di Romano Maria Levante
Affollata serata di inaugurazione il 18 marzo all’Ufficio culturale della Turchia a Roma per la mostra “I colori dell’opera ‘Mesnevi’ di Rumi su tela”, della pittrice turca Tulay Gurses, organizzata dall’Ambasciata della Repubblica di Turchia presso la Santa Sede, aperta dal 19 marzo al 19 aprile 2013. Esposti 25 dipinti improntati a leggerezza, e non potrebbe essere altrimenti: sono la trasposizione pittorica dei sentimenti ispirati dai versi contenuti nel “Meslevi”, la maggiore opera poetica del grande filosofo mistico turco Jalai al Din Rumi Mevlana. L’artista ha cercato di rendere la luce esistenziale dei versi di Rumi in un cromatismo delicato, esprimendo i colori dello spirito. Ogni quadro è affiancato dal verso di Rumi che l’ha ispirato, la massima sostituisce il titolo.
L’ambasciatore Gursay, Tulay Gurses e i dipinti ispirati a “Tu sei l’ultimo…” (a sin. guardando) e “O Signore …” (a dx)
E’ intervenuto di persona l’Ambasciatore della Turchia alla Santa Sede, Kenan Gursoy, che ha presentato la mostra. Certamente non lo ha fatto solo perché nei seminari sulla storia delle filosofia e sulla filosofia esistenzialista in cui lui stesso era professore, la pittrice è stata colpita dalla solitudine dei filosofi, poi ha avuto l’impulso di esprimere sulla tela i messaggi spirituali di Rumi. Abbiamo visto che l’ambasciatore ha voluto attribuire un significato speciale all’evento: l’apertura al pubblico è dal 19 marzo, il giorno della consacrazione al soglio pontificio di Papa Francesco, con le aperture che la sua personalità promette per un dialogo interreligioso fecondo di sviluppi impensati. E cosa di meglio dell’arte per esprimere valori religiosi e umani di carattere universale?
Non è una nostra illazione immotivata, possiamo dare una testimonianza personale. Abbiamo parlato con l’ambasciatore, interessati soprattutto a verificare con lui se ci fosse ancora interesse del suo paese ad entrare in un’Unione Europea in crisi, mentre la Turchia mantiene ritmi di sviluppo consistenti, pur se più contenuti rispetto a quelli precedenti quasi a livello “cinese”; nel recente resoconto del nostro viaggio a Istanbul alla riscoperta dell’antica Costantinopoli abbiamo parlato di questo e della visita di Benedetto XVI, volevamo una verifica autorevole. Ci ha confermato l’interesse pur se in modo fugace dato l’ambiente, promettendoci di riparlarne, e alla domanda se aveva un messaggio da trasmettere ci ha detto: “E’ questo il messaggio, la mostra”. Soltanto dopo lo abbiamo collegato con l’intronizzazione del Papa e con quanto ciò può comportare. E la coincidenza di tempi ci è parsa strabiliante.
La genesi delle pitture dell’artista
Tutto questo ci porta a considerare la mostra con attenzione ancora maggiore rispetto all’interesse già notevole sotto l’aspetto artistico e culturale. Perché i versi di Rumi sono densi di spiritualità e di umanità, e mentre li leggiamo guardando come la pittrice ha tradotto le visioni mistiche in artistiche, ripensiamo alle parole di Papa Francesco sulla tenerezza e l’amore, l’umiltà e la carità.
Prima del misticismo, l’artista ha incontrato la filosofia, insieme al professore suo “mentore” divenuto poi ambasciatore, e ha conosciuto quella che chiama “l’eterna solitudine dei filosofi e i loro sforzi per cercare il significato delle proprie esistenze”. Si sono interrogati sui limiti alla libertà rispetto alle proprie responsabilità, mentre la consapevolezza dell’esistenza chiedeva delle risposte che venissero dalla vita, anche se le credenze potevano dare un sollievo all’angoscia esistenziale. Quindi un doppio binario: il filosofo “da una parte avrebbe costruito se stesso basandosi su ciò che riusciva a percepire; dall’altra avrebbe tentato di raggiungere i limiti superiori dell’esistenza e avrebbe cercato i valori attraverso la propria soggettività”.
La “ricerca della verità “era il motivo più importante della propria esistenza”, e non solo per il filosofo: “Con l’impegno nella ricerca il filosofo si orientava al pensiero, il sufi alla parola e l’artista alla creatività”. A questo punto la rivelazione, il grande Rumi Mavlana indica la verità: “Il movimento, l’attività e l’impegno sono le forze che generano la vita”, senza questo c’è il nulla. E lo metteva in pratica, Rumi “impastava con amore tutte le informazioni che aveva raccolto offrendole all’umanità sotto il titolo di Mesnevi”, la monumentale opera di 25.000 versi del filosofo mistico.
Presa da questa rivelazione, l’artista si sente chiamata a impegnare la propria creatività quasi fosse una missione: “Ogni storia del Mesnevi offriva messaggi su valori universali attraverso i simboli. Con ammirazione per questi messaggi, ho preso il mio pennello e mi sono rivolta alla tela”. Ecco il risultato: “I miei lavori consistono nel tentativo di riflettere su tela la luce esistenziale che permea dai versi del Mesnevi, rendendola concreta con vari colori”.
Consideriamo ora la luce esistenziale secondo il pensiero sufi di Rumi e i colori nell’espressione artistica di Tulay Gurses. Sarà un viaggio nel misticismo orientale tradotto in forme e colori.
Ispirato ai versi “Il pensiero …”
Attualità della visione di Rumi
Sarebbe velleitario voler riassumere il pensiero di Rumi nell’ambito della visione sufi. Qualcosa, però, dobbiamo dire, in modo che si possano interpretare meglio i versi ai quali si è ispirata l’artista, e il loro messaggio. E’ vissuto nel XIII secolo, nato nel 1207 da un mistico che era riuscito a raggiungere l’unione dell’anima con il proprio essere fino alla comprensione dell’Essere assoluto, nel suo Dio aveva trovato l’immortalità. All’opera paterna, il “Maarif” in 4 volumi, il figlio si ispirò ponendo l’accento sull’amore rispetto alla conoscenza: il sentimento conta più della ragione e l’amore divino esteso all’umanità diviene estasi. Scriverà moltissimo, in prosa e in poesia, fino al culmine, i 26.000 versi doppi in 6 volumi del “Masnavi”, definito “un corano in lingua persiana”.
Nella sua visione mette al centro la vita interiore per l’immortalità dell’anima attraverso lo “stato di grazia”. L’estasi si può raggiungere attraverso la musica, come forma di preghiera e di adorazione, con il Semà, che praticò e insegnò. Ha scritto: “La morte esiste solo per nascondere la verità, quello che in realtà uccide è la perdita della grazia incomparabile di Dio”, si sente l’eco di temi del cristianesimo. Sulla sua morte, a Konya nel 1273, nel Menakibname di Ahmed Eflaki si legge: “In lui i Cristiani piansero il loro Gesù, gli Ebrei il loro Mosè”. Che sia anche questo il messaggio dell’ambasciatore Gursoy? Tenendo conto che mentre ogni religione tende a marcare le differenze e la separatezza rispetto alle altre, Rumi le riuniva nell’anelito dell’amore nato dall’anima umana.
Ha detto Papa Francesco nell’incontrare gli esponenti delle altre religioni il 20 marzo, di essere “vicino a chi non crede ma è in cerca di Dio”, quello dei musulmani è “un Dio vivente e misericordioso”. Secondo Rumi ci si avvicina a Dio con l’amore e la pace, il dialogo e il rispetto reciproco; lo esprime in versi, nelle storie e favole, novelle e parabole, scritti sapienziali e saggi consigli, che invocano il rispetto per le religioni e le ideologie, l’essere umano e la natura, l’amore per lo studio e la corretta educazione di sé. A san Francesco riportano le lezioni e le forme concrete di misticismo e di vita, amore per il creato e la natura, del fondatore dei “Dervisci vaganti”, poveri dal saio rattoppato. Anche l’epoca storica corrisponde. Non è straordinaria la congiunzione odierna?
L’esistenza e lo spirito, la carità e l’umiltà
Passando alle 25 opere esposte, dal punto di vista cromatico vediamo che la maggior parte, circa 12, uniscono tonalità calde a colori freddi, 9 quelle con soli colori freddi, 2 molto scure con il nero dominante e 2 sulla fede in colori molto caldi. Ma accenniamo solo all’aspetto stilistico, ci interessa soprattutto quello dei contenuti che esprimono, dei pensieri e delle massime che riflettono.
C’è una sostanziale omogeneità cromatica dei dipinti, sono in gran parte sul verde o sull’azzurro, con il nero della notte e l’esplosione di giallo e arancio nelle immagini più vitali. Ci torna in mente il fatto che Rumi disse di “essersi liberato dai colori e dalle immagini” e, con l’unione dell’anima e dello spirito, era pervenuto a un mondo di un solo colore. Una coincidenza o una scelta dell’artista?
Nel nostro personale percorso partiamo dalla visione più generale dell’esistenza : “Oh Signore!Una carovana dopo l’altra si affretta incessantemente dalla non esistenza all’esistenza”: una tonalità verde scolora nelle forme indistinte che si assiepano le une sulle altre. L’itinerario ideale si conclude così: “Va’ al cimitero, siediti là in silenzio, e contempla quei silenziosi eloquenti”, una visione quasi carducciana con i cipressi che qui si levano tra le tombe. Perché “Pure alla terra ritornerà questo mio corpo terrestre; alla terra tornerai anche tu, oh terribile uomo!”: l’immagine è delicata, con i cento fiori colorati che sbocciano, forse come frutti della terra così fecondata.
L’esistenza, la terra: “Questo mondo, come pagliuzze nelle mani del vento, l’invisibile, ha adottato come sua pratica l’impotenza, il decreto dell’Invisibile”. Sulla tela tanti esseri alati in volo, ci hanno ricordato la scena finale in “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica, con i derelitti che volano per magia “verso un mondo migliore dove buongiorno voglia dire veramente buongiorno”.
E’ la forza dello spirito che fa lievitare i corpi, così un’invocazione di Runi: “O signore, una casta di genti spiritualmente dotate, per liberarci dalla cassa del corpo!”; alla quale ne colleghiamo un’altra: “E’ veramentestrano che lo spirito sia in prigione, e che per tutto il tempo la chiave della prigione sia nella sua stessa mano”. D’altra parte, nella sua concezione c’è un “al di là”, un mondo spirituale oltre quello terrestre, che è transitorio, nel quale l’uomo troverà pace e serenità.
I dipinti che si ispirano a queste parole sono entrambi in un verde freddo: nel primo da una base nera, in cui si distinguono solo degli occhi rivolti in alto, si eleva una figura dominante nel cielo illuminato da un pallido sole; nel secondo si intravedono dei viluppi, che emergono da una base scura, con in alto una sfera trasparente che imprigiona lo spirito, e anche il sole.
C’è una terza massima che vi si può associare: il dipinto è sempre su fondo nero, in verde intenso, l’immagine è più netta delle altre, quanto indecifrabile, ciascuno può darne un’ interpretazione rivelando con ciò le proprie tendenze come le “macchie” usate in psichiatria, dato il tema: “Questo abbandono della sensualità è il legame più solido; questo ramo trascina lo spirito verso il Cielo”.-
La sensualità fa entrare nel mondo, dove troviamo dei valori forti. Uno è la carità: “Gli altri secchi cercano acqua dal pozzo; il tuo secchio non s’interessa dell’acqua, cerca quelli che sono nel pozzo”. L’altro è l’umiltà: “Le teste di tutti i leoni del mondo si abbassarono quando Dio accordò il Suo favore al cane dei Compagni”. L’artista usa tinte appena più calde per il dipinto che esprime il primo valore, con un’immagine che rende la profondità del pozzo; i colori si scaldano molto nel secondo, addirittura una tinta rosata con al centro un’immagine in trionfo tra cerchi concentrici.
Voliamo in alto con i versi di Rumi e le tele della Gurses.
Nel tempo: “Il pensiero fa parte del passato e del futuro; quando esso si emancipa da entrambi, la difficoltà è risolta”: tinte calde e un verde tenue in un dipinto con al centro il sole nel cielo, ai lati due strutture, sulla destra uno scorcio prospettico che ricorda le arcate metafisiche di De Chirico.
Nello spazio: “Incorruttibile,perché non è dell’Oriente; immutabile, perché non è dell’Occidente”, manca il soggetto, sarà la “Città del Sole” agognata da Tommaso Campanella, esente dai vizi della corruzione e dell’instabilità che affliggono le due parti del mondo? L’artista ne dà una rappresentazione spettacolare, un abitato in calde tinte pastello tra due rilievi alla cui cima svetta una figura a braccia levate, forse loro stesse formano il rilievo in una visione altamente simbolica .
Il cielo è del solito verde tenue con striature chiare, mentre è compatto nel dipinto che dà l’interpretazione autentica alle scelte cromatiche: “Il colore della sua tinozza è il colore di Dio; in quella tinozza le cose variegate diventano di un solo colore”. E’ delineata la tinozza nella zona centrale, in una calda tonalità pastello, torna la vaga immagine a braccia aperte levate in alto.
Ispirato ai versi “Così ogni notte…”
La natura nelle parole di Rumi e nei colori della Gurses
Dalla tinozza del colore alle quattro anfore immerse nell’acqua del primo di una serie di dipinti nei quali abbiamo visto celebrata la natura; è quasi figurativo, a differenza degli altri fin qui citati con interpretazioni personali molto incerte, questo sembra un acquario: “I grandi fiumi si prosternano davanti all’acquamanile in cui giunge il flusso del mare”, c’è l’enigma, ma l’immagine è seducente, ci sia consentito utilizzare l’aggettivo usato nella promozione turistica della Turchia.
“Ciò che è precipuo del mare va verso il mare: ritorna nello stesso luogo da dove è venuto”: il verde è tenue e scolora in chiaro, in basso forme indistinte, in alto una sfera quasi celeste, si tratta di dare in immagine il circolo vitale nel quale c’è anche la sintesi clorofilliana, e non è poco.
Il mare non è soltanto questo: “Così, ogni notte, tutti i pensieri e le consapevolezze si annientano, immersi nel Mare profondo”: il dipinto, del consueto verde questa volta intenso, rende plasticamente l’immersione nelle profondità che inghiottono tutto quanto reso graficamente.
La notte diviene protagonista nei due unici dipinti di un nero profondo, rotto da sciabolate di luce. Nel primo i bagliori delineano corpi celesti e traiettorie luminose: “Ogni stella ha la sua dimora nell’empireo, la nostra stella non ha dimora alcuna”.Il secondo è netto e ben definito, la luna brilla in alto, in basso in primo piano una rosa rossa, e le parole di Rumi: “La pazienza supportata dalla Luna nei riguardi della notte la rende luminosa e testimoniata dalla rosa alla spina, la mantiene profumata”.
Dal buio della notte alla luminosità del sole, il dipinto è un’esplosione cromatica, il solito verde del fondo si trasforma in un giallo e arancione splendente, con al centro una figura ben visibile con le braccia levate in alto. Un’immagine antropomorfa? .“Eppure giriamo attorno al Sole; e, o meraviglia, causa di ciò è la maestà del Sole”.
Dai colori caldi alle tinte fredde, un azzurro che alla base diventa viola, sono delineate delle montagne con qualche segno umano, esprime una presenza superiore: “Perfino i monti, come molecole, si inebriano a causa Tua. Il punto sta nella Tua mano, ed anche la riga e il compasso”.
Qualche riferimento alla presenza umana nella natura c’è già stato, nel mare dove si immergono i pensieri e nella “nostra stella” senza dimora; ma diventa esplicito nell’esplosione di vitalità del dipinto con il giallo arancio che s’incendia nel rosso, il verde si illumina anch’esso, con due sfere di diverse dimensioni. Le parole di Rumi sono coinvolgenti: “Tu che ti mordi le labbra per l’ammirazione davanti alla bellezza della primavera, guarda il freddo e il pallore dell’autunno”.
Ispirato ai versi “Eppure giriamo attorno al Sole…”
La persona umana, la coscienza dei limiti che innalza
Abbiamo lasciato alla fine del nostro itinerario personale tra i pensieri di Rumi e i colori della Gurses la loro visione della persona umana, espressa in 4 immagini verbali e visive di grande efficacia. Hanno in comune il richiamo alla consapevolezza dei limiti umani per un’umiltà che in definitiva valorizza piuttosto che mortificare. In ogni espressione sono evidenziati, quasi con degli ossimori concettuali, i due versanti, l’umiltà per acquisire grandezza.
Il dipinto più costruito è una composizione di strutture verticali luminose su fondo scuro, il messaggio è criptico per i più, ma non impedisce di apprezzare la conclusione: “Tu sei l’ultimo di quelli che hanno aperto i sigilli [khatam]; e sei un Hatim nel mondo dei donatori di vita spirituale”.
Nella stessa linea l’espressione che ispira un dipinto molto diverso, sul verde e blu con chiazze gialle, diversi piani sovrapposti, Così Rumi: “Tu non sei un unico ‘tu’, amico mio: tu sei il cielo e il mare profondo”, è il potenziamento di sé nel momento in cui si diventa consapevoli della limitatezza, l’ossimoro sopra evocato.
E’ questo un punto chiave del pensiero di Rumi, l’esortazione che segue dà un ulteriore sbocco positivo al ridimensionamento in termini di orgoglio e presunzione: “Se spezzi il tuo ‘io’, diventerai un nocciolo e sentirai le parole di un nocciolo puro”.
Concludiamo con una delle visioni più luminose, al livello dell’esplosione della natura; qui irrompe la spiritualità nelle immagini affiancate del tempio con i minareti e la mezzaluna e della chiesa con in cima la croce cristiana, altri templi minori si assemblano in una sinfonia calda di giallo che va sull’arancio e sul rosso, nel nero di sfondo con la luna e, al culmine, la figura incontrata più volte, con le braccia levate in alto.: “O tu, che ti credi al centro dell’esistenza, la differenza tra un musulmano, un zoroastriano e un ebreo sta solo in un punto di vista”. E come non ripensare a Benedetto XVI nella Moschea Blu, quando il dialogo interreligioso divenne preghiera con il Muftì nel tempio dell’Islam, nel momento spiritualmente più intenso della sua visita a Istanbul del 2008?
Ispirato ai versi “O tu, che ti credi…”
Il messaggio dell’Assoluto giorno di Papa Francesco
Mettendosi dal punto di vista dell’amore le differenze scompaiono, abbiamo già detto che riunì religioni e sette sotto questo segno rinvigorendo gli spiriti per la resurrezione dell’anima umana. Nella sua concezione l’amore è la via per raggiungere l’Assoluto, che è Dio; il suo amore è in ogni cosa, perché Dio si manifesta in tutte le forme, che ci portano a Dio. Raggiungeremo Dio al termine del nostro cammino, e troveremo in lui la luce, la bellezza e la verità: senza limiti, assolute.
E’ un linguaggio che abbiamo sempre sentito nella nostra religione, fa pensare all’Empireo dantesco, riproporle attraverso le espressioni di Rumi e i colori della Gurses il giorno dell’intronizzazione di Papa Francesco ad opera dell’Ambasciata turca presso la Santa Sede non è una coincidenza. E’ un messaggio, e l’ambasciatore Gursoy, il 18 marzo, ce lo ha detto esplicitamente. Il Pontefice il 22 marzo, nell’incontro con il Corpo diplomatico, ha detto che vuole “intensificare il dialogo con le altre religioni, in particolare con l’Islam”, migliore risposta l’ambasciatore presso la Santa Sede non poteva ricevere.
Abbiamo parlato all’inizio di coincidenza strabiliante, nei tempi della mostra, sulla mistica di Rumi, che è stato chiamato il san Francesco dell’Islam, con l’insediamento di Papa Francesco. Ma ce nè una che la supera, e ha del miracoloso: non l’abbiamo scoperta noi, ha avuto la bontà di comunicarcela di persona l’anbasciatore Gursoy, confermandoci la bontà della nostra interpretazione: Papa Francesco è nato il 17 dicembre 1936, lo stesso giorno, 663 anni dopo, della morte del mistico Rumi avvenuta il 17 dicembre 1273. In Turchia ogni anno è un giorno di celebrazioni che culminano nel Seb-i Arus, la festa della riunione col divino attraverso la musica e la danza rituale della “sema”, nella città santa di Konya, davanti al suo Mausoleo, per raggiungere l’unità con il grande amore di Dio. Neppure da noi, con il nuovo pontefice, il 17 dicembre sarà più un giorno come tutti gli altri.. Si potrebbero festeggiare insieme, sarebbe una grande prova di sincretismo religioso nel segno del vero francescanesimo.
Rimaniamo senza parole dopo questa congiunzione. Scorriamo una raccolta di scritti di Rumi, al di fuori dei versi che hanno ispirato le scelte e l’interpretazione della pittrice. Ci colpiscono le parole di un versetto: “E’ tempo d’Unione e d’Incontro, è tempo d’Eterna Bellezza, è tempo di Grazia e di Dono”. Unione spirituale e incontro, dunque, e abbiamo appena visto che Papa Francesco parla di “intensificare il dialogo”. Ma è tempo anche di Unione Europea, perchè non “intensificare” pure il negoziato?
Info
Ufficio “Cultura e Informazione” della Turchia, Piazza della Repubblica, 55-56, Roma, pressi Stazione Termini. Dal lunedì al venerdì ore 9,00-17,00, sabato e domenica chiuso, Ingresso gratuito. Tel.06.4871190-1393; www.turchia.it.; turchia@turchia.it e gursestulay@yahoo.com.tr. Catalogo: Colori di Mesnevi Riflessi su Tela, Tulay Gurses, 2013, pp. 16, formato 21×19. Per la visita di Benedetto XVI alla Moschea Blu e il suo viaggio, cfr. il secondo dei nostri tre articoli dedicati a Istanbul, in questo sito, il 10, 13, 15 marzo 2013.
Foto
Le immagini sono state riprese da Romano Maria Levante all’inaugurazione della mostra all’Ufficio “Cultura e Informazioni” della Turchia, si ringrazia l’organizzazione e i titolari dei diritti per l’opportunità offerta, in particolare l’ambasciatore Gursay e l’artista Gurses che hanno accettato di essere ripresi da noi davanti alle opere esposte. In apertura, L’ambasciatore Gursay e l’artista Gurses alla inaugurazione, dietro di loro i dipinti ispirati ai versi “Tu sei l’ultimo…” (a sin. guardando) e “O Signore …” (a dx); seguono, “Il pensiero …” e “Così ogni notte…” ; poi “Eppure giriamo attorno al Sole…” e “O tu, che ti credi…” ; in chiusura, “Se spezzi il tuo ‘io’…”.
Ispirato ai versi “Se spezzi il tuo ‘io’…”