di Romano Maria Levante
Al Vittoriano si presentano la Grecia dal 16 al 26 febbraio, la Germania dal 18 febbraio al 4 marzo 2015, con due mostre realizzate – come le altre del programma “Roma verso Expo” – da “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia. Nelle due mostre parallele vediamo una metafora della sfida per le concessioni in materia finanziaria richieste dalla Grecia per superare la crisi e restare nell’Euro, negate con rigidità dalla Germania, perciò la definiamo un’accoppiata che appare significativa. La mostra della Grecia è nel lato Fori Imperiali, quella della Germania nel lato Piazza Ara Coeli.
Quali aspetti dei due paesi sono messi in evidenza, per qualificarne l’immagine? Per la Grecia saremmo indotti a pensare ai grandi capolavori della classicità, dalle sculture alle architetture dei templi, per non parlare della letteratura, e la presenza tra i visitatori del consigliere del Presidente della Repubblica per la conservazione del patrimonio artistico Louis Godart ci ricorda la sua appassionata perorazione per questo paese alla mostra al Quirinale sulla classicità di Grecia e Italia celebrativa della loro presidenza europea; per la Germania pensiamo che possa venire esibita la sua potenza industriale ed economica. Invece sia la lassicità della prima, che la forza della seconda sono soltanto sfiorate, e vedremo come.
La Grecia presenta le sue origini attraverso preziosi reperti che documentano la formazione dell’arcipelago nell’Egeo in remote ere geologiche: diversi fossili con centinaia di milioni di anni sono esposti in mostra insieme ai pannelli fotografici che spiegano l’origine delle singole isole. La classicità invece fu esibita nella mostra al Quirinale per il semestre di presidenza dell’UE.
Mentre la Germania presenta a sua volta i 39 siti Unesco sul suo territorio che fanno parte del Patrimonio dell’umanità, attraverso gigantografie fotografiche che costituiscono una spettacolare galleria evocativa di una serie di percorsi con le attrazioni del paese. E’ un richiamo alle basi culturali che non manca di dare il senso della solidità e dell’equilibrio unito alla presenza dell’arte.
Le mostre sono all’interno del programma “Roma verso Expo”, promosso dalle principali istituzioni romane, dal Comune alla Regione: una vetrina che la Capitale offre nel prestigioso Complesso monumentale del Vittoriano, oltre che all’Aeroporto Leonardo da Vinci, ai paesi presenti all’evento milanese che vogliono farsi conoscere meglio; già ci sono state parecchie mostre, al Vittoriano quelle di Egitto e Slovenia, Albania e Serbia, Vietnam ed Estonia.
Ora Grecia e Germania, le visitiamo in successione come tappe importanti di un programma ancora lungo e stimolante, il prossimo paese sarà la Tunisia. Le mostre sono state inaugurate alla presenza dei rispettivi ambasciatori in Italia, Themistoklis Demiris per la Grecia e Reinhard Schafers per la Germania, sempre con la partecipazione dell’Assessore a Roma produttiva Marta Leonori.
La Grecia si presenta: l’Egeo e le isole, storia geologica e culturale
Grandi pannelli esplicativi sulla “nascita di un arcipelago”, con le affascinanti storie geologiche delle Isole dell’Egeo, e i preziosi reperti fossili esposti nelle vetrinette e a terra: ecco la mostra.
I reperti provengono dal Museo della foresta fossilizzata dell’Isola di Lesbos, alcuni hanno oltre 200 milioni di anni, sono fossili di sequoie e di palme, e di una fauna preistorica scomparsa, nonché conchiglie che sembrano attuali, invece sono millenarie.
Sconvolgimenti geodinamici, uniti ad eruzioni vulcaniche e a terremoti, intervenuti in milioni di anni, hanno prodotto la nascita delle più belle isole del Mar Egeo, come Rodi e Santorini, Lesbo e Milos, Lemnos e Nisyros, dalla straordinaria biodiversità.
La storia di queste isole viene collegata alla cultura, oltre che alla natura, mediante le credenze e le leggende di una mitologia ricca di fascino e con il riferimento ai grandi pensatori greci.
Nella sezione “Ricordi di Gaia: da Tetide all’Egeo”, si risale alla preistoria per narrare una storia più che millenaria; la sezione “Nelle isole di Efesto e Poseidone” approfondisce le attività vulcaniche; la sezione “Gaia: dal mito alla scienza”, racconta la biodiversità in 150 milioni di anni.
Entriamo sia pure per pochi accenni in questa storia geologica che incrocia la storia culturale.
Si inizia con “Le memorie di Gea”: “Ci sono voluti milioni di anni per formare il Mare Egeo come oggi lo conosciamo”, risale a 150 milioni di anni fa quando c’erano i dinosauri e l’attuale Grecia faceva parte dell’Oceano della Tetide che separava l’emisfero nord dall’emisfero sud; poi l’oceano si prosciugò tra terremoti e formazioni vulcaniche , con il ritiro delle acque e la formazione di nuove montagne e la prima area terrestre, l’Egeide, 22 milioni di anni fa. Quindi l’acqua è tornata e i processi geologici hanno portato all”assetto attuale della linea costiera e dei rilievi, come testimonia l’abbondanza di fossili dell’età di milioni di anni, alcuni esposti in mostra.
Le singole isole vengono presentate con poche immagini e molte notizie. Creta era l’isola di Zeus e di Minosse: secondo la leggenda Zeus, nato in un grotta, fu nascosto dalla madre in un’altra grotta per salvarlo dal padre Crono. Ci sono 6000 grotte nell’isola per lo più accessibili solo dagli speleologi, alcune sono aperte al pubblico, come la grotta degli elefanti con fossili di elefanti nani. La grotta di Samarria, con le pareti a strapiombo e una vasta varietà di formazioni rocciose, è una sfida per gli scalatori. Il monte Psiloritis, detto Ida dalla parola dorica alberi, in una delle più belle catene montuose di Creta, ha caratteristiche geomorfologiche tali da farne un simbolo dell’isola; nel 2001 per valorizzarne la biodiversità e il valore paesaggistico è stato fondato il Parco naturale, subito inserito nella rete dei geoparchi europei e di quelli mondiali dell’Unesco. L’ambiente naturale presenta giacimenti fossiliferi e particolari conformazioni, anche carsiche, e segni della più antica presenza dell’uomo fin da epoca preistorica.
Dopo la maggiore isola, eccone alcune con precisi riferimenti culturali oltre ai pregi ambientali.
Lesvos è l’isola di Teofrasto, il discepolo di Aristotele, che descrisse la varietà di formazioni geologiche; ricca di ecosistemi, è la terra della varietà e dei contrasti, e per la sua struttura, per la foresta pietrificata e le altre peculiarità è inserita nella rete mondiale dei geoparchi dell’Unesco. Il monte Olympus che sovrasta l’isola ha la struttura di una finestra tettonica con rocce formatesi sul fondo dell’oceano della Tetide poi consolidatesi sulla crosta terrestre.
Chios è l’isola di Omero, e non occorre aggiungere altro a tanto nome. Vi sono stati scoperti importanti giacimenti di fossili, i più antichi risalgono al Siluriano, 500 milioni di anni fa, inoltre rocce del Triassico, quelle di Maraithovouno, di 200 milioni di anni, provenienti dall’Oceano della Tetide; straordinari i fossili di mammiferi con 17 milioni di anni nelle cave di argilla di Thimiana. Nella parte nord occidentale la grotta di Aghilogalousena è un labirinto di cunicoli e camere con decorazioni preistoriche e reperti dal mesolitico al neolitico, che risalgono al VI-V millennio a. C.
Kos è l’isola di Ippocrate, nell’arco vulcanico di Kos-Nisyros dell’Egeo meridionale, costituito da rocce vulcaniche, con sorgenti calde per l’attività vulcanica ancora in corso. Vi è stata trovata una serie di fossili di ossa di mammiferi, ippopotami e cervidi, elefanti e mastodonti, macirodonti e suini presenti nella zona un milione di anni fa. Sotto le rocce vulcaniche vi sono le rocce più antiche con fossili del periodo Ordoviciano, di 450 milioni di anni fa.
Nisyros, l’isola di Polibio, secondo la leggenda si formò dallo spezzone roccioso di Kos scagliato da Poseidone contro il gigante Polibote durante la Gigantomachia; ne è derivata l’antica credenza che il gigante, rimasto imprigionato nelle viscere della terra, continua ad agitarsi scatenando l’energia la quale si scarica con il magma e i gas caldi. In effetti, è il più grande vulcano attivo recente dell’Egeo, ricco di sorgenti idrotermali e di cristalli di zolfo. Al centro dell’isola una grande caldera con fumarole di vapori caldi e crateri idrotermali, il maggiore dei quali è il cratere Stefanos. Sopra a dei “cuscini di lava” si trova addirittura un monastero.
C’è anche Samos, l’isola di Pitagora, e altre isole sono riferite alle risorse naturali che hanno alimentato fiorenti attività. Così Milos, l’isola dell’ossidiana, Kimolos, l’isola del gesso, Naxos, l’isola dello smeriglio e del marmo, Tinos, l’isola dei marmisti e soprattutto Paros, l’isola del marmo: un marmo trasparente molto pregiato detto “lychnitis” perché estratto alla luce delle lanterne nelle grotte al centro dell’isola, materia prima di capolavori dell’architettura ellenica, come il tempio di Zeus ad Olimpia, il tempio di Efeso ad Artemide, il Mausoleo di Alicarnasso, e della scultura classica, nientemeno che la Venere di Milo, l’Ermes di Prassitele e la Nike di Samotracia. Il marmo si estraeva dalle miniere sotterranee sin dal periodo protocicladico, mentre la pietra bianca veniva presa a cielo aperto. C’è una spiaggia divenuta famosa per le rocce di granito alle quali l’erosione ha dato l’aspetto di sculture naturali di forma astratta.
E poi Tilos, l’ultimo rifugio degli elefanti europei., e Amorgos, l’isola dei contrasti, sopra una faglia tellurica tra le più attive d’Europa. Le isole di Thira, Thirasia e Aspeonissi sono ciò che resta dell’immenso vulcano preistorico collassato nell’eruzione in età minoica che ha fatto decadere quella civiltà; la caldera di Santorini, “un monumento di geologia di interesse mondiale”, formatasi per l’attività vulcanica iniziata un milione e mezzo di anni fa, ha pareti interne a strapiombo di 100-350 metri con stratificazioni rocciose di grande interesse. E’ un paesaggio straordinario con spiagge multicolori, e l’insieme è un vero museo all’aperto dell’attività vulcanica nell”Egeo.
Termina così la nostra immersione nel mondo favoloso delle isole greche seguendo il percorso della mostra, che evoca una storia geologica di milioni di anni testimoniata dalla ricchezza di fossili e formazioni rocciose, ma non manca di incrociare l’esaltante storia culturale della Grecia.
Per concludere, un accenno alla partecipazione all’Expo: la Grecia fa parte del Cluster Bio-Mediterraneo, quattro strutture distribuiscono i prodotti tipici di quest’area nel segno della cucina mediterranea, ma anche dell’incontro e dell’integrazione con una grande piazza semicoperta pavimentata in azzurro per richiamare il colore del mare, il pensiero va all’agorà ateniese, anche se questa piazza si riferisce a tutti i paesi mediterranei.
La Germania si presenta: i 39 siti dell’Unesco, patrimonio dell’umanità
La presentazione della Germania è un percorso tra splendidi esempi di architettura e ‘urbanistica insieme a scorci naturali e bellezze ambientali, compresi centri industriali che evocano le foni e le origini della potenza economica ma sono soltanto piccoli accenni. Vediamo soprattutto chiese gotiche, case caratteristiche a graticcio, facciate spettacolari e interni di castelli e fortezze, parchi e giardini, sono 39 i siti tedeschi patrimonio dell’Unesco, e nella mostra sono rappresentati in gran numero. Dietro queste immagini si sente la forza delle tradizioni e dei costumi, espressa anche attraverso un artigianato sapiente che confina con l’arte.
E’ un “viaggio nel tempo” quello offerto dalla mostra al Vittoriano come premessa e invito ad un viaggio effettivo per turismo e interesse culturale attraverso i 39 siti, in un circuito che ci fa ricordare la “Romantische Strasse”. Qui il riferimento non è al romanticismo ma ad una serie di aree tematiche quali centri storici e architettura, natura e paesaggi, giardini e chiese, cultura industriale e castelli, inquadrati e collegati in itinerari organizzati. Eccoli in sintesi, con le principali attrattive e i riferimenti alle immagini fotografiche che li presentano in mostra in grandi pannelli. .
L’itinerario “Meraviglie della natura e orgogliose città” alterna monumenti naturali come le foreste primordiali di faggi, riprese dall’alto in una spettacolare gigantografia, a città dal passato anseatico, come Brema e Lubecca. A Brema spiccano il Municipio e la statua di Orlando alta 5 metri, simbolo dello spirito di libertà, li vediamo nella grande fotografia esposta. Il Wattenmeer tedesco è un grande paesaggio naturale con spiagge e isole, alcune delle quali raggiungibili a piedi con la bassa marea, una gigantografia ne mostra l’estensione. All’estremo Nord c’è Amburgo con le sue attrazioni.
Due grandi foto sono dedicate ai centri storici di Stralsund e Wismar e alla città anseatica di Lubecca, con la porta monumentale, i sette campanili delle grandi chiese e la chiesa Mafrienkirche considerata la madre del gotico; e un’altra bella immagine all’Isola dei musei a Berlino.
Con “Visionari e precursori“si va sulle orme dei tedeschi che hanno rivoluzionato la società, tra loro Martin Lutero: a Wittenberg c’è la sua casa, la chiesa in cui predicava e quella in cui affisse le sue tesi, a Eisleben la sua casa natale e quella in cui morì. A questi luoghi commemorativi nella mostra sono dedicate due gigantografie, un’altra è una veduta di Wartburg. Poi si passa a Weimar e Dessau con i luoghi della scuola d’arte del Bauhaus, e a Berlino con gli insediamenti del modernismo, a loro sono riservate due immagini.
“Tesori del sottosuolo e architettura” è il percorso che mette insieme storia naturale, storia industriale e arte. Ci sono la miniera del Rammelsberg, il sistema idrico dell’Oberharz, che si vedono nella grande fotografia esposta; e le officine Fagus ad Alfeld, dove nel 1911 Gropius realizzò la prima architettura industriale moderna con molte finestre e tanta luce, anche loro presentate da un’immagine spettacolare. Quindi il Duomo e la basilica di San Michele ad Hildesheim, li vediamo in gigantografia, come la collegiata, il castello e il centro storico di Quedilinburg; c’è anche il centro storico di Goslar con il Municipio gotico e il Palazzo delle Corporazioni. Il parco collinare di Wilhenlshohe, con l’omonimo castello, viene definito “perfetto connubio di architettura, non solo di giardini, e natura”, lo dinostra la grande fotografia esposta. Un’altra immagine presenta il sito fossillifero Grube Messel. .
Con “Vivacità e cultura” si percorre un itinerario, anche per nave, di grande bellezza da Francoforte lungo la valle del Reno. Dopo la rupe di Lorely scorrono borghi, fortezze e castelli, questi ultimi sono ben 40. A Coblenza si può andare in cabinovia alla fortezza Ehrenbreitstein. Si incontra quella che fu la capitale della Germania federale, Bonn, e poi i grandi castelli di Augustusburg e Falkenlust a Bruhl, di cui è esposta una splendida panoramica. Fino alle due vette, il capolavoro gotico del Duomo di Colonia, ultimato nel 1988 quando era il più alto edificio del mondo, e il Duomo di Aquisgrana, la città di Carlo Magno con il suo tesoro fatto di preziosi reperti storici carolingi; ai due duomi sono dedicate suggestive riprese da lontano del loro impianto architettonico. Altre gigantografie ritraggono il complesso minerario Zollverein ad Essen e la valle del Medio Reno vista dall’alto, con un castello incastonato nel verde a strapiombo.
Un diverso percorso riguarda i “Castelli e giardini”, comprende il “Regno dei giardini” di Dessau-Worlitz e il Parco di Muskau, il “paradiso personale” creato dal principe Oucker-Muskau; entrambi presentati in fotografia nella mostra. Inoltre una serie di castelli e parchi, come quello di Babelsberg, il castello e parco Sansoooucci, e il castello Glienicke; poi i castelli e parchi di Potsdam, la ex capitale della Germania Est, e di Berlino, anche a loro sono dedicate due delle grandi fotografie esposte. A Weimar i luoghi legati a Schiller e Goethe, in particolare la sua casa con giardino, vediamo in mostra un’immagine della Weimar classica.
Nella Germania meridionale l’itinerario “Epoca romana e stile di vita”, che inizia a Francoforte, con la casa questa volta natale di Goethe trasformata in museo. Al confine i romani eressero il Limes alto germanico-retico per difendersi dai barbari, era la più lunga fortificazione romana, a Saalsburg c’è un’antica fortezza ricostruita, la grande fotografia esposta ne mostra l’imponenza. A Wurzburg la Residenza e giardino di corte, un grande complesso architettonico dove lavorarono i più qualificati maestri, anche Tiepolo, cui è dedicata una bella fotografia; un’altra immagine ritrae il Teatro margraviale dell’opera a Bayreuth. Abbiamo poi il centro storico di Bamberga, con il municipio e l’antica corte, e una struttura a 4 collegiate alla cui intersezione sorge il Duomo con i suoi quattro campanili, e il centro storico di Ratisbona con la Stadtamthof, dove si respira l’atmosfera di 2000 anni di storia cittadina. Tali centri sono ritratti in due pannelli della mostra.
L’itinerario “Conventi, chiese e cattedrali”, si sviluppa nella parte occidentale, con il Palatinato, Baden e Wurttenbeg dove troviamo non solo campanili ma anche ciminiere, cultura religiosa e cultura industriale. A Treviri il duomo e la chiesa di Nostra Signora e architetture romane, come l’Anfiteatro, le Terme imperiali e la Basilica di Costantino, li vediamo nella bella fotografia esposta; a Saarbruken la ferriera Voklinger Hutte, che era l’unica quando fiorì l’industria metallifera ed è stata conservata con i suoi altiforni alti come campanili, ne è esposta un’immagine spettacolare. In Assia c’è la Konigshalle, della metà dell’XI secolo, ancora più antico il monastero di Lorsch, del 764 divenuto abbazia benedettina con una delle maggiori biblioteche del Medioevo. A questo e al monastero di Maulbronn sono dedicate due gigantografie della mostra.
Con l’ultimo l’itinerario, “Tra le Alpi e il lago di Costanza” , si torna indietro nel tempo fino all’età della pietra, con le palafitte preistoriche ai piedi delle Alpi a Stoccarda, cui sono dedicati il “percorso del paleolitico” e ben tre musei, il Museo delle palafitte a Unterhuldigen, il Museo Federsee a Bad Buckhau e il Museo archeologico statale di Costanza: nella fotografia esposta si vedono dei sub al lavoro. Sul lago di Costanza l’isola monastica Reichenau, presentata in fotografia; e le tre chiese, dedicati ai santissimi Pietro e Paolo, Maria e, Marco, San Giorgio. A Steingaden, dinanzi alle Alpi, il santuario “Die Weis”, una chiesa barocca simbolo del rococò bavarese, sobria all’esterno, ma ricca di stucchi, dorature e affreschi all’interno, è presentata da una gigantografia dell’esterno, mentre un’altra mostra l’interno del duomo di Spira. Infine il castello da fiaba di Neuschwanstein, non è tra i siti Unesco, ma ci riporta al favoloso re di Baviera Ludwig. .
Fin qui la mostra. All’Expo la Germania è presente con i “Campi di Idee”, sono due itinerari, questa volta artificiali, che il visitatore è invitato a percorrere: uno all’esterno in un pianoro paesaggistico con le specialità culinarie, culturali e turistiche dei 16 Lander federali, l’altro all’interno del padiglione con le fonti dell’alimentazione – dal suolo all’acqua, dal clima alla biodiversità – la produzione alimentare e il consumo. Col motto stimolante “Be active” rivolto ai visitatori, e non solo.
Una riflessione conclusiva
E’ un motto che ritrasmettiamo perché sia applicato in tutti i campi. Anche nelle trattative in sede europea dove essere attivi vuol dire anche promuovere la crescita eliminando gli ostacoli che l’hanno bloccata così a lungo in molti paesi dell’area Euro, senza arroccarsi in un immobilismo pervicace e distruttivo della fiducia dei popoli nell’Europa.
Anche la fiducia del popolo greco va mantenuta, anzi recuperata, per non perdere quella degli altri paesi dell’Europa mediterranea. Il richiamo alle radici primordiali nel Mediterraneo della mostra della Grecia, un radicamento che affonda in milioni di secoli, deve far riflettere; come il richiamo ai valori culturali e della tradizione della Germania con i propri siti Unesco. Sono tutti patrimoni dell’umanità, non debbono contrapporsi ma operare in una virtuosa sinergia.
Ci sembra sia questo il significato più profondo dell’Unione Europea. Dove la crescita che la solidarietà continentale può garantire, deve prevalere sulla paralisi generata dalle chiusure finanziarie che fanno venir meno le risorse necessarie allo sviluppo dell’economia; che vuol dire reddito lavoro, qualità della vita. A questo dovrebbero tendere i governanti europei, oltre i miopi, anzi ciechi egoismi.
Info
Complesso del Vittoriano, Via San Pietro in Carcere, lato Fori Imperiali per la mostra sulla Grecia; lato piazza Ara Coeli per la mostra sulla Germania. Lunedì-giovedì ore 9,30-18,30, sabato e domenica 9,30-19,30. Ingresso gratuito; l’ingresso è consentito fino a 30 minuti prima della chiusura. Catalogo per la Germania “Viaggio nel tempo. Patrimoni dell’umanità Unesco in Germania”, pp. 82, formato 17 x 27 cm, dal quale sono state tratte le notizie riportate nel testo. Cfr. in questo sito i nostri precedenti articoli sulle mostre al Vittoriano della serie “Roma verso Expo”: nel 2014, su “Egitto e Slovenia” l’8 novembre,su “Albania e Serbia” il 9 dicembre, nel 2015 sul “Vietnam” il 14 gennaio, sull’“Estonia” il 7 febbraio. Per la mostra citata all’inizio, cfr. in “http://www.antika.it/” il nostro articolo “Roma. La classicità di Grecia e Italia per l’Europa”, maggio 2014.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante alla presentazione delle due mostre al Vittoriano, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro Nicosia, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Per la Grecia: in apertura, uno dei pannelli illustrativi delle isole greche, quello di Nisyros, l’isola di Polibio, con video, foto e descrizione; seguono rocce e fossilicon molti milioni di anni di età; per la Germania, in apertura, una delle gigantografie dei siti Unesco tedeschi, quella dell’Isola dei musei a Berlino;in chiusura, scorcio della galleria delle gigantografie dei siti Unesco tedeschi, patrimonio dell’umanità..