di Romano Maria Levante
Alla galleria RvBArts in via delle Zoccolette 28 all’ “Antiquariato Valligiano” nella vicina via Giulia 193 a Roma, la mostra “Young Sicilians” espone dal 14 maggio al 20 giugno 2015 opere di 7 giovani artisti e di Nicola Pucci, nel programma “Accessible Art” con il quale la titolare Michele von Buren intende portare l’arte nelle case e nelle famiglie con scelte che la rendono accessibile economicamente e compatibile con gli ambiti familiari. Gli artisti sono: Calò e Citarrella, Fiorentino e Geraci, Pucci e Ignazio Schifano, Stuto e Signorelli. La mostra è organizzata e curata da Michele von Buren, presentazione critica di Viviana Quattrini.
Questa volta l’arte accessibile presentata alla galleria RvB Arts è quella di 7 giovani artisti siciliani capitanati, per così dire, dall’affermato Nicola Pucci. Continua la sfida coraggiosamente lanciata da Michele von Buren di promuovere artisti da lei selezionati inserendo le loro opere in un mercato dinamico che si apre alle scelte aperte alle famiglie normali per nobilitare l’arredo delle loro case.
E’ un’opera meritori di cui abbiamo parlato ampiamente in precedenza commentando le numerose esposizioni realizzate in tempi ravvicinati e descrivendo le opere della vera e propria scuderia di artisti costituita presso RvB Arts, forte di 20 pittori, 5 scultori, 13 fotografi artistici. Alcuni di loro restano presenti con le proprie opere nell’ambiente attiguo a quello espositivo, contribuendo a quel clima familiare e accogliente che si ripresenta ogni volta al visitatore.
I 7 giovani artisti siciliani
Possiamo passare, quindi, alla descrizione della galleria di opere presentando i singoli artisti, lasciando per ultimo, dulcis in fundo, il “capitano” Nicola Pucci. Sono composizioni molto diverse, dall’etereo al materico, dall’evanescente al coloristico, che compongono nell’insieme una gamma quanto mai varia di stili e soggetti, gradevole alla vista e stimolante per i contenuti.
Colpiscono i volti di Sergio Fiorentino, figure in un opale evanescente come ologrammi di apparizioni misteriose. E’ ritratta la bellezza allo stato puro nella sua perfezione, fino a sublimare le immagini in una luminosità che, osserva Viviana Quattrini nella presentazione, “le astrae dal tempo e dallo spazio eternandole in una dimensione ultraterrena”.
Presenta dei volti anche Roberto Calò, due maschili “Lux XV” e “Lux XVI” e uno femminile più sfumato, “Anima densa”, insieme a dei corpi, come “Il mangiatore di nuvole”, ma la luce non è un’opalescenza irreale bensì una fonte intensa e dorata che avvolge le figure e dà loro sostanza materiale. Per l’artista l’opera d’arte è una sorgente, una manifestazione di energia, la luce ne è la fonte. Sono corpi che irradiano la luce e volti “in espressioni estatiche di ascendenza ellenistico-barocca”, sempre nella presentazione della Quattrini.
Al barocco, anzi a precise opere d’arte in questo stile, si ispira anche Nicoletta Signorelli, con un impasto pittorico molto denso dal punto di vista materico – si vedono le forti pennellate schizzate più che distese – e intenso dal punto di vista cromatico. Spiccano tra gli altri esposti nella galleria, il “Chierichetto”, viso drammatico come l’Eva di Masaccio, e “Raccapriccio”, in un bicromatismo enigmatico; “Dafne”, figura inquieta in movimento, e “Davide contro Golia”, con i diversi rossi in un crescendo drammatico.
Dai volti e dai corpi ai paesaggi con i due “Paesaggio e segno I e II” di Ignazio Schifano, che utilizza tecniche derivate dal restauro con un’accurata scelta dei materiali. Nelle due opere il cielo tempestoso e la terra tra vegetazione e acqua sono come in un vortice in cui l’elemento atmosferico e quello emotivo si uniscono nel creare un clima di magia: “Una mongolfiera si libra così nel cielo garantendo una via di fuga verso l’immaginario”, è il commento ispirato della Quattrini.
Con Simone Geraci i due soggetti che abbiamo visto finora, volti e paesaggi, coesistono nello stesso dipinto immersi in un’atmosfera misteriosa, in due comparti affiancati. Il volto è femminile, di fronte o di profilo, nello scomparto a destra o a sinistra in una compostezza ieratica che sottende turbamenti dell’animo i quali trovano rispondenza nel paesaggio tempestoso: l’atmosfera è di grande suggestione, con il blu e il nero che compongono i tre “Notturni” dipinti a olio su ardesia.
Anche per i corpi abbiamo una totale trasposizione, rispetto alle immagini dense di luce prima commentate: sono i “Disegni” di Simone Stuto, .che traccia figure abbozzate schematicamente con linee nette e grovigli di segni, deformate fino a diventare inquietanti, esprimendo attraverso la corporeità lo stato d’animo alterato con una forza rappresentativa di marca espressionistica. Così la Quattrini: “L’artista ne mette in risalto le particolarità attestando così il loro grado di alienazione in una società che ragiona per stereotipi e in preda a una crisi di valori”.
Se questa è denuncia sociale , la troviamo anche nelle sculture di Luigi Citarrella, intitolate polemicamente “Nature morte”, in effetti sono figure animali distese a terra morte vittime di una crudeltà da condannare senza appello, e l’artista lo fa con un realismo coinvolgente. La Quattrini rivela che “il carattere viscerale delle sue creature nasce dallo studio dal vero di animali macellati e decapitati”.
Ben diverso il modo di rappresentarli di Nicola Pucci, che li vede nella loro massima potenza. Ma sull’artista ci soffermeremo per inquadrare le opere esposte nella sua più ampia poetica artistica citando anche altri suoi dipinti visti in esposizioni precedenti, come quella tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 al Museo Carlo Bilotti, all’Arancera di Villa Borghese; e .la personale in questa stessa galleria del giugno 2013 da noi commentata a suo tempo.
Nicola Pucci, grandi animali e circoli surreali
I dipinti di animali dell’artista sono insieme potenti nelle loro pose orgogliose e imponenti nelle loro proporzioni rispetto alla composizione.
Animali da soli, come il “Gallo” rappresentato quale simbolo araldico rampante dalla cresta dritta su supporto di alluminio al posto della tela, o il “Toro” rampante o lanciato a testa bassa alla carica; fino ai “Cani” che giocano a mordere un specie di orsacchiotto di peluche, a alle “Galline”.
Oltre che da soli gli animali sono raffigurati con figure umane come dei totem e dei feticci, in particolare nella serie “Incontri “ dove gallo e toro affiancano un bambino o un sensuale nudo femminile disteso, quasi la Pasifae del Minotauro. Incombono in proporzioni gigantesche in “Donna con galli”, gli animali sono visti come due immense forme araldiche intorno a una piccola figura femminile con archi e colonne tortili di una chiesa, che si avvitano come le penne dei galli; e in “Bambino con leoni”, con il bimbo c’è la grande fiera e il suo cucciolo, mentre in “I tre boxer” l’artista gioca sulle parole assimilando i due pugili con guantoni al cane boxer. Fino all’assimilazione mimetica dell’“Uomo gallo”, sempre nella serie “Incontri”.
Le sue figure animali sono enigmatiche nella loro invadente presenza, spesso hanno un significato allegorico nella loro monumentalità e teatralità. Viviana Quattrini vede “situazioni caratterizzate da un’atmosfera di sospensione, isolamento e minaccia. Le sue opere ci consegnano una realtà volutamente distorta dove qualcosa sta per accadere ma viene costantemente bloccata in una dispersione spazio-temporale”. Giusi Diana, curatrice della mostra del 2008-09 al Museo Billotti, commenta a sua volta: “Bisogna osservare che in queste composizioni gli animali, nonostante le proporzioni gigantesche, non hanno alcunché di minaccioso, anzi sembrano esercitare una sorta di benevola protezione sull’individuo, in un ruolo simile all’angelo custode nella tradizione cristiana”; o meglio al gigantesco coniglio bianco nel celebre film cult del 1950, “Harvey”.
Interpretazioni diverse, come diverse le reazioni in osservatori dalle diverse sensibilità, i quali possono provare, a seconda delle immagini e delle sensazioni, un senso di minaccia o di protezione.
Dalla assimilazione uomo-animale allo sdoppiamento del soggetto o di due diversi soggetti nella serie “Fusioni”, secondo un procedimento così descritto da Giusi Diana: “Si tratta di ritratti realizzati adoperando una tecnica particolare che consiste nel dipingere due opere distinte ma complementari, due versioni dello stesso soggetto, o di due soggetti diversi, colti in diverse espressioni fisognomiche. Dopo essere stati tagliati a strisce sottili, i ritratti ricomposti (‘fusi’ insieme) danno origine ad una nuova inquietante unità identitaria”.
Questo sarà inquietante, ma non lo è da meno l’“Uomo gallo”, al di là della evidente metafora. “Il risultato, per l’effetto retinico che produce, appare vicino ai procedimenti della Op Art, mentre la duplicità insita in questo genere di immagine rimanda a riflessioni psicoanalitiche”.
Non sono in questa mostra, ma non possiamo non citarle, alcune opere della serie “Circoli”, un vero sigillo dell’arte di Pucci, con la circolarità alla rovescia, così interpretata da Giusi Diana: “La disposizione in cerchio del gruppo umano secondo un ordinamento centrifugo e non centripeto,come ci si attenderebbe, rivela un atteggiamento solo in apparenza comunicativo, evocando il malessere connesso a dinamiche di interrelazione sociale autistiche e spersonalizzanti, caratteristiche della società contemporanea; mentre l’omogeneità tipologica dei soggetti raffigurati sottolinea la perdita progressiva dello specifico identitario dell’uomo del nostro tempo, acuita dal diffondersi di uno stile di vita sempre più globalizzato”.
In pratica, l’artista raffigura diverse persone, tra 7 ed 8, sedute in circolo sulle sedie, ma rivolte all’esterno e non all’interno, in una incomunicabilità evidente: gli uomini in “Lettura quotidiana” sbirciano ognuno il giornale dell’altro, i loro sguardi divergono, le donne in “Passaparola”cercano di parlarsi ma sono poste di schiena l’una rispetto all’altra, il carattere surreale della “ronde” è accresciuto dalla loro nudità.
E’ esposto nella mostra attuale “Controllori di volo”, anche qui circolarità alla rovescia ma meno accentuata, quattro uomini in piedi e non seduti, con intorno uccelli che volano, un titolo che gioca sulle parole come quello dei “Tre boxer”, un tocco di umorismo oltre l’alienazione esistenziale.
Circolarità e movimento espressi da queste ultime opere citate, insieme alla potenza cromatica e compositiva delle prime sono le costanti dell’arte di Nicola Pucci: andavano richiamate tutte per la statura dell’artista e la conseguente valorizzazione che ne riceve la mostra nel presentarlo idealmente alla guida dei 7 giovani artisti siciliani.
Info
Galleria RvB Arts, via delle Zoccolette 28 e “Antiquario Valligiano” , via Giulia 193, Roma, orario di negozio, domenica e lunedì chiuso, ingresso gratuito. Tel. 335.1633518, info@rvbarts.com; http://www.rvbarts.com. Cfr, in questo sito, i nostri 10 precedenti articoli sulle mostre di “Accessible Arts” organizzate da Michele von Buren alla galleria RvB Arts: nel 2015 il 3 aprile, nel 2014 il 17, 27 giugno e 14 marzo, nel 2013 il 5 luglio e 21 giugno, 26 aprile e 27 febbraio; nel 2012 il 10 dicembre e 21 novembre. L’articolo del 21 giugno 2013 è sulla personale di Pucci.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante nella galleria di RVB Arts alla presentazione della mostra, si ringraziano gli organizzatori, in particolare Michele von Buren, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. In apertura, un toro di Nicola Pucci; seguono, un perfetto volto femminile di Sergio Fiorentino; poi, un ispirato volto maschile di Roberto Calò, e un drammatico volto di Nicola Signorelli; quindi, un paesaggio sfumato di Ignazio Schifano e un dittico volto-paesaggio di Simone Geraci; in chiusura, galline di Nicola Pucci.
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