore Jorg Gunert, cfr. i nostri articoli usciti in questo sito il 14 luglio, 2 e 9 settembre 2014 e sul già citato “abruzzo.world.it” l’8 luglio 2014. .
Foto
Le immagini della manifestazione e delle Pitture rupestri recuperate (compresa quella della maggiore Pittura rupestre prima del restauro), sono state riprese da Romano Maria Levante nel corso dell’incontro e della visita (attuale e precedente) al luogo dell’intervento; l’immagine di chiusura è di Aligi Bonaduce, che si ringrazia per la foto fornita. In apertura, La locandina della manifestazione; seguono, Il sindaco di Pietracamela Michele Petraccia, e L’assessore al Turismo della Regione Abruzzo Giorgio D’Ignazio, nei loro interventi, con alla dx Paola Di Felice, direttrice della Pinacoteca di Teramo, poi, I due figli dell’artista Giorgio e Pierluigi Montauti nei loro interventi, alla dx del primo Corrado Anelli il restauratore delle pitture rupestri, seduto davanti al secondo Paolo Antonetti dell’Associazione Ambasciatori del Centro Italia; quindi, L’inizio del percorso attrezzato verso le tre pitture rupestri restaurate, e La parte superiore del percorso attrezzato, prima della discesa verso le tre pitture rupestri restaurate; quindi, La maggiore pittura rupestre restaurata vista dall’alto, con davanti il restauratore Corrado Anelli, e Alcuni partecipanti davanti alla maggiore pittura rupestre restaurata, il sindaco Michele Petraccia, i figli dell’artista Giorgio e Pierluigi Montauti, il restauratore Corrado Anelli; inoltre, Corrado Anelli indica un particolare della pittura rupestre da lui restaurata , e La scala di legno per accedere alle due pitture rupetsri sottostanti, all’inizio della scala il sindaco Michele Petraccia, al termine il restauratore Corrado Anelli; ancora, La scala in legno per l’accesso alle altre due pitture rupestri vista dal basso, e La seconda pittura rupestre restaurata, nell’anfratto roccioso; continua, La terza pittura rupestre restaurata, a dx della scala in legno, e La maggiore pittura rupestre dopo il restauro, davanti il restauratore Corrado Anelli; infine, La maggiore pittura rupestre prima del restauro e, in chiusura, Una delle altre pitture rupestri distrutte dalla frana del 2010 irrimediabilmente perdute.