di Romano Maria Levante
Affollata presentazione della “Quadriennale di Roma” il 12 febbraio 2020 al Tempio di Adriano, con la platea contornata dai posti in piedi gremiti. Tale partecipazione, che ha visto i posti a sedere completamente occupati ben prima dell’inizio, indica l’aspettativa per le novità attese e per le preziose anticipazioni che si sperava di avere sulla mostra in programma per il mese di ottobre 2020.
La novità nella presentazione, istituzionale e non artistica
Possiamo dire che questa attesa, almeno per quanto ci riguarda, è andata inizialmente delusa, dato che se “sotto il sole” di Roma qualcosa “di nuovo” c’è stato, era “anzi d’antico”, con la rievocazione delle precedenti mostre fatta dal presidente Umberto Croppi, mentre l’esposizione del direttore artistico Sarah Cosulich ha ripetuto notizie ben note sull’impostazione del programma della Quadriennale in tre linee: due per il sostegno, con la formazione, degli artisti contemporanei italiani e per la loro promozione all’estero, la terza sull’impostazione generale dela 17^ mostra della Quadriennale.
Ai programmi di sostegno e promozione, infatti, era stata dedicata una presentazione presso l’ex GIL dell’allora presidente Franco Bernabè nel marzo 2018, con la Cosulich da lui nominata Direttore artistico della Fondazione incaricata di curare la prossima mostra assistita da un altro curatore scelto da lei, Stefano Collicelli Cagol. Presentazione esauriente quella di allora, seguita dai comunicati sull’espletamento concreto dei vari momenti di un percorso basato su qualificati “workshop” formativi all’interno e su sostegni finanziari mirati alla nostra presenza all’estero. Si sono ripetute in estrema sintesi linee e realizzazioni ormai acquisite come “aggiornamento” e prosecuzione di una storia gloriosa anch’essa reiterata essendo già nota, almeno agli addetti ai lavori; la cui ripetizione ha potuto far pensare a un modo di sopperire alla difficoltà di fornire una maggiore informazione sulla mostra di ottobre, restata del tutto in ombra, anche se l’effetto può essere stato comunque positivo.
Una giustificazione ci sentiamo di avanzarla, collegandoci a quella che è stata la vera “novità” della presentazione: la sottolineatura del ruolo dei tre “partner istituzionali”, forse per la prima volta nella storia recente intervenuti tutti e tre con i propri rappresentanti che hanno preso la parola: oltre al presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, padrone di casa, a nome di Roma capitale l’Assessore alla Crescita culturale e Vice sindaco Luca Bergamo, a nome della Regione Lazio il Capo di Gabinetto del Presidente della Regione Albino Ruberti, a nome del Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo il Direttore generale Creatività contemporanea Nicola Borrelli e il sottosegretario Lorenza Bonaccorsi. Presenze, tuttavia, per lo più a livello tecnico-funzionale, anche se elevato e molto qualificato; sono mancati i vertici istituzionali, dei quali abbiamo notato l’assenza.
Questo perchè il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti partecipava sempre con un proprio intervento alle presentazioni delle mostre a Palazzo Incontro allorché era presidente della Provincia di Roma, lo ricordiamo a quella su “Pasolini”, e la sindaca Virginia Raggi l’abbiamo vista alla fine del 2018 presente con un proprio intervento alla presentazione della mostra “Vite spezzate” al Museo della Shoah. A parte tali assenze, ancora meno comprensibile quella del ministro Dario Franceschini, chissà se dovuta alla sostituzione del Presidente della Quadriennale, da lui nominato, da parte del successore ministro Bonisoli, sostituzione che potrebbe averlo sconcertato, come tanti, perchè avvenuta non solo in extremis, ma anche a un anno dalla mostra su cui aveva tanto lavorato il presidente non confermato.
Abbiamo notato l’assenza del Ministro sia perché non manca mai a queste manifestazioni – lo ricordiamo alla presentazione della recente mostra sui “Fumetti nei Musei” in cui ha preso la parola non in modo rituale intervenendo nel merito nell’ultima mostra e in quella precedente – sia perché non solo partecipò alla presentazione della precedente Quadriennale di Roma nel giugno 2016, ma volle che si svolgesse presso il Ministero per marcare il proprio coinvolgimento; come ha fatto molto di recente, prcisamente il 24 febbraio, con la presentazione al Ministero della mostra su Raffaello, anche se poi non è potuto intervenire all’insorgere dell’emergenza. Comunque, è prestigiosa la sede scelta per presentare la 17^ Quadriennale, il Tempio di Adriano, pur senza la cornice istituzionle attesa.
La presentazione della 16^ Quadriennale ebbe carattere istituzionale soltanto per la sede ministeriale, nel contenuto il suo carattere fu artistico: gli 11 curatori prescelti in base a una accurata selezione, esposero, cone ampie motivazioni, i temi che sarebbero stati declinati dagli artisti da loro indicati per la mostra dopo quattro mesi, dal titolo “Altri tempi, altri miti”. Furono illustrati da loro i nuovi “miti” per i “tempi” mutati suscitando interesse e creando aspettative per come tutto ciò avrebbe trovato risposta negli artisti espositori. Fu un esaltante “workshop” di tipo artistico, nulla di rituale sebbene si svolgesse nella sede ministeriale alla quale i temi trattati nell’incontro avevano tolto la sua connotazione abituale.
E’ quanto mai espressiva al riguardo l’immagine conclusiva, con il ministro Dario Franceschini e il titolare del Palazzo delle Esposizioni sede della mostra che veniva illustrataa, Innocenzo Cipolletta, insieme all’allora presidente della Fondazione Quadriennale di Roma Franco Bernabè circondati dagli 11 curatori; l’analoga foto della nuova presentazione vede invece il nuovo presidente della Fondazione Umberto Croppi con il direttore artistico Sarah Cosulich circondati dai rappresentanti di Comune, Regione, Ministero, più Camera di Commercio, quasi in una riappropriazione dell’arte da parte delle istituzioni, bene se vista come sostegno, male se come ingerenza e burocratizzazione in un arretramento rispetto all’impostazione precedente.
Nulla di inappropriato crediamo vada addebitato al presidente Umberto Croppi, sensibile su questo piano facendo già parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, presidente di Federculture, già Assessore alla cultura del Comune di Roma. Anche perché è stato nominato dal ministro MiBAC Bonisoli il 7 agosto 2019, alla vigilia della caduta del governo, quando i programmi della presidenza Bernabè erano in fase di attuazione da tre anni e la strada verso la mostra dell’ottobre 2020 era segnata e in buona parte già percorsa. La sua repentina nomina, a poco più di un anno dalla celebrazione della mostra per la quale aveva lavorato il presidente da lui sostituito, è sembrata fuori tempo, sarebbe apparso ben più logico attendere il compimento del lavoro fino ad allora svolto. E’ stato come se si fosse sostituito il Commissario tecnico della Nazionale di calcio a pochi mesi dall’inizio dei campionati mondiali od europei, non per demeriti – nel qual caso sarebbe stato doveroso – ma per la mera scadenza temporale superabile con una “prorogatio” se non si intendeva confermare.
Ed è qui, forse, l’origine dell’incongruenza ora evidenziata, la scadenza quadriennale della nomina di Bernabè nell’agosto 2019 doveva portare a una riconferma almeno temporanea fino alla mostra che sarà aperta nell’ottobre 2020; in tal modo si sarebbe potuta ricondurre stabilmente la scadenza dell’incarico al termine della mostra che ne rappresenta in un certo senso il culmine. Non si è fatto questo, e il presidente Croppi si troverà con la spada di Damocle della possibile sostituzione al termine del mandato nell’agosto 2023, prima di aprire la prossima mostra dell’ottobre 2024, rischiando di non poterne realizzare appieno nessuna, dato che quella del 2020 reca l’impronta del predecessore, un paradosso che non gli auguriamo. Speriamo che quest’esperienza sia istruttiva per tutti, e le istituzioni pongano rimedio alla plateale, inammissibile contraddizione tra impegno reale e scadenza formale.
Croppi ne è stato talmente consapevole che non solo ha accettato l’incarico nel segno della continuità, ma nel primo Consiglio di amministrazione da lui presieduto nel’ottobre 2019 ha nominato Bernabè Presidente onorario della Fondazione. E ne ha riconosciuto il ruolo decisivo svolto nel rilanciarne l’attività, sebbene anch’egli fosse stato nominato nel 2015, una anno prima della data della 16^ mostra; ma si veniva da un vuoto di otto anni, non essendosi svolta la mostra della Quadriennale nel 2012, in parte “surrogata” dal “Padiglione Italia” della Biennale di Venezia con appendice romana, curato da Vittorio Sgarbi nel 2011 in modo innovativo nella selezione degli artisti nei 150 anni dell’Unità d’Italia. Vediamo Bernabè in prima fila alla Presentazione, nel segno della continuità assicurata dal successore.
Cosi forse si spiega il modo con cui è impostata la presentazione dell’evento quadriennale, il presidente Croppi ha parlato della storia retrospettiva della Fondazione, dell’impegno delle tre istituzioni, Ministero, Regione, Comune, e delle linee generali d’azione, non entrando in ciò che era stato preordinato dal predecessore come da lui esplicitamente sottolineato; vi è entrato parzialmente il direttore artistico Sarah Cosulich trattandosi dell’attività esercitata da lei nell’attuazione dell’incarico avuto in precedenza. Un comportamento obbligato e per certi versi meritorio, quello di Croppi, ma forse non era compito della presentazione ripetere programmi già noti e in parte attuati, e neppure reiterare una storia gloriosa, senza aggiungere quanto di nuovo si poteva fornire riguardo alla mostra dell’ottobre prossimo. Di qui la nostra sorpresa, ma forse ci ha tradito il ricordo di quattro anni fa.
Le anticipazioni sulla mostra di ottobre 2020 e i programmi di promozione in atto
Cominciamo a dare conto della presentazione andando a ritroso, cioè iniziando dalla parte finale, precisando che è stata conclusa dagli interventi dei rappresentanti delle istituzioni, i quali hanno ribadito il coinvolgimento diretto di Ministero, Regione e Comune nel rilancio della Quadriennale di Roma già avviato e in cui è impegnata appieno la nuova presidenza, come vedremo più avanti dall’intervento del presidente Croppi. Le poche anticipazioni sulla mostra le ha date la Cosulich, come direttore artistico, con i programmi in corso per la “mappatura” dell’arte contemporanea in un confronto anche formativo con operatori qualificati e la promozione dei giovani artisti all’estero.
Sulla Mostra, che inizierà il 1° ottobre 2020 dopo i canonici 4 anni dal 2016, e resterà aperta tre mesi, le sue anticipazioni sono state di carattere generale: ha confermato la sede storica, il Palazzo delle Esposizioni, e ha preannunciato iniziative collaterali – apposite “performance” e uno “speciale evento d’inaugurazione” – entro il calendario internazionale dell’arte che coinvolgeranno la città di Roma con la partecipazione della rete di musei e istituzioni, fondazioni e gallerie “unite in un progetto condiviso e di dimensione internazionale per presentare al mondo l’arte del nostro Paese”.
I 30 artisti espositori sono stati selezionati nel triennio precedente la mostra dalla Cosulich con il curatore Collicelli Cagol mediante un’accurata ricerca svolta sul territorio “nella consapevolezza di dover restituire uno sguardo contemporaneo plurale ed eterogeneo ma coeso nelle sue connessioni”. L’intento è fornire una rassegna delle molteplici espressioni dell’arte contemporanea che vedono un pluralità di linguaggi multidisciplinari nella contaminazione delle arti visive con altre forme d’arte, dal teatro alla danza, dalla musica al film.
Ma non sembra limitata all’attualità immediata: “La mostra vuole ripensare la narrazione dell’arte in Italia dagli anni Settanta ad oggi, anche in relazione ai contesti sociali, politici, tecnologici che l’hanno generata, individuando percorsi di lettura alternativi al canone storico-artistico predominante” in stretto contatto con “i linguaggi multimediali della contemporaneità”. Verranno presentate “le ricerche, le poetiche, e gli immaginari di artisti di diverse generazioni” attraverso “progetti monografici in spazi dedicati” nello speciale allestimento dei 4000 metri quadri nei due piani del Palazzo delle Esposizioni. Temi in particolare rilievo “i giovani, le figure femminili, i vari orientamenti e le diverse identità sessuali, le sperimentazioni d’avanguardia”; aspetti particolari “il display, in relazione con l’archivio storico della Quadriennale e la performatività della mostra”.
Se si voleva suscitare curiosità sulla mostra con queste anticipazioni di massima in parte criptiche, ci si è riusciti; un’aspettativa diversa da quella indotta dalla presentazione della mostra della Quadriennale del 2016 nella quale, come abbiamo accennato, furono copiosi i contenuti forniti dagli 11 curatori: allora l’attesa era di vedere come sarebbero stati tradotti nelle scelte dei singoli artisti che avrebbero dato corpo con le loro opere a tali intendimenti, oggi l’attesa è anche sul tipo di contenuti.
Nella staffetta dalla 16^ alla 17^ Quadriennale c’è stata anche questa variante comunicativa con il passaggio del testimone alla nuova presidenza: quella uscente ha compiuto l’iter preparatorio di tre anni con il direttore artistico e il curatore, e i due programmi di formazione all’interno e di promozione all’estero, illustrati nell’incontro del 13 marzo 2018 nella sede dell’ex Gil, e subito posti in esecuzione con l’effettuazione dei “workshop” con giovani artisti ed esperti internazionali e dei bandi per sostenere la partecipazione italiana alla mostre all’estero; quella attuale prosegue nel rilancio.
Per la “mappatura completa del contesto artistico italiano” in vista dell’ imminente edizione della mostra Quadriennale, è stato impostato nel 2017 e attuato dal 2018 il programma “Q-Rated” che promuove “un dibattito costruttivo e altamente formativo sui temi dell’arte contemporanea” mediante “workshop” i quali mettono in contatto giovani artisti e curatori italiani con “figure internazionali di spicco del mondo dell’arte”. Nello scorso biennio ne sono stati svolti tre annuali di 3 giorni ognuno in 3 città, nel 2018 a Roma il 3-5 luglio, a Lecce il 25-27 settembre, a Torino il 10-12 dicembre; nel 2019 a Milano il 26-28 marzo, a Nuoro il 3-5 luglio, a Napoli il 27-29 novembre.
Il programma di promozione dell’arte italiana all’estero, “Q- International”, è volto al sostegno delle istituzioni straniere mediante l’erogazione di un finanziamento di supporto per ottenere l’esposizione nelle loro mostre di opere di artisti italiani; viene attuato con un bando semestrale cui segue il vaglio delle candidature da parte di un comitato composto dal Presidente della Fondazione, dal Direttore artistico e dal curatore, più tre illustri esterni, Cristiana Collu direttore della Galleria Nazionale di Roma, Pietroiusti presidente del Palazzo delle Esposizioni e artista, Villani responsabile del Centro di Ricerca Castello di Rivoli. Ai 4 bandi del 2018-19 è seguito il finanziamento a 34 organizzazioni tra le 140 partecipanti; altri 2 bandi sono previsti per il 2020.
La Cosulich ne ha fatto un’ampia esposizione con la soddisfazione di aver potuto realizzare il programma in base al quale era stata nominata dopo la selezione per il Direttore artistico.
Le direttrici di sviluppo della Quadriennale
Il presidente Umberto Croppi è partito dalla storia della Quadriennale per tracciarne le linee di sviluppo nell’impegno per il rilancio già in atto con il concreto avvio dei programmi sopra citati che vengono mantenuti; per l’ulteriore crescita si fa affidamento sui tre partner istituzionali i cui rappresentanti sono intervenuti per sottolineare la vicinanza attiva di Ministero, Regione, Comune. La lunga storia di 90 anni di presenza molto importante nell’arte italiana ha consentito di accumulare testimonianze preziose sull’evoluzione artistica del ‘900.
In poco meno di un secolo si è accumulato uno straordinario “archivio specialistico che ha pochi uguali nel mondo”: 14.000 fascicoli di documentazione sugli artisti del ‘900, 2.000 fascicoli e registri, 30.000 immagini fotografiche, 400 video, 1.000 manifesti, oltre a 40.000 volumi, 2.150 riviste d’arte, 10 fondi archivistici e 9 fondi librari donati alla Fondazione. Si aggiunge l’attività editoriale con due collane, “Quaderni della Quadriennale” e “Archivi dell’Arte contemporanea”, oltre a una diecina di opere monografiche. Inoltre 2.700 opere vendute nelle mostre per le raccolte di importanti istituzioni pubbliche e private, 100 esposizioni all’estero, dall’Europa alle Americhe, al Giappone, Cina e Australia, con la diffusione dell’arte contemporanea italiana nei continenti.
Per l’immediato futuro si aggiunge la grande novità della nuova sede assegnata nel marzo 2018 alla Quadriennale dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e il Turismo: il settecentesco Arsenale Pontificio di Clemente XI in un piazzale di 4.000 metri quadri lungo il Tevere nei dintorni di Porta Portese con tre antiche costruzioni, il Magazzino del sale, le Corderie e l’Arsenale, un edificio di 1.000 mq con due navate sovrastate da arcate a sesto acuto dove passavano le navi. Il progetto di restauro già finanziato e affidato all’impresa vincitrice del concorso – lo studio Insula, società di architettura, progettazione urbana e ingegneria – sarà completato nel 2022 e allora si avrà il trasferimento dalla prestigiosa ma decentrata e ristretta Villa Carpegna nella nuova sede i cui ampi spazi consentiranno di svolgere “in loco” attività artistiche; il tutto in un’area nevralgica della città che verrà riqualificata nel “più importante intervento di rigenerazione urbana in corso nella Capitale”.
Quali sono, dunque, le principali linee di sviluppo dell’attività della Quadriennale nel programma per il prossimo quadriennio? Sono state indicate da Croppi le direttrici in cui trovano posto i programmi di cui ha parlato il direttore artistico Cosulich. La direttrice fondamentale è il ritorno della Quadriennale “al suo spirito originario di strumento in cui gli artisti siano al centro della sua attività”, non solo come destinatari delle iniziative, ma direttamente “coinvolti nella costruzione dei suoi indirizzi e degli eventi prodotti”; in tal modo la Fondazione diventa un riferimento per il “sostegno della produzione artistica e la selezione di talenti“ anche come punto di incontro di artisti e collezionisti.
In relazione a ciò si muove la direttrice di promuovere il contesto socio-economico e culturale costruendo “una rete stabile di relazioni e coordinamento con le altre istituzioni del contemporaneo, sia pubbliche che private, con le fondazioni, le gallerie, le associazioni, gli studi, le scuole”. Questo in un’accezione molto vasta che oltre alle arti visive abbraccia musica, danza, teatro e non è limitata all’ambito nazionale ma intende aprirsi alle istituzioni internazionali, cominciando da quelle presenti a Roma, e considerando soprattutto le aree cruciali per la valorizzazione degli artisti. Sarà sviluppata un’attività di studio e ricerca, con sbocchi anche editoriali per la diffusione della conoscenza dell’arte, in collaborazione con università, accademie e istituti di formazione.
L’ulteriore direttrice riguarda le risorse e il coinvolgimento nei progetti delle istituzioni economiche e finanziarie, e viene declinata ponendo la Quadriennale come “punto di riferimento per aziende e fondazioni bancarie, nel potenziare l’utilizzo dell’arte nella cultura d’impresa”. A tal fine verranno individuati dei partner, uno principale ed altri minori, non solo con finalità di sostegno economico in aggiunta alle normali sponsorizzazioni, ma per “costituire una comunità più direttamente coinvolta nella vita della Fondazione”. Sarà predisposto anche “un piano di membership, con focus immediato la mostra del 2020” che prevede sei figure di appassionati: amico e amico sostenitore, partner sostenitore e partner onorario, mecenate sostenitore e mecenate onorario, con sottoscrizioni individuali crescenti in relazione alla qualifica e ai benefici connessi di varia natura.
Il presidente Croppi ha concluso così la propria presentazione dopo aver sottolineato l’impegno suo, del Consiglio di amministrazione e dei collaboratori nel prendere “il testimone da illustri predecessori”: “Il futuro e il successo saranno però assicurati soltanto dalla capacità di raccogliere il consenso, lo stimolo e l’attiva partecipazione del vasto mondo che anima questo territorio della vita italiana, a cominciare da coloro da cui e per cui la Quadriennale fu concepita: gli artisti”.
La storia gloriosa dei 90 anni della Quadriennale
Nel suo intervento Croppi ha rievocato i 90 anni della Quadriennale con accenti appassionati che hanno elevato il tono della manifestazione; noi ci limitiamo a citare una serie di nomi di artisti presentati o “scoperti” nelle mostre succedutesi ogni quadriennio con delle pause e delle varianti in particolari periodi, fino alla 16^ edizione del 2016, in attesa della 17^ del prossimo ottobre 2020.
La sede per quasi tutte le edizioni è stata il Palazzo delle Esposizioni, con la sua architettura monumentale, i due piani, la rotonda centrale e la raggiera di gallerie espositive tutt’intorno.
Cominciando dagli anni ’30, la 1^edizione del 1931 fu una vetrina di grandi maestri, Bartoli e Carena, Carrà e Casorati, Sironi e Tosi, Thayaht e i Futuristi, come la 2^ edizione del 1935, in cui ai grandi artisti affermati de Chirico e de Pisis, Marini e Messina, Rossi e Severini con una personale di 36 opere, si aggiunsero le nuove scoperte che rispondono ai nomi di Afro e Cavalli, Cagli e Capogrossi, Gentilini e Mafai, Pirandello e Ziveri. Le altre due edizioni del decennio furono in tono minore, nella 3^ edizione del 1939 vi fu comunque una personale di Giorgio Morandi con 53 opere, e la 4^ edizione del 1943 si svolse nonostante il conflitto.
Nel 1948, la 5^ edizione, prima Quadriennale postbellica, pur se di transizione, fu ugualmente una rassegna delle tendenze in atto ed ebbe al centro il dibattito artistico tra astrattisti e realisti, con protagonista Guttuso, ci fu anche la presenza dei neocubisti.
Dal 1950 al 1983 quella che viene chiamata “era Bellonci” – il segretario generale per oltre un trentennio – è impegnata nell’approfondimento storico-critico dell’arte italiana, anche attraverso l’attività editoriale dei “Quaderni della Quadriennale” e degli “Archivi dell’Arte contemporanea”; oltre ai singoli artisti il Divisionismo, Futurismo e Liberty sono oggetto di una ricerca accurata.
Tra il 1952 e il 1960, la 6^, 7^ e 8^ edizione portano alla ribalta le radicali innovazioni dei “sacchi” di Burri e delle lacerazioni spaziali di Fontana, e i grandi astrattisti Birolli e Corpora, Morlotti e Santomaso, Turcato e Vedova. Mentre la 9^ edizione, del 1964, si spinge ancora più avanti con l’arte cinetica, visuale e programmata, neodada e pop, dei Gruppi 1 e T e degli artisti Angeli e Festa, Marotta e Rotella, in un rassegna con 750 espositori e 3000 opere.
Negli anni ’70 una variante organizzativa: la 10^ edizione è articolata in 5 mostre, dal 1972 al ’77, gli artisti partecipano su invito, non ci sono premi per effetto del clima post ’68; nella mostra del 1973 sono rappresentati tutti i movimenti del decennio1960-70, neodada e pop art, arte povera e arte programmata, environment, happening, comportamentismo.
Una mostra negli anni ’80, l’11^ edizione del 1986, eccezionalmente al Palazzo dei Congressi all’Eur, con un “excursus” storico del trentennio 1950-80 e 6 sezioni tematiche sulle nuove tendenze.
Negli anni ’90 si inizia con mostre di grande valore, sulla Secessione romana 1913-16 e sulla retrospettiva di Prampolini nel 1992, a cura di Enrico Crispolti; e si programma la 12^ edizione sul tema “Italia 1950-1999” articolata in tre fasi delle quali viene realizzata soltanto la prima nel 1992, “Profili”, con 33 artisti delle tendenze più originali ed espressive dell’arte italiana. Segue un profondo rinnovamento nello Statuto e nella direzione, alla presidenza va Lorenza Trucchi, viene introdotta la carica di Direttore generale dedicata alla gestione complessiva dell’organizzazione, funzione ben diversa da quella del Direttore artistico nominato per la Quadriennale del 2016.
Nel 1996 la mostra “Ultime generazioni” presenta le nuove leve di artisti milanesi e bolognesi, come Arienti e Airò, Bartolini e Beecroft, Cattelan e Manzelli, Moro, Todero e Tosi, romani come Carone e Pietrolustri, della scuola di San Lorenzo come Dessì, Nunzio, Pizzi Cannella, e i giovani Basilè, Pintaldi, Salvino. Teodori. La 13^ edizione del 1999, dopo la mostra “Valori plastici” nel 1998, chiude il millennio, e si avvia la sistemazione dell’“Archivio storico” della Quadriennale; nello stesso anno da Ente autonomo diviene Fondazione, sempre con la partecipazione del Ministero per i beni culturali e del Comune di Roma, nel 2011 si aggiunge la Regione Lazio.
Anche la 14^ edizione, come era stato per la 12^, viene articolata in tre mostre per il triennio 2003-05, due “Anteprime” eccezionalmente fuori Roma, a Napoli nel 2003 e a Torino nel 2004, dedicate a giovani artisti come Beninati e Bertocchi, Biscotti e Demetz, Favalli e Stampon e la conclusione a Roma nel 2005 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna con 100 artisti attivi e due retrospettive: alla ribalta diverse generazioni, dagli affermati Rotella, premiato alla carriera, ai giovani Roccasalva, Simeti, Vezzoli. Non solo le arti tradizionali come la pittura, che vede anche Cingolani, De Maria e Giovannoni, e la scultura, con Cerone, Mondino, Zorio; ma anche la fotografia con Ontani e Pivi, le installazioni con Airò, Mocellin-Pellegrini, i video con Favaretto, Migliora, Sighicelli. Nel 2004 riprende la pubblicazione dei “Quaderni della Quadriennale”, si organizza il convegno “Arte e cultura negli anni ‘90”, e la Fondazione si trasferisce nella sede di Villa Carpegna.
Con il 2008 la 15^ edizione che, a differenza della precedente aperta fino agli artisti degli anni ’60 ancora attivi, è riservata agli artisti affermati dagli anni ‘90: premiati Cattelan alla carriera, Ligorio e Paci. L’interesse alle nuove generazioni porta nel 2009 ai tre appuntamenti “Artista chiama artista”, e per il centenario del Futurismo viene pubblicata un’edizione aggiornata degli “Archivi del Futurismo”.
Siamo al 2016, con la 16° edizione dopo un intervallo di 8 anni, perchè la mostra che doveva esserci nel 2012 non si è tenuta, al suo posto la pubblicazione “Terrazza. Artisti, storie, luoghi, negli anni Zero” e soprattutto incontri e mostre a Villa Carpegna “Arte in Italia. Le parole e le immagini”; d’altra parte il nuovo presidente Jas Gawronski era stato nominato solo nel mese di gennaio 2012.
Analogo avvicendamento quasi “in extremis” con la nomina alla presidenza nell’aprile 2015 di Franco Bernabè, che riesce ad organizzare per ottobre 2016 la 16^ edizione “Altri tempi, altri miti”, mobilitando dopo un’accurata selezione 11 curatori che hanno scelto gli artisti della generazione del 2000 come migliori interpreti dei motivi più attuali enunciati nella presentazione; sono state premiate le giovani Biscotti e Huani-Bey. A seguire, dopo la mostra, la nomina del Direttore artistico con l’altro Curatore, e l’avvio dei due programmi “Q-Rated” e “Q-International”, di cui si è detto in precedenza.
A conclusione di questo evocativo “excursus” artistico delle Quadriennali, alla delusione iniziale per non aver avuto anticipazioni sui contenuti della prossima mostra di ottobre del tipo di quelle avute per la mostra precedente, subentra un appagamento per aver potuto ripercorrere tanti momenti esaltanti della sua storia con i grandi artisti allora esordienti che si son fatti conoscere nelle esposizioni quadriennali. Basti pensare alle “scoperte” di Guttuso a 20 anni, Dorazio e Perilli a 21, Fazzini a 22, Ziveri e Fioroni a 23, Vedova a 24, Cagli e Sanfilippo a 25, De Dominicis, Senatore e Biscotti a 26, Beecroft, Festa, Lambri e Tesi a 27, Guccio e Stucchi a 28, Pirri e Zorro a 29 anni.
Una storia nota, almeno nelle sue linee generali, ma riviverla fa tornare alla memoria periodi indimenticabili sul piano artistico e socio-culturale nei quali il mutamento dei costumi è stato accompagnato da un’evoluzione dell’arte per merito di artisti anche giovanissimi, spesso con il sovvertimento di qualunque schema precostituito. Come nell’arte contemporanea attuale.
Questo non vuol dire ripiegamento sul passato, e il presidente Croppi lo ha detto esplicitamente: “Come ogni altro organismo la Quadriennale ha il dovere di ripensarsi costantemente, di misurarsi con le condizioni ambientali che mutano, con le nuove esigenze, con un più forte rapporto con la città e con gli operatori, con la persistente vitalità degli obiettivi, allo scopo di rafforzare sempre di più il suo ruolo di promozione dell’arte italiana sia nel nostro paese che all’estero”.
Per questo il 2018-20 è stato definito “Ritorno al futuro”, sulla piattaforma di lancio del passato glorioso, e ne vedremo i primi risultati nell’attesissima mostra del prossimo ottobre. Dare il merito al presidente Croppi di averlo sottolineato con forza nella presentazione al Tempio di Adriano, senza che abbiamo nascosto con sincerità una certa delusione iniziale, è un atto doveroso ma che compiamo volentieri. E non può mancare l’attesa che con la nuova sede funzionale nell’antico “Arsenale pontificio” la saldatura passato-futuro sia un propellente quanto mai efficace; è il nostro augurio.
Info
Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma. Fascicolo “La Quadriennale”, novembre 2019. Cfr. i nostri articoli, in www.arteculturaoggi.com: per la 16^ Quadriennale, 16 giugno, 24, 27 ottobre, 1°, 29 novembre 2016; per gli artisti citati, in questo sito Cagli 5, 7, 9 dicembre 2019, de Chirico 22, 24, 26 novembre, 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15, 18, 20, 22 settembre, 25, 27, 29 novembre 2019, e la mostra citata con il ministro Franceschini “Fumetti nei Musei” 2 gennaio 2020; in www.arteculturaoggi.com, Guttuso 26 luglio 2018, 16 ottobre 2017, 27 settembre, 2, 4 ottobre 2016, 25, 30 gennaio 2013; Futuristi 7 marzo 2018, Pirri 10 maggio 2017, Thayaht 27 febbraio 2017, Sironi 2 novembre 2015, 14, 29 dicembre 2014, Morandi 17, 25 maggio 2015, Deco-Liberty 1, 14, 23 novembre 2015, Secessione 21 gennaio 2015, Fioroni 1° gennaio 2014, Padiglione Italia 8, 9 ottobre 2013, Astrattisti 5, 6 novembre 2012, Marotta 13 ottobre 2012, e le mostre citate con il sindaco di Roma Raggi su “Vite spezzate” al Museo della Shoah 11 ottobre 2018 e con il presidente della Provincia di Roma Zingaretti su “Pasolini” 11 e 16 novembre 2012; in cultura.inabruzzo.it, Dada e surrealisti 6, 7 febbraio 2010, Futuristi 30 aprile, 1° settembre, 2 dicembre 2009, de Chirico 27 agosto, 23 settembre, 22 dicembre 2009, Sironi 26 gennaio 2009.
Foto
Le immagini che danno conto della Presentazione – di cui una per la presentazione della mostra precedente – sono state riprese da Romano Maria Levante (n. da 1 a 5); le immagini di Q-Rated e Q-International, della sucessione delle Quadriennali dal 1931 al 2008 e delle sedi della Fondazione sono state fornite dalla stessa Fondazione, alcune attraverso il fascicolo “La Quadriennale” distribuito alla Presentazione (le n. 6, 7 , 9, 12, 13, 19, 23, 25, 27, 30, 35), altre trasmesseci direttamente su nostra richiesta con una cortesia di cui ringraziamo vivamente; (le n. 8, 10, 11, da 14 a 18, da 20 a 22, 24, 26, 28, 29, da 31 a 34), nelle quali riportiamo la didascalia fornitaci, meno il sigillo che citiamo ora “una tantum” valido per tutte, “Courtesy Fondazione La Quadriennale di Roma”); le immagini sulla Quadriennale del 2016 (da n. 31 a 33) sono di Romano Maria Levante, tratte da tre dei 5 suoi articoli sopra citati su tale mostra. In apertura, la Presentazione, la sala vista dal fondo mentre è al microfono il presidente Umberto Croppi, seguita da una ripresa frontale in cui si intravede il presidente onorario Franco Bernabè seduto in prima fila al centro, il terzo della fila con alla dx appena visibile Ias Gawronski, già presidente; poi, il presidente Croppi con il direttore artistico Sarah Cosulich al termine mentre rispondono alle domande, e la “foto opportunity” finale della presentazione, da sin. a dx, Cosulich e Croppi, poi Luca Bergamo per il Comune di Roma e Lorenzo Tagliavento per la Camera di Commercio, Lorenza Bonaccorsi e Nicola Borrelli per il MiBACT, ultimo a dx Albino Ruberti per la Regione Lazio; quindi la “foto opportunity” della presentazione della Quadriennale del 2016 con al centro il ministro del MiBACT Dario Franceschini, alla sua dx l’allora presidente della Quadriennale Franco Bernabè e alla sua sin. l’allora Commissario dell’Azienda Speciale Palaexpo Innocenzo Cipolletta, ai loro lati gli 11 curatori delle 10 sezioni della mostra; inoltre un momento del “workshop” Q-Rated , Milano, Hangar Bicocca, marzo 2019, e “Positions # 4” di Alessandro Puoti e Dandi Hilal dall’esposizione al Abbemuseum di Eindhoven con il sostegno di Q- International, 2018; inizia la successione delle 16 edizioni, 1^ Quadriennale del 1931, il Manifesto, e 2 opere, Enrico Prampolini, “L’automa quotidiano” 1930, e “La sala dei futuristi, in primo piano Ernesto Thayaht, “La vittoria dell’aria” 1930; poi, 2^ Quadriennale del 1935, “Giardino d’inverno”. Foto Giacomelli Carbone Venezia Roma, Lucio Fontana, “Atleta in attesa” (Campione Olimpionico) 1931-32, Scipione, “Il Cardinal decano” 1930; quindi, 3^ Quadriennale del 1939, Inaugurazione con il re Vittorio Emanuele III e altre autorità, e 4^ Quadriennale del 1943, Allestimento. Foto Giacomelli; inoltre, 5^ Quadriennale del 1948, Inaugurazione, Visitatori commentano un’opera esposta, 6^ Quaadriennale del 1951-52, Allestimento. Foto Giacomelli; ancora, 7^ Quadriennale del 1955-56, “In primo piano Giacomo Manzù, ‘Danzatrice'” 1954, bronzo, Foto Magis, e Alberto Burri, “Sacco e Rosso” 1954; segue, ‘8^ Quadriennale del 1959-60, Leoncillo Leonardi, “Ritratto di Titina Maselli”, 1945, ceramica. Foto Giacomelli Venezia, e 9^ Quadriennale del 1960-65, Mimmo Rotella, “Lo schermo” 1965, foto emulsione su tela. Foto di Oscar Savio; poi, 10^ Quadriennale del 1972-77, sul tema “La ricerca estetica dal 1960 al 1970” , la “Sala dedicata a Pietro Manzoni” e Lucio Fabro, “Italia d’oro” 1971; quindi, 11^ Quadriennale del 1986, Facciata della sede eccezionale, il Palazzo dei Congressi, e 12^ Quadriennale del 1992-96, Veduta della mostra con un’opera in primo piano, e sul tema “Ultime generazioni” Stefano Arienti, “Senza titolo” 1996, stampa su carta intelata a trasferimento elettrostatico da diapositiva graffiata. Foto Giuseppe Schiavinotto, poi Vanessa Beecroft, “Lotte” ; inoltre, 13^ Quadriennale del 1997-99, Luigi Ontani, “Caino e Abele” 1999, ceramica policroma. Foto di Guido Guidotti, e 14^ Quadriennale del 2005, in “Fuori tema” Jacob Hashimoto, “Water Block4.0” 2003, poliuretano ad alta densità verniciato. Foto di Lorenzo Abbate, Michelangelo Pistoletto, “Il nuovo segno di infinito”, 2005; 15^ Quadriennale del 2008, Veduta del colonnato. Foto di Giorgio Benni, e 16^ Quadriennale del 2016-17, sul tema “”Ehi, voi!” Patrick Tuttofuoco, “Portraits (Christian)” 2016, sul tema “Cyphoria” Quayola, “Lacoon #20-Q1″ 2016, sul tema “La seconda volta” Marcello Maloberti, “Himalaya” 2012 ; completiamo la galleria delle Quadriennali con un’immagine “storica”, Anno 1975, dal Fondo Lorenza Trucchi, qui con Fellini, Guttuso, Manzù; infine, immagini delle Sedi della Fondazione Quadriennale di Roma, La sede attuale di Villa Carpegna seguita dalla Sede futura dell’Arsenale Pontificio e La sede delle mostre Quadriennali, il Palazzo delle Esposizioni, 2016. Foto OKN Studio; in chiusura, La sede della presentazione della 17^ Quadriennale, il Tempio di Adriano.
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