di Romano Maria Levante
E’ stata presentata nella mattina del 15 luglio 2020 la 17^ edizione della grande rassegna di arte contemporanea della Fondazione “La Quadriennale di Roma” che ai aprirà il 29 ottobre 2020 per chiudere il 17 gennaio 2021 al Palazzo delle Esposizioni di Roma, e sarà intitolata “FUORI”, dopo “Altri tempi, altri miti” della 16^ edizione. Ne hanno parlato il presidente della Fondazione Umberto Croppi e il presidente onorario Franco Bernabè, il direttore generale Creatività contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo Margherita Guccione, partner istituzionale che ha introdotto la conferenza stampa, e il presidente dell’Azienda speciale Palaexpo di cui fa parte il Palazzo delle Esposizioni Cesare Pietroiusti cui va l’organizzazione con la Fondazione, i curatori Sarah Cosulich, direttore artistico della Fondazione, e Stefano Collicelli Cagol co-curatore; inoltre Fabio De Chirico, della direzione MiBACT e Ilaria Gianni, curatrice della mostra “Premio Accade MiBAC”.
Questo nuovo incontro segue la manifestazione del febbraio 2020 nel clima molto diverso imposto dall’emergenza coronavirus: l’ambiente raccolto della Sala Spadolini del MiBACT con i giornalisti opportunamente distanziati, rispetto alla grande sala affollata anche nei posti in piedi del Tempio di Traiano quando furono presentati i propositi di rilancio della Quadriennale nel solco della sua storia, evocata anche con immagini; questa volta è stata presentata la mostra nella brevità e sobrietà del momento, assente ancora una volta il ministro Franceschini sebbene si giocasse “in casa”, può sembrare una presa di distanza. L’emergenza del coronavirus è stato un duro ostacolo, tanto che non si prevedono nel prossimo anno altre mostre di arte contemporanea di livello internazionale come questa. I protagonisti, in primis Croppi e Bernabè, hanno sottolineato l’importanza di aver portato a termine l’impegno nonostante le difficoltà incontrate, il merito va anche al fatto di averne anticipato di tre anni la preparazione da parte della presidenza Bernabè, cui è andato il riconoscimento del nuovo presidente Croppi, che ha considerato il risultato “non una sfida vinta ma un mandato assolto”.
FUORI, il titolo provocatorio
Non si tratta di ordinaria amministrazione, né di qualcosa di scontato e routinario, tutt’altro, al di là dell’enunciazione riduttiva balza fuori la sfida sin dal titolo della mostra: “FUORI”. Già nell’evocare dopo mezzo secolo il nome della prima associazione per i diritti degli omosessuali, nata a Torino nel 1971 – con il punto esclamativo dopo la parola – per iniziativa del combattivo Angelo Pezzana, la sfida è palese, questa volta l’allusione è sopratutto al femminismo, ma si va oltre: “Fuori” è usato come invito a uscire dagli schemi con lo “sguardo obliquo” nel senso di “eccentrico” e nuovo, entrando in “relazione con l’altro da sé”.
La sfida di FUORI è alla liberazione da qualunque vincolo o costrizione, sia pure categoria mentale, che ha imbrigliato l’arte e gli stessi individui; all’uscita “dal recinto autoreferenziale “ in cui è confinata spesso l’arte contemporanea con le sue istituzioni, e nel contempo all’apertura verso nuovi ambiti di produzione culturale e di fruizione del pubblico. Sul piano artistico, la sfida di FUORI è al superamento dei confini tra le arti visive e altre discipline – come il cinema e il teatro, la musica, la moda e il design – in modo da avere una visione interdisciplinare senza steccati. FUORI, con tale impostazione, fa immergere in un mondo spettacolare di ossessioni e di visioni cosmiche, di desideri indefiniti e pulsioni erotiche in una esplorazione dell’indicibile e dell’incommensurabile, delle tensioni tra arte e potere; e, in omaggio all’origine, insieme agli approcci femminili, oltre che femministi, presenta ricerche nell’ambito “queer” e degli immaginari “gender fluid” nella storia dell’arte contemporanea.
Nel momento contingente, FUORI può essere visto anche come un grido liberatorio dalle limitazioni fisiche e dalle restrizioni psicologiche e mentali dovute ai divieti e alle ansie dell’emergenza coronavirus. Ma, oltre queste interpretazioni razionali, viene declinato come “FUORI di testa, FUORI moda, FUORI tempo, FUORI scala, FUORI gioco, FUORI luogo, FUORI tutto”. Un happening senza elementi comuni verso direttrici condivise? Se fosse così sarebbe l’antitesi della 16^ edizione, nella quale le opere presentate erano organizzate in 10 sezioni tematiche con i rispettivi temi ben evidenziati e declinati; ma anche in questa edizione c’è l’impronta di Franco Bernabè nei primi tre anni di preparazione oltre che nella scelta di Sarah Cosulich, curatrice e direttore artistico della Fondazione, quindi sarebbe tutta da analizzare una mutazione così radicale. Le anticipazioni fornite danno già qualche indicazione.
Selezione degli artisti, storytelling e allestimento
Più che sui temi, in base ai quali nella passata edizione furono selezionati gli artisti, sembra ci si sia concentrati sul loro orientamento, presentati attraverso sale monografiche e nuovi lavori, mettendo insieme artisti giovani, “mid-career” e pionieri finora trascurati, in modo da dare un immagine e quindi una lettura diversa, anzi alternativa, del percorso compiuto dall’arte italiana dagli anni Sessanta. Abbiamo detto orientamento nel senso della visione interdisciplinare cui si è accennato, dato che molti degli artisti selezionati si sono confrontati con le tante altre discipline che fanno parte della vita. Un nuovo metodo, dunque, messo in campo dagli stessi protagonisti del metodo precedente e applicato in tre anni di lavoro, dal 2018, tra ricerche e incontri, analisi di “portfolio d’artista” e “studio-visit” avvalendosi del cospicuo materiale di archivio della Fondazione sulla storia artistica propria e del paese. E soprattutto con i progetti messi in campo dalla presidenza Bernabè, che abbiamo descritto dando conto della precedente presentazione: i workshop itineranti di “Q-Rated” per giovani artisti e curatori e il fondo “Q-International” per sostenere la presenza degli artisti italiani nelle manifestazioni organizzate all’estero, che hanno contribuito a dare una mappa dello stato dell’arte nel Paese.
Abbiamo accennato alla storia artistica della Fondazione, rievocata nel precedente incontro, ebbene c’è anche un “progetto di storytelling” affidato allo specialista Luca Scarlini il quale, in un anno di ricerche nell’Archivio della Fondazione – che viene così valorizzato, come tutti gli archivi storici – ne ha tratto il materiale per far rivivere momenti ed episodi, anche di gossip, della storia della Quadriennale intrecciandoli con le opere esposte nella mostra della 17^ edizione e gli artisti che ne saranno protagonisti. Si tratterà di appuntamenti che serviranno a coinvolgere la storia artistica passata con la contemporaneità in modo inusuale e innovativo.
Altrettanto inusuale e innovativo il percorso espositivo preannunciato, di concezione del tutto nuova, “mirato a disorientare la percezione tradizionale”, nell’allestimento affidato ad Alessandro Bava, architetto e insieme artista, il tutto in una dotazione di spazi raddoppiata rispetto al passato, oltre 4.000 metri quadri nel Palazzo Esposizioni interamente dedicato alla Quadriennale. Tale percorso viene spiegato così: “La successione delle sale offre una vera e propria lettura critica del palazzo in dialogo con la sua storia e con i valori del ‘saper porgere’ della museografia italiana del Ventesimo secolo”.
Iniziative collaterali e sostenitori
Sono previsti anche dei “Progetti speciali”, il principale dei quali, collaterale all’esposizione principale, sarà la mostra “Domani Qui Oggi” a cura di Ilaria Gianni e dedicata al Premio Accade Mibact, promosso dalla Direzione generale Creatività contemporanea del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in collaborazione con la Quadriennale di Roma. “Domani Qui Oggi – ha detto la curatrice – porta in scena una nuova generazione di artisti-pensatori che, con lo sguardo rivolto verso il quotidiano, osservano la storia, decodificano il mito, scavano nell’intimità del presente e mettono in discussione la coscienza individuale e collettiva, traducendo e configurando un racconto che porta oltre il visibile. Innestati su tracce di tempo apparentemente riconoscibile, i lavori ideati dagli artisti appaiano così come tasselli di una partitura composta da apparizioni che deviano dall’ordinario, nel tentativo di inventare un’iconografia del contemporaneo e dar forma ad una nuova estetica del presente”.
E’ un premio che si aggiunge alle altre iniziative di sostegno dell’arte contemporanea – come i programmi della Fondazione sopra ricordati – per promuovere i giovani artisti italiani e valorizzare le Accademie di Belle Arti nella loro fondamentale opera di alta formazione artistica. Saranno esposte le opere dei 10 vincitori di questa edizione, su un selezione di 89 giovani segnalati da 33 Accademie di Belle Arti italiane. In proposito va ricordato anche il sostegno dato alla Quadriennale dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per valorizzare gli artisti italiani con iniziative di promozione basate sulla documentazione, nel quadro delle attività volte a dare dell’Italia un’immagine sempre più dinamica e innovativa con l”arte contemporanea innestata sul grande patrimonio classico.
Un elemento da sottolineare è la positiva collaborazione pubblico-privato, attiva anche nel biennio preparatorio, con i partner ENI e Intesa San Paolo, che con lo sponsor Terna e contributori vari – compreso il Ministero per gli Affari Esteri e l’Istituto per il credito sportivo – hanno coperto il 45% del budget della mostra, il 55% è stato coperto dal MiBACT attraverso la Direzione generale Creatività contemporanea. Vogliamo sottolineare la presenza di “donatori” privati , in particolare gli “Amici della Quadriennale” , mentre l’Associazione Giovani Collezionisti ha istituito il “Premio Giovani Collezionisti Quadriennale” per l’acquisto, tra le opere esposte in mostra, di quella prescelta di un artista emergente, destinata al MAXXI – Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo.
Il catalogo della Treccani
Anche il Catalogo della mostra suscita un interesse che va al di là di quello legato al valore iconografico delle immagini e a quello culturale dei saggi introduttivi. Edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani non si limita a descrivere le opere esposte e gli artisti nell’ambito del progetto espositivo della mostra, ma intende delineare anche “nuove prospettive e metodologie di indagine sull’arte italiana contemporanea”. L’impegno divulgativo ad alto livello della Treccani si rivolge a una vasta gamma di destinatari, artisti e addetti ai lavori, studiosi e studenti d’arte e ai comuni visitatori che potranno trovarvi un fondamentale strumento di conoscenza in un campo come l’arte contemporanea dove le incomprensioni sono evidenti.
In una recente mostra sull’artista scultore “Anselmo” abbiamo potuto verificarlo ancora una volta, senza gli elementi informativi sulla genesi e le motivazioni dell’opera questa risulterebbe indecifrabile e non sarebbe possibile apprezzarla, soprattutto quando mancano i caratteri tradizionali legati alla bellezza formale e alla suggestione cromatica. Sei storici dell’arte indicano nuove metodologie per leggere l’arte contemporanea italiana attuale rivedendo criticamente quelle finora adottate; non solo, in senso retrospettivo sette esperti forniscono nuove prospettive nelle quali ripensare l’arte contemporanea italiana a partire dagli anni ’60. In questo approccio altamente formativo vengono analizzati, questa volta da giovani critici e artisti italiani, i temi dei work shop “Q-Rated” del biennio 2018-2019 che furono affidati ad artisti e curatori stranieri, si possono confrontare le varie impostazioni in una visione parallela. .
Ma pur con questi elementi che ne fanno un evento di grande novità e spessore artistico e culturale, diremmo anche civile, al centro della 17^ Quadriennale ci sono i 43 artisti con le loro opere. Cercheremo di presentarli, sia pure sommariamente, saranno esposte oltre 300 opere, un congruo numero per ciascuno di loro per far conoscere meglio il rispettivo talento.
Dei 43 artisti espositori, 29 si presentano per la prima volta alla Quadriennale, 10 erano già nelle precedenti edizioni, una quindicina sono under-35, altrettanti over 55; 10 hanno partecipato ai workshop “Q-Rated” organizzati dalla Quadriennale. 23 di loro vivono in Italia, 15 all’estero e 36 sono singoli, di cui 19 donne e 17 uomini, 7 sono coppie o collettivi. 18 le produzioni nuove.
Gli artisti under-35
Gli under-35 provengono in gran parte dalla partecipazione ai workshop “Q-Rated”, a Roma, Milano, Napoli e Nuoro, a riprova dell’efficacia pratica di tale programma formativo. Sono il milanese Benni Bosetto, esperienze all’estero ad Amsterdam e in India, e il torinese Guglielmo Castelli, nel 2018 nella lista di “Forbes 30under30”, ha studiato anche scenografia teatrale; il veronese Tommaso De Luca, opera a Berlino, finalista nel 2012 del Premio Furla, nel 2020 del MAXXI Bulgari Prize, residenza in “6artista della Fondazione Pastificio Cerere” a Roma nel 2009, e Caterina De Nicola, di Ortona, opera a Zurigo, formazione artistica a Milano e Losanna, nel 2018-19 residenza “Castro Project”; il bergamasco Diego Gualandris, opera a Roma, anch’egli residenza “Castro project”, e Lorenza Longhi di Lecco, opera a Zurigo, formazione artistica a Brera e Losanna, cofondatrice come Giulia Crispiani dello spazio-progetto “Amada”, ha vinto nel 2020 il Shizuko Yoshikawa Advanced Award for Young Women Artists; Diego Marcon, di Busto Arsizio, opera a Milano, formazione artistica a Venezia nelle arti visive, ha vinto nel 2018 il MAXXI Bulgari Prize e nel 2019 l’”Italian Council”; e Raffaela Naldi Rossano, di Napoli, dove opera, formazione filosofica, master di Fotografia a Londra, fondatrice nel 2017 di una residenza per artisti, curatori e ricercatori; Valerio Nicolai, di Gorizia, opera a Milano, formazione artistica a Venezia, nel 2017 residenza “Fondazione smART-Polo per l’Arte” a Roma, e Davide Stucchi, di Vimercate, opera a Milano, formazione a Brera e Antwerp, cofondatore degli spazi-progetto “Gasconade” nel 2011 e “Full Full” nel 2015, come Tommaso De Luca finalista nel 2012 del Premio Furla, e residenza in “6artista della Fondazione Pastificio Cerere” nel 2013-14.
Sono under-35 ma non provengono dai workshop “Q-Rated”, Isabella Costabile, nata a New York, opera tra Grosseto e Zurigo dove ha svolto studi artistici oltre che a Brera, e Giulia Crispiani, di Ancona, opera a Roma, formazione artistica ad Amsterdam e Arhem, lavora per il teatro, cofondatrice come Lorenza Longhi dello spazio-progetto “Amada”; Petrit Alilaj, del Kossovo, opera tra Bozzolo (MN), Berlino e Pristina, Biennale di Venezia nel 2013 e di Berlino 2010, ha avuto nel 2017 il Merz Prize, è in coppia con Alvaro Urbano, nato a Madrid, architetto, opera a Berlino.
E’ una carrellata di giovani artisti che hanno in comune esperienze internazionali sia nella formazione sia nell’attività artistica, la maggior parte di loro presenti nei workshop e nelle residenze, alcuni vincitori di premi e fondatori di spazi-progetto, moderni cenacoli dell’arte.
Gli artisti over 55
Nello spirito di “largo ai giovani” abbiamo aperto con loro la carrellata generazionale degli artisti espositori nella 17^ Quadriennale. Ma c’è anche un numero altrettanto nutrito di artisti delle generazioni precedenti, che rendono in modo significativo l’evoluzione nel tempo dell’arte contemporanea, interprete dei profondi mutamenti intervenuti nella società; ecco, in particolare, gli over 55, con un netto salto generazionale rispetto agli under 35.
Cominciamo dai pionieri “veterani”, nati prima del 1950: hanno vissuto, pur se da piccoli, gli anni della seconda guerra mondiale e poi i primi anni della ricostruzione, un periodo epocale.
Decana della mostra è Lisetta Carmi, nata a Genova nel 1924, vive a Cisternino, in Puglia, dove ha fondato il luogo di meditazione “Ashram Bhole Raba”, rifugiata in Svizzera dopo le leggi razziali fino al 1960 si è dedicata alla musica. Seguono, per età, Lydia Silvestri, Sondrio, 1920-2018, formatasi con Marino Marini a Brera dove ha insegnato, e lo ha fatto anche in Inghilterra, New York, Hong Kong, committenze internazionali per le sue sculture, presenti anche alle Biennali di Venezia del 1986 e 1956, anno nel quale ha partecipato anche alla 7^ Quadriennale; e Sylvano Bussotti, nato a Firenze nel 1931, vive a Milano, artista visivo e anche attore teatrale, scenografo e regista, poeta e romanziere, è stato direttore artistico della Fenice e della Sezione Musica della Biennale di Venezia. Poi, Irma Blank, nata a Celle in Germania, opera a Milano, invitata nel 2017 alla Biennale di Venezia, ora una sua mostra itinerante in 8 musei europei; e Simone Forti, nata a Firenze nel 1935, opera a Los Angeles, si trasferì negli Usa per le leggi razziali, ha creato un ponte tra l’arte italiana e le avanguardie americane, con artisti di oltre oceano, le sue opere nei musei di arte contemporanea, è presente alla Biennale di Venezia nel 2003.
Quindi, Nanda Vigo, Milano, 1936-2020, architetto designer, rapporti con Lucio Fontana e Piero Marconi, Enrico Castellani e Giò Ponti, nel movimento internazionale ZERO, premiato per design e architettura, presente alla Biennale di Venezia del 1982, e alla 10^ Quadriennale del 1973; e Cloti Ricciardi , nata nel 1939 a Roma dove opera, animatrice negli anni ’70 del circolo Pompeo Magno centro del femminismo romano, cofondatrice di una rivista politica su cui scrive saggi di carattere storico-filosofico, mostre dagli anni ’80 e nel 1993 in una sala personale alla Biennale di Venezia. Inoltre, Cinzia Ruggeri, Milano, 1942-2019, stilista e designer, attività interdisciplinare fra moda, design, e arte anche Pop Art negli anni ‘70 , ha collaborato con Studio Alchimia, Occhio Magico e Gruppo Memphis negli anni ’80, mostre a Milano e Torino, Londra, Parigi e Zurigo; e il duo Yervant Gianikian, architetto di origini armene, con Angela Ricci Lucchi, entrambi nati nel 1942, il primo a Merano, la seconda a Lugo di Romagna ha studiato pittura con Kokoschka, hanno operato insieme a Milano – fino alla scomparsa della Ricci Lucchi nel 2018 – impegnandosi dagli anni ’70 nel cinema sperimentale, sono alla Biennale di Venezia nel 2001 e alla “Documenta” di Kassel nel 2017, mostre recenti a Milano, Parigi, Rovereto; poi, Salvo, di Leoforte, Enna, 1947-2015, ha operato a Torino dove ha avuto lo studio con Alighiero Boetti, è stato un esponente storico dell’arte concettuale italiana, tra le mostre quelle a Bologna e Torino, Rotterdam e Lugano, ha partecipato alla 13^ Quadriennale del 1999 e alla 14^ del 2005.
Entrando negli anni ’50 e ’60, troviamo Maurizio Vetrunio, nato nel 1954 a Sant’Antonio di Susa dove opera, ha studiato filosofia a Torino ed è vissuto anche a Londra e a Bali dove continua ad operare, negli anni ’80 entrò nel gruppo “Enfatisti” a Bologna dove fondò la galleria Neon, ha collaborato con Charles Ray nel 2013, ha partecipato alla 12^ Quadriennale del 1996; e Bruna Esposito, nata nel 1960 a Roma dove opera, interdisciplinare, lavora in performance ed happening teatrali con musicisti e danzatori dal 1980 a 1986 a New York, nel 1987 a Berlino; ha partecipato alla “Documenta” di Kassel nel 1995, alla Biennale di Venezia nel 1999 con il Leone d’oro, e nel 2005, inoltre alla 12^ Quadriennale del 1996 e alla 15^ del 2008. Nati negli anni ’60, Cuoghi Corsello, duo formato da Monica Cuoghi, nata a Mantova nel 1965, e Claudio Corsello, nato nel 1964 a Bologna dove entrambi hanno studiato e si sono impegnati nei luoghi di emarginazione, tra gli anni ’80 e ’90 tra i “writers” bolognesi, mostre a Bologna e Torino, Roma e Palermo, hanno partecipato alla 12^ Quadriennale del 1996
E Monica Bonvicini, nata a Venezia nel 1965, opera a Berlino, presente quattro volte alla Biennale di Venezia, nel 1999 con il Leone d’oro, nel 2005, 2011, 2015, Premio Oskar Kokoshka nel 2020, seconda italiana a vincerlo. Ci piace chiudere questa galleria con Norma Jeane, opera a Milano, si definisce “nata a Los Angeles il 5 agosto 1962, nello stesso giorno in cui è morta Marilyn Monroe, e per di più nella stessa villa”; ha partecipato nel 2007 alla Biennale di Lione e nel 2011 alla Biennale di Venezia, nel 2000 ha vinto il premio “Italian Studio Program” al PS1 MoMA di New York. E’ di spessore internazionale, non vuole essere identificata, si cela dietro il nome della diva che, com’è noto, si chiamava Norma Jeane, e questo tocco di mistero è il sigillo più appropriato a una generazione di pionieri benemeriti.
La generazione di mezzo, fine anni ‘60-1985
Della generazione di mezzo tra gli under-35 e gli over 55, gli espositori nati nel quarto di secolo interposto, indichiamo soltanto i nomi, mentre abbiamo voluto dare qualche notizia per le due generazioni estreme, in omaggio al “largo ai giovani” per i primi e al lungo percorso dei “pionieri” e “veterani”. Ecco le leve artistiche dell’età intermedia nella 17^ Quadriennale.
Nati negli anni ’70: Francesco Gennari e Angela Ricci Lucchi, Alessandro Pessoli e Michele Rizzo, Micol Assaël e Chiara Camoni, DAAR – Alessandro Petti – Sandi Hilal e Caterina De Nicola, Anna Franceschini e Giuseppe Gabellone. I nati nella prima metà degli anni ’80 sono: Alessandro Agudio, Michele Rizzo e Romeo Castellucci-Socìetas.
Tornando agli anni più recenti concludiamo con due gruppi del terzo millennio: Zapruder Filmmakersgroup, costituito a Roncofreddo (FC) nel 2000 dal trio Moretti-Zamagni-Ranocchi, molto attivo nelle arti visive, i loro film presentati a mostre internazionali, come la Biennale di Venezia, e in mostre ad Avignone e Bologna, Berlino e Bruxelles, nel 2016 Premio MAXXI; e Tomboys Don’t Cry, formatosi nel 2011 a Milano con un gruppo “queer” di ragazze, opera in campo musicale e delle arti visive con “avventure post identitarie”, ha collaborato a spazi-progetto e manifestazioni varie di arte contemporanea.
Il grande spettacolo della Quadrienanle e l’auspicio del “FUORI”
Questo il “cast” del grande spettacolo che si aprirà il 29 ottobre, registi i due curatori cui è andato l’onere e l’onore della selezione degli artisti, dopo una lunga quanto accurata ricognizione sul territorio: Sarah Cosulich, direttore artistico della Fondazione, e il co-curatore Stefano Collicelli Cagol. Il presidente Umberto Croppi ne è il produttore, e al suo fianco vediamo il presidente onorario Franco Bernabè che vi si è notevolmente impegnato nel biennio preparatorio precedente, e pure nell’ultimo anno ha dato una mano alla realizzazione.
La presentazione ha acuito l’interesse, per non dire l’ansia, cui si unisce la speranza che la 17^ Quadriennale di Roma segni veramente anche la sospirata fine dell’emergenza coronavirus e venga scongiurata la seconda ondata. Il “FUORI” del titolo farebbe uscire così dai timori per il presente, proiettandosi liberamente nel futuro, “fuori” da ogni schema e confine, sulle ali di un’arte contemporanea sempre più sorprendente e rivoluzionaria, tutta da capire e apprezzare.
Info
La presentazione si è svolta nella Sala Spadolini al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo in Via del Collegio Romano 27. Cfr. i nostri precedenti articoli sulla Quadriennale: in questo sito, il 13 marzo 2020; in www.arteculturaoggiu.com per la 16^ edizione, il 16 giugno, 24, 27 ottobre, 1° e 29 novembre 2016, li ripubbichiamo in questo sito in 5 giorni a partire da domani, per far entrare già nello spirito della 17^ edizione “FUORI” con le immagini della 16^ edizione “Altri tempi, altri miti” , dopo il salto di un quadriennio. Per altre citazioni del testo, cfr. i nostri articoli: in questo sito, su “Anselmo” 26 maggio 2020 ; in www.arteculturaoggi.it su “6 artista della Fondazione Passtificio Cerere” 3 gennaio 2013.
Photo
‘Le immagini della presentazione sono state riprese dallo streaming (la n. 2 e 3), dalla cartella stampa (apertura, n. 4 e 5, chiusura) e dal Catalogo della 16^ edizione (tutte le altre), si ringrazia la Fondazione Quadriennale di Roma, con i titolari dei diritti, per l’opportunità offerta. Dopo le prime 3 immagini su logo e presentazione nella sala Spadolini, , 6 immagini di opere di artisti presenti alla 17^ edizione, le prime 2 in anteprima, e le altre 4 di artisti presenti anche nella 16^ edizione con l’opera esposta allora; seguono 13 immagini di opere presentate alla 16^ edizione, inserite per entrare ancora di più nell’atmosfera della Quadriennale (tutte diverse da quelle inserite nei 5 articoli del servizio del 2016 sulla 16^ Quadriennale, con riferimento alle rispettive sezioni). In apertura, il logo della mostra “FUORI”; seguono due momenti della presentazione, parlano il presidente Umberto Croppi, e il residente onorario Franco Bernabè; poi, l’anteprima di Cinzia Ruggeri, “Stivali, Italia” 1986 e Isabella Costabile, “Santa Maremma” 2013; quindi, le opere esposte alla 16^ edizione degli artisti presenti anche alla 17^, Anna Franceschini, “Before they break, before they die – Movement 1” 2013 e Alessandro Agudio, “Lulaclub” 2011, Diego Marcon, “Untitled (Head Falling 01)” 2015 e Davide Stucchi, “Heat Dispoersion (Mattia and Davide)” 2016; inoltre, una carrellata di opere della 16^ edizione della Quadriennale, della sezione “I wuld prefer not to”, Chiara Fumai, “Secreto provato” 2016; della sezione “Ehi, voi”, Dario Guccio, “Porta bianca” 2016 dettaglio, Corrado Levi,“Vestiti di arrivati” 2015 e Momentum, “Intensity” 2016; della sezione “Orestiade italiana”, Giulio Squillacciotti e Camilla Insom Arcipelago, “Spiirits, Sounds and Zar Rituals in the Persian Gulf” 2016, e Curandi Katz on Masako Matsushita, “Resist Everywhere, Masako” 2015; della sezione “De rerum rurale”, Nico Angiuli, “Tre titoli” 2015, Luigi Coppola, “Dopo un’epoca di riposo (Castiglione d’Otranto)” 2016, Marinella Senatore, “Speak Easy College # 93” 2013 e “Modica Street Musical. Il presente, il passato e il possibile” 2016; della sezione “Cyphoria” , Alterazioni Video, “Take Care of the One You Love” 2016, Paolo Cirio, “Overexposed-James Clapper” 2015 e Mara Oscar Cassiani, “Eden” 2015-2016 ; in chiusura, il Palazzo delle Esposizioni, sede storica delle mostre della Quadriennale di Roma.