Meteoriti, e la Terra vista dallo spazio, al Palazzo Esposizioni

di  Romano Maria Levante

Lo spazio in due mostre al Palazzo Esposizioni  aperte  dal 30 settembre al 2 novembre 2014. Promotrice l’Agenzia spaziale europea in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana nel 50° anniversario di collaborazione europea. Nella  prima, “Meteoriti”, sono esposti alcuni significativi reperti di rocce piovute dallo spazio oltre ai pannelli illustrativi; nella seconda, “Il nostro pianeta visto dallo spazio”, curata  da Viviana Panaccia, sono presentati spettacolari ingrandimenti di fotografie  riprese dai satelliti delle grandi aree ambientali, dai ghiacciai alle foreste alle città.

Sono  complementari: “Meteoriti”  è didattica, basata  su pannelli illustrativi che accompagnano  pochi quanto interessanti reperti non del sottosuolo come quelli archeologici, ma piovuti dallo spazio;  “Il mio pianeta dallo spazio” è  spettacolare, i pannelli non sono descrittivi ma fotografici, gigantografie delle straordinarie  riprese dallo spazio  con i satelliti.

Molto diverse dalla mostra “Astri e particelle”, che vedemmo sempre nel Palazzo Esposizioni nel 2010, dove l’allestimento ricco di effetti  speciali coinvolgeva  il visitatore in una sorta di viaggio cosmico; e dalla mostra “Visioni celesti”, che nello stesso anno alla Biblioteca Nazionale Umberto I di Roma documentò con i preziosi libri d’epoca degli astronomi e degli studiosi il cammino fatto nei secoli nel campo della cosmologia e della ricerca spaziale.

Riconosciamo di essere rimasti sorpresi visitando la prima mostra, per  la dovizia di elementi descrittivi rispetto al ridotto materiale espositivo; poi siamo stati colpiti dalla seconda mostra dove parlano le immagini, e che immagini! Un’abile compensazione, con la celebrazione su due livelli dell’avventura spaziale, in cui l’approccio scientifico si coniuga a quello visivo.

La terra è comunque protagonista in entrambe le mostre incentrate sui rapporti con lo spazio,  Nella prima mostra è destinataria della pioggia di meteoriti che vengono dallo spazio;  nella seconda è il soggetto fotografato  dai satelliti nello spazio,  le “star” sono i diversi ambienti del pianeta.

Origine e natura dei meteoriti

Tanti pannelli illustrativi e  poche vetrine, ma contengono reperti preziosi che vengono dallo spazio; pietre di varie dimensioni, nulla di spettacolare, ma è intrigante il loro significato, sono i segni tangibili dello spazio, e la loro visione alimenta il desiderio di conoscere. Basta leggere i pannelli.

Si inizia con l’origine dell’Universo, dimostrata dall’astronomo  Erwin Hubble  nel 1920 quando con il telescopio del Monte Wilson a Pasadena rilevò che le galassie si allontanano sempre più velocemente dal punto di origine, nel quale 10-13 miliardi di anni fa avvenne il “Big Bang”, l’esplosione della materia compressa in un punto a temperature di miliardi di gradi al cubo.

Alcuni miliardi di anni dopo nacque il sistema solare, con il sole al centro e altri corpi celesti che ruotano intorno, tra cui i pianeti e i loro satelliti come la Luna, inoltre  milioni di asteroidi rocciosi e miliardi di comete: un “sistema rotante”  tenuto insieme dalla forza di gravità.

E qui entrano in scena i Meteoriti, frammenti rocciosi formatisi all’origine del sistema solare caduti sulla terra che ne hanno rivelato l’età: 4,6 miliardi di anni. Come avvenne la nascita? Il movimento nello spazio della grande nube iniziale di gas e polveri diventò sempre più veloce, una rotazione accelerata “come un pattinatore sul ghiaccio che racchiude le braccia”: in questo modo il materiale si concentrò nel centro e formò il sole, poi  si formarono dei “grumi” da cui nacque il resto.

I meteoriti  mettono a contatto diretto con la materia dello spazio e  consentono di conoscere la composizione dei corpi celesti. Sono formati per lo più dalla collisione di due asteroidi – le formazioni rocciose che ruotano nello spazio – e piovono sulla terra spinti dalla forza gravitazionale, possono avere le dimensioni più diverse, da pochi millimetri a misure enormi; un numero minore proviene dalla Luna  e da Marte, e vengono identificati soprattutto in base ai campioni prelevati dalle missioni spaziali sul nostro satellite e alle analisi della  sonda Viking sul “pianeta rosso”.

Ai primi dell’800 si capì che i  meteoriti venivano dallo spazio, ma si credeva che la loro origine fosse la Luna, mentre ha questa provenienza un meteorite su 284; i meteoriti lunari sono provocati dall’impatto di un  asteroide o una cometa sul nostro satellite, si formano frammenti di  rocce nello spazio che possono cadere anche dopo decine di migliaia di anni. L’evento si verifica 5 volte ogni milione di anni, perciò i meteoriti lunari recuperati hanno un peso totale di soli 70 Kg; il più grande, Kalahari 009, pesa 13,5 Kg; si riconoscono per la crosta di fusione e i segni dei raggi cosmici.

All’interno di  due meteoriti provenientida Marte si è creduto di trovare tracce di vita nel “pianeta rosso”: nel 1996  nel meteorite ALH84001 trovato in Antartide 12 anni prima, alcuni scienziati americani hanno visto catene di globuli microscopici simili ai batteri terrestri; nel 2000 nel meteorite Y000593 recuperato dai giapponesi in Antartide, scienziati della Nasa hanno riscontrato micro tunnel simili a quelli prodotti sui basalti dai batteri terrestri, oltre a sferule molto ricche di carbonio. Ma le ipotesi sono state abbandonate, non essendo suffragate da prove valide.

Ciò dimostra l’importanza dei meteoriti per la conoscenza del cosmo: possono contenere la “polvere di stelle”, granelli prodotti prima della formazione del sistema solare, dal cui studio vengono preziose informazioni; e possono essere rimasti inalterati conservando la composizione iniziale, la cui analisi consente di approfondire la conoscenza dell’origine del sistema solare.

Vi si possono trovare minerali che non esistono sulla terra, i più recenti sono stati individuati nel 2012 (la panguite) e nel 2013 (la kuratite): sono 250 le specie minerali extraterrestri conosciute rispetto alle 4500 specie terrestri, la metà delle quali derivate dall’interazione con organismi viventi mentre finora non si hanno prove dell’esistenza di forme di vita nello spazio.

La storia geologica del nostro pianeta si avvale delle conoscenze acquisite analizzando  i meteoriti, e la storia della vita sulla terra  riconduce ai meteoriti, in particolare per l’estinzione dei dinosauri che seguì l’impatto con un gigantesco meteorite del diametro di 10 chilometri avvenuto 65 milioni di anni or sono nel Messico, al largo dello Yucatan dove sono restate le tracce dell’immenso cratere. Non ne fu l’unica causa, ma concorse all’estinzione in un processo in atto da milioni di anni con i mutamenti climatici e ambientali che riducevano la biodiversità e le catene alimentari da cui dipendeva la vita dei grandi animali preistorici.

A questo punto, suscitato l’interesse sui meteoriti, tenendo conto che chiunque potrebbe trovarli sulla terra, vengono date le “istruzioni per l’uso”, dopo aver raccomandato di registrare con esattezza la posizione,  non contaminarli e contattare gli specialisti. Come riconoscerli? Viene fornito addirittura uno schema identificativo a base di “if”, con ” si”  e “no”  che indirizzano in un percorso logico fino  alla risposta: “non è un meteorite” oppure “può essere un meteorite”.

Storie di meteoriti

Una serie di  schede analitiche racconta storie di meteoriti, a cominciare dal “Barringer meteor crater”, formatosi  30.000 anni fa nell’America del nord per un impatto di un meteorite del peso di 300.000 tonnellate. Per lungo tempo il cratere del diametro di oltre 1 Km fu ritenuto di origine vulcanica e quando si capì che era un meteorite si ritenne costituisse un grandissimo giacimento di “siderite”; fu costituita la Standard Iron Company per lo sfruttamento del ferro. Tutto vano, il minerale si era  vaporizzato per l’energia prodotta da un impatto della potenza di 2,5  milioni di tonnellate di TNT, pari a 130 volte l’atomica di Hiroshima.

Nel 1492, l’anno della scoperta dell’America, cadde  in Alsazia a Einsisheim un meteorite di 127 Kg, identificato con  il nome della località, ed è forse il primo di cui si hanno notizie. Fu ritenuto un presagio divino beneaugurante per l’imperatore d’Austria Massimiliano I che, dopo alcune vittorie in Francia e Turchia, lo fece porre nella chiesa di Einsisheim legato con funi di ferro per impedire che  andasse via all’improvviso come era venuto; in parte  questo è successo, ma non per forze arcane,  il suo peso oggi è di poco più di 55 Kg  a causa dei continui “prelievi” di pezzi souvenir da parte dei visitatori in mezzo millennio.

Passando a storie meno  lontane,  la prima considerazione da fare è che se i meteoriti cadono in zone disabitate come i deserti o i ghiacciai, possono essere trovati solo dopo molto tempo; ci sono esempi  di queste situazioni,  come della caduta in zone abitate. 

Il 26 aprile 1803 in Normandia, a 150 Km da Parigi, ci fu una pioggia di pietre che si disse fossero “gettate da una meteora”: in quella circostanza lo studioso Ernst Chladni formulò la teoria scientifica dell’origine extraterreste dei meteoriti, prima ritenuti prodotti vulcanici o desertici, fondando la “meteoritica”. Nello stesso secolo, sorprendente il caso del meteorite trovato nel 1867 in Messico, a 200 km da El Paso, all’interno del tempio di Casas Grandes: una massa rotonda di ferro metallico pesante  una tonnellata e mezzo avvolto in bende come le mummie, chissà se era ritenuto sacro dagli antichi abitanti che forse lo avevano visto scendere dal cielo come una divinità!

Per il  ‘900  sono narrate storie gustose nelle schede illustrative, ne facciamo una rapida rassegna in ordine cronologico. Il 30 giugno 1908,  in Siberia, un tremendo boato fu udito a 1000 Km di distanza:  non si trovarono né  meteoriti né crateri, forse per l’esplosione del nucleo di una cometa prima dell’impatto; il 30 novembre 1954,  in Alabama, Ann Hoidge fu colpita al fianco mentre era a letto da un meteorite grande poco più di una palla da tennis, che aveva sfondato il soffitto rimbalzando poi su una radio, si tratta di uno dei due soli casi in cui è stato colpito  un essere umano; il 18 agosto 1974 in Iran, nella cittadina di Naragh, un meteorite pesante circa 3 Kg sfondò il tetto di una scuola, furono trovati due frammenti incandescenti dal diametro di  30 cm di roccia meteorica, precisamente una “condrite”; il 9 ottobre 1992 a New York un meteorite di 12,5 Kg colpì la Chevrolet rossa di Michelle Knapp, che divenne la celebre “macchina colpita da un meteorite”,  il cui fanalino rotto fu venduto per 500 dollari e l’autovettura a un collezionista, ma non si conosce il prezzo; il 15 febbraio 2013 in Russia, a Chelyabinsk, una località a sud degli Urali, cadde al suolo una massa rocciosa di ben 10.000 tonnellate  con un’onda d’urto pari a 500 chilotoni di energia, che distrusse 200.000 metri quadri di finestre con ferito per le schegge dei vetri  senza vittime essendo la zona disabitata; era un meteorite, e viene ricordata la coincidenza, che  a Tucson in Arizona si svolgeva l’annuale fiera su meteoriti e minerali, fossili e gemme.

Queste sono alcune storie che il visitatore apprende dalla mostra se si sofferma sulle schede illustrative. Alimentano l’interesse per un mondo di grande attrattiva, quello della scienza cosmica e della cosmologia, di cui i meteoriti esposti  sono muti testimoni.

I più piccoli sono raccolti numerosi in due grandi vetrine, ce n’è  uno di maggiori dimensioni in un contenitore trasparente che sembra uno scrigno, del resto è materiale prezioso. Lo guardiamo con insistenza, guardiamo ancora gli altri meteoriti, apparentemente comuni sassi rocciosi, quasi per interrogarli.  Sono materiali extraterrestri anche se inanimati,  custodiscono  i misteri dell’universo, che continuano ad emozionare oggi come sempre nella storia umana. Di qui il loro fascino sottile.

Il nostro pianeta visto dallo spazio

Dalla didattica cosmica a illustrazione dei preziosi reperti di meteoriti piovuti dallo spazio alle fotografie del pianeta riprese dallo spazio dai satelliti. Sembrerebbe che le pure immagini prendano il posto della divulgazione scientifica, ma non è così: anche nella seconda mostra, dall’apparenza spettacolare,  la scienza è sempre al centro dell’attenzione. Infatti le immagini, nel riprendere le diverse aree ambientali della terra, ne evidenziano la fragilità rispetto ai cambiamenti climatici e agli altri sommovimenti dell’eco-ambiente cui l’attività umana non è certo estranea.

Raffronti tra riprese a distanza di tempo  rappresentano un monitoraggio dello stato in cui si trova il pianeta e delle trasformazioni in atto, in modo che suoni l’allarme quando l’ambiente si deteriora.  La funzione didattica di questa mostra risiede nel sensibilizzare soprattutto i giovani all’esigenza di uno sviluppo eco-sostenibile con l’utilizzo più consapevole delle risorse naturali.

Le spettacolari gigantografie a colori delle diverse sezioni sono introdotte soltanto dall’indicazione della parte del pianeta fotografata dai satelliti: sono 6 le aree ambientali considerate, ghiacci e acqua, atmosfera e foreste-agricoltura, deserti e città. Stupende riprese,  in molti casi assimilabili a raffigurazioni pittoriche astratte di arte contemporanea, che fanno dimenticare la finalità pedagogica. Ma questa non viene meno, perché vengono segnalati i punti critici monitorati.

I ghiacciaisono ripresi nelle calotte polari, Artide e Antardide:, le regioni più sensibili ai mutamenti climatici, rappresentano un monitoraggio fondamentale dello stato in cui si trova il pianeta e del deterioramento in atto.

Dal ghiaccio all’acqua il passo è breve, le riprese dal satellite mostrano che il livello del mari si sta innalzando, tendenza molto pericolosa perché se si accentua mette a rischio le città costiere. Il pericolo non viene soltanto dal mare, ma anche dai  fiumi e dai laghi per l’uso dissennato del territorio e delle loro acque, e non si tratta solo di inquinamento ma di dissesto idro-geologico.

Fin qui le riprese satellitari dell’acqua allo stato solido e liquido. Ecco ora  l’atmosfera, le riprese dal satellite mostrano l’inquinamento dell’aria, la concentrazione dei gas, l’effetto negativo sul clima dell’anidride carbonica.

Si torna sulla terra nella sezione dedicata alle foreste e all’agricoltura: le immagini spettacolari delle prime ne richiamano l’importanza nell’eco-sistema, per la biodiversità delle specie che le popolano e per la funzione purificatrice rispetto all’anidride carbonica e all’effetto serra; il collegamento con l’agricoltura risiede nell’evidenza visiva della deforestazione per far posto alle colture agricole e nel fatto che la ripresa dal satellite è di ausilio per prevedere e gestire i raccolti.

Dalle foreste e terreni agricoli si passa ai deserti, bellissime le immagini desolate dei principali deserti, in testa il Sahara, poi diversi altri; e di aree che rischiano la desertificazione.

Le immagini dallo spazio delle città  mostrano l’impatto delle aree urbane sull’ambiente, c’è anche una ripresa notturna che attraverso la concentrazione delle zone illuminate evidenzia  le aree di addensamento demografico.

A questo punto si dovrebbe fare una carrellata delle immagini esposte, ma sono talmente spettacolari, a intera parete, che non si possono descrivere in modo adeguato. La nitidezza delle riprese, il forte cromatismo, la loro astrazione quasi artistica restano negli occhi. 

Vogliamo ricordare, al momento della conclusione, l’ultima immagine, con cui si chiude la mostra, che ne riassume visivamente le motivazioni: si vede la terra fotografata dall’astronauta italiano Luca Parmitano, in missione per l’Agenzia Spaziale Italiana a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, che testimonia visivamente la nostra partecipazione all’avventura spaziale.

Nel visitare la mostra non si deve dimenticare che oltre alla parte spettacolare c’è l’ammonimento sul rispetto della natura tanto più importante quanto più belle sono le immagini che la riprendono.

Meteoriti e immagini del pianeta: due visioni molto diverse da considerare complementari.

Info

Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194. Da martedì a giovedì e domenica ore 10,00-20,00, venerdì e sabato due ore e mezza in più fino alle 22,30, lunedì chiuso, accesso fino a un’ora prima della chiusura. Ingresso intero euro 12,50, ridotto euro 7,50 alle categorie ammesse, euro 6,00 7-18 anni, gratuito fino a 6 anni,  per gruppi,  scuole e visite guidate tel. 848.082.408). l’ingresso consente  di visitare tutte le mostre in corso al Palazzo Esposizioni. http://www.palazzoesposizioni.it/. Per le mostre citate nel testo,  cfr. in “cultura.inabruzzo.it” i nostri articoli su “Astri e particelle”  allo stesso Palazzo Esposizioni, il  12 febbraio 2010, e su “Visioni celesti” alla Biblioteca Nazionale Umberto I  di Roma il  26, 27 maggio 2010.

Foto

Le immagini sono state riprese al Palazzo Esposizioni da Romano Maria Levante, si ringrazia l’Azienda Speciale Expo per l’opportunità offerta.  Dalla mostra “Meteoriti”, in apertura l’immagine di un meteorite in caduta sulla terra, seguono, il più grande meteorite esposto e le due vetrine contenenti i meteoriti più piccoli; poi, dalla mostra “Il mio pianeta dallo spazio”, l’installazione all’ingresso e le immagini di alcune aree ambientali, l’Antardide e i Ghiacciai, gli Oceani e l’Atmosfera; in chiusura l’installazione all’interno.