di Romano Maria Levante
Alla Galleria Russo, dal 22 maggio al 12 giugno 2018 la mostra “Doppio volo” espone le opere di due artisti, Michael Gambino e Giorgio Tentolini, diversi per la forma espressiva e i materiali usati, accomunati da un elemento comune che Marco Di Capua – curatore della mostra e del catalogo bilingue di Manfredi Edizioni – indica nella leggerezza. E con la leggerezza volano non solo le farfalle, ma anche figure solidamente ancorate al terreno per di più in maglie d’acciaio.
L’esposizione nella Galleria Russo è binaria, da un lato nugoli di farfalle che si affollanino a configurare carte grografiche, visi e volano intorno a libri celebri; dall’altro grandi figure assorte nella loro classicità realizzate con un altro tipo di addensamenti, maglie di acciaio sovrapposte e non solo, anche strati di tulle e di carta pergamena.
Di Capua cita l’elogio della leggerezza, con cui si addensa “ciò che è minuscolo, numeroso e volatile”, del porta russo Josif Brodskij , che arriva ad amare e far amare oltre ai granelli di sabbia e al pulviscolo luminoso, perfino le fastidiose zanzare, figurarsi le deliziose farfalle, aggiungiamo noi. E, riguardo alle farfalle, ricorda la celebre immagine di Edward Laurenz secondo cui un loro battito d’ali in Brasile può provocare un tornado nel Texas, citazione quanto mai appropriata per le farfalle dell’esposizione perché coprono ogni parte del planisfero. Sul piano pittorico evoca la rivolta puntiforme di Seurat.
I due artisti che espongono queste opere all’insegna della leggerezza nel “comporre e cucire a piccolo punto le immagini”, sono Michael Gambino per l’epopea delle farfalle, Giorgio Tentolini per le grandi figure in maglie d’acciaio sovrapposte e nei piccoli intarsi in tulle e carta pergamena. Guardiamoli un po’ da vicino.
Michael Gambino, la leggerezza delle farfalle
L’artista è trentenne, di origini italo-americane, una formazione prima in Scienze e Biologia poi in Arti visive all’Accademia di Belle Arti di Brera, risiede e lavora tra Varese a Brescia. 4 mostre personali dal 2012, di cui l’ultima a Piacenza con Tentolini, e 25 mostre collettive a partire dal 2011.
Una sua composizione, con le farfalle che formano l’immagine dell’Europa, è stata scelta per la promozione a capitale europea della cultura nel 2019 di Ravenna, città dove nelle collezioni permanenti del Museo d’arte è stata acquisita nel 2014 un’altra sua opera; nel 2017 ciò è avvenuto nella collezione della Fondazione “L’Arsenale” di Iseo e nel 2018 le sue invenzioni artistiche sono entrate nella decorazione del “concept Hotel Elizabeth Unique”, nelle stanze e nel soffitto del corridoio. Ha avuto anche l’invito a presentare un logo per la candidatura di Roma alle Olimpiadi, poi abortita.
Protagoniste della sua espressione artistica sono le farfalle, non come soggetti ma come elementi costitutivi di composizioni impalpabili in quanto su carta leggera, ritagliate e conficcate con degli spillini in modo da non aderire al fondo ma restare in una sospensione che ne accentua l’estrema leggerezza. Oltre all’effetto visivo di evanescenza e movimento le farfalle danno la sensazione di una forza vitale che si rigenera con l’energia biologica che hanno al loro interno.
Del resto la farfalla, ricorda Di Capua, è simbolo della metamorfosi della materia organica – che l’artista ha approfondito nei suoi studi di biologia – per il modo con cui viene alla luce, e in quanto tale “diventa metafora dell’armonia universale che lega tutti gli aspetti della vita, in continuo mutamento”. E cita la teoria di Lorenz di “un sistema logico di connessioni e ricorrenze cicliche che regola l’andamento di avvenimenti a notevole distanza spaziale e temporale tra loro, di cui l’effetto farfalla rappresenta il principio generatore”, l’innesco della valanga dal Brasile al Texas, titolo di una sua conferenza del matematico nel 1972, che in “Jurassic Park” divenne da Pechino a New York, ma solo come pioggia.
“Nella poetica di Gambino, questa meravigliosa creatura dalle ali variopinte diventa il tassello per rappresentare la globalità delle dinamiche che governano l’andamento degli equilibri, sociali, naturali, politici ed economici del nostro pianeta”. Creatura trattata con delicatezza, senza sterminarne migliaia come Hirst, Damien l’Ammazzamosche, per farne composizioni ingentilite dalla loro bellezza cromatica ma con l’orrore dello sterminio anche se giustificato dal termine del loro ciclo vitale.
L’uso della carta con le deliziose immagini ritagliate ne rende il fascino senza sacrificarle all’arte, e fa dire a Di Capua: “I milioni di battiti di farfalla che costellano un’ora della nostra vita umana potrebbero essere le sillabe e le vocali di un linguaggio vasto e incomprensibile che ci sta dicendo qualcosa”.
Su questo “qualcosa” si esercita la ricerca dei soggetti nei quali rendere tale effetto, illustrato dalla leggerezza delle farfalle di carta che si addensano e si librano, ritagliate a mano e appuntate nel quadro, in alcuni casi fosforescente.
Due soggetti spiccano in modo particolare, le carte geografiche di continenti e nazioni composte dagli addensamenti di lepidotteri in cui gli stati o le regioni sono distinti dal diverso cromatismo, e libri d’epoca intorno ai quali le farfalle si librano irradiandosi in raggiere, in scie e spirali verso l’alto volatili e leggere.
Per i soggetti geografici vediamo esposti “Planisfero” 2013 e “World” 2016, differenziati per il diverso cromatismo dei continenti rappresentati in modo simile, “Le Americhe. Effetto farfalla” 2013 e “Promised Land” 2015, l’Europa; come singole nazioni, “Italian Republic” e “France” , entrambi 2014, “United States” 2015. In tutti, farfalle di carta fissate e addensate in modo molto compatto in un cromatismo omogeneo differenziato per Nazioni nei continenti e per Regioni nella rappresentazione delle singole nazioni.
Ben diverso l’effetto irradiazione, scia e spirale delle farfalle intorno ai libri d’epoca in composizioni quadrate. Si irradiano in modo concentrico in “Believe” e “Atlas”, entrambi 2014, “Neologismi 1891” del 2015, e in 5 opere del 2016, “Vita di Boheme” e “Manzoni, Adelchi”, “Leopardi, Canti” e “Rime nuove”, “Dreams” ed “Existence Shakespeare”, insieme a un “unicum” dell’artista, “Ritratto di William Shakespeare”, omposto da farfalle variopinte che si addensano nella testa e sembrano staccarsi dalla nuca alle spalle, e a “Shakespeare words” 2016, le farfalle-parole volano a destra come se portassero il libro. Queste 3 opere furono esposte nella mostra della Galleria Russo sul famoso drammaturgo inglese.
Si irradiano sulla destra anche in “Rome 1875”, “History of Music” e “The pocket world”, tutti del 2015,e “Fosca” 2016. L’artista si sbizzarrisce nel dare al volo delle farfalle le più diverse configurazioni, come gli stormi che vediamo formarsi nel cielo di Roma dando corpo alle figurazioni più diverse e mutevoli in un volo che prende sempre nuove direzioni. Così formano un arabesco in “Royal Academy 1902” 2015, delle volute ad arco in “Extraordinary Journeys”, “Knowledge” e “After the History”, anch’essi del 2015, “La donna e il burattino” 2016, e delle spirali verso l’alto, quasi il “fil di fumo” della Butterfly in “Le mille e una notte” 2015, e “A Midsummer Night’s Dream” . Tutti hanno il libro al centro con le farfalle che gli danno dinamismo, e la fluorescenza dello sfondo accresce la luminosità della composizione.
Non è tutto, composizioni rettangolari molto compatte, senza gli spazi bianchi degli “sciami” di farfalle intorno ai libri, sono formati da ritagli a forma di farfalle di carte geografiche in “Mental geography” 2014 e “History of Italy” 2015, “Fiumi, Laghi , Mari e Oceani” 2017 e “Flutter Atlas” 2018, l’opera più recente esposta insieme a “The None Symphonies of Beethoven” anch’essa dell’anno in corso con le farfalle ritagliate su carta da musica.
Così conclude Di Capua: “Le farfalle, di cui questo artista ha così cura da crearle ad una ad una e di assieparle, spillandole, come bouquet di fiori, sono il simbolo della bellezza e, accompagnato da un fruscio coloratissimo, di un passaggio: la trasformazione, la vita breve, una porta stretta tra l’esistenza, la sua fine, e la rinascita”.
Giorgio Tentolini, la leggerezza delle maglie d’acciaio
Dalle farfalle alle maglie d’acciaio il passo sembrerebbe molto lungo, ma non è così, sono accomunate dalla leggerezza compositiva che accomuna i due artisti, come abbiamo detto all’inizio.
Comunque abbreviamo la distanza citando inizialmente i 14 strati di tulle bianco intagliati a mano della serie “Pagan Poetry”, del 2014, 3 tondi classici, “Meleager”, gli intarsi su carta pergamena, di Tentolini, 7 fogli di carta intagliati e sovrapposti a fondale nero su pergamena ne abbiamo 10 nel 2017, “Santa Maria dei Miracoli” e “Rovine del Foro”, “Capriccio architettonico” e la serie “Edge” sulle città, “Venezia”, “Arezzo” e “Siracusa”, “Cairo” e “New York”, e 5 nel 2018 su “Venezia” e “New York”, delicati bassorilievi che riproducono una o due persone che camminano viste per lo più di spalle.
Ma facciamo la conoscenza con Tentolini, dopo aver premesso questa sua linea artistica molto originale. Quarantenne, diplomato in Design e Comunicazione all’Università del Progetto di Reggio Emilia, dopo una formazione presso l’Istituto d’Arti Toschi di Parma. 15 mostre personali dal 2005 ad oggi, oltre 40 mostre collettive, dal 2002, anche all’estero, in particolare a Londra, Berlino, Amsterdam. Come per Gambino, la sua collaborazione con la Galleria Russo, iniziata nel 2017, ha portato le sue opere dall’inizio dell’anno in corso nella decorazione del “concept Hotel Elizabeth Unique”, nelle stanze, nella Hall e nei corridoi.
A parte le opere citate, la sua specialità è utilizzare un materiale ben più duro come le maglie d’acciaio sovrapposte, con il quale riesce a comporre volti e figure dando uno straordinario senso di leggerezza. Viste da lontano non sembrano fatte di maglie circolari annodate, ma appaiono il risultato di disegni ornamentali arabescati con ombreggiature. Le ombre invece sono date dall’addensarsi delle maglie che viene dosato in modo magistrale.
La perizia artigianale, per così dire, si associa alla creazione artistica nel produrre un risultato sorprendente per la sua assoluta unicità, tanto più se lo colleghimo all’effetto ottenuto utilizzando invece del materiale pesante e duro dell’acciaio quello leggero e morbido del tulle, e della carta pergamena.
Il curatore Di Capua le chiama “armature” e ne parla così: “Combina fragilità e resistenza, che sembra togliere e levare nell’attimo stesso in cui al contrario aggiunge, in un processo molto delicato in cui l’affiorare coincide con il velare e infine con il ri-velare”. Togliere e levare come nella concezione michelangiolesca della scultura che libera la figura imprigionata dal blocco di marmo, qui per realizzare i chiaroscuri che danno rilievo deve aggiungere maglie d’acciaio o strati di tulle e di carta pergamena.
In effetti sembra di avere dinanzi dei bassorilievi con le opere in tulle e pergamena sopra citate, e delle statue a tutto tondo con quelle in maglie d’acciaio. All’effetto scultoreo se ne aggiunge uno pittorico, per la ricerca della forma e dei chiaroscuri, la prima impressione è che si tratti di disegni ornati con arabeschi per creare le ombreggiature, mentre la rivelazione che non è disegno si ha avvicinandosi allorchè appare evidente l’addensarsi delle maglie d’acciaio o degli strati di materiale tenero.
Il curatore ne parla in questi termini: “Al netto di ogni divisione o sintesi di pittura e scultura, qui entra in gioco il disegno come origine, fonte e acme del fare artistico. Tuttavia è un disegno che ne contiene molti, è un’unità che si stratifica lentamente lasciando a noi i compito di scoprirla molteplice, volto indefinibile che quanto più appare tanto più si allontana”, effetto ottico straordinario cui se ne aggiunge un altro, per le maglie d’acciaio, dato dal materiale: “Accorrono, come un’increspatura di microbagliori sulla superficie, piccolissime onde metalliche e luminose a ingabbiarne/proteggerne l’essenza ombrosa”.
E’ l'”essenza ombrosa” a colpire in modo particolare, data dalle “cotte di maglie” ferrrose che avvolgono i corpi in una originalissima “tessitura”; mentre, quasi in senso inverso, è il vuoto insieme alla forma e al volume a comporre le figure. “Tentolini – è sempre Di Capua – tocca pensierose e ineffabili e classiche icone contemporanee rendendole misteriosamente grate al vuoto che le genera – la forma è vuoto, il vuoto è forma – inevitabilmente purificandole”.
Guardiamole queste icone contemporanee che ci circondano sulle pareti della Galleria Russo: ci sono quelle sui modelli scultorei classici, sembrano grandi statue che si confrontano con gli originali dei grandi maestriu dell’antichità, pur se con un materiale diametralmente opposto come le maglie d’acciaio rispetto al marmo; e i volti in primo piano, alcuni di soggetti classici, altri di giovaani moderni di cui vengono indicati semplicemente i nomi, fino agli occhi enormemente ingranditi.
Si ispira ai modelli classici la serie recentissima del 2018, “Pagan Poetry”, con le figure avvenenti e seducenti delle dee ed eroine, a partire nientemeno che dalla “Venere di Milo”, mutila come l’originale, la “Venere Cnidia” e la “Venere Capitolina”, l’ “Afrodite di Mrnophantos” e “L’Amitié”; e le figure imponenti e autorevoli dell’“Hermes Ludovisi”, l””Atleta tipo Monteverdi” e il “Torso maschile”.
Fanno parte della serie anche i volti in primo piano dell’ “Athena Lemnia” in due atteggiamenti, e dell”“Amazzone ferita”, “Flora” e “Antinoo Capitolino”, che hanno un parallelo nei citati tondi di “Apollo”, “Melanger” e “Roman Head” in tulle.
Tra i volti moderni troviamo “Cristiano (Youth)” e i visi femminili della serie “Elementi per una teoria delle Jeune_Fille”, del 2017, il titolo evoca una ricerca personale al di là dei riferimenti classici, per fissare i vari “movimenti” del volto . Ed ecco “Cecilia” ed “Anna Milo”, “Lisa” e “Victoria Gan”, “”Karol” e “Grace”, “Calin Joy”, Mesh” e “Simon”, mentre “Sui Hue” e “Neda” sono riprese nel “movimento 2”.
E’ una ricerca ancora più penetrante quella sui particolari degli occhi, in un primissimo piano l’occhio occupa un tondo di un metro di diametro: è la serie “Lapse”, sempre del 2017. Le “10 reti in metallo, intagliate a nano e sovrapposte a fondale bianco” formano l’occhio con la pupilla, le ciglia e la parte di sopracciglai sovrastante, sembrerebbe incredibile che con le maglie d’acciaio si possa dare corpo alla vista, eppure l’artista riescee a dar eespressioni diverse, lo vediamo in “Terzo sguardo” e “Quarto sguardo”.
Abbiamo anche un’immagine quasi fotografica, oltre quelle delle figure in tulle e pergamena e dei corpi statuari, dei primi piani dei volti e dei primissimi piani degli occhi, in maglie d’acciaio. Si tratta di “Burt Bacharach – Portrait in Music”. anch’essa in “10 reti di metallo intagliate a mano e sovrapposte a fondale bianco” ma con una “tessitura” più sottile e un’ombreggiatura più intensa, come risultato il busto del compositore è quasi nero. L’opera è del 2018, che prepari un ulteriore sviluppo nell’uso di una tecnica originalissima in cui forse c’è ancora tanto da esplorare? E’ un interrogativo che lasciamo aperto.
Scomporre e ricomporre
Descritte le opere dei due artisti nella loro radicale diversità si possono apprezzare ancora meglio gli elementi comuni sottolineati dal curatore Di Capua. Abbiamo anticipato quello della leggerezza, che dà il titolo alla mostra ispirando il “Doppio volo”. Ma ce n’è un altro, i componenti di composizioni così originali sono minuti: “Tutto è piccolo, se ci fai caso. Voglio dire che qui agiscono elementi capaci di disaggregare e di ricomporre pazientemente qualcosa di importante – una terra, anzi la Terra, o un volto – mostrandoci come tutto è composto e, magari, proprio per questo vuoto, impermanente”. Per concludere: “Mi colpisce soprattutto, sia in Giorgio Tentolini che in Michael Gambino, questa cura e passione per ciò che pur minuto disegna il grande”. In altre parole: “Qui abbiamo due artisti che dell’arte, e dei pensieri che in qualche modo le si addensano attorno, amano e contano e raccontano alcune particelle elementari”.
Del resto, non è fatto di atomi, a loro volta composti da elettroni e neutroni, anche l’infinitamente grande? Ma qui abbiamo la “cucitura” magistrale, di maglie d’acciaio, strati di tulle o carta pergamena, che ci sembra assolutamente inedita. E con risultati che ci sono apparsi spettacolari. Attendiamo fiduciosi che l’evoluzione in corso ci dia nuove sorprese.
Info
Galleria Russo, via Alibert 20, Roma. Aperta il lunedì dalle ore 16,30 alle 19,30, dal martedì al sabato dalle ore 10 alle 19,30, domenica chiuso. Tel. 06.6789949, 06.60020692 www.galleriaarusso.com, . Catalogo “Doppio volo. Giorgio Tentolini, Michaerl Gambino”, a cura di Marco Di Capua, Manfredi Edizioni, maggio 2018, pp. 120, formato 22,5 x 22,5, dal catalogo sono tratte le citazioni del testo. Per la mostra citata alla Galleria Russo di celebrazione di Shakespeare con opere di 7 artisti (tra cui Michael Gambino), cfr. il nostro articolo in questo sito il 25 aprile 2016.
Foto
Le immagini sono state riprese nella Galleria Russo alla presentazione della mostra, si ringrazia il titolare della galleria, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Di Michael Gambino: in apertura, “Planisfero” 2013; seguono “Flutter Atlas” 2018, e “Le Americhe. Effetto farfalle” 2013; poi, “History of Italy” 2015, e “The Pocket World” 2015; quindi, “Ritratto di William Shakespeare” 2016, e “Royal Academy, 1902” 2015. Di Giorgio Tentolini, del 2018, “Amazzone ferita” e “Venus Cnidia” con “Afrodite di Menophantos”; inoltre, “Flora” e “Venus Cnidia” con “Venere di Milo”; ancora, “Meleager” 2014, e “Atleta tipo Monteverdi” con “Hermes Ludovisi” e “Torso maschile”; in chiusura, “Christiano (Youth)”, con “Cecilia” e “Amazzone ferita”..