di Romano Maria Levante
Al Palazzo Esposizioni, dal 27 febbraio al 1° luglio 2018, la mostra“Human + Il futuro della nostra specie” presenta una serie di evidenze sulle realizzazioni tecnologiche nelle direttrici scientifiche più avanzate riguardanti in particolare il potenziamento delle capacità umane e le prospettive dell’esistenza con tutte le implicazioni della rivoluzione già in atto che anticipa il futuro. La mostra, realizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo, con un Team curatoriale di 9 membri e un Comitato consultivo con 46 componentiè, a cura di Cathrine Kramer, che ha curato anche il catalogo bilingue.
Il Palazzo Esposizioni prosegue nella sua meritoria attività volta di approfondimento e divulgazione, di tematiche legate al mondo scientifico : da “Astri e particelle” e “Darwin” del 2009 a “Dna” del 2017 attraverso “Meteoriti”, “Numeri” e “Cibo” del 2016.
Ora è il turno di “Human +” proiettato nel “futuro della nostra specie”, come recita il sottotitolo: futuro evocato attraverso avveniristiche ricerche e sperimentazioni scientifiche evocate attraverso le evidenze progettuali delle sofisticate tecnologie e dei campi di applicazione sempre nuovi, documentate in modo esauriente nei pannelli illustrativi.
I traguardi raggiunti dalla scienza – come spiega il Commissario del palazzo Esposizioni Innocenzo Cipolletta – vengono presentati “in parallelo ad altri aspetti della cultura contemporanea”, dato che “l’arte fa da ponte con la scienza dando una diversa interpretazione della realtà, sollecitando interrogativi e un approccio dialettico”. Ciò che viene evidenziato soprattutto sono le potenzialità dell’essere umano, in gran parte inespresse, e la possibilità di mobilitarle per “un futuro migliore con vantaggi che sino a poco tempo fa erano solo un’utopia”.
Il potenziamento delle facoltà umane al centro della mostra
Punto centrale di “Human +” è il potenziamento artificiale delle facoltà umane, realizzato anche attraverso protesi e interventi più o meno invasivi, che non deve essere visto come un fatto inedito connesso agli eccessi del modernismo, perché dalla scrittura agli occhiali alle lenti a contatto si è sempre fatto così con le tecnologie esistenti al momento, che oggi hanno moltiplicato la loro straordinaria potenza. L’uso della tecnologa per progredire ha favorito la crescita della popolazione umana, dai 200 milioni di 2000 anni fa agli attuali 7 miliardi, in condizioni di vita di gran lunga migliori.
D’altra parte, come ha ricordato la ricercatrice Juliana Adelman, intervistata dal curatore della mostra, “siamo una specie come un’altra che deve soddisfare esigenze specifiche per sopravvivere, Gli esseri umani si sono dimostrati incredibilmente adattabili e così hanno avuto un successo straordinario nel gioco della sopravvivenza”. ma oggi le cose sono diventate più difficili: “Oggi abbiamo di fronte un futuro che sembra mettere a repentaglio proprio questo successo”. Cita l’esplosione demografica, l’impoverimento dellei i cambiamenti ambientali globali che “lasceranno tutti un segno indelebile sul futuro della nostra specie”. E si chiede: “L’ingegno umano riuscirà a trovare una via d’uscita dalla nostra situazione attuale?
Secondo Mc Luhan “la tecnologia è la cosa più umana che abbiamo”, come estensione di noi stessi tale dar aumentare le nostre capacità ma anche da moltiplicare le nostre ansie perché al cambiamento non corrisponde sempre un effettivo progresso. Ed è proprio questo un nodo cruciale che il titolo della mostra evoca aggiungendo un + ad “Human” nel senso di dare una direzione positiva all’azione della tecnologia.
Viene evocato il rischio che l’ampliamento artificiale di certe capacità può comportare la perdita delle abilità tradizionali, E sulle abilità viene sottolineato che sono proprio i diversamente abili, colpiti da minorazioni fisiche, ad essere le avanguardie delle tecnologie di potenziamento effettivamente impiegate; al punto da ipotizzare delle Olimpiadi Extraspeciali riservate a coloro che vengono dotati di superpoteri con protesi particolarmente avanzate; già nell’atletica abbiamo visto come le protesi a gambe di ghepardo sostitutive degli arti inferiori fanno superare del tutto un handicap motorio apparentemente incolmabile.
Oltre ai diversamente abili un importante campo di applicazione è quello militare soprattutto negli USA per i reduci dalle guerre, in particolare iraq e Afghanistan che hanno riportato gravi mutilazioni per le quali vengono studiate protesi non soltanto meccaniche ma anche neurali controlla te da un’interfaccia cervello-computer.
Le linee di sviluppo maggiormente esplorate sono quelle del trapianto degli organi, tanto che è stato istituito il “New Organ Prize” che si propone di assegnare 10 milioni di dollari a chi trapianterà un nuovo organo entro il 2020. Il movimento transumanista è impegnato per il prolungamento della vita e della giovinezza, anche attraverso le cellule staminali che permettono di creare parti del corpo da sostituire a quelle deteriorate con l’età ed i cloni, finora evocati nella letteratura fantascientifica.
Viene ipotizzato che l’Homo sapiens sarà superato dall’Homo evolutus , in grado di controllare il proprio destino biologico, del resto le conoscenze sul DNA e sulle possibilità di modificarlo pongono già su questa strada. ma non vengono ignorate le conseguenze sul piano sociale, ecologico e ambientale che fanno ritenere utopiche le prospettive avveniristiche di prolungare la vita in modo indefinito mediante la medicina rigenerativa.
Se questo è vero, non può essere nascosto neppure quello che viene definito “il rovescio della medaglia del principio di precauzione”, cioè “i costi e l’etica dell’inazione” insita nella volontà autolesionista di “non perseguire i miglioramenti del benessere umano nei modi desiderati da individui o gruppi, fatto sempre salvo, ovviamente, che questi miglioramenti non violino i diritti degli altri”.
Tanto più che nel momento attuale le possibilità sono moltiplicate – come ha detto Charles Spillane,docente e ricercatore, anche lui intervistato dal curatore della mostra – “per via dei progressi tecnologici convergenti nel campo della robotica e delle nanotecnologie, dell’informatica, con l’intelligenza artificiale, delle scienze cognitive e delle biotecnologie”, considerando che “le tecnologie convergenti tendono a generare innovazioni rivoluzionarie” che offrono “entusiasmanti possibilità per il potenziamento umano”. .
Dopo queste anticipazioni, la presentazione della mostra conclude così: “A metà tra un negozio di dolciumi e una farmacia, “Human+” ci propone un mondo di pillole, promesse e protesi alla Alice nel paese delle meraviglie. I progetti in mostra sottolineano la natura fragile e imprevedibile dei possibili percorsi futuri, invitandoci a riflettere sui diversi aspetti , costi e conseguenze inattese del potenziamento dell’essere umano”.
in sostanza vengono presentati progetti in fase avanzata di realizzazione che danno un’idea sulle prospettive concrete di potenziare le capacità umane e pongono al contempo l’accento sulle scelte che dovranno venire compiute, soprattutto a livello collettivo perché sul piano individuale già avvengono, se si considera il numero di coloro, peraltro sempre più ridotto, che rifiutano computer e posta elettronica subendo in tal modo, più o meno consapevolmente, limitazioni nella vita personale e professionale.
E, aspetto di particolare interesse per un sito culturale, la rassegna tecnologica è corredata da opere di artisti, la cui importanza va oltre la mera testimonianza. Infatti, la prospettiva “basata totalmente, o quasi, su una idea di progresso basata totalmente, o quasi, su un’idea di progresso all’insegna dell’idea di miglioramento tecnologico” viene opportunamente integrata, se non corretta: “A ben guardare – afferma Valentino Catricalà di “Mondo digitale”– , una nuova rilettura di questa visione può partire proprio dagli artisti selezionati nella sezione italiana di questa mostra, il cui principio di selezione si è basato soprattutto sul tentativo di dare uno sguardo nuovo,più contemporaneo, a questi fenomeni”.
Protesi e interventi, strumenti e robot, macchine e cyborgismo
“Capacità aumentate”, la 1^ sezione della mostra, riguarda i metodi fisici, chimici e biologici che possono essere adottati per potenziare la mente e il corpo. Sono presentate diverse protesi, tra quelle realizzate alcune sostituiscono parti del corpo deficitarie, altre servono a potenziare le prestazioni della persona, fino al congegno che stimola emozioni particolari.
La prima protesi presentata è quella in fibre di carbonio modellata sulle Gambe del ghepardo per Aimee Mullins, nata senza peroni, con le gambe amputate sotto al ginocchio. Era destinata a una sedia a rotelle mentre ai giochi paraolimpici del 1996 ha stabilito addirittura i record mondiali dei 100, 200 metri piani e salto in lungo, è sfilata sulle passerelle di moda e nel 2011 è diventata ambasciatrice globale per una grande casa di cosmetici, l’Oreal Paris, una icona positiva.
Sono esposte anche le Protesi a basso costo del programma FabLab, dell’House of Natural Fiber Sprint,in particolare regolabili per gli arti inferiori a un costo di produzione addirittura inferiore a 50 dollari, in tal modo offrono la possibilità di far fronte a una domanda di protesi in forte crescita ostacolata dagli alti costi che invece vengono abbattuti.. Gli utenti finali sono coinvolti nel progetto realizzato con una rete globale di altre 400 FabLab, che va, MIT di Boston ad Amsterdam, da Nuova Delhi all’Indonesia.
Nello stesso campo incontriamo il “Progetto per arti alternativi” creato da una designer di protesi ortopediche, Sophie de Oliveira Barata su sollecitazione di una ragazza, Polyanna Hope, che ogni anno le chiedeva una protesi diversa, e di una cantautrice e modella, Vikatoria Modesta, che le commissionava protesi alternative per la gamba sinistra amputata in grado di cambiare la percezione della disabilità valorizzandola come bellezza, ha progettato anche un braccio bionico.
Sulla bellezza, “Tagliare lungo la linea” mostra la performance dell’artista Regina José Galindo, che ha fatto evidenziare con un pennarello da un famoso chirurgo plastico venezuelano, Billy Spence, le parti del corpo che avrebbe modificato per raggiungere i canoni della bellezza, in tal modo il corpo viene paradossalmente decostruito in forme astratte su aspettative irrealistiche.
Impressionante la provocazione del performer anticonformista americano Bryan Lewis Sauders che dal 1995 dipinge “Un autoritratto al giorno”, ne ha realizzati 10.000 e intende proseguire ponendosi al centro delle raffigurazioni del mondo, e per meglio esplorare la percezione di se stesso lo ha fatto anche assumendo ogni giorno droga e .registrando i suoi cambiamenti correndo gravi rischi.
In questa ricerca che va fino all’autolesionismo si inserisce l’“Impianto a Los Angeles del terzo orecchio dell’artista Serlac”nel braccio sinistro per il progetto “Extra Ear” in una serie di grandi fotografie dell’australiana Lina Sellars della serie “Obliquo” che è “situata tra il teatro chirurgico e la teatralità del barocco”.
Un “Casco deceleratore”,di Lorenz Potthast, esposto in mostra, dà una “percezione personalizzata” al rallentatore che muta il rapporto con il tempo nel divario verso la percezione temporale, nelle modalità “Auto” automatica, “Press” scelta autonoma, “Scroll” in sequenza scorrendo nel tempo.
Si può indossare anche la “Macchina Avatar”, di Marc Owens, che trasmette scene di vita reale come fossero di una terza persona in una “visione extracorporea di se stesso in tempo reale”, mescolando spazi reali a spazi virtuali che sono regolati da norme e comportamenti sociali diversi.
Ugualmente indossabili i prototipi della serie “Superpoteri animali”,di Chris Woebken e Kenichi Okada, con i quali si possono acquisire le capacità straordinarie, ad esempio, degli uccelli e delle formiche, a seconda dell’apparato scelto, migliorando così il proprio rapporto empatico con questi esseri.
Ci si avvicina così alla disumanizzazione tecnologica del Cyborgismo attraverso il “Braccio sismico e la testa sonocromatica”realizzati dalla Cybor Foundation applicando la cibernetica alla biologia. L’antenna installata nel cranio del fondatore, Neil Harbisson,gli fa percepire i colori visibili e invisibili come onde sonore anche provenienti da televisione, cellulari, Internet. e i terremoti.
“NoBody’s Perfect”, che conclude la sezione, è un documentario del regista tedesco Niko Von Glasgow, sulla paradossale proposta a 11 colpiti dalle deformazioni del Talidomide di posare nude per un libro fotografico in grado di evocare curiosità, entusiasmo od orrore secondo i casi con cui hanno reagito a tale proposta.
Relazioni umane e tecnologiche in ottica avveniristica
La 2^ sezione, “Incontrare gli altri”, è sull’invadenza nella vita dell’intelligenza artificiale, . e si apre con “Area V 5”, di Louis.Philippe Demers, ul dialogo con le macchine mediante gli occhi e il disagio creato dai robot.
Due “Robot indisciplinati”, di Heidi Kumao, rovesciano il tradizionale concetto delle macchine perfette e ubbidienti e si ribellano ad ogni indicazione comportandosi in modo del tutto incontrollabile.
Ma c’è anche il primo libro scritto da un computer, “True Love” una variante di Anna Karenina in cui l’intelligenza artificiale ha cercato di rendere in vero amore basandosi su 17 classici smembrati e ricomposti nel 2008 in un’opera del tutto nuova dal caporedattore russo Alexander Prokopovic.
Si torna agli animali e agli Avatar con “Tardigotchi”, un microorganismo vivente e un suo Avatar artificiale convivono in una sfera di ottone, ma hanno comportamenti differenti pur se correlati, autori gli artisti Douglas Easterly e Matt Kenyon con il progettista Tiago Rorke.
Un “Dispositivo empatico improvvisato“, degli stessi autori ora citati, traduce i dati del sito web sul numero di soldati americani uccisi in punture al braccio dell’utente per mantenere viva la sua attenzione ad ogni messaggio.
Impressionanti le immagini dei robot ritratti nei laboratori di ricerca dal francese Yves Gellie, , sono denominati “Versione umana 2.0” per il loro aspetto umanoide non solo esteriore, entreranno nella vita quotidiana.
“Utopia di chi?” è un video dell’artista multimediale cinese Cao Fei che mostra il contrasto tra aspirazioni dei lavoratori e vita quotidiana, in un sistema in cui mentre le macchine sono dotate di intelligenza, gli uomini sono portati ad agire come macchine rinunciando alla propria creatività.
In un ambiente artistico è nata anche “La macchina per essere un altro”, del BeAnotherLab, che fa vivere esperienze altrui come le proprie mediante un visore con il quale si osserva il mondo “nei panni degli altri”.
E’ ispirata anch’essa alle relazioni sociali, questa volta molto strette, la “Teledildonica per relazioni a distanza”,della Kiiro di Amsterdam, vicina al quartiere a luci rosse: consente “rapporti sessuali tattili via computer”, assicura la Kiiro, “potrai connetterti intimamente con chiunque, dovunque”.
I rapporti con l’ambiente e la natura
Dal rapporti personali a quelli naturali, nella 3^ sezione, “Essere artefici del proprio ambiente”, il “Progetto di impollinazione umana” dell’americana Laura Allcorn con il kit per l’impollinazione manuale fa sentire la responsabilità di sostituirsi alle api per assicurare la necessaria impollinazione.
E rispetto alla natura va fronteggiata la possibile carenza di cibo rispetto alla sovra popolazione, con “Foraggeri” dei britannici Anthony Dunne Fiona, dispositivi di biologia sintetica per realizzare “batteri dello stomaco” in grado di incrementare i valori nutritivi degli alimenti sempre più scarsi.
Sempre in campo alimentare “Il nostro pane quotidiano”,un film di Nikolaus Geyrhalter con cui vengono mostrati i sistemi e le tecnologie delle moderne aziende per massimizzare la produzione.
Un altro film dello stesso autore presenta uno scenario sulla fragilità della vita umana con la fine dell’era industriale, la disgregazione e desolazione del pianeta, si intitola “Homo sapiens”.
L’impatto dei progressi della scienza, e delle biotecnologie, con l’interazione tra cultura e natura è al centro della rassegna di “Organismi europei”, per lo più geneticamente modificati, del Center for PostNatural History, che fa riflettere sulla loro diversità nella storia naturale e postnaturale.
In “Nuova città: macchine di produzione umana e post-umana” il regista cinematografico australiano Liam Young presenta immagini urbane con le profondi distorsioni indotte dalle nuove tecnologie, una fabbrica sconfinata con schiere di robot e il corpo umano è come una macchina.
La genetica del futuro, la durata della vita
Nella 4^ sezione, “La vita ai limiti”, ci si pone l’interrogativo sui limiti della manipolazione genetica negli organismi viventi, si inizia con le manipolazioni del corpo umano, nelle “Trasfigurazioni”di Agatha Haines si vedono 5 sculture di neonati su cui si è intervenuti. chirurgicamente per modificare il loro corpo positivamente, evidenti i problemi etici e non solo.
Dopo questa problematica, quella dei “Futuri riproduttivi” di Zoe Papadopoulou e Anna Smajdor, esplora i mutamenti indotti dalle metodologie di procreazione assistita e dalle tecniche genetiche, come i gameti artificiali da cellule staminali,da cellule somatiche incidenti sull’origine della vita.
Le “Bambole scacciapensieri semiventi”sono sculture di ingegneria tissutale realizzate dal 2000 dal “Tissue Culture and Art Project”, si tratta dell’uso delle cellule viventi per rigenerare tessuti e, potenzialmente, organi, le bambole sono il simbolo di una fase ancora carica di dubbi e di speranze.
Speranze che riguardano anche la possibilità di rallentare fino a invertire l’invecchiamento Il progetto di Jaeim Paik esplora le conseguenze familiari e sociali di “Quando vivremo fino a 150 anni”, con sei generazioni che si troverebbero a vivere insieme e gli inevitabili modelli alternativi.
Abbiamo specularmente la problematica dell’interruzione anticipata della vita con le “Montagne russe eutanasiche”,macchine che con le accelerazioni e rallentamenti visualizzano i diversi effetti, dall’euforia al brivido nella “scultura cinetica” del “viaggio fatale”, autore Julijnas Urbonas.
L’eutanasia e anche la fine naturale dell’esistenza evocano “La vita dopo la morte”, non sul piano religioso ma tecnologico, viene mantenuta in una batteria a secco che raccoglie e mantiene il potenziale elettrico del corpo, in questo modo James Auger e Jimmi Loizeau hanno reso possibile conservare la propria energia o quella dei propri cari se si vuole la certezza di mantenere la vita.
L’umanità nelle sculture cinetiche e digitali e nelle macchine
E siamo alla patte artistica della 4^ Sezione dal titolo “Umano, sovrumano”. che inizia con “Ghostwriter”, del collettivo Aos di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, che scrive la nostra autobiografia a nostra insaputa con algoritmi che utilizzano i frammenti del nostro essere digitale attraverso le tracce che lasciamo nei social network, e mail, carte di credito, ecc.
Questo evoca il controllo della nostro immagine sulla rete, cui è dedicata “Obscurity”del net-artist Paolo Sirio, che ha clonato i principali siti web per nascondere le informazioni su 15 milioni di arrestati negli Usa sfuocando le immagini all’insegna di un loro diritto alla “privacy”.
Siamo invece nella “tortura programmata” della macchina informatica con “J3RR1”, del gruppo romano “None collective”, è sottoposta a stress continuo e cerca di migliorarsi senza sapere come.
Ed ecco la scultura cinetica “Leonardo sogna le nuvole”, di Donato Piccolo, che riproduce il volto di “Guerriero” di Leonardo da Vinci, ritenuto il suo, muove le labbra ed espelle fumo, con un atteggiamento disteso in rapporto sereno con la macchina, e non potrebbe essere altrimenti.
Dello stesso autore “Sebastiano (il Nottambulo)”,scultura ispirata al modello del ritratto ancora di Leonardo da Vinci, con la figura piegata e dei pennarelli che disegnano mossi da bracci robotici, vari significati filosofici insieme al segno dell’accoglienza della tecnologia fino a scherzarci sopra.
Altri bracci robotici in “Equilibrium variant”, di Roberto Pugliese, questa volta c’è un microfono da un alto del braccio, dall’altro uno speaker in un rapporto uomo-macchina in cui si cerca di continuo un equilibrio sempre instabile attraverso due bracci robotici che si rincorrono incessantemente.
Si torna alla scultura, questa volta digitale, con “Matter”, dell’artista visivo londinese Quayola, un blocco di materia che muta continuamente, passando da varie forme all’informe, si tratta del “Pensatore” di Roden, definito “il corpo della tradizione scultorea occidentale”, e in quanto tale metafora di noi stessi e del sottile confine tra percezione razionale e visiva, formale e informale.
Abbiamo citato tutte le realizzazioni presentate in mostra in modo quanto mai coinvolgente, in una sorta di galleria tecnologica che apre gli occhi su quanto di avveniristico viene esplorato e fa anche riflettere sulle prospettive e insieme le incognite che si aprono nel futuro che è già iniziato.
Info
Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, Roma, Catalogo “Human +. Il futuro della nostra specie”, a cura di Cathrine Kramer, Azienda Speciale Palaexpo, Science Gallery at Trinity College of Dublin., pp- 160. formato 17 x 23, dal Catalogo sono tratte le citazioni del testo. Per le precedenti mostre al Palazzo Esposizioni su temi scientifici cfr. i nostri articoli, in questo sito: