di Romano Maria Levante
Nell’ambito delle manifestazioni legate alla Via Francigena, in primo luogo il Festival presentato nel mese di maggio, l’8 luglio 2015 sono stati presentati nella sede di Civita che è tra gli organizzatori due prodotti editoriali: la pubblicazione a stampa “La bisaccia del pellegrino, Camminare di gusto lungo la via Francigena”, e l’e-book “Cammin scrivendo: scrittori sulla Via Francigena”, editi da Marsilio Editore e Associazione Civita. Del libro a stampa diremo in seguito; nell’e-book – che si aggiunge agli altri strumenti di conoscenza della Francigena realizzati utilizzando le tecnologie più avanzate per l’apertura ai giovani e si scarica gratis dai portali della Regione Lazio e di Civita e altri “store”- gli scrittori Caterina Bonvicini, Francesco Longo e Antonio Pascale descrivono la loro esperienza di camminatori nella Via Francigena fino a Roma nel maggio-giugno 2014 insieme a Valzaina e agli altri giornalisti delle emittenti radiofoniche europee.
La presentazione si è svolta nel corso di un incontro al quale hanno partecipato, oltre a Nicola Maccanico, vice presidente di Civita, Massimo Tedeschi, presidente Associazione Europea Vie Francigene e Serena Ghisalberti della Fondazione Roma, i promotori, i rappresentanti di due regioni interessate, l’assessore alla Cultura e Politiche Giovanili del Lazio, Lidia Ravera, e il dirigente Settore Turismo della Toscana Giovanni D’Agliano; inoltre Sergio Valzaina, vice direttore di Radio Rai 1 e saggista,Toni De Amicis, direttore generale Fondazione Campagna Amica e Carlo Hausmann direttore generale Azienda Romana Mercati, autori di due saggi contenuti nel libro. Gli intervenuti appena citati sono esponenti degli organismi direttamente impegnati nel progetto da loro sostenuto con autentica passione.
In tal modo viene ulteriormente promossa l’iniziativa in corso da alcuni anni volta a rilanciare la Via Francigena per la valorizzazione del territorio nelle sue valenze ambientali e artistiche, storiche e culturali, agroalimentari/enogastronomiche e artigianali, il tutto legato anche al profilo religioso del pellegrinaggio che è stata la matrice prima dell’itinerario che collegava l’Europa con Gerusalemme passando per Roma, come fondamentale meta intermedia.
Aspetto particolarmente importante è che l’iniziativa viene nell’anno dell’Expo di Milano “Come nutrire il pianeta. Energia per la vita” con due sottotemi, “Cibo e cultura” e “Alimentazione e stili di vita”, “mens sana in corpore sano”, che il cammino nella Via Francigena mette in pratica.
L’accurata ricostruzione che si fa nella pubblicazione a stampa e nell’e-book delle eccellenze incontrate lungo il percorso, segue i reportage del programma radiofonico itinerante trasmesso tra maggio e giugno 2014 a cura di Sergio Valzaina con 10 emittenti europee in 9 lingue.
E riguarda il tratto italiano della Francigena più a nord, da Aosta a Roma, che attraversa 7 regioni, nelle loro peculiarità storico-ambientali e nelle loro biodiversità; in particolare vengono presentati i primi 57 prodotti tipici di qualità entrati a far parte, con i rispettivi produttori, del marchio “La bisaccia del pellegrino/Pilgrim’s pouch”, che offre la possibilità di ulteriori prestigiosi inserimenti.
Il libro descrive le produzioni alimentari, con le relative ricette gastronomiche, nelle testimonianze dei giornalisti-camminatori che hanno percorso la Via Francigena, i quali danno le informazioni utili al viaggiatore; e fornisce un quadro molto stimolante dei notevoli pregi del territorio, nella compresenza di elementi culturali e naturali, storico-artistici e ambientali, alimentari e artigianali. Saggi introduttivi consentono di approfondire il significato della Via Francigena partendo dalle origini che risalgono all’anno mille, fino ai giorni nostri, in una serie di aspetti di grande interesse anche sul piano esistenziale, perché il camminare lentamente porta a riflettere e conoscersi meglio, c’è anche un risultato di miglioramento della propria autostima che non può lasciare indifferenti.
Ne parleremo diffusamente di seguito, ritenendo importante non lasciar cadere messaggi utili per tutti, riportando le impressioni nell’attraversare un territorio ricco di pregi ambientali e culturali, che offre altresì eccellenze agroalimentari/enogastrologiche raccontate dai “Narratori del gusto”.
Le introduzioni dei tre presidenti
Il presidente dell’Associazione Civita Gianni Letta, nel ricordare che “la storia dell’umanità è cammino”, afferma che per “riscoprire i valori di un rapporto con il mondo intorno a noi e con gli altri” la Via Francigena offre uno strumento: “Il camminare lento appunto, perché è il cammino che ci mette in contatto nuovo, come scrive Le Breton, con l’universo e con un’altra dimensione della vita e del mondo”. E introduce il libro con queste parole: “Quello che racconta questo volume mette insieme il camminare, il cibarsi e la narrazione, tre degli elementi che caratterizzano l’esperienza del viandante lungo l’itinerario della Via Francigena. Non solo arte e natura: la bisaccia del pellegrino contiene prodotti alimentari che si caratterizzano per leggerezza, conservabilità, alto valore nutrizionale ed energetico, caratteristiche indispensabili del cibo per chi viaggia a piedi.
Emmanuele F.M. Emanuele, presidente della Fondazione Roma, tra i maggiori sostenitori dell’iniziativa, da imprenditore sottolinea il lavoro compiuto, con le Regioni e le amministrazioni locali, per valorizzare la Via Francigena rendendo più chiare le segnalazioni e più efficaci i punti di pernottamento e ristoro, e anche recuperando edifici storici lungo il percorso: “Non più solo percorso di fede e pellegrinaggio, che pur sempre resta il suo tratto caratteristico, ma vero e proprio itinerario di una forma di turismo fortemente innovativo: quel camminare lentamente alla scoperta del paesaggio, dei luoghi d’arte solo apparentemente minori, delle tradizioni, fra queste ultime il cibo,quello semplice del viandante, che trova posto nella bisaccia del pellegrino”.
Il presidente dell’Associazione Europea Vie Francigene, Massimo Tedeschi, definisce la Via Francigena “via di culture”, che fa scoprire “la cultura nella sua accezione più ampia, declinata anche come cultura del cibo, del modo di produrre, della terra che fornisce gli elementi di base”. E aggiunge: “Dentro la Bisaccia del pellegrino c’è dunque qualcosa di più che buone cose da mangiare; dentro la Bisaccia del pellegrino e nei prodotti eccellenti dell’enogastronomia della campagna e dei paesi francigeni, c’è la storia, il carattere, il modo di vivere delle persone e delle comunità che lì abitano e che lì hanno abitato nei secondi addietro, legate da questo filo che le unisce a Roma”.
Il quadro d’insieme dei pregi della Via Francigena
L”intreccio tra il godimento delle meraviglie ambientali e l’ammirazione delle bellezze artistiche, la riscoperta delle tradizioni e il gustare le eccellenze gastronomiche che anima il “camminare lento” porta Silvia Boria dell’Associazione Civita a definire la Va Francigena “un percorso emozionante tra cultura, natura e sapori”, questo il titolo del suo contributo al volume. Fa parte della cultura la rievocazione delle origini di questo itinerario, che risalgono all’anno 990, quando l’Arcivescovo di Canterbury, Segerico, si recò in visita al Papa Giovanni XV, percorrendo i 2000 chilometri per arrivare a Roma, e aprendo la strada ai pellegrinaggi che si sarebbero moltiplicati nel tempo, attraversando quattro nazioni, Inghilterra e Francia, Svizzera e Italia prima dell’imbarco in Puglia per Gerusalemme, una delle tre mete del pellegrinaggio religioso, con Santiago de Compostela per la tomba di S, Giacomo, e Roma per i martiri Pietro e Paolo e per il centro della cristianità.
E’ stimolante cercare di immaginare come si svolgessero nei tempi antichi questi viaggi della fede e non solo, tra mille difficoltà oggi tutte superate dalla rete di punti di ristoro e di sosta, e tra tante sorprese, oltre che per la varietà ambientale e i retaggi di arte e storia, per le diverse abitudini alimentari, vere e proprie culture legate alle tradizioni e alle variabili risorse agricole locali.
Gli elementi comuni tra ieri e oggi sono numerosi, e non sono legati solo al fascino naturale incorruttibile dei luoghi attraversati, ma anche agli incontri più vari e inaspettati con compagni di viaggio delle più diverse estrazioni, uniti dall’essere europei. Per questo conoscere la Via Fancigena “significa conoscere un itinerario della storia, una via maestra sulla quale si è costruita la storia dell’Europa, e per questo di fondamentale importanza perché ‘un’Europa senza storia sarebbe orfana e infelice'”, ammonisce Silvia Boria con le parole del grande medievalista francese Le Goff.
Il direttore dell’Azienda Romana Mercati Carlo Hausmanncerca di immedesimarsi nel viaggiatore dei tempi antichi, iniziando dal suo equipaggiamento, un bastone e un corto mantello detto “la pellegrina”, un cappello detto “petoso” e una bisaccia di pelle di animale con la scorta alimentare fatta di cibi poveri,quelli più elaborati li consumavano nelle hostarie soprattutto i più abbienti.
Poi passa a descrivere ciò che il viaggiatore antico incontrava nei mille chilometri di percorso italiano constatando che, difficoltà superate a parte, anche oggi si ammirano “quattro grandi sezioni di paesaggio: la discesa dalle Alpi nel cammino in valle, la grande pianura del bacino padano occidentale, l’Appennino, la collina toscana e laziale che porta infine all’ingresso nella città di Roma. In ciascuno dei quattro grandi ambienti, il paesaggio, le attività agricole, l’artigianato alimentare e la gamma gastronomica costituiscono un insieme integrato e armonico”.
Davanti agli occhi passano “i vasti campi e le risaie del Piemonte e della Lombardia, le pianure dell’Emilia, i castagneti dell’Appennino, le colline e le crete della Toscana, i laghi del Lazio e la campagna romana”; e anche le “otto tipologie di bisacce” con una selezione della gamma di prodotti delle zone attraversate effettuata con criteri analoghi a quelli del passato: “leggeri, economici, nutrienti e non deteriorabili”, ai quali si aggiunge un requisito oggi irrinunciabile, “il gusto”. Quindi i prodotti locali della moderna bisaccia del pellegrino sono “locali e tradizionali, ma anche eccellenti qualitativamente e con ottime caratteristiche sensoriali”, la loro provenienza dai singoli territori attraversati introduce il viaggiatore “alla conoscenza dell’identità del luogo e alla sua storia millenaria”.
“Una bisaccia piena di paesaggio, biodiversità e storia”, dunque, come intitola il suo saggio il direttore generale Fondazione Campagna Amica Toni De Amicis il quale, del “mosaico fantastico”di significati della Via Francigena, evidenzia tre parole chiave.
La prima evoca “il paesaggio” la cui protezione si traduce nella tutela anche di coloro che hanno contribuito a plasmarlo con le loro attività, come i piccoli e medi produttori agricoli, molti dei quali da semplici lavoratori si sono trasformati in imprenditori che portano nel mondo, con le loro produzioni, i valori del territorio.
Al paesaggio è collegata anche la seconda parola, la “biodiversità”, alla cui conservazione concorrono coloro che operano nel territorio permettendo la sopravvivenza delle specie e delle colture minacciate dall’urbanizzazione e cementificazione e dal degrado del territorio che, comunque sia antropizzato, deve essere curato: “I nostri agricoltori fanno anche questo. Puliscono gli alvei dei torrenti,terrazzano le colline per produrre uva e vino, fanno rimboschimenti produttivi per il legname e per la produzione di frutti Il pellegrino della Via Francigena può osservare il lavoro prezioso di questi custodi del territorio”.
Tutto ciò è riassunto nella terza parola, “la storia”, perché “ci sono voluti centinaia, a volte migliaia di anni per arrivare alla perfezione di sapore e caratteristiche organolettiche e questi cibi sono stati accompagnati nella loro creazione e affermazione da tantissimi avvenimenti storici”. E troviamo rievocate le circostanze che hanno dato origine a prodotti tipici, dal formaggi al pane ai salumi, con personaggi quali Isabella d’Aragona e Leonardo da Vinci, fino ad Ambrogio Lorenzetti.
E’ una storia di prodotti ma anche di produttori, di aziende per lo più a conduzione familiare, attive da generazioni, gestite sempre più da giovani in forme sempre più moderne: “Nascono infatti nuovi canali di vendita, turismo enogastronomico e naturalistico e un’offerta in linea con la multifunzionalità dell’agricoltura”. In particolare vengono citati “tracciabilità, chilometro zero, innovazione, rispetto dell’ambiente, tradizione e cultura, il no secco agli OGM (organismi geneticamente modificati), attenzione al sociale”, con l’impiego delle nuove tecnologie.
“La bisaccia del pellegrino: un marchio per una gamma di prodotti francigeni” è lo sbocco dell’impegno profuso sul fronte della qualità e della tutela delle denominazioni di origine sulla Via Francigena. Giovanna Castelli, direttore dell’Associazione Civita, intitola così il suo contributo al volume. E ricorda che “arte, natura, qualità e gusto, le nostre tradizioni agroalimentari, unite alla straordinaria bellezza del nostro paesaggio e del nostro patrimonio culturale rappresentano un nuovo modo di fare turismo legato al percorso francigeno, reale opportunità per l’economia del nostro territorio”. Le produzioni alimentari tipiche non sono un aspetto secondario: “Il turismo del cibo da fenomeno di nicchia è divenuto ormai una realtà consolidata. La componente food della proposta turistica è sempre più fondamentale nella percezione della qualità di un territorio da parte del visitatore, turista o pellegrino. Nelle analisi delle preferenze dei clienti internazionali verso l’offerta turistica italiana la gastronomia è sempre nelle primissime posizioni e il patrimonio enogastronomico è considerato una parte essenziale dell’esperienza turistica autentica, intrinsecamente connessa all’identità socioculturale dei luoghi”.
La consapevolezza di questo ha portato al programma radiofonico itinerante del 2014 di Sergio Valzaina con i giornalisti di 10 emittenti estere in 9 lingue, ai quali sono state distribuite le “bisacce del pellegrino” per ciascuna delle 7 regioni attraversate, con una scelta di formaggi e salumi, dolci e vini dei singoli territori, tra i primi 58 prodotti di qualità inseriti nella lista dal marchio francigeno, che ne garantisce l’assoluta autenticità dell’origine e la genuinità del gusto. “Cene pellegrine” si sono aggiunte in Toscana e nel Lazio con ricette tradizionali su prodotti locali presentate dai “Narratori del gusto” che hanno guidato nella scoperta dei sapori autentici e genuini.
I 7 percorsi regionali della Via Franchigena, da Aosta a Roma
Abbiamo dato conto sommariamente delle introduzioni e presentazioni di quello che è il contenuto sostanziale del volume, una cavalcata, pardon una “camminata”…, nelle 7 regioni raccontata da 7 giornalisti che hanno percorso l’itinerario della Via Francigena.
Non tentiamo l’impossibile sintesi, questa che è la “magna pars” del volume è tutta da leggere nei brillanti resoconti giornalistici ed è da vedere nelle splendide illustrazioni con i primi piani delle produzioni agroalimentari tipiche, introdotte da una planimetria all’antica e da un’evidenza artistica con schede accurate delle une e delle altre attrazioni, unite addirittura a vere ricette culinarie.
Diamo solo un assaggio dei 7 pasti luculliani che possono essere gustati scorrendo le pagine del volume con le belle immagini, appassionandosi alle cronache giornalistiche e soffermandosi sulle schede analitiche. Basta citare i titoli dei “reportage”, già significativi e qualche altro particolare.
Si comincia dalla Valle d’Aosta, “Un cammino all’insegna della convivialità e della condivisione”, con i suoi segreti, “Acqua, aria ed erba”, che Michele Ferrario ripercorre confidando “è stato il mio battesimo francigeno”, nel quale ha scoperto che, pur senza allenamento, “lo sforzo può essere dosato adottando un passo più o meno spedito”. Per i cibi, “antichi piatti e prodotti culinari gustosissimi”, alcuni dei quali descritti, che “regalano sensazioni gustative e olfattive prelibate”.
Il “Piemonte: una splendida scoperta!” per Loredana Cornero, che va “Dalle Alpi alla pianura con i prodotti piemontesi”, in “un intrigo di acqua e terra, ingegno umano e natura fiorente, campi allagati tra pioppeti e risaie”. Si va dalle cime di oltre 3000 metri alla pianura, con varietà climatiche e ambientali da cui trae origine “un mosaico di prodotti tipici d’eccellenza”. Di qui la conclusione: “Non ci resta che scoprire storia, tradizioni e curiosità dei prodotti tipici di una regione eclettica come il Piemonte”.
Nella “Lombardia: sulle orme della storia!”, Rosario Tronnolone si muove “Tra i fiumi, i sapori e i gusti della pianura Padana“, con le attrazioni ambientali dei corsi d’acqua che scendono dalle Alpi e si gettano nel Po e delle zone boscose. Note pittoresche, due pani, giallo e bianco in onore dei colori del Vaticano, e la deviazione dalla Via Francigena per gustare il grana padano, fino alle dolcezze dei “Baci del Signore” lasciati malvolentieri, con l’esclamazione finale “Non temere, pellegrino, ti rifarai più avanti”.
In “Emilia Romagna: la trama del cammino”, Lorenzo Sganzini trova“Tra pianura e Appennini, l’eden del gusto”: il sapore dell’ambiente, “più che un percorso, nel ricordo, è uno spazio. Un grande affresco con la superficie segnata dal tempo” cui si aggiunge il sapore del cibo: “…offre prodotti tipici per tutti i gusti”, perché “a cavallo tra la pianura Padana e il versante settentrionale dell’Appennino, e la variabilità di paesaggi ed ecosistemi si riscontra anche nella offerta diversificata di piatti tipici”.
“Il cammino in Toscana e in Liguria: un’esperienza straordinaria” per Yva Yancheva, che lo riassume così: “Alta Toscana e Liguria: dal territorio del marmo, monumenti alla bontà”. Il marmo è quello delle cave di Avenza, poi le mura nel centro storico di Lucca, ma “monumenti alla bontà” sono i cibi descritti nelle “cene pellegrine” a Pontremoli e Gambasso Terme, fanno dire alla giornalista bulgara che ne ha parlato nelle sue trasmissioni: “La mia speranza è poterci tornare anche il prossimo anno… e, a voi che leggete, chissà che non ci si incontri lungo il cammino!”
Nella “Bassa Toscana, culla del Rinascimento, eden del buongustaio”, Petru Mari vede “Il bello e il buono della Via Francigena”, in particolare “durante la visita all’orto dei religiosi, il bello e il buono si sposavano perfettamente in un’armoniosa atmosfera tipicamente toscana”. I fiori rossi nei roseti mescolati con le zucchine, i pomodori e le insalate “in un equilibrio , emanando una piacevole sensazione di felicità. Il bello e il buono sono la stessa cosa”. Si apprende “l’arte di saper bilanciare il necessario e il superfluo” fino ad esclamare: “E’ dunque questo lo spirito pellegrino?”.
“La Via Francigena del Lazio: un nuovo incontro”, così Iuliana Anghel definisce il suo terzo “cammino” dopo quelli del 2012 e 2013, con arrivo a Monte Mario da cui si apre il grande spettacolo di San Pietro, la meta del viaggio. “Dalla Tuscia viterbese a Roma con i sapori laziali” è il tratto finale che “oltre a custodire straordinarie emergenze archeologiche, rivela un paesaggio rurale dalla spiccata vocazione agricola e agropastorale, tuttora viva nei piccoli borghi medievali”. Pertanto non poteva che venire “viziato il palato con prelibatezze del posto semplici e saporite”.
Di tutte le prelibatezze che si incontrano nei 7 percorsi regionali, dà conto nei dettagli il volume con schede e ricette, immagini e descrizioni, anche per le eccellenze ambientali e storico-artistiche.
Non resta che scorrerlo e si sarà invogliati a vivere le stesse esperienze fatte di comunione e condivisione culturale e umana, nel segno della storia millenaria che la Via Francigena fa rivivere per merito degli appassionati promotori e sostenitori di iniziative che l’hanno rilanciata alla grande.
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