di Romano Maria Levante
Con il nuovo romanzo di Piercarlo Ceccarelli,, “Il leone di Milano”, si compone una ”tetralogia” di narrazioni che prendono lo spunto da situazioni aziendali al centro delle vicende, si diffondono in analisi psicologiche e ambientali con intrecci di natura personale e familiare e fanno entrare nella vita dell’imprenditore e uomo d’azienda facendo luce sui processi aziendali e le relative scelte e decisioni, legate oltre che ai fattori oggettivi delle tecnologia, del mercato e quant’altro, anche – e in molti casi soprattutto – agli elementi caratteriali.
E’ una storia coinvolgente che si svolge nel ”sancta sanctorum” delle imprese a gestione familiare. Per questo interessa non soltanto chi segue le vicende aziendali, ma anche il lettore comune che può entrare nel mondo misterioso dei capitani d’azienda, con la stessa ansiosa curiosità con cui “Sabrina” nell’indimenticabile film spiava le feste della famiglia di imprenditori datori di lavoro del padre. Il protagonista viene seguito nei luoghi “riservati” che frequenta – dai campi di golf al club esclusivo, alle aste di oggetti preziosi – oltre che nelle assemblee societarie, teatro di contrasti familiari, e nelle relazioni di lavoro e personali, con una speciale attenzione ai risvolti psicologici e ai riflessi esistenziali delle scelte sue e dei familiari più stretti con cui il lettore si può confrontare..
Con questo nuovo romanzo di una serie che ne conta già tre si compie una “tetralogia” di quello che abbiamo definito a suo tempo “company thriller”, una sorta di nuovo genere narrativo che si affianca ai “legal thriller” nel portare l’autore a trasferire nel romanzo quanto interiorizzato in una lunga pratica professionale ad alto livello. In questo caso qualcosa, anzi molto di professionale, c’è non solo nell’ispirazione e nel contenuto, ma anche nel valore pratico dell’opera.
Gli insegnamenti per la visione aziendale e per la vita di tutti
Viene utilizzato il romanzo come mezzo appropriato e quanto mai efficace per approfondire aspetti psicologici per lo più trascurati, se non ignorati, mentre sono determinanti e spesso decisivi nelle decisioni aziendali. Queste non dipendono, come si ritiene comunemente, solo dai dati di fatto, per lo più quantitativi, e dai modelli deterministici utilizzati come ausilio e considerati spesso risolutivi, e l’autore ha usato, eccome!, il “Par Roi” con la relativa banca dati a tutto campo, descrivendolo nei suoi scritti aziendali; bensì dai fattori psicologici che vanno dal carattere dei decisori e dei loro interlocutori, con le emozioni suscitate, i sentimenti con i risentimenti che nascono, tutti elementi che intervengono in modo preponderante e, ripetiamo, spesso decisivo, nell’insieme di relazioni che intercorrono all’esterno nella vita aziendale e personale, e all’interno delle famiglie e di loro stessi.
Il romanzo per sua natura può far uscire allo scoperto tali fattori penetrando nei recessi più nascosti dell’animo umano con l’esplorazione dei diversi ambienti nella vasta gamma delle loro sollecitazioni spesso contrastanti. Cade così la concezione, spesso un’illusione, che le decisioni nelle aziende, e anche quelle personali nella vita comune, siano frutto soltanto di valutazioni razionali supportate da elementi oggettivi, quindi deterministiche e in quanto tali indiscutibili; e si apre un campo del tutto nuovo nelle analisi aziendali, nel quale assumono rilevanza altri fattori apparentemente imperscrutabili, che possono essere analizzati con un approccio di natura diversa; la lunga esperienza nella consulenza direzionale consente all’autore questa nuova visione. Del resto, già in un precedente romanzo della serie avevamo trovato un insegnamento valido per tutti, non solo per gli imprenditori e manager: di fronte a una situazione di rischio o comunque a una scelta ardita, prima di seguire l’impulso bisogna meditare tenendo conto del proprio carattere, se estroverso e avventato oppure introverso e prudente, quindi regolarsi di conseguenza frenando slanci eccessivi o superando remore paralizzanti nei due diversi aspetti caratteriali.
Nel romanzo vengono seguite attentamente le pressioni psicologiche interiori, le relazioni interpersonali, il modo di dialogare con i diversi soggetti, e anche di trattare nelle diverse situazioni, per chiunque fonte di apprendimento e di riflessione. Il protagonista è al centro di un quadrilatero di forze – l’azienda e la famiglia, i parenti-coltelli con i colleghi-rivali e le donne – che di volta in volta stanno per schiacciarlo e sempre lotta anche con se stesso per sottrarsi alle pressioni opprimenti con uno sforzo psicologico nel quale lo aiutano fattori che non valorizza da solo, ma con l’aiuto di chi può dargli consigli validi, e anche questo è un insegnamento. “Ti consiglio di accettare i buoni consigli ” dice una pubblicità bancaria, per l’azienda il “deus ex machina” è il consulente di direzione, ma anche nella vita bisognerebbe cercare e trovare un prezioso consigliere. E’ intrigante l’alternanza di situazioni, che trova corrispondenza nella vita, dalle “stelle” alle “stalle” e anche l’inverso, “dalla polvere agli altari”, le vive sulla sua pelle il protagonista e il lettore con lui. Se poteva considerarsi un “leone” a Milano in campo aziendale e non una “gazzella” – come gli dice il consulente Fabbroli citando la nota metafora – teme, anzi è consapevole, che possano esserci leoni più forti.
Un romanzo anche didattico ed educativo, dunque, per l’azienda e la famiglia, la persona e la vita, senza essere pedagogico né tanto meno pedante, anzi tiene in una “suspence “ da “thriller”. Del resto, anche nelle problematiche di tipo aziendale troviamo elementi divenuti quasi abituali, come i collegamenti a distanza in un sistema integrato del quale abbiamo sperimentato forme diverse, ma paragonabili, con lo “smart working” e la “didattica a distanza” repentinamente portati dal “lockdown” per il Coronavirus; e la digitalizzazione , con l’intelligenza artificiale, evocata nel romanzo a livello di alta innovazione industriale con l’illustrazione dei vantaggi rivoluzionari, la cui penetrazione nella vita domestica non è acora avvenuta se non nelle avveniristiche anticipazioni di una “domotica” fantascientifica o altre applicazioni suggestive. Mentre la “meccatronica”, pur essa citata nel romanzo, riporta il pensiero a “King Kong” e soprattutto a “E.T., le indimenticabili creazioni del “mago degli effetti speciali” Carlo Rambaldi; i suoi eredi, il gruppo “Machinarium”, vi hanno innestato la digitalizzazione, in un processo innovativo che ricorda quello del romanzo.
L’azienda nella vita del protagonista.
Del quadrilatero di forze che premono sul protagonista Bernardo, l’azienda è la più problematica, connaturata all’intera sua esistenza, essendo un’azienda di famiglia, i Cerutti, di cui è il leader sebbene restino ancora attivi i fondatori nel padre Giulio e nello zio Alessandro; mentre per i figli Fabrizio ed Eleonora la prospettiva è lontana nell’incertezza delle loro scelte non condizionate.
E l’esistenza del leader aziendale non è tranquilla, movimentata da sollecitazioni opposte: un’occasione di crescita con l’acquisizione di un’azienda concorrente, quella dei Colombo, che si pone come contraltare, concentrata sul prodotto come quella del protagonista lo è sul mercato, con il risultato che la sua ha respiro internazionale, l’altra solo nazionale, pur se di eccellenza; e a breve distanza il rischio della catastrofe per l‘improvviso profilarsi dell’inattesa supremazia tecnologica di un concorrente americano più innovativo che minaccia di espellere la sua azienda dal mercato.
Queste opposte situazioni vengono fatte rivivere con una narrazione avvincente – scandita in modo incalzante come un diario giornaliero di eventi ed emozioni – dove in aggiunta spicca la forza espressiva dell’autore nel descrivere le trattative con l’attenzione psicologica alle mosse dell’interlocutore, moderando e modulando gli accenti a seconda dei momenti, una vera lezione su come condurre i negoziati.
L’azienda ovviamente è molto di più della fonte di soddisfazioni e preoccupazioni per il protagonista: è anche il campo dell’innovazione, dove si introducono le applicazioni più avanzate, cui abbiamo accennato, in uno “storytelling” particolarmente interessante perché mostra come l’intervento della consulenza direzionale possa essere risolutivo. Solo così soluzioni altrimenti impensabili diventano possibili, è fattibile il reperimento dei fornitori delle tecnologie avanzate richieste e degli ingenti mezzi finanziari necessari, con ardite architetture operative, finanziarie e azionarie che vengono descritte in modo piano e accessibile. In tal modo si possono superare le problematiche psicologiche e quelle collettive nella complessità dell’impresa familiare con le partecipazioni anche di redditieri senza interesse per l’azienda ma solo per il loro capitale.
La famiglia, croce e delizia
Impresa familiare, dunque, lo è quella del protagonista, della dinastia dei Cerutti, i fratelli Giulio, suo padre, e Alessandro con i loro discendenti, in primis Bernardo. Lo è quella dell’impresa concorrente per la quale si apre la possibilità di un’acquisizione, dei Colombo con il figlio Antonio, l’interlocutore nella trattativa e la cugina Anna, con cui Bernardo ha avuto una storia finita male.
I fondatori restano sullo sfondo, anche se attivi nella vita aziendale, ma riescono a mettere in campo la propria saggezza. Questa volta, a differenza dei romanzi precedenti dello stesso autore, non entrano nelle scelte aziendali, non c’è il dilemma tra accettare i rischi dello sviluppo accelerato o riposare sugli allori dei traguardi raggiunti con i pericoli relativi; lo si lascia ai figli, in particolare Bernardo, senza interferire. Ma ugualmente riescono a intervenire in modo risolutivo quando sono in gioco aspetti decisivi sul piano umano e non solo. Così quando c’è stata una grave mancanza di un figlio, non il protagonista, è calata la scure della punizione ma lasciando aperta la possibilità di un riscatto, prontamente colta con esiti positivi anche se poi la vicenda ha seguito il suo corso.
Gli equilibri familiari da preservare da parte dei capistipite non attengono ai rapporti con i discendenti, bensì alle famiglie di questi ultimi e alle relazioni tra loro, sempre movimentate per effetto delle sollecitazioni psicologiche provenienti dai caratteri di ciascuno. Non solo tra cugini sono continui i dissapori da dirimere, ma la dinamica familiare presenta realtà sempre complesse.
Così tra la seconda e la terza generazione, i nipoti dei fondatori che tendono a sottrarsi alle pressioni dei genitori i quali vorrebbero averli come continuatori dell’azienda di famiglia; mentre c’è Loredana che cerca di crearsi un’altra ben più piccola azienda e si oppone ai tentativi di farla desistere per dover entrare in quella familiare dedicandosi agli studi appropriati senza diversivi; e Fabrizio che segue la vocazione artistica rifiutando ogni compromissione aziendale neppure sul piano della commercializzazione delle opere d’arte. Nulla, però, è a senso unico, nei colpi di scena c’è spazio per sviluppi imprevedibili, maturati lungo un percorso meditato, mai unidirezionale.
I problemi e rapporti familiari non sono, però, soltanto di ordine psicologico e comportamentale, attengono anche alla vita dell’azienda in senso stretto. L’azienda familiare, particolarmente diffusa nel nostro paese, è infatti protagonista anche di questo quarto romanzo, e le problematiche sono meramente di ordine proprietario: nel senso che le partecipazioni azionarie sono distribuite tra i due rami della famiglia, i fondatori Giulio e Alessandro e i loro figli: un intreccio tra chi è operativo nell’azienda e chi ha solo interesse reddituale ed è attento, quindi, anche a possibili rendimenti alternativi, quindi pronto a vendere la propria quota mutando gli equilibri fino alla possibile cessione dell’intera azienda anche contro al volontà del suo leader. E’ una parte interessante perché rende appieno la complessità e le implicazioni di tale forma aziendale, fino all’approfondimento dell’alternativa tra conduzione diretta e management esterno indipendente garante per tutti.
Nella famiglia, allargata alla dinastia, ci sono sempre i “parenti-coltelli”, e qui ne abbiamo uno in particolare evidenza, si tratta di Giuseppe, il cugino del protagonista, ben diverso da lui che appare specchiato e lineare, quanto l’altro sembra ombroso e inaffidabile, rancoroso e vendicativo.
Sulla figura di Bernardo ruota la narrazione, si potrebbe accostare al personaggio tutto milanese della celebre ballata di Giorgio Gaber, “il suo nome era Cerutti Gino [con la variante di Bernardo], ma lo chiamavan drago, gli amici al bar del Gianbellino, dicevan ch’era un mago…”. Diverse forze lo comprimono in un assedio continuo, e deve destreggiarsi con abilità e sofferenza per non essere schiacciato dall’una o dall’altra; ne deve schivare di minacce alla sua posizione e alla sua azione aziendale. Nel farlo gli capita di sprofondare in crisi di pessimismo alternate dal ritorno all’ottimismo, mentre la volontà e la ragione si alternano. La sua è una lotta costante, con la realtà ineludibile della vita aziendale, tra successi presenti e rischi di insuccessi futuri, risultati positivi frutto di bravura ed errori dovuti a presunzione, e con i problemi della vita, nell’ambito personale e familiare, anche molto particolari. Si seguono le sue vicende immedesimandosi in lui, presi dal susseguirsi di situazioni che, pur nella loro semplicità, sono rese avvincenti dalla maestria narrativa che le fa rivivere al lettore.
L’antagonista Giuseppe impersona i “parenti-coltelli”, il contraltare del protagonista su tutti i piani, anche su quello della correttezza personale di cui Bernardo è invece un esempio. E’ sua quella che si può definire la più grave infrazione all’etica aziendale e senza aggettivi, è suo anche il recupero della rispettabilità con un valido impegno sul piano professionale. Ma è anche suo il sordo tentativo di rivalsa captando surrettiziamente consensi familiari per decidere in proprio e non certo in modo positivo, le sorti dell’azienda. Il tutto mettendo in croce il protagonista su ritardi che lo stesso Bernardo si rimprovera ma cercando di rimediare per salvare l’azienda, a differenza di Giuseppe che invece vorrebbe affossarla in una sorta di “muoio io con tutti i Filistei”, anche se con le tasche piene. Una cosa positiva gli va riconosciuta: la coerenza che lo porta a uno scatto di orgoglio dinanzi a un’offerta seducente ma che andava contro la propria natura arrogante.
Molto diversa dalla figura di Giuseppe quella di Antonio Colombo, il leader dell’impresa concorrente interlocutore nella trattativa per la vendita ai Cerruti rappresentati da Bernardo, la sua abilità nella negoziazione, pur nelle posizione di inferiorità, si sposa alla accettazione di un’offerta personale che poteva rifiutare per orgoglio o risentimento; invece fa vincere la professionalità e, a dispetto delle insinuazioni e della diffidenza di Giuseppe per lui, è un esempio di correttezza e di impegno per un’azienda che lo aveva sconfitto ma nella quale era entrato senza remore. Anche in questo caso spicca la lungimiranza di Bernardo, nonché la sua generosità; mostrata addirittura persino nei riguardi di Giuseppe nonostante il suo comportamento ostile e i suoi odiosi sgambetti.
Gli elementi umani, e le componenti psicologiche, si aggiungono a quelli professionali, che non bastano: Giuseppe è molto valido su questo piano per la sua competenza nel settore tecnologico ma pur essendo questo un elemento importante non è decisivo, vale di più la qualità personale.
Competenza e qualità professionale nell’ altro personaggio, torna il consulente di direzione Nicola Fabbroli, che si trova ad affrontare un problema aziendale spinoso sotto molti aspetti, da quello tecnologico al finanziario, cui si aggiungono le complicazioni di natura familiare dovute a intrecci azionari e motivazioni diverse: da chi non è interessato all’azienda ma al rendimento del proprio pacchetto azionario, a chi come il protagonista le è legato indissolubilmente. Ma l’ amore per l’azienda di famiglia non esclude soluzioni anche impensabili con dei colpi di scena appassionanti.
Le donne con grandi e piccoli uomini
E poi ci sono le donne, che non hanno un ruolo secondario, tutt’altro, intervengono nei momenti topici della vicenda dando di volta in volta un tocco di classe e di eleganza, di sensualità e passione, con distacco ma anche condivisione. Si dice che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, non si applica alla nostra vicenda perché non sono mai dietro ma a fianco, anche davanti.
Le stesse zie, Sofia e Maria Paola, intervengono in una fase importante con delle sorprese che si inquadrano in un’attenzione mai venuta meno anche quando non compaiono e sono silenti.
Ma pensiamo ad Anna. forse la figura femminile che rimane maggiormente impressa per la sua orgogliosa dignità unita ad una sensualità seducente. Fa parte dei Colombo – la famiglia dell’azienda concorrente con cui c’è stata la trattativa per la cessione tra Bernardo e il cugino Antonio – ha avuto una storia con Bernardo terminata bruscamente per colpa di quest’ultimo; da parte sua poi un orgoglioso rifiuto a un’offerta accettata invece da Antonio, fino alla ricomparsa in un momento particolarmente difficile per chi l’aveva tradita, una possibilità di infierire per rifarsi dell’umiliazione, una ferita non rimarginata. Assistiamo a una lezione di amor proprio e fierezza ma nel contempo di comprensione e benevolenza, senza sdolcinature bensì con la dimostrazione di come si possa entrare nei recessi dell’animo dando una risposta non solo consolatoria ma anche e soprattutto di incoraggiamento e di stimolo a chi, come Bernardo, ne aveva tanto bisogno. Unita a sferzanti riferimenti ai passati trascorsi e ai pensieri obliqui che percepiva nell’antico innamorato riuscendo ad evidenziarli con espressioni via via, però, sempre più dolci e persino tenere, forte della sua carica sensuale che sconvolge Bernardo con il ritorno di fiamma dei desideri sopiti.
Una donna molto diversa Nadira, come è molto diverso da Bernardo l’uomo a cui si è unita, proprio Giuseppe, come abbiamo visto. Apparentemente docile e remissiva, ma non ha davanti un grande uomo e non è di certo una grande donna, forse opportunista anche se ha sfoderato un’energia che non le si attribuiva ottenendo ciò che voleva e dominando poi il suo piccolo uomo.
Ci piace concludere con la figura di Benedetta, la moglie del protagonista, la più “normale” fra le tre, emblematica della difficile conciliazione tra famiglia e carriera per la donna: Benny c’è riuscita, ha allevato due figli e si è reinserita nella vita professionale in una posizione dirigenziale. Ma non è di questo che vogliamo parlare, bensì della sua femminilità, con l’eleganza e la raffinatezza unite a una sensualità naturale. Nel rapporto con Bernardo c’è di tutto, le liti e le riappacificazioni, le accuse immotivate e le incomprensioni sull’educazione dei figli, il distacco per motivi di lavoro e per i dissapori familiari, i dolci abbandoni e gli irrigidimenti, le confidenze e le chiusure. Ma prevalgono i momenti di affettuosa complicità in una visione costruttiva della vita con il coinvolgimento mentale e spirituale, emotivo e sentimentale, fino all’intesa totale. Ci sono due momenti topici di quest’intesa, nei quali culminano fasi importanti della vicenda, la sessualità esplode una volta con tutta la sua forza prorompente, un’altra con una delicatezza altrettanto intrigante. Si rivivono anche questi aspetti della vita del protagonista, la sua donna è “con” lui, mai “dietro” di lui per propria scelta volitiva, e sa quando abbandonarsi sulle ali dell’amore.
Dall’azienda alle donne, fino alla donna della sua vita, il protagonista ci appare in tutta la sua umanità, in una storia nella quale emerge la maestria dell’autore nel penetrare la psicologia dei personaggi nelle loro manifestazioni, le più diverse come lo sono per tutti, descrivendo gli ambienti in cui vivono e frequentano con citazioni particolari che ne mostrano la profonda conoscenza. Forse sono gli ambienti che lui stesso frequenta, ma di certo non lo vediamo nei panni del consulente di direzione quale è stato nella sua lunga vita professionale di successo – fondatore e titolare di una primaria società internazionale – bensì di scrittore a tutto campo.
La “tetralogia” come “tetrafarmaco” sulle vicende della vita
L’interesse della “tetralogia” dell’autore, oltre alle vicende coinvolgenti che attraversano le quattro famiglie con le rispettive aziende nasce, come si è detto, da una serie di insegnamenti che se ne traggono anche per la vita comune: su come affrontare le scelte difficili e i traumi di segno opposto dalle stelle alle stalle, dalle polveri agli altari, i contrasti familiari e i normali colloqui di affari. Insegnamenti frutto di un’intensa attività professionale che lo ha messo a contatto con le situazioni più diverse avendo in comune l’importanza decisiva dei fattori psicologici. Se ne ricava una sorta di “tetrafarmaco”, non quello epicureo riguardante la morte e gli dei, il dolore e il piacere, ma un aiuto quotidiano che nasce dalla migliore conoscenza di sé stessi per dominare le proprie reazioni.
Anche sotto questo profilo il “salto di specie” dell’autore – se così possiamo chiamarlo dopo tanti libri di tecnica aziendale, da lui scritti e pubblicati a latere della consulenza direzionale – è definitivamente quanto positivamente compiuto. Quella che compone finora una “tetralogia” narrativa con le peculiarità che abbiamo cercato di evidenziare, viene a formare un vero “poker d’assi”.
Info
Piercarlo Ceccarelli, “Il leone di Milano“, Milano, novembre 2023, pp, 221, Amazon, euro 10,40. In merito alle citazioni nel testo cfr. le nostre recensioni su questo sito: per i primi 3 romanzi, Ceccarelli, Il nuovo romanzo per dire ‘Oggi sono migliore’ 9 ottobre 2021, e Ceccarelli, i Martini e i Gianselmi, storie aziendali e lezioni di vita 14 gennaio 2017; per la “meccatronica”, Rambaldi, il mago degli effeti speciali, al Palazzo Esposizioni 4 gennaio 2020 . I precedenti libri di Ceccarelli della tetralogia di “company’s thriller” sono: “Oggi sono migliore. Una storia imprenditoriale, Editore Interlinea 2020, euro 16,00. “I Martini, Una famiglia, un’azienda: leadership tra ostinto e ragione, Editore Libreria Utopia 2016, euro 19,50; “I GIanselmi. Una storia famigliare”, Mind Edizioni 2015, euro 19,99. I libri di Ceccarelli di saggistica aziendale, prima del “salto di specie” sono: “Le nuove forze della competitività” (con E. Presutti) Editore Sperling & Kupfer, euro 17,82; “Supereroi d’impresa, Creano i prodotti e i servizi che conquisteranno il mondo. Partendo dall’Europa”, Mind Edizioni 2014, euro 19,00; “Azienda, maledetta azienda. Perchè l’Italia non può sopravvivere se non torna a fare impresa”, Mind Edizioni 2012, euro 19,00; “L’urto della crisi. Leader d’impresa alla prova del grande cambiamento”, Mind Edizioni 2011, euro 19,00; “La crescita sostenibile nei mercati maturi, Posizionarsi in modo distintivo per crescere e creare valore nel tempo” (con Andrea Ferri, Carlo Martelli), Editore Il Sole 24 Ore 2008, euro 24,00; ; “I nuovi principi PIMS” (con Keith Roberts), Editore Sperling & Kupfer 2002, euro 18,00; “Gestire l’azienda nell’era di Internet” (con Carlo Martelli), Editore Sperling & Kupfer 2001, euro 17,82; “Il managementinnovativo per riprogettare l’azienda” , Editore Sperling & Kupfer 2000; euro 17,82; “Vincere con il benchmarking” (con Giovanni Calia), Editore Sperling & Kupfer 1995.
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