di Romano Maria Levante
Si conclude, con questo terzo articolo, la nostra immersione nella questione del “Manifesto di Ventotene”, di cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha citato alcuni brani nel suo intervento alla Camera del 22 marzo alla vigilia del Consiglio europeo suscitando un mare di polemiche. Nel primo articolo ci siamo soffermati sul dibattito parlamentare, e sulle polemiche, il secondo articolo è incentrato sulla grande figura di Altiero Spinelli che ha dedicato l’intera vita nelle istituzioni e fuori all’azione appassionata per la federazione europea, in questo terzo articolo concludiamo commentando alcune critiche oltremisura, con immagini evocative dell’insieme.

La contraddizione degli intransigenti censori di chi osa citare passaggi scomodi del “Manifesto”
Iniziamo tornando sui contenuti di tante accuse alla presidente Meloni, precisando ulteriormente in modo meglio documentato la scena da “reality” della domanda posta dalla giornalista di Mediaset al prof. Romano Prodi. Non ci stanchiamo di ripetere la domanda su come si può considerare “domanda tranello” chiedere al professore cosa pensa del passaggio sulla “proprietà privata” nel “Manifesto di Ventotene” che la giornalista si è limitata a leggere senza aggiungere una parola come neppure la Meloni aveva fatto, a parte la legittima, personale conclusione che quella – prefigurata nel passaggio letto testualmente come pochi altri passaggi senza avanzare critiche – non è di certo la sua Europa.

Si critica tanto da sinistra la Meloni di evitare il confronto con la stampa per non dover rispondere a domande scomode, e non si accetta una domanda su cosa pensa del concetto di proprietà come viene vista dal “Manifesto”, tema di grande attualità proprio in quei giorni, non tirato dal cappello come il coniglio dei prestigiatori . E sentire cosa pensa di quella frase il non dimenticato leader di “Rifondazione comunista” e presidente del Parlamento in tempi lontani, Fausto Bertinotti,il quale fa capire che non era una domanda tranello, anzi una sorta di assist! Ma ne parleremo più avanti. Ora ci limitiamo a qualche considerazione legata alle critiche avanzate.

La “proprietà privata”, nel fascismo prima, nel “Manifesto” poi, infine nella Costituzione
Viene citata la nazionalizzazione dell’energia elettrica in Italia nel 1963, quale applicazione delle “pratiche socialiste” evocate nel “Manifesto” In realtà, se si vuol andare ben più indietro della nostra Costituzione, risalgono a precedenti anteriori al”Manifesto” le imprese pubbliche e le partecipazioni statali nell’azionariato di talune società a seguito di interventi di salvataggio: l’IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale che ne è stata la madre, fu una creazione del fascismo nel 1933, 8 anni anni prima del “Manifesto”, e nel 1941 c’erano gli Stati Uniti d’America fonte di ispirazione ben più valida della Russia bolscevica, non accettata “in toto” neppure da Altiero Spinelli, espulso dal Partito comunista e per questo espulso dal PCI:

Il fascismo aveva un concetto della proprietà privata che appare non palesemente in contrasto con quello del “Manifesto”, se si può fare tale parallelo senza divenire bersaglio di insulti e persino di “oggetti contundenti” ….. e più avanti si vedrà a cosa ci riferiamo. Lo studioso Berto Ricci ha scritto: “La proprietà inviolabile non è affatto un principio dello stato fascista che ha dimostrato di saper colpire anche la proprietà in nome della Patria. La proprietà inviolabile è un dogma liberale e non fascista, inglese e non romano: da noi proprietario è solo depositario e non altro.“. E, più precisamente: “Il corporativismo elabora una terza via in cui la proprietà non viene né negata, né considerata come diritto fondamentale e inalienabile. Il fascismo accusa il liberalismo di avere una concezione sacrale della proprietà privata e si oppone ugualmente a quella comunista che mira alla totale soppressione dell’iniziativa individuale e alla statalizzazione completa dell’economia” Per concludere: “E’ nella subordinazione consapevole all’interesse della nazione che l’iniziativa privata trova la sua giustificazione, la sua norma, la sua disciplina. L’interesse privato è sempre subordinato all’interesse superiore delle produzione nazionale”.

Sostituendo alle parole “patria” e “nazione” la parola “Europa” e relativi aggettivi, non sembra in contrasto con il passaggio “incriminato” del “Manifesto” in cui, ripetiamo, si legge: “La proprietà privata va abolita limitata estesa, caso per caso, non dogmaticanente in linea di principio”. E questo dopo aver affermato che non si accetta il principio dell’abolizione completa della proprietà privata come è avvenuto con la rivoluzione bolscevica nei regimi comunisti. Oggi non viene abolita più neppure in Cina, con il capitalismo economico che è stato innestato nella persistente dittatura comunista, né in Russia, dove la pur strategiche imprese energetiche sono state “privatizzate” regalandole agli oligarchi con la fine del collettivismo, dissoltasi l’Unione sovietica con quel che ne è seguito.
Forse anche per questo il prof. Prodi ha reagito vistosamente alla lettura del brano da parte della giornalista sbottando: “Ma che cavolo mi chiede? Ho mai scritto una roba del genere in vita mia?”E, alla risposta che è uno dei brani del “Manifesto” letto dalla presidente del Consiglio si è ancor più infervorato esclamando: “Ma lo so benissimo, signora, non sono mica un bambino…” cui si è accompagnata la tiratina di capelli seguita dall’evocazione delle condizioni in cui sono state scritte quelle parole, confino, dittatura fascista ecc. e il parallelo con un passo, prelevato dal Corano, sul quale non si può giudicare Maometto, di cui abbiamo parlato anche nel precedente articolo.

Le reazioni scomposte perchè si tocca un “libro sacro”, in parte sconfessato
E’ ben noto che, finita la guerra – scomparso il socialista Eugenio Colorni ucciso dai fascisti nel maggio 1944 mentre il liberale Ernesto Rossi approfondì questo suo pensiero politico fino al radicalismo, Altiero Spinelli, pur restando nell’orbita comunista – eletto nel Parlamento nazionale ed europeo come indipendente nelle liste del PCI – ridimensionò l’impostazione ideologica espressa sul “Manifesto”, impegnando per l’intera vita in una azione appassionata con il suo Movimento Federalista Europeo. Ma se le cose stano così – e ci sembra evidente – perché riproporre nella manifestazione “per l’Europa” a Piazza del Popolo, e poi nella seduta parlamentare volta a definire il mandato sull’Europa, proprio quel modello sconfessato, sbandierando l’intero documento e non limitandosi ad evocarne il titolo, “Manifesto per un’Europa libera e unita”.

Ciò detto, se quella del “Manifesto” è una Europa in cui, terminato il confino, non si è riconosciuto neppure il suo principale autore, come si può lanciare l’accusa, spesso forsennata, che è stata una provocazione della Meloni dire che non vi si riconosce oggi, dopo 84 anni , neppure lei? Ma il “Manifesto” viene considerato paradossalmente un “testo sacro”, e questo spiega la reazione di Prodi, sempre tranquillo e pacato, forse anch’egli travolto da questa visione messianica. . E ai spiegano anche le parole di Bertinotti che richiedono un supplemento dopo la citazione che ne abbiamo fatto nell’articolo iniziale. Perché ci è tornato sopra nella trasmissione “L’aria che tira” su “La 7”, nella tarda mattinata del 25 marzo, in cui ha spiegato perché avrebbe tirato “un oggetto contundente” alla presidente Meloni, accettandone poi le conseguenze dell’espulsione dalla seduta del Parlamento, ne è stato presidente, quindi sa come vengono sanzionati tali comportamenti.. E qui si apre un nuovo capitolo, che va ben oltre il “Manifesto”, per assumere un significato più generale.

Bertinotti, la”trasgressione violenta” se si tocca il “testo sacro alla base della Costituzione”
Come abbiamo fatto per la replica in Parlamento della Meloni, per le affermazioni di Prodi, Benigni e altri nei due articoli precedenti, da cronisti riportiamo testualmente il nuovo intervento di Bertinotti con David Parenzo che ha riproposto il tema, mettendo allo scoperto nuovi motivi. Viene innanzitutto ripetuta la sua dichiarazione … incriminata sul fatto che avrebbe lanciato “un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio” e sulla sua reazione dovuta all’’irruzione contro un atto considerato fino all’altro ieri da tutti fondativo”, spiegandola cosi: “Per questo mi condanno, ma … intanto ti tiro un libro”. Questo lo abbiamo già commentato, lo riportiamo per memoria. Ed ecco la nuova spiegazione, espressa con forte convinzione.

“Lo ripeterei cosi, ma chiunque ascolta adesso ne capisce il tono. Io sono sempre stato per una pratica non violenta. Anche nella pratica non violenta, ‘si parva licet…, da Ghandi a Pannella, c’è la trasgressione della regola a condizione che accetti di essere condannato per quella trasgressione; perciò io, non violento, faccio un’eccezione alla mia regola non violenta (sic!), .perché voglio significare una rottura che si è prodotta nel vivere civile del paese (sic!). Quindi a una trasgressione violenta che il potere fa, oppongo una trasgressione dal valore prevalentemente simbolico, ma per denunciare che tu hai superato una soglia comunemente accettabile, hai fatto una cosa incompatibile” (sic!) . Parenzo commenta che “allora la Meloni con quelle parole su Ventotene ha superato la soglia comunemente accettabile”. A questo punto Bertinotti ridimensiona il gesto violento che aveva evocato: “I critici che vengono da destra dovrebbero più di me conoscere il linguaggio del futurismo” “ Era un gesto marinettiano, futurista?” interloquisce Parenzo. “ Richiama la grammatica futurista” aggiunge lui. Parenzo: “Il suo era un gesto marinettiano”.

Bertinotti ripete “futurista”, sorridendo, poi continua seriamente: “Però, al di là di questo, penso che la presidente del Consiglio ha fatto una cosa che non avrebbe potuto fare (sic!); .non perché un testo, anche il testo sacro, non sia discutibile analiticamente, ma quello è il campo della critica analitica e della ricostruzione storica. Se tu lo assumi in politica devi sapere che stai intervenendo – posso dirlo proprio così perché la penso così – su un testo sacro (sic!) e i testi sacri richiedono da chi rappresenta una repubblica e un paese la stessa solennità “ (sic!). . Parenzo lo interrompe: “Conoscendola, quando parla di sacralità del testo, è come una bestemmia!” E lui: “ Esattamente così” (sic!). Parenzo insiste: “E’ come se lei da laico, ci stesse dicendo, ha bestemmiato!” . Bertinotti: “Ha bestemmiato!”. Parenzo incontentabile: “Ha bestemmiato il Signore”. E Bertinotti si avvita ancora di più in un pensiero quasi ossessivo: “ Ha bestemmiato nei confronti del fondamento della Repubblica, .perché si può discutere molto dei singoli testi, ma non c’è dubbio che quell’ispirazione fondamentale è alla base della Costituzione repubblicana. Compresa la cosa che la presidente del Consiglio cita come scandalosa, cioè la questione della proprietà, che sfido chiunque a non trovarla integralmente nella Costituzione repubblicana (sic!), e perfino negli atti di coloro che hanno fatto vivere il tema della proprietà”.

Parenzo sembra non crede a ciò che ha ascoltato ed esclama: “Quindi,. la proprietà privata così come l’abbiamo nella nostra Costituzione è simile….”, e Bertinotti:lo rassicura, ha capito bene: “E’ figlia proprio di quella impostazione. Altrimenti, come avrebbe potuto l’Italia del dopoguerra nazionalizzare l’industria elettrica, togliere la proprietà alle aziende produttrici di energia e portarla sul pubblico? Perché lo può fare ? Perché è scritto nella Costituzione . Per questo la Costituzione è stata anticipata dagli uomini e dalle donne di Ventotene”(sic!). E qui termina la “sacra rappresentazione”, con Bertinotti officiante e Parenzo come un chierichetto, apparentemente soggiogato, ma forse i suoi siparietti intendevano sottolinearne i momenti salienti, ed esprimere un certo stupore sebbene senza alcuna critica, del resto il conduttore è schierato dalla stessa parte.

Per completezza riportiamo sempre testualmente quanto indicato dalla Costituzione in merito alla “proprietà privata “, lasciando ai lettori interessati di misurarsi con l’affermazione di Bertinotti; “Sfido chiunque a non trovarla integralmente nella Costituzione repubblicana”.Noi non l’abbiamo trovata, almeno “integralmente”, e per quanto riguarda lo spirito con cui viene evocata, e i suoi limiti, nella concezione fascista si parla di “interesse della nazione”, vale a dire l“interesse generale”, nel “Manifesto” senza tali finalità procedono “caso per caso” i vertici rivoluzionari, neppure eletti. Ecco il disposto della Costituzione all’art. 42“ “La proprietà privata è riconosciuta garantita dalla legge, che ne determina modi di acquisto, godimento, e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale”.

La “non violenza” di Ghandi, l’unica “trasgressione” ammessa, nell’assoluto rifiuto della violenza
Dopo l’excursus costituzionale, che dire a commento della “narrazione” di Bertinotti, sollecitato da Parenzo? Si commenta da sé, e abbiamo posto dei sic! dove maggiore è stato il nostro stupore. Ma qualche osservazione puntuale è doverosa. Cominciamo dalla “non violenza” e dalla trasgressione riferita a Ghandi e Pannella. Ha fatto bene a dire “si parva licet..”riferendosi a se stesso, rispetto ai “magni” citati, con cui è presuntuoso compararsi. Qui non è presuntuoso, è del tutto inappropriato, perché c’è proprio un rovesciamento del loro messaggio sulla non violenza. La “non violenza” è il modo con cui si trasgredisce a una regola ritenuta ingiusta assumendone la piena responsabilità ed accettando la pena commisurata alla sua violazione. Esattamente il contrario di ciò che ha detto – e manifestato teoricamente, anche se per fortuna non concretamente.- Bertinotti con il proposito di lanciare “un oggetto contundente contro la presidente del Consiglio”, un atto, quindi , violento. Nella “non violenza” la contestazione della regola ingiusta o della provocazione viene fatta soltanto con metodi “assolutamente non violenti” per lo più passivi, mai e poi mai violenti.

Gandhi docet. Secondo il suo pensiero, così interpretato da Andrea Bernabale, “la violenza è uno strumento che non dev’essere utilizzato in nessuna condizione, qualunque sia il suo fine, in quanto produce sofferenza, distruzione reciproca e, in ultima istanza, produce ulteriore violenza”. In altri termini, “la violenza alimenta violenza generando circostanze poco auspicabili e vantaggiose per nessuno, quali che ne siano i fini.”. Ci sono anche queste motivazioni: “ Nessuno possiede la completa verità, valori etici e morali sono concetti relativi e, pertanto, nessuno ha la facoltà di stabilire chi siano i ‘giusti’ e chi gli ‘ingiusti”’che debbano essere puniti.”.Nessuna eccezione, quindi, alla non violenza, tanto meno nella circostanza che avrebbe scatenato la violenza evocata da Bertinotti, tanto più che la sua non è certo “la completa verità” tutt’altro; e anche se lo fosse non giustificherebbe mai il ricorso da lui evocato alla violenza.. Il conflitto, per reagire alle ingiustizie subite, può richiedere la ribellione, “la ribellione però si struttura secondo metodi non-violenti”, anche quando si tratta di valori supremi come la libertà. “Gandhi intendeva ribadire l’universalità dell’azione non-violenta, applicabile in qualsiasi circostanza”. E Pannella è stato un suo seguace, fino a metterne il volto nel simbolo del Partito radicale, ha abbinato l’uso di mezzi non violenti dalla disobbedienza civile al digiuno alla accettazione della pena per aver violato una regola pur ingiusta.

Ma non vogliamo imperversare su Bertinotti, dato che essendo molto schierato – anche al di fuori dalla politica attiva, con un passato come il suo – certe posizioni sono non solo comprensibili ma prevedibili. Sono posizioni meno comprensibili quando le assume una storica dalla quale ci si attende per lo meno una aderenza ai fatti sui quali può basare la sua libera valutazione, quale essa sia, ma motivandola, non sparando sentenze per partito preso. Ci riferiamo a Michela Ponzani, frequente ospite di “La 7” con le sue valutazioni sempre schierate, ma in questo caso entra in campo anche la storia per cui ci si aspettava qualcosa di più ragionevole ed equilibrato. Invece… Ma ascoltiamo cosa ha detto nella stessa trasmissione “In altre parole” di sabato 22 marzo che ha visto Bertinotti esibirsi nel lancio virtuale di un “oggetto contundente”, identificato poi in “un libro” magari dalla copertina pieghevole, e derubricato al gesto futurista…”che la destra dovrebbe conoscere”. Lo ricordiamo perché gustoso, anche se ne abbiamo già parlato diffusamente.

Il violento “j’accuse”della storica Ponzani alla presidente Meloni
Ben più “contundente”, se le parole sono pietre, quanto è stato scagliato contro la presidente Meloni dalla storica Ponzani, eccole riportate testualmente: “Noi abbiamo assistito in Parlamento a una operazione di mistificazione, manipolazione (sic!) della storia da manuale, da manuale (doppio sic!).. Con lo stravolgimento (sic!) di un documento dal quale si sono estrapolate delle parti del tutto decontestualizzate con una finalità esplicita. Siamo nell’80 anniversario della Liberazione, noi non attendiamo il 25 aprile per denigrare in un colpo solo (sic!) i valori dell’antifascismo e i valori di una pace tra popoli liberi, come avevano immaginato i nostri patrioti? Possiamo usare questa parola perché si usa tanto questa parola quando vediamo nelle piazze che inneggiano ai martiri della rivoluzione fascista? Beh, i patrioti della nostra repubblica, della nostra democrazia, sono quelli che sono stati confinati, incarcerati, sorvegliati speciali, puniti dalla polizia fascista, come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni”..

Interviene, “ad adiuvandum”, il conduttore Massimo Gramellini: “ Sono stati raccontati come tre pericolosi sovietici, mentre solo uno era comunista che aveva rotto con lo stalinismo, un altro liberale, il terzo socialista, erano antifascisti tutti e tre ma non identici”. La Ponzani prosegue: “Questi ragazzi si trovano sull’isola di Ventotene da confinati, e si interrogano sulle ragioni per le quali l’Europa ò precipitata in due guerre mondiali. Quali sono le ragioni? Gli Stati-nazione che hanno praticato politiche di potenza, aggressione, militarismo e nazionalismo”, Gramellini suggerisce “sovranismo”, magari per far ricadere tutto sulla Meloni… che viene definita sovranista, “assist” subito raccolto. “Sovranismo, cosa possiamo fare, limitando i poteri degli Stati–nazione federando. Creando una federazione di Stati esattamente come gli Stati Uniti d’America”.

E sulla proprietà privata? “La nostra Costituzione all’art. 42 dice che la proprietà privata può essere all’occorrenza gestita, limitata, dallo Stato quando di tratta di monopoli, per esempio. Aldo Moro lo fece nel 1963 con la nazionalizzazione dell’energia elettrica, Alcide de Gasperi lo fece con la riforma agraria per togliere il monopolio della proprietà terriera ai grandi latifondisti, perché c’era bisogno di che cosa? Non solo della libertà che avevano riconquistato, ma della giustizia sociale, della redistribuzione di ricchezza. Sono parole che non vanno più di moda, me ne rendo conto”.

Con queste ultime quattro parole, “me ne rendo conto”, si smonta l’intera costruzione, la storica Ponzani “si rende conto” che si può avere una idea diversa e dire “Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia!”, le uniche parole pronunciate al termine dalla presidente del Consiglio, dubitando anche che possa essere l’Europa vagheggiata dall’opposizione, senza una parola di critica né all’’intero “Manifesto” né ai brani letti testualmente per prenderne in modo legittimo le distanze senza commentarli. La “mistificazione, manipolazione della storia da manuale, da manuale”, nel “violento “j’accuse” della Ponzani, non è certo della Meloni ma di chi la usa come arma politica, come fa la storica, peraltro in modo inappropriato, attribuendole cose non dette, avendo la Meloni omesso qualunque commento.

Inoltre, quando afferma che la “federazione di Stati” vagheggiata nel “Manifesto” sia “esattamente come gli Stati Uniti d’America” capovolge la realtà: non sono nominati affatto, mentre la “dittatura rivoluzionaria” al di fuori della volontà del popolo, “immaturo “ e da educare da parte del vertice rivoluzionario, fa pensare all’allora sistema bolscevico, sia pure attenuato ma pur sempre con la proprietà privata “abolita limitata estesa caso per caso”.. Un sistema ben diverso dai casi eccezionali di nazionalizzare le industre elettriche e sostituire i latifondi con piccole proprietà private distribuite ai contadini – come dalle sue affermazioni- e anche dai salvataggi di imprese in difficoltà gestite come partecipazioni statali sul mercato, alla pari delle imprese private. .Ma della proprietà privata nell’impostazione del “Manifesto” – e nel regime fascista – abbiamo già parlato con riferimento l Bartinotti, che la considera “integralmente” recepita nella Costituzione”.

Il siparietto tra la giornalista Sardoni e di nuovo Bertinotti
Dopo la Ponzani, c’è stato un siparietto, sempre sullo stesso tema. Alessandra Sardoni , già presidente dei giornalisti parlamentari – dopo che il conduttore Gramellini aveva ipotizzato un intervento diversivo della presidente del Consiglio per evitare temi scomodi – ha contraddetto dicendo: “Io credo che sia per lei un aspetto identitario che lei coltiva per una percentuale qual che sia , anche se solo il 5 per cento, continua a coltivarla, a tenersela stretta. E questa è lei, come per dire, io sono sempre io, e vuole fare così. Secondo me non è il frutto di chissà quale abilità come è stata dipinta nelle cronache successive”. Ma a Bertinotti – che pure ha terminato il suo intervento – non sta bene, e interviene replicando così, riferendosi direttamente alla presidente Meloni.

”Il suo è un elemento strategico, la messa in discussione del paradigma costitutivo della Costituzione repubblicana, e lei considera la Costituzione repubblicana come un ingombro che ha cercato di affrontare con le riforme costituzionali., così ha ripreso una componente ideologica.. Questo attacco al Manifesto di Ventotene, se leggete bene i contenuti, vedete che prende di mira la Costituzione repubblicana e i suoi contenuti democratici (sic!).”.
Ma la Sardoni persiste: ”Credo che ci sia una piccola verità, l’idea di Europa che comunque lei ha, e lo ha detto ripetutamente, ed è anche legittimo da un certo punto di vista, legittimo ma non lo condivido, e l’Europa delle patrie non è quella del Manifesto di Ventotene , non è federalista“ Una vera lezione, quella della Sardoni, riassunta in poche parole – , “”legittimo da un certo punto di vista, legittimo ma non lo condivido”.- a coloro che lanciano accuse di “fascismo” con atteggiamenti censori essi sì, “fascisti”.

Questi siparietti li abbiamo riprodotti testualmente perché sono quanto mai eloquenti, e in questo caso alla singolare accusa di una storica che fa dei processi alle intenzioni strumentalizzando parole dal significato ben diverso – come si vede dal testo integrale che abbiamo riportato – ha risposto in modo risolutivo una giornalista autorevole, non schierata.
E ci fanno ripensare alle reazioni di Prodi e di Bertinotti, la prima reale, la seconda… virtuale. Viene da chiedersi come mai personaggi solitamente molto equilibrati e così navigati, si sono alterati in modo così vistoso dinanzi alla mera lettura di alcuni brani di un documento per di più “datato”, il cui valore risiede nel titolo europeista e non nel contenuto di stampo rivoluzionario e collettivista ripudiato dagli stessi autori.

La risposta non può che fare riferimento alla “sacralità” faziosamente attribuita al “Manifesto”: Romano Prodi ha evocato il Corano citando Maometto, Roberto Benigni la Bibbia, Fausto Bertinotti lo chiama “testo sacro”, per ultima Simona Malpezzi del PD ha richiamato il Vangelo e Cristo. Mentre Carlo Rossella – che con Berlusconi ha diretto i maggiori Telegiornali di Rai e Mediaset, ed oggi è tanto critico verso il governo con particolare accanimento verso la Meloni – ha detto che “”il Manifesto di Ventotene non può essere il manifesto della Meloni, è un’opera d’arte democratica”..Così alla sacralità” della religione si aggiunge la “sacralità” dell’arte.
Per quanto ci si possa sforzare, a parte l’ovvia affermazione che “non può essere il manifesto della Meloni”, è arduo comprendere come si possa definire “un’opera d’arte democratica”, dato che nessuna delle due parole è riferibile al “Manifesto”: non si vede come possa esserci “arte” in un manifesto quale esso sia, non è un “codice miniato” – almeno questo ci sia risparmiato… – ma non si comprende nemmeno la metafora, per noi definire l’opera come “democratica” vuol dire contraddirne il contenuto, che definisce la democrazia “un peso”, e la forma della Federazione europea, delineata con precisione, è una “dittatura rivoluzionaria”, quanto mai lontana, anzi opposta alla democrazia correttamente intesa.

La dissacrazione del sindaco Bandetti, fino alla… fantozziana “Corazzata Potemkin”
Quanto abbiamo richiamato ci fa dire che ci sembra di essere in una “sacralizzazione” per lo meno esagerata, di un testo che ha pure una base positivamente ispirata, ma solo una base, senza la mitizzazione cresta intorno. Ci ha ricordato un precedente noto a tutti. Abbiamo citato nel primo articolo un vecchio film evocativo, “Sogno di prigioniero”; ora ne citiamo un altro, del celebre regista russo Eizenstein, “La Corazzata Potemkin”; che nel 1925 evoca l’eroismo dell’equipaggio di una nave zarista ammutinatosi nel 1905 – anno molto turbolento – per protesta contro il cibo avariato, poi votato alla rivoluzione con un finale tragico dopo tante peripezie Episodio vero enfatizzato, da una certa parte politica, oltre misura nella versione cinematografica ben al di là del contenuto, rivestito di una sorta di sacralità con validità perenne, da diffondere per fini educativi.
Di qui la parodia dissacrante in un film su Fantozzi, nel quale l’irridente quanto tartassato ragioniere interpretato da Paolo Villaggio, esasperato dalle visioni estasiate del film imposte dalle sezione del partito comunista, sbotta nella clamorosa e liberatoria dissacrazione: “La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca!”. Ebbene, dalla “narrazione” fatta finora ci sembra di trovare la stessa enfatizzazione, addirittura la “sacralizzazione “ esplicita, ben al di là dei meriti pur esistenti del “Manifesto di Ventotene”. Quindi è venuta spontanea, ci si perdoni, l’associazione tra le due smodate enfatizzazioni.

Anche perché c’è stato un nuovo … ragionier Fantozzi sbottato nell’espressione dissacrante quanto spontanea, come il bambino che esclamando “il Re è nudo”ha disvelato qualcosa visibile a tutti ma oscurato proprio dalla “sacralizzazione”; come una divinità. Nel caso del ”Manifesto”, i “bambini” sono stati zittiti anche con insulti e non solo, come abbiamo riportato. Il Fantozzi del momento è un sindaco, già noto per sue esternazioni irridenti, e proprio per questo disinibito pure nell’attuale circostanza, tanto che ha pubblicato la foto di una giovane discinta con la grande scritta “Ventottenne”. Si tratta del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, che dopo la … profanazione della foto ha esclamato: “Solo gli imbecilli possono pensare che ciò che è stato scritto nel 1941 possa essere valido, proprietà privata, educazione per il popolo, cazzate allucinanti” (sic!). Le “ca…te allucinanti” del “Manifesto di Ventotene” come la “ca.. ta pazzesca” della “Corazzata Potemkin”.
Non vorremmo essere lapidati – magari con gli “oggetti contundenti”di Bertinotti, se-non peggio – per aver concluso i nostri tre articoli con questo dissacrante accostamento nel titolo e nella conclusione! Ma la libertà di satira è stata reclamata anche verso Maometto e il Corano, condannando i fondamentalisti islamici che vogliono negarla, ed è il loro Dio! Non si vorrà mica considerare il Manifesto di Ventotene addirittura al di sopra?

Per concludere, “in più spirabil aere”, la nostra maratona protrattasi in tre lunghi articoli, ci piace tornare all’immagine da “Il vecchio e il mare”, con cui abbiamo aperto il 2° articolo, evocata nelle parole finali dell’ultimo intervento di Alriero Spinelli al Parlamento europeo del 16 gennaio 1986, come testamento spirituale prima della scomparsa quattro mesi dopo. Oltre alla intensa azione federalista “scarnificata” dagli “squali”, come ha lamentato, si può applicare alla sua figura, “scarnificata” riducendola al “Manifesto”, poco rilevante in pratica, a parte l’illuminante ispirazione; mentre, dopo quel “sogno di prigioniero” iniziale, lodevole quanto visionario, il suo impegno federalista si è dispiegato in modo appassionato e quanto mai fattivo per l’intera sua esistenza.
Il prossimo anno, precisamente 23 maggio 2026, saranno trascorsi 40 anni dalla sua scomparsa,: celebrarne il quarantennio nel modo più adeguato sarà una doverosa “riparazione” a quanto si è fatto sovrapponendo il “Manifesto” alla sua azione ben più significativa e attuale, quando del documento resta attuale solo il titolo originario “Manifesto per un’Europa unita e libera”. Almeno la pensiamo così, e speriamo di non essere “aggrediti” per la critica alla “sacralizzazione” del “Manifesto”, fino ad averne evocato, anche nella immagine di apertura di questo ultimo articolo, la “dissacrazione” che in questi casi è inevitabile e anche giustificata. Libertà andiamo cercando, “ch’è sì cara…”.

Info
Questo articolo conclusivo della nostra “immersione” nella vicenda del “Manifesto di Ventotene”, approfondisce alcuni apetti e motivi, ripercorrendola anche visimamente nelle immagini, dai tre protagonisti, all’ambiente, ai riconoscimenti al primo autore Altiero Spinelli, alle polemiche contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fino alla “sacralizzazione” del “Manifesto” con i personaggi che lo hanno riferito ai “testi sacri”, anch’essi raffigurati, e la successiva irridente “dissacrazione” anche nell’immagine di apertura. Cfr. i nostri 2 precedenti articoli, il primo, uscito in questo sito il 24 marzo 2025 con il titolo ““Manifesto di Ventotene”, 1. Dalla soria alla cronaca” ; il secondo dal titolo “Manifesto di Ventotene”, 2. Altiero Spinelli, e la ‘tirata di capelli ‘ di Prodi” uscito il 3 aprile. Cfr., inoltre, i nostri precedenti articoli sull’isola di Ventotene e su quella vicinissima di Santo Stefano, pubblicati alcuni anni fa in occasione di viaggi sulla barca di un caro amico, con la descrizione dei luoghi nelle circostanze speciali dei visggi stessi e, per Santo Stefano, con la ricostruzione della storia del penitenziario ora in via di trasformazione in una sede di studi europeo ititolata a David Sassoli, presidente del Parlamento europeo prematuramente scomparso; li abbiamo ripubblicati nel 2022 e 2023, in memoria dell’amico Ciro Soria che mi aveva ospitato nella sua barca, anch’egli scomparso. Cfr., dunque, gli articoli in questo sito: per Ventotene, Villa Giulia a Ventotene, la capacità umana di far soffrire anche in Paradiso 4 giugno 2022, “Sul mare”, il film di D’Alatri su Ventotene, un’emozione senza fine 4 maggio 2023, e Ischia, festa di Sant’Anna, il Palio dei carri di Tespi 2009, 22 aprile 2023; sulla vicina isola di Santo Stefano: Santo Stefano, 1. Archeologia carceraria del penitenziario-teatro, 2 giugno 2022, e Santo Stefano, 2. Le storie dei reclusi nel penitenziario-teatro 3 giugno 2022. Aggiungo – tale è stato il legame con l’amico Ciro,al quale collego le mie visite a Ventotene, di cui agli articoli sopra ricordati – la citazione dei due articoli rivolti alla sua memoria: “Ciro Soria, buona navigazione Lassù, nellalto dei cieli!” 21 aprile 2023, e “Ciro Soria, 40 anni di matrimonio con il sostegno a Ibby” 23 aprile 2023.

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Le immagini presentano una carrellata su momenti particolarmente significativi dell’intera vicenda del “Manifesto”, alcuni già illustrati negli articoli precedenti ma rievocati con immagini diverse: dai protagonisti, all”ambiente. Dopo questo inquadramento, le immagini rendono visivamente la “sacralizzazione” del testo, con gli… officianti, cui segue la “sconsacrazione” irridente che ne è la logica conseguenza, evocata già nella prima immagine, evocata nel titolo. Dopo l’ apertura, dedicata a “La Corazzata Potemkin” nell’irridente equiparazione, la copertina del “Manifesto di Ventotene”, seguono le immagini dei 3 autori del “Manifesto”, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, alternate a 3 immagini degli edifici nell’isola di Ventotene, con l’immagine di Ursula Hirshmann e Ada Rossi, che fecero uscire dall’isola in modo clandestino il “Manifesto”. Poi Altiero Spinelli al Parlamento europeo nella sua appassionata battaglia federalista, l’edificio del Parlamento europeo a lui intitolato e l’iscrizione recante il suo nome. Entrando nelle polemiche Bertinotti con i suoi riferimenti a Ghandi e al concetto di libera proprietà, per il quale vi sono immagini dell’IRI e del primo presidente Beneduce. Poi la storica Michela Ponzani scatenata e la giornalista Alessandra Sardoni dissenziente, La “sacralizzazione” del “Manifesto” è evocata visivamente con le immagini degli “evocanti” alternate ai “libri sacri” evocati, Roberto Benigni con la Bibbia, Romano Prodi con il Corano, Simona Malpezzi con il Vangelo, fino a Carlo Rossella per l'”opera d’arte” da lui citata. Dalla “sacralizzazione” alla “sconsacrazione”, con una immagine della “Corazzata Potemkin”, che segue quella in apertura, insieme all’irridente espressione di Paolo Villaggio-Fantozzi, seguite dalla “sconsacrazione” del sindaco Bandecchi con una sua fotografia e l’irridente manifesto “Ventottenne”. In chiusura, il “Manifesto di Ventotene” in mano ad una partecipamte alla manifestazione romana di piazza del Popolo. Le immagini sono state tratte dai siti di seguito citati, i cui titolari si ringraziano dell’opportunità offerta; si precisa che sono inserite a mero scopo illustrativo, senza alcun intento di natura pubblicitaria e nessun riflesso di natura economica, aggiungendo che qualora la pubblicazione della foto non fosse gradita a qualche titolare del sito, basterà farlo presente mediante un post “on line” nello spazio dei commenti e verrà immediatamente eliminata. I siti sono i seguenti, nell’ordine di inserimento delle immagini nel testo: wikipedia, istituto altiero spinelli, MSN, gillians lists, rebel studio, stock, varese news, stock, partito democratico, euractive, X, dreams time, la 7, la civiltà cattolica, investire biz, il sole 24 ore, la 7, la 7, corriere tv corriere della sera, opus day, virgilio notizie, news compton editore, la repubblica, ancora libri, la 7, storica national geographic, you tube, ansa, terni in rete, agenzia dire. Di nuovo, grazie a tutti.
